domenica 30 maggio 2010

Cioccolato, nocciola, limone. I gusti gelato preferiti dagli italiani

Estate, tempo di gelati. Ma quali sono i gusti preferiti dagli italiani? Secondo Coldiretti i più gettonati sono cioccolato e nocciola. Subito dopo limone, fragola, crema e stracciatella. In netto calo i cosiddetti "gusti artificiali" come il puffo. Mentre sopravanzano quelli più particolari, ottenuti da prodotti caratteristici, tipo bergamotto, vino Recioto, pistacchio di Bronte. Tra le novità si possono citare il gelato di latte d'asina. In generale i gusti a disposizione degli italiani saranno circa 600, comprese "assurdità" tipo pizza, fonduta, sedano, spinaci, prosciutto e mortadella. Complessivamente saranno attive 36mila gelaterie. La bella stagione si sta facendo desiderare, tuttavia si stima che nel 2010 gli italiani spenderanno quasi 2miliardi di euro per questo tipo di prodotto. I consumi più alti si registreranno al nord (54%), dove, peraltro, il gelato costa di più. In particolare la città più cara in assoluto è Milano. Secondo i nutrizionisti il gelato fa molto bene. È ricco di proteine nobili, fibre e calcio. Ottimo il rapporto fra carboidrati e grassi. Ma attenzione alle calorie che variano in base al tipo di prodotto. 100 grammi di gelato a base di frutta presentano un apporto calorico di 100kcal, che diventano 190kcal col gelato alla crema. S'intuisce la qualità di un buon gelato dalla sua cremosità e dalla facilità con cui si scioglie: se il gelato non si squaglia velocemente, soprattutto quando fa molto caldo, significa che probabilmente contiene grassi vegetali idrogenati, vivamente sconsigliati dai dietologi.

sabato 29 maggio 2010

Api, vespe, calabroni. Come difendersi dalle loro punture

Con il loro pungiglione possono anche condurre alla morte, ma per fortuna oggi sono numerosi gli interventi possibili per contenere l’azione d'insetti tipici della stagione estiva come api, vespe e calabroni. Le stime parlano di circa cinque milioni di italiani che annualmente vengono punti da un imenottero: nell’80% dei casi si percepisce semplicemente un dolore acuto al momento della puntura, mentre per due persone su dieci il problema si fa più serio: al dolore, che perdura per parecchie ore, subentra anche un notevole gonfiore della parte colpita. L’1% è addirittura allergico al veleno di api e simili, e in questo caso il rischio si chiama shock anafilattico, fenomeno che se non viene opportunamente trattato può provocare il decesso: nonostante i progressi della medicina, e le numerose strategie per tenere lontane le punture di insetto, sono ancora oggi una decina le persone che in media in Italia perdono la vita per il veleno di un imenottero. Ma cosa si può fare per evitare di andare incontro a uno shock anafilattico? I consigli sono principalmente due: sottoporsi a vaccino o premunirsi di un kit per auto iniezioni di adrenalina. Nel primo caso si tratta di affrontare una cura quinquennale a base di piccole iniezioni tale da rendere l’organismo totalmente immune dalle punture di api, vespe e calabroni. Nel secondo il riferimento è invece a un kit formato da una fiala di adrenalina con autoiniettore (versione per adulti e per bambini) che consente al paziente di autosomministrarsi il farmaco, generalmente sul lato esterno della coscia; anche i cortisonici per via intramuscolare possono essere considerati farmaci di primo soccorso in caso di rischio di crisi allergica maggiore. Al contrario, dicono i tossicologi, gli antistaminici in crema non servono: il loro presunto effetto anestetico locale non è dimostrato e non esistono a tutt’oggi prove convincenti della loro utilità. Infine, in caso di puntura, è importante conoscere i sintomi premonitori per poter intervenire tempestivamente e raggiungere il più vicino posto di pronto soccorso. I sintomi iniziali di uno shock anafilattico sono vampate di calore, prurito, difficoltà a respirare (broncospasmo), vertigini, senso di svenimento, pallore, gonfiore (edema) che interessa il volto, gli occhi, la lingua e le vie respiratorie e può presentare gradi variabili di gravità con diversa combinazione dei sintomi. In particolare edemi e prurito sono sintomi importanti perché possono presentarsi precocemente (dopo 10-20 minuti dalla puntura) e segnalare l’imminente comparsa di una crisi.

venerdì 28 maggio 2010

GENERAZIONE ZIRTEC (II)

Temperature e allergie

La causa delle allergie può risiedere anche nell'incremento medio delle temperature su scala mondiale. Sotto accusa, in questo caso, l'effetto serra. Secondo gli esperti il caldo eccessivo allunga la stagione dei pollini e, di conseguenza, la durata e l'intensità delle allergie. Stando ai dati diffusi dall'American Academy of Allergy, Asthma & Immunology di New Orleans, tra il 1981 e il 2007 c'è stato un anticipo dell'avvio della stagione dei pollini a livello mondiale. La stagione di impollinazione della parietaria giunge 80 giorni prima; 30 giorni prima per gli alberi di olivo; 40 giorni per la betulla; un paio di giorni per il nocciolo. "Negli ultimi 27 anni abbiamo osservato un costante aumento della percentuale di soggetti sensibili al polline di olivo, parietaria e cipressi", affermano i ricercatori americani, "mentre è rimasto invariato quello degli allergici alla polvere".

Rischio inquinamento

In certi casi, invece, l'allergia può essere una conseguenza dell'inquinamento: numerosi studi hanno messo in luce che la malattia colpisce più frequentemente i bambini che vivono nelle città, dove è particolarmente elevato lo smog. A impensierire mamme e papà sono soprattutto le famigerate particelle sottili (il famoso PM10). Gli esperti dell'Ospedale Macedonio Melloni di Milano, spiegano il fenomeno dicendo che le microparticelle inquinanti non vengono bloccate dall'azione di filtro nasale, per cui arrivano tranquillamente in sede bronchiale, dove possono accentuare o scatenare una crisi allergica o, in alternativa, provocare bronchiti e bronchioliti. A ciò va associato il fatto che i piccoli che vivono nelle metropoli mangiano meno frutta degli altri e quindi dispongono di minori quantitativi di vitamina C, ideali per contrastare le malattie respiratorie.

Fattore emotività

Altro fattore chiave nella genesi delle allergie potrebbe essere lo stress. Da tempo gli studiosi ritengono, infatti, l'ansia in grado di amplificare le allergie e in certi casi, addirittura, scatenarle. Uno studio proposto dagli esperti dell'Università dell'Ohio, presentato nel corso di un recente congresso dell'Associazione americana di Psicologia di Boston, dice che basta una piccola tensione a peggiorare drasticamente le condizioni respiratorie di un allergico. Secondo gli scienziati della Ifiaci, federazione italiana delle società immunoallergologiche, esiste dunque uno stretto legame fra le allergie e condizioni psichiche di un paziente. Tesi convalidata anche dai ricercatori dell'Helmholtz Center di Lipsia, in Germania, secondo i quali le manifestazioni allergiche possono essere la conseguenza di traumi psicologici vissuti nell'infanzia, per esempio separazioni drammatiche dai genitori, ma anche situazioni apparentemente banali come un trasloco. Gli scienziati hanno visto che i bimbi che avevano vissuto una situazione di stress mostravano concentrazioni maggiori di un particolare amminoacido, collegato al senso di frustrazione più elevato rispetto agli altri e alle allergie.

Soluzioni? Tutte buone ma nessuna veramente vincente

Cosa si può fare per sconfiggere un'allergia? In realtà l'allergia a un certo prodotto o a una particolare sostanza non si può guarire. Si può però tamponare efficacemente con farmaci e vaccini. Anche se sono pochi coloro che seguono adeguatamente la cura: nel 50% dei casi, soprattutto nei bambini, la terapia viene seguita in modo saltuario, a intermittenza. Una terapia di desensibilizzazione agli allergeni può essere compiuta tramite vaccino, favorendo la formazione di IgG (immunoglobuline G) che bloccano l'antigene prima dell'adesione alle IgE. In alternativa si possono utilizzare farmaci ad azione antinfiammatoria come il cortisone o medicinali che inibiscono i recettori H1 dell'istamina, antistaminici come la cetirizina e la loratadina: a base di cetirizina c'è, per esempio, il famoso Zirtec somministrato sia agli adulti che ai bambini. Zirtec fa parte degli antistaminici di nuova generazione che non producono effetti collaterali come sonnolenza e sedazione. Da un punto di vista chimico è un antagonista potente e selettivo a livello dei recettori H1 periferici per l'istamina. Alla dose di 10 mg una o due volte al giorno inibisce la fase tardiva di reclutamento delle cellule infiammatorie specialmente degli eosinofili. L'azione del farmaco si manifesta in media dopo 20 minuti dall'assunzione.

Il lato positivo delle allergie

Sembra incredibile ma le malattie allergiche, compresi asma e eczema, hanno però anche un risvolto positivo: chi ne soffre, infatti, correrebbe meno rischi di ammalarsi di tumore. Secondo Mariam El-Zein medico dell'INRS - Institut Armand-Frappier di Laval in Quebec (Canada) - un sistema immunitario iperattivo, tipico quindi di un paziente allergico, potrebbe paradossalmente migliorare le capacità dell'organismo di eliminare le cellule che si sviluppano incontrollatamente, favorendo lo sviluppo di neoplasie. La ricerca ha coinvolto per sette anni 3.300 pazienti vittime di tumore e un gruppo di controllo di 500 persone sane. "Dai nostri test è emerso che gli uomini con l'asma hanno più basse probabilità di ammalarsi di tumore allo stomaco, e quelli con eczema corrono meno rischi di venire colpiti da una neoplasia polmonare", dice Mariam El-Zein. "Non possiamo pienamente spiegare perché le condizioni allergiche possono ridurre il pericolo di andare incontro a questo tipo di malattie, ma questa ricerca è promettente".

L'ultima ricerca

Un'ulteriore prova a favore del legame fra allergie e protezione dai tumori arriva da uno studio diffuso in questi giorni dal Telegraph. In questo caso dei ricercatori texani hanno messo in luce che i bambini con allergie ai pollini presentano un 40% in meno di rischi di ammalarsi di tumori del sangue e un 30% in meno di venire colpiti da tumore all'ovario. Percentuali più basse anche per ciò che riguarda le neoplasie epidermiche, della gola e dell'intestino. "C'è ancora molto da studiare", dice Zuber Mulla, epidemiologa della Texas Tech University, "ma è un dato di fatto che le allergie rappresentano un fattore di protezione per le malattie tumorali". Mentre dalla rivista scientifica "Quarterly review of biology" emerge che "un'iperattivazione del sistema immunitario aiuta il corpo a difendersi meglio dai tumori, che insorgono proprio quando le difese immunitarie si abbassano".

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giovedì 27 maggio 2010

GENERAZIONE ZIRTEC (I)

In una scuola palermitana gli studenti allergici alla parietaria sono aumentati in due anni del 63%. Nelle scuole superiori romane il 18% dei ragazzi presenta problemi cronici di rinite e ostruzione nasale. In Lombardia i bambini asmatici sono oltre 130mila: la sola provincia di Milano ne conta 53mila, di cui 2.500 gravi. Complessivamente, in Italia, il 10% dei bimbi sotto i 14 anni soffre di asma bronchiale, nell'80% dei casi provocata da allergia; il 20% di rinite allergica; il 10% di dermatite atopica. Sono i dati raccolti da una serie di studi recentemente condotti in Italia, riguardo una malattia che - nonostante i progressi della medicina e della scienza - continua a colpire sempre più persone, specialmente in giovane età: l'allergia.

I numeri di una malattia sociale

Le malattie allergiche sono in costante aumento in Italia e nel mondo e occupano il sesto posto fra le patologie croniche più frequenti. Nel Belpaese, dal 1950 a oggi, gli allergici sono passati dal 10% al 30%. Tendenza riscontrabile in tutta Europa dove i malati rappresentano il 26% della popolazione, vale a dire più di una persona su quattro. Alla luce di ciò si prevede che, in tutti i paesi industrializzati, nel 2020, un bambino su due sarà vittima di una o più forme allergiche. Il 50% degli allergici è colpito anche da asma bronchiale: dal 1980 al 1994 la mortalità per attacco d'asma è cresciuta del 30%. L'allergia viene dunque considerata una malattia sociale a tutti gli effetti, con ripercussioni sempre più gravi anche sul mondo del lavoro: una ricerca americana ha dimostrato che le assenze lavorative e la riduzione della produttività negli ultimi tempi, dovute alla sola rinite allergica (il famoso raffreddore da fieno), sono costate alla comunità circa 250 milioni di dollari.

Quando il sistema immunitario va in tilt

Ma cos'è l'allergia? È una malattia del sistema immunitario caratterizzata da una iperproduzione di anticorpi IgE (immunoglobuline E), che si verifica in seguito al contatto con sostanze assolutamente innocue - come per esempio i pollini - giudicate, però, pericolose dall'organismo. Le immunoglobuline E sono sintetizzate dai linfociti B, e più precisamente dalle plasmacellule, cellule specifiche del sistema immunitario. Il vero compito delle IgE è quello di proteggere l'organismo dalle infezioni da parte di parassiti come gli elminti, metazoi vermiformi tassonomicamente riconducibili a organismi come i trematodi e i cestodi, che compiono il loro ciclo vitale all'interno di un ospite specifico (a differenza di altri parassiti come i pidocchi che lo compiono all'esterno). Le cosiddette IgE totali sono, peraltro, uno degli indici più utilizzati per valutare la gravità di un'allergia, tramite un banale esame del sangue. Per un adulto il numero di IgE non dovrebbe superare il numero di 100-200 KU/l. Ma nelle allergie gravi si può arrivare anche a concentrazioni 10 volte più elevate. Il temine allergia viene introdotto per la prima volta nel 1906 dai pediatri viennesi Clemens von Pirquet e Béla Schick, dopo aver notato l'ipersensibilità di alcuni pazienti verso particolari sostanze.

Starnuti, prurito e dispnea

Tra i sintomi tipici della malattia ci sono per esempio il naso che cola (rinorrea), gli occhi arrossati, la pelle che pizzica. Nei casi più gravi si hanno veri e propri attacchi di asma, con dispnea e tosse. In generale i malati di allergia possono essere classificati in due famiglie: "sneezer and runner" e "blocker". I primi presentano sintomi facilmente riconducibili alla rinite allergica, come starnuti, rinorrea, prurito, congiuntivite; possono, inoltre, comparire le occhiaie, tipiche della congestione venosa nella zona oculare, e il cosiddetto "saluto allergico", relativo alla frequenza con cui ci si gratta il naso a causa del prurito. I secondi sono invece caratterizzati esclusivamente da ostruzione nasale e catarro. Per scatenare una crisi allergica bastano pochi granuli di polline di dimensioni molto piccole, fra i 17 e i 40 unimicron. È sufficiente, pertanto, il contatto con soli 50 pollini per metro cubo d'aria per mandare in tilt un organismo ipersensibile. I vegetali producono grandi quantità di polline: una spiga sola di segale distribuisce in una stagione più di 4 milioni di granuli di polline; un platano (albero che raggiunge tranquillamente i 30metri di altezza) produce mediamente 15-20 miliardi di granuli pollinici in un anno.

Il peso dell'ereditarietà

La malattia allergica è in gran parte dovuta alla genetica o, meglio, all'ereditarietà: ci sono specifici geni legati alla malattia che si tramandano di generazione in generazione. Per questo motivo più individui di una stessa famiglia tendono a soffrire l'azione di allergeni comuni (agenti che causano le allergie). Gli studiosi hanno verificato che un bambino nato da una coppia di genitori allergici ha l'80% di possibilità di ereditare gli stessi problemi di mamma e papà. Il fattore ereditario, però, cala progressivamente se c'è un solo genitore malato, fino ad arrivare a una percentuale di rischio del 10% nel caso in cui nessuno dei familiari è soggetto alla malattia. Alcuni esperti dell'Università di Edimburgo hanno, inoltre, identificato un gene difettoso che aumenterebbe significativamente il pericolo di sviluppare patologie allergiche. Il riferimento è alla cosiddetta filaggrina, proteina che - prodotta dal gene FLG - ha il compito di unire i filamenti di cheratina (sostanza presente nello strato corneo della pelle), contribuendo all'efficienza della barriera epidermica. Dai dati accumulati in 24 studi è emerso che chi presenta questo gene mutato corre molti più rischi degli altri di ammalarsi di rinite, asma ed eczema. Una curiosità riguarda il fatto che in una famiglia numerosa sono soprattutto i primogeniti a soffrire di allergia, mentre i fratelli e le sorelle più piccoli risulterebbero meno vulnerabili a questa tara del sistema immunitario. Secondo gli studiosi dell'Università del South Carolina, guidati da Wilfred Karmaus, rispetto alla prima gravidanza, la placenta delle successive funziona meglio, facilitando la dotazione di autodifesa nel nuovo embrione che va formandosi.

Colpa della troppa igiene?

Il problema allergico potrebbe essere imputabile all'eccessiva igiene, che caratterizza case, scuole, e ambienti di lavoro dell'uomo moderno: i bimbi di oggi, in particolare, fra i più sensibili alle allergie, crescerebbero in contesti ambientali fin troppo puliti, quasi sterilizzati, tali per cui, il loro di sistema immunitario in via di formazione, non impara a differenziare le sostanze innocue da quelle nocive. "La causa dell'aumento delle allergie nei bambini dei paesi ricchi è dovuta proprio alla diminuzione del carico microbico ambientale", rivelano gli esperti del Dipartimento di Medicina pediatrica dell'Ospedale Bambino Gesù di Roma. "I batteri sono importanti perché inibiscono le reazioni allergiche". La conferma arriva da studi condotti in aree geografiche o contesti ambientali dove l'igiene è un optional. In Africa si è visto che le allergie sono molto meno frequenti rispetto all'Europa. Fra i rom rappresentano una rarità. In Thailandia sono immuni dalle allergie solo coloro che vivono in ambienti malsani, circondati da scarti e rifiuti. "Le regioni della Terra in cui le condizioni sanitarie sono rimaste stabili nel tempo, hanno mantenuto anche un livello costante di casi di allergia e malattie infiammatorie", dice Guy Delespesse, professore dell'Università di Montreal. "Più sterile è l'ambiente in cui vive un bimbo, più alto è il rischio che possa sviluppare allergie o altri disturbi autoimmuni nel corso dell'esistenza".

mercoledì 26 maggio 2010

Diete, zanzare, shiatsu (e la mia intervista a Rita Dalla Chiesa) sull'ultimo numero di OkSalute

Pipì a letto? Un disturbo per un bimbo su cinque

L’enuresi notturna? È un disturbo molto più comune di quanto non si pensi. Ne soffre un piccolo di cinque anni su cinque, e in certi casi coinvolge addirittura l’adolescente, con ripercussioni di natura psicologica. È ciò che emerge da un articolo pubblicato su OkSalute (Rcs editore). L’enuresi consiste nella perdita involontaria e completa di urina durante il sonno, in un’età in cui la maggior parte dei bambini ha ormai acquisito il controllo degli sfinteri. Secondo alcuni esperti per diagnosticare il disturbo è necessario un periodo di osservazione di almeno due settimane durante le quali il bimbo deve bagnare il letto per almeno tre volte a settimana; per altri, invece, l’osservazione va protratta per tre mesi con almeno due notti bagnate in sette giorni. Le cause? Un ritardo di maturazione della vescica: in particolare il riferimento è alla ritardata maturazione dello sfintere vescicale, un piccolo muscolo che funziona da valvola della vescica e che impedisce alla pipì di fuoriuscire verso l’esterno. Il problema può anche essere dovuto a un insufficiente controllo ormonale. Nel cervello esiste una ghiandola, l’ipofisi, che produce diversi ormoni: uno di questi è l’ADH, che agisce facendo sì che la notte venga prodotta circa la metà della quantità di urina che viene prodotta di giorno. Si è visto che alcuni bambini enuretici hanno inizialmente bassi livelli di questo ormone, che tendono a normalizzarsi in ritardo rispetto agli altri piccoli. Terapie? Considerando che il più delle volte la guarigione si verifica in maniera del tutto spontanea si può ricorrere alla desmopressina (DDAVP, una sostanza simile all’ormone antidiuretico naturale, ADH), che può essere somministrata sotto forma di spray nasale prima che il bambino vada a letto. Oppure possono essere utili i farmaci anticolinergici che aumentano la capacità di contenere l’urina nella vescica.

martedì 25 maggio 2010

Il cervello di una persona creativa funziona come quello di uno schizofrenico

Da sempre si parla del rapporto fra genio e pazzia. Oggi c'è anche la prova scientifica. Degli studiosi hanno, infatti, visto che per alcuni versi il cervello di una persona creativa funziona come quello di uno schizofrenico. In particolare gli esperti dell'Istituto svedese Karolinska hanno verificato che pittori (nella foto Picasso), musicisti, e scrittori, presentano spesso una carenza dei recettori del neurotrasmettitore dopamina in corrispondenza del talamo, area cerebrale che fa da filtro alle informazioni dirette alla corteccia cerebrale. Quando questo filtro funziona male, il cervello smette di funzionare come dovrebbe, "liberando" la creatività. In altre occasioni s'è messo in relazione il disturbo da attacchi panico con la "genialità". In questo caso è emerso che le persone soggette a DAP, presentano una creatività superiore alla norma. Gli psicologi ritengono il disturbo da attacchi di panico una vera e propria porta verso ciò che Jung chiama il "Sé", verso una comprensione e una accettazione più ampia di noi stessi. Alla luce di ciò accade frequentemente che dopo un attacco di panico - o un periodo di ansia parossistica - si abbia un'esplosione di creatività e gioia di vivere apparentemente incomprensibili. Altri scienziati hanno invece considerato la creatività in rapporto con il DDAI, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività. Qui il riferimento è a bimbi(ma anche adulti) sempre in movimento, ma incapaci di soffermarsi sui particolari, condizione che rende difficoltoso l'apprendimento, pur consentendo slanci creativi notevoli. Una ricerca condotta presso il Trinity College di Dublino ha evidenziato che questa teoria è vera soprattutto per le forme lievi di DDAI. Secondo Michael Fitgerald, chi soffre di questa malattia, è anche caratterizzato da un'intelligenza mediamente superiore alla norma. "Gli individui con deficit di attenzione e iperattività presentano i sintomi tipici di disattenzione, ma possono anche avere una capacità di iper-attenzione su argomenti ristretti che per loro sono di particolare interesse", spiega Fitgerald. In alcune circostanze, però, la creatività viene sostituita da comportamenti borderline, anticamera di tossicodipendenza e criminalità.

lunedì 24 maggio 2010

La piramide vivente di Huaca Colorada

Scoperta in Perù una piramide di 1400 anni risalente all'epoca Moche. A differenza di tutte le altre costruzioni di questo tipo, non era utilizzata solo per il culto dei morti, ma anche per azioni legate alla vita quotidiana. Al suo interno - insieme a vari resti umani - sono infatti stati trovati anche manufatti, dipinti murali e molti altri oggetti che attesterebbero una assidua frequentazione del luogo, indipendente dalle cerimonie per i defunti. Edward Swenson dell'Università di Toronto è giunto alla scoperta della nuova piramide dopo aver osservato per vario tempo una collina "sospetta": "Sapevo che era più di una collina naturale", dice lo studioso, "doveva essere stata modificata artificialmente". La piramide individuata a Huaca Colorada era caratterizzata da un nucleo abitativo alla sommità in grado di ospitare fino a 25 persone. Gli archeologici hanno evidenziato vari locali dedicati alla vita di tutti i giorni: una cucina, un magazzino, un recinto dove risiedevano gli animali; in quest'ultimo caso si è avuta la conferma dal rinvenimento di coproliti di cavie in perfetto stato di conservazione. Molti anche i dipinti murali. Fra i più interessanti, quello dedicato a un guerriero Moche che impugna una specie di bastone e quello rappresentante un cactus con lo sfondo di due picchi montani e un arcobaleno. La piramide di Huaca Colorada veniva utilizzata anche per i sacrifici rituali. Al suo interno sono stati infatti trovati i resti di tre ragazze adolescenti con perle al collo e i piedi legati (nella foto uno scheletro): gli esperti hanno individuato delle "bruciature rituali", ma non traumi da morte violenta. Nella zona si produceva rame e dunque la piramide avrebbe potuto ospitare i nobili che gestivano i traffici legati al prezioso metallo.

domenica 23 maggio 2010

Tutti i misteri di Kazzenger


Paolo Attivissimo l'ha già preso di mira in più di un'occasione, smascherando, per esempio, alcuni servizi dedicati agli ufo. In effetti, più di un dubbio sorge seguendo le puntate di Voyager condotte da Roberto Giacobbo. Ora ci si mette anche Crozza, in modo decisamente meno "scientifico", ma molto, molto, divertente. Forse non è questa la sede esatta per diffondere certi video, in ogni caso oggi è una bellissima giornata di sole… e anche Spigolature può concederci un piccolo strappo alle regole.

L'ESTATE DELLE ZANZARE TIGRI

Colpa delle abbondanti piogge succedutesi negli ultimi mesi, quest'anno le zanzare saranno più nocive del solito. Il clima umido ha, infatti, creato l'ambiente ideale per la loro riproduzione: un solo insetto è in grado di farne nascere altri mille nel giro di un mese. A impensierire di più saranno le zanzare tigri che, a differenza di quelle tipicamente notturne, caratteristiche delle nostre regioni, si riproducono ovunque, anche in minuscoli specchi d'acqua (vasi, sottovasi, grondaie), dove il numero di predatori è particolarmente basso. La loro attività dura l'intera giornata e si svolge in un raggio di azione inferiore ai 200 metri. Contrariamente a quanto si pensa non corrispondono a una mutazione genetica di quelle normali (Culex pipiens), ma sono il risultato della conquista di nuove nicchie ecologiche, dovuto agli spostamenti dell'uomo e al progressivo incremento delle temperature. Le zanzare tigri sono arrivate in Italia fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta: le prime colonie sono state individuate a Genova e a Padova. In seguito hanno infestato tutta l'Italia e la Francia e nei prossimi anni è presumibile supporre che possano raggiungere tutti i paesi temperati dell'emisfero boreale. Entro la fine di giugno si arriverà alla terza generazione di zanzare e a quel punto sarà davvero difficile non fare caso alla loro presenza. Le zanzare andranno avanti a tormentarci fino all'autunno inoltrato. Non saranno solo i loro ronzii e le loro punture a darci fastidio, ma anche il rischio di andare incontro a qualche malattia particolarmente insidiosa e in parte sconosciuta come la febbre Dengue, trasmessa dalle zanzare Aedes albopictus (nome scientifico della zanzare tigre) e Aedes aegypti: la patologia dà luogo a febbre nell'arco di 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, mal di testa acuti, nausea, irritazione della pelle; nei casi più gravi si possono verificare emorragie, in rari casi fatali. Aedes albopictus può trasmettere anche febbre del Nilo, febbre gialla, encefalite di St. Louis, e l'agente patogeno della dirofilariosi e chikungunya. Alle zanzare si affiancheranno anche le pulci provenienti dai paesi caldi, le zecche, gli acari, le mosche cavalline, i black fly, i pappataci. Insomma per l'estate 2010, è proprio il caso di dirlo, sul fronte insetti, c'è ben poco da stare allegri.

sabato 22 maggio 2010

La radioattività? Si trasmette come una malattia infettiva

Una persona colpita da radiazioni può rendere radioattivo un altro essere umano e provocargli le sue stesse malattie? È la domanda che si sono posti degli studiosi statunitensi e la risposta sembra essere affermativa. Tempo fa erano stati condotti degli esperimenti su cellule umane in laboratorio: dai test emergeva che la radioattività poteva essere potenzialmente trasmissibile anche tra esseri viventi, ma mancava una prova concreta. Ora questa prova arriva da esperimenti condotti sulle trote. Gli scienziati hanno bombardato una coppia di trote con raggi X, per poi metterle a contatto con un’altra coppia di trote sane, mentre nella vasca dapprima occupata dai pesci radioattivi venivano lasciati liberi altri due esemplari ittici della medesima famiglia. Dopo qualche settimana, gli scienziati hanno prelevato campioni tessutali dai diversi animali coinvolti nei test, e hanno visto che in ognuno di essi c’erano cellule morte a causa di elementi radioattivi, e la presenza di proteine spia che indicano che un certo organismo è stato contaminato. Anche nell’uomo potrebbe dunque accadere la stessa cosa; ma gli esperti aspettano di compiere nuovi studi prima di pronunciarsi ufficialmente. Innanzitutto c’è da individuare il mediatore chimico che consentirebbe agli atomi radioattivi di passare da un corpo all’altro. La notizia fa comunque scalpore: ché un conto è sapere che un indumento radioattivo emana radiazioni (si pensa ai camici usati nelle centrali nucleari), capo che poi può tranquillamente essere eliminato, un altro è sapere che anche un uomo può essere “infetto” per via delle radiazioni e “infettare” il prossimo. Lo studio è stato condotto dai biologi della McMaster University dell’Ontario (Canada), guidati Colin Seymour e Carmel Mothersill, e pubblicato sulle pagine della rivista Environmental Science & Technology.

venerdì 21 maggio 2010

Creata in laboratorio la prima cellula artificiale

Ricercatori americani guidati dal celebre Craig Venter (sempre più rockstar e sempre meno scienziato, nella foto) hanno creato in laboratorio la prima cellula batterica artificiale, un risultato giudicato dallo stesso Venter eccezionale: "Pensiamo sia davvero un traguardo importante, sia dal punto di vista scientifico che filosofico", rivela Venter. "Di sicuro ha cambiato il punto di vista sulla definizione della vita". Il passo successivo sarà quello di creare artificialmente un organismo vivente a tutti gli effetti, programmato per funzioni ben precise. "Abbiamo in mente un grandissimo numero di possibili applicazioni". Gli scienziati stanno per esempio pensando alla nascita di batteri salva-ambiente, microrganismi creati in laboratorio che potrebbero ripulire terreni e acque da agenti inquinanti; ad alghe in grado di assorbire anidride carbonica, contrastando i danni dell'effetto serra; a microbi che potrebbero produrre vaccini. La prima cellula artificiale - battezzata Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0 - ha visto la luce presso il Craig Venter Institute di Rockville. La sua prerogativa è quella di essere completamente controllata da un Dna artificiale, composto da circa un milione di lettere (quello umano ne comprende 3,2miliardi). I lavori per il suo ottenimento sono iniziati nel 2007: i ricercatori giungono al primo Dna sintetico, riproducendo artificialmente quello del Micoplasma mycoides, microrganismo tradizionalmente utilizzato da Venter per i suoi esperimenti. Nel 2009 si arriva a eseguire il primo trapianto di Dna, trasferendo il genoma (naturale) del Micoplasma mycoides nel Mycoplasma carpicolum, specie batterica affine alla prima. Oggi, dunque, si è passati alla fase finale trapiantando il Dna sintetico e caricandolo in una cellula batterica privata del suo acido desossiribonucleico. "La chiamiamo sintetica", precisa Venter, "perché è stata ottenuta partendo da un cromosoma artificiale, costruito utilizzando informazioni elaborate al pc, composti chimici e un sintetizzatore del Dna". In pratica gli scienziati hanno ottenuto la prima cellula, figlia di un computer, la prima tappa verso la vita sintetica: "È la prima cellula sintetica che mai sia stata prodotta", conclude Venter, "e la chiamiamo così perché la cellula è totalmente derivata da un cromosoma sintetico, ottenuto in un sintetizzare chimico utilizzando quattro combinazioni di sostanze chimiche, a cominciare dalle informazioni di un pc". Il Vaticano, da sempre contrario alle manipolazioni genetiche, per ora mantiene un certo riserbo. Ieri il direttore della sala stampa vaticano, padre Federico Lombardi, s'è limitato a dire che preferiscono "aspettare di saperne di più".

Il servizio del TG2

giovedì 20 maggio 2010

Un passo in più verso la comprensione delle misteriose "ball lightning"

Svelato il mistero dei fulmini globulari che spesso si "materializzano" in cielo durante i temporali. Non sarebbero altro che allucinazioni dovute alla capacità dei campi magnetici di influenzare l'attività cerebrale. A questo risultato sono giunti degli studiosi dell'Università di Innsbruck. Gli esperti hanno condotto dei test in laboratorio, facendo girare intorno alla testa di due volontari una bobina attraversata da corrente elettrica. I soggetti durante l'esperimento hanno ammesso di aver visto fili di luce e "balle luminose": la prova che determinate 'visioni' sono direttamente connesse a condizioni in cui l'atmosfera è satura di elettricità.

I fulmini globulari (in inglese "ball lightning") rappresentano uno fra i fenomeni atmosferici più enigmatici, su cui sono stati compiuti numerosi studi a partire dal Cinquecento. Nel corso degli anni sono stati associati alle situazioni più strane concernenti ufo, fantasmi, illusioni ottiche. Oggi - in generale - si tende a considerarli un reale fenomeno fisico caratterizzato dall'azione di "balle di luce" di diametro mediamente compreso fra i 2 centimetri e i 10 metri che, scomparendo nell'aria, possono lasciare un forte odore di zolfo. Presentano di solito un bordo sfumato, e non rimangono visibili per più di qualche minuto, benché siano in grado di attraversare muri e pareti: il 92% dei fulmini globulari sono descritti come sfere, nel 5% come ellissoidi. La loro luminosità viene ricondotta a una lampadina da 75-100 watt. Graham Hubler degli U.S. Naval Research Laboratory di Washington, fra i massimi studiosi dei fulmini globulari, li considera una combinazione di fenomeni chimici ed elettromagnetici, innescati dall'azione di un fulmine. La saetta colpisce il terreno, sollevando particelle che reagiscono con l'ossigeno, dando vita alle tipiche forme del fulmine globulare. Dello stesso avviso John Abrahamson e James Dinniss dell'Università di Canterbury (Nuova Zelanda) che li definiscono semplicemente "palle di carbonio e silicio". Resta però ancora da spiegare come mai in larga percentuale i fulmini globulari avvengano anche col cielo completamente sereno.

Un video girato in Colorado...


mercoledì 19 maggio 2010

Lotta al "cazzeggio" in ufficio

Ambiente di lavoro. All'improvviso internet inizia a battere in testa, i siti si aprono con difficoltà, la posta fa le bizze, il messaggio che stavamo spedendo s'impalla e dobbiamo rifare tutto daccapo. Cosa succede? Molto semplice: troppi dipendenti si stanno facendo gli affaracci propri, con Youtube, Facebook, Twitter e chi ne ha più ne metta. Stando infatti alle notizie diffuse da enti specializzati nello studio del traffico online, sempre più spesso negli uffici ci si diverte con i tanti servizi offerti dal web, dimenticandosi del lavoro da svolgere, e soprattutto mandando in crisi la Rete "locale" e i tanti dipendenti che di essa si servono per far girare gli affari. Con i social network va alla grande anche la posta tradizionale dei vari Libero, Alice, Virgilio, Tiscali... In Usa si è stimato che nel 2009 i dipendenti della aziende hanno impiegato in media il 40% della propria giornata lavorativa per inviare e ricevere circa duecento messaggi. Adesso però sempre più datori di lavoro stanno impostando dei filtri tali per cui i propri dipendenti non possono più "cazzeggiare" a loro piacimento. D'altronde i dati parlano chiaro: quasi tutti i lavoratori di una certa impresa che hanno a che fare col pc non riescono a resistere all'impulso di manovrare instant message e commentini vari. Gran parte di essi va letteralmente in tilt se non riesce a fare almeno una capatina sul proprio indirizzo preferito. Stando alle stime di InsightExpress circa il 70% degli internauti si sente frustrato dall'idea di non poter divertirsi online sul posto di lavoro. Secondo i tecnici di Ipanema Technologies, invece, le applicazioni aziendali gestionali come Sap, Oracle, Citrix, le telefonate via VoIP occupano solo il 3% della capacità della Rete; il 54% delle risorse web è dunque capitalizzato dai più noti social network e dalle attività di carico e scarico di file più o meno legali (posta compresa). Ma non tutti i magnati delle aziende del Belpaese (e in generale dei Paesi industrializzati) sono contenti di eliminare alcuni accessi offlimits al web. Stando alle ricerche di Trend Micro c'è, infatti, un bel 48% di capi azienda favorevoli all'incremento dei servizi online extra lavorativi. In questo caso i responsabili delle attività imprenditoriali pensano che simili diversivi siano in grado di migliorare l'umore dei lavoratori e lo stimolo a collaborare fra colleghi, parametri indispensabili per il buon rendimento di un'azienda. In generale gli italiani amano a dismisura internet e tutti i servizi offerti dal web. Sono 23,6milioni quelli navigano abitualmente: il 21% di essi legge costantemente blog e partecipa alle discussioni online lasciando commenti e opinioni.

martedì 18 maggio 2010

Da un enzima batterico il segreto per digerire il sushi

I giapponesi amano il sushi e lo digeriscono senza problemi perché il loro apparato gastrointestinale è caratterizzato da un enzima specifico, in grado di scindere i carboidrati complessi delle alghe. Questo enzima viene prodotto da un batterio chiamato "Bacteroides plebeius", una specie di ogm naturale, che ha acquisito nuove informazioni trasferendo sul suo genoma geni provenienti dal genoma dei batteri marini (Zobellia galactanivorans). "Il trasferimento orizzontale di geni ai microbi dell'intestino è stato ipotizzato in molti casi", racconta Mirjam Czjzek, chimica della Marie Curie University di Parigi. "Questa però è la prima volta in cui si evidenzia un batterio che guadagna una nuova nicchia ecologica grazie a un pezzettino di Dna acquisito attraverso il contatto con altri microrganismi ingeriti insieme al sushi". La ricerca condotta dagli esperti della Station Biologique de Roscoff rivela che questo particolare batterio è presente negli orientali, ma non negli occidentali, e questo spiegherebbe il motivo per cui anche gli italiani fanno fatica a digerire il sushi. Il sushi è un cibo a base di riso cotto condito con aceto di riso, zucchero e sale e combinato con un ripieno di pesce, alghe, vegetali e uova.

lunedì 17 maggio 2010

L'elisir di lunga vita in una pillola in commercio dal 2012

Farmaci in grado di farci vivere fino a cent'anni. Cominceranno ad essere ufficialmente testati sull'uomo dal 2012. È ciò che emerge dal meeting annuale della Royal Society. Basterà ingerire una pillola al giorno per modificare alcune tare genetiche e contrastare malattie come il diabete e i tumori, patologie tipicamente legate all'invecchiamento. Gli scienziati dell'Albert Einstein College di New York focalizzano la loro attenzione su una particolare famiglia di proteine, le 'sirtuine', e su enzimi specifici come il Cetp, che influenzano i livelli di colesterolo buono e quindi la buona salute cardiovascolare. Gli specialisti dicono che la longevità dipende soprattutto dai geni (e poco o nulla dall'influenza dell'ambiente esterno). "Le persone che muoiono a 70, 80 anni, nella maggior parte dei casi trascorrono gli ultimi anni di vita malati", rivela Nil Barzilai, a capo dello studio. "Chi invece arriva ai 100 spesso resta sano fino alla fine: questo perché tutto dipende dai geni. Non da noi".

domenica 16 maggio 2010

Le donne che sposano uomini più giovani campano meno delle altre

Le donne che scelgono un partner di vita della loro età, vivono più delle altre che si fidanzano con uomini più vecchi o più giovani. È il risultato di uno studio effettuato da scienziati del Max Planck Institute for Demographic Research di Rostock, in Germania. Fino a oggi si pensava che il rapporto migliore dal punto di vista salutare per una coppia, fosse quello in cui l'uomo è molto più vecchio della donna. In questi casi, infatti, lui garantisce a lei più agi, mentre lei migliora il suo rendimento psichico che poi si ripercuote anche sul piano fisico. Oggi, però, questa tesi sarebbe da sfatare. "Questa teoria, almeno per ciò che riguarda le donne, è da riconsiderare", dice Sven Drefahl, a capo dello studio. "Maggiore è la differenza d'età fra i due, più bassa l'aspettativa di vita". La ricerca ha messo in luce che le donne che sposano mariti dai 7 ai 9 anni più giovani di loro, vanno incontro a un rischio di mortalità superiore del 20% rispetto a quelle che convolano a nozze con coetanei. Eppure sempre più donne sono inesorabilmente attratte da giovani(ssimi) adulti. È il caso, per esempio, di Demi Moore che ha sposato Ashton Kutcher, di 16 anni più giovane (nella foto). Madonna invece sta con un modello di 22 anni, tal Jesus (il nome era scontato) Luz. Stando agli studi compiuti da Drefahl le donne che si legano a uomini-bambini soffrono più delle altre di stress e a lungo andare questo aspetto incide sulla loro salute generale. Per gli uomini, invece, è ancora valida la vecchia tesi: più giovane è la moglie, più campano. Il rischio di mortalità per un marito che ha da 7 a 9 anni più della partner è ridotto dell'11% rispetto a una coppia della stessa età. In ogni caso, qualunque sia la differenza d'età in una coppia, a parità di primavere trascorse, sul piano sessuale l'uomo è decisamente più attivo della donna di ben 11 anni. Forse è anche per questo che l'evoluzione ha creato i presupposti perché, nella maggior parte dei casi, le coppie siano composte da uomini più anziani e donne più giovani. Lo studio pubblicato sul British Medical Journal dice che fra gli uomini over 75, ben il 72% ha una compagna, contro il 40% delle donne.

sabato 15 maggio 2010

Il più bel cielo blu? E' quello di Rio de Janeiro

Cantava negli anni Ottanta Rino Gaetano, celebre cantautore romano: “Ma il cielo è sempre più blu”. E allora ci chiediamo: dove è davvero più blu il cielo? La risposta arriva da una scienziata inglese che da tempo collabora con il National physical laboratory in Inghilterra: il cielo più blu in assoluto si trova a Rio de Janeiro, in Brasile. A seguire ci sono quello della Nuova Zelanda, poi delle isole Fiji, e del Sudafrica. E in Italia? Il nostro Paese è al sedicesimo posto. Per giungere a questo risultato Anya Hohnbaum ha girato il mondo in lungo e in largo per 72 giorni con una super macchina fotografica. Con essa ha immortalato il cielo di venticinque località, tra cui Amalfi. Alla fine ha messo il risultato del suo lavoro a confronto con alcune tabelle colorimetriche, ottenendo la curiosa classifica. Ma da cosa dipende il colore blu del cielo? Secondo gli scienziati è la conseguenza dall’azione svolta dai raggi solari a contatto con le particelle presenti nell’atmosfera. La luce rossa, arancione e gialla, viene influenzata solo in minima parte dalla presenza dell’aria. Al contrario, quella blu, è diffusa in tutte le direzioni, rendendo il cielo del tipico colore che tutti conosciamo.

venerdì 14 maggio 2010

Giove perde una delle sue 'strisce rosse'

Giove, il più grande pianeta del sistema solare, cambia faccia. Recentemente degli astronomi hanno infatti verificato che una delle due grosse bande colorate che lo contraddistinguono - quella a sud - è scomparsa. La scoperta è stata compiuta da un astronomo dilettante australiano il 9 maggio. Ancora non si conosce il motivo del fenomeno, tuttavia gli scienziati della Nasa pensano che possa trattarsi di un particolare gioco di nubi che avrebbe "nascosto" la striscia colorata che sovrasta l'emisfero meridionale del pianeta. Secondo Glenn Orton del Jet Propulsion Laboratory della Nasa a Pasadena, il curioso fenomeno astronomico sarebbe ciclico, e si verificherebbe ogni 15 anni, in corrispondenza di particolari movimenti atmosferici. Ci si è accorti la prima volta nel 1973, grazie alla missione della sonda Pioneer 10 della Nasa; poi a metà degli anni Novanta il bis. Giove è uno degli oggetti più brillanti del cielo notturno. La sua massa corrisponde a 2,468 volte la somma di quelle di tutti gli altri pianeti presenti nel sistema solare. La sua composizione ricorda quella del sole, essendo perlopiù rappresentato da idrogeno ed elio, con piccole quantità di altri composti come l'ammoniaca, il metano e l'acqua. Probabilmente possiede un nucleo solido di natura rocciosa costituito da carbonio e silicati di ferro.

Piogge e temporali. E' allarme in mezza Italia

Le gravi condizioni di maltempo stanno mettendo in ginocchio l'agricoltura lombarda. "I campi annegano", rivelano i tecnici di Confagricoltura. Mais e cereali stanno subendo ritardi impensabili nella semina. 254mila gli ettari dedicati alla coltivazione del granoturco, ma è stato seminato solo il 90% del primo raccolto, in molti casi non ancora il secondo. Grave la situazione anche per il riso: ne è stato seminato solo il 40%. Colpite soprattutto le provincie di Como, Varese, Lodi, Lecco. Nel cremonese è, invece, allarme ortaggi: molti terreni dedicati alla coltivazione di pomodori, cocomeri e meloni, sono completamente allagati. In Valtellina l'acqua ha iniziato a scendere lungo i costoni mettendo a dura prova la tenuta dei vigneti. Impensieriscono anche gli attacchi di funghi e insetti che con gli sbalzi di temperatura sovrabbondano. Problemi anche per le vie di comunicazione e le infrastrutture: in alcune cascine lombarde sono crollati i tetti e le serre sono state invase dalle acque. Le strade rurali sono impraticabili. Centocinquanta persone sono state evacuate dalle loro abitazioni in via Brighello a Rho, per l'esondazione del torrente Bozzente. "Per quanto riguarda le infrastrutture, le case e le attività produttive", afferma Romano La Russa, assessore alla Protezione Civile, "sarà mia premura adottare iniziative a sostegno dei settori più colpiti. La Protezione civile lombarda è stata subito mobilitata per garantire ai cittadini situazioni di totale sicurezza". Complessivamente si stimano già danni per decine di milioni di euro: stando alle stime complessive della Camera di commercio di Monza e Brianza, le imprese di tutto il nord hanno già perso 250milioni di euro. Secondo la Cia, Confederazione italiana agricoltori, la situazione potrebbe addirittura peggiorare nelle prossime ore, se il maltempo continuerà imperterrito a flagellare i campi lombardi. Per questo motivo l'ente nazionale ha già istituito unità di crisi in molte provincie e si è iniziato a parlare di 'stato di calamità naturale'. Gran parte dei fiumi e dei laghi della regione rischiano di esondare. Critica la situazione del Garda e del Maggiore, mentre il Po, in alcuni punti, ha superato la soglia di sicurezza. Il più importante fiume italiano è, comunque, tenuto sotto controllo dai tecnici dell'Agenzia interregionale per il fiume Po. Occhi puntati anche su Lambro, Seveso, Olona. "Questa ondata di maltempo rende ancora più difficile lo scenario della nostra agricoltura", dicono i tecnici della Cia, "già pesantemente colpita dalla crisi. Gli agricoltori continuano a vedere calare i propri redditi e diminuire sempre più la loro competitività sui mercati". Dall'inizio del mese - dicono gli esperti del Centro geofisico Prealpino di Varese - nel nordovest della Lombardia sono caduti 260millimetri di pioggia, fino a 300 nell'area di Como. Bisogna comunque stringere i denti. A quanto sembra il maltempo durerà fino a domenica. Oggi sono previste ancora piogge e temporali al centro-nord. Sabato rovesci soprattutto nelle regioni centrali. Da domenica, però, è previsto un graduale miglioramento in tutt'Italia.

giovedì 13 maggio 2010

In pista a Monza in favore dell'ambiente

L'autodromo di Monza si trasforma in un laboratorio hitech. L'appuntamento è per il 27 maggio per la terza edizione della manifestazione Aria Nuova che proseguirà fino al 30 del mese. Gli esperti del Monza Research Institute illustreranno nuove tecnologie per carburanti alternativi e parleranno di infomobilità nel traffico. Tra le migliori proposte del team monzese, in collaborazione con Telematics Solutions e Motivegeeks Labs, il "casco elettronico". Si tratta di un accessorio per motociclisti caratterizzato da un sistema di rilevamento Gps, trasmissione Gprs, bluetooth, e radiofrequenza. Un accelerometro interno avverte di eventuali inclinazioni repentine o urti, attivando la cosiddetta funzione "uomo a terra": parte un segnale che giunge ai soccorritori della centrale di controllo (118, polizia stradale) che entrano in azione se il motociclista non risponde al messaggio di pronto intervento. C'è anche la funzione "panico', utilizzabile dal pilota nel momento in cui è vittima di un malore o di un generico pericolo: in questo caso parte un segnale di allarme indirizzato a un famigliare indicato dall'utente. Il casco elettronico viene alimentato da una batteria al litio con un'autonomia di 12 ore. Durante la tre giorni di Aria Nuova - sostenuta e approvata dalla Regione Lombardia - sono previsti anche convegni, approfondimenti, dibattiti, attività in pista, gare per auto e momenti di festa per le famiglie. Ecorace, in particolare, sarà una gara aperta a tutti e riservata ad auto ecologiche ibride ed elettriche, che avrà base di partenza e arrivo in autodromo, ma che nelle giornate di sabato e domenica (29 e 30 maggio) prevede tappe esterne alla pista monzese in alcune località della Lombardia. L'area Paddock ospiterà invece esposizioni nelle quali le aziende mostreranno al pubblico veicoli e progetti finalizzati alla sostenibilità, e il pubblico presente potrà "sperimentare" autovetture "verdi" con tecnologie superavanzate. La manifestazione è diventata ormai un punto di riferimento nel mondo della mobilità sostenibile, del trasporto e delle energie alternative. Si conferma così ancor più l'insospettata missione dell'autodromo: "Pensare tecnologicamente al futuro della mobilità e dell'ambiente senza focalizzarsi solo sullo sport. E il vento della ricerca e del rispetto dell'ambiente muoveranno sempre più la girandola verso un'Aria Nuova".

mercoledì 12 maggio 2010

Spigolature Scientifiche al 27esimo posto della classifica WIKIO


Salve,

ho il piacere di annunciarti che il tuo blog Spigolature Scientifiche è appena entrato nella classifica Scienza di Wikio alla 27esima posizione! Wikio è il primo sito europeo d'indicizzazione di blog, con oltre 200.000 fonti, ripartite in varie classifiche tematiche. Per mostrare ai tuoi lettori la tua posizione e evoluzione nella categoria Scienza direttamente sul tuo blog, puoi aggiungere il Badge Top Blog. Questo viene automaticamente aggiornato ogni mese.

Grazie in anticipo e se hai delle domande non esitare a contattarmi.

Buona giornata,

Florie

Community Manager @ Wikio IT


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera:

Wikio è un motore di ricerca di news compilato direttamente dai propri utenti. Monitora migliaia di fonti d'informazione, estraendo in particolare in tempo reale le notizie di agenzia che classifica tematicamente per poi archiviarle in un database di milioni di documenti. L'archiviazione degli articoli si basa sulla pertinenza delle notizie e della popolarità di queste espressa dai lettori che votano, commentano o che scrivono a loro volta degli articoli. Wikio è stato creato, tra gli altri, da Pierre Chappaz, fondatore di Kelkoo, e da Laurent Binard. Del gruppo iniziale dei creatori del servizio faceva parte anche un italiano, Lorenzo Viscanti. Il servizio è stato ufficialmente lanciato il 19 giugno 2006 dopo una fase di test che ha visto coinvolti più di 27.000 beta-testers. La versione online continua a mantenere la dicitura Beta. La sede sociale è in Lussemburgo. A differenza dei motori di ricerca di news attuali come Google News o Yahoo! Notizie, Wikio cerca le notizie sia nei media classici che nei blog. A novembre 2007 indicizzava 13.143 fonti di informazioni di cui 11.851 blog. Chiunque può proporre una fonte a Wikio tramite un formulario, o scrivere direttamente un articolo. Wikio permette ai propri lettori di votare una notizia, condizionandone cosi la visibilità, e di commentarle. Quando un lettore clicca sul titolo di una notizia viene diretto nella pagina che ospita l'articolo originale. Il sistema utilizza la tecnologia di ricerca semantica multilingue sviluppata dalla società Sinequa.[2]. Wikio dispone di una pagina dedicata esclusivamente ai blog, dove le "discussioni" tra blog vengono aggregate. Ha lanciato inoltre un servizio di shopping in cui l'utente può trovare in una sola pagina, tutte le news i test le opinioni e i prezzi di un articolo. Il motore è disponibile anche nella versione francese spagnola, inglese o tedesca e Usa. Sulle pagine sono presenti pubblicità contestuali al contenuto. In tutta Europa circa 60 persone collaborano al servizio.

Banda larga in tutt'Italia. Il futuro è alle porte

La fibra ottica a Milano? Potrebbe diventare per tutti una realtà entro Expo 2015. Stando, infatti, alle dichiarazioni rilasciate dagli amministratori locali, Palazzo Marino avrebbe raccolto la sfida di Telecom, promettendo nuove regole per la realizzazione di case e uffici: tutti saranno dotati di fibra ottica. Costruzioni nuove e vecchie. Il progetto è legato al Piano di governo del territorio (Pgt) sul quale si sofferma l'assessore all'Urbanistica Carlo Masseroli, sostenendo che l'adottamento della banda larga "può rappresentare la spinta decisiva affinché Milano possa fare entro breve quel salto che la renderà una metropoli all'avanguardia". L'argomento è stato affrontato in questi giorni anche dai tre principali operatori alternativi a Telecom, Fastweb, Wind e Vodafone. Gli amministratori delegati delle tre società hanno annunciato un paio di giorni fa un piano per creare una nuova rete in fibra ottica per fornire alle case degli italiani accessi internet a 100 Megabit. Lo scopo è coprire le necessità di 15 grosse città italiane nel giro di 5 anni, per un totale di 10milioni di utenti. Costo? 2,5 miliardi di euro. Da qui l'idea sarà poi quella di proseguire con tutti i centri del Belpaese con più di 20mila abitanti, coprendo il 50% della popolazione italiana. "È necessario partire subito", dicono i tecnici di Wind, "le nazioni rilevanti stanno già costruendo una nuova rete". Da parte di Telecom c'è la disponibilità a collaborare, ma non a sviluppare collettivamente una nuova rete. "Non cambieremo i nostri programmi di investimento sulla rete", ha detto Franco Bernabé, amministratore delegato di Telecom. Ma cos'è la fibra ottica? È un sistema hitech che consente di far viaggiare più velocemente un grande numero di immagini e informazioni tramite internet. L'utilizzo della fibra ottica permette velocità di collegamento fino a migliaia di volte superiori a quanto possibile con i tradizionali collegamenti ADSL: le velocità partono da 30 Megabit/secondo fino ad arrivare a 10 Gigabit/secondo. Da un punto di vista scientifico si tratta di filamenti caratterizzati da un diametro di 125 micrometri, realizzati con materiali vetrosi o polimerici, in modo da poter condurre la luce. Attualmente nel sottosuolo di Milano scorrono 5.100 chilometri di cavi che corrispondono a 263mila chilometri di fibra ottica. Il capoluogo lombardo non per niente risulta essere la città italiana più cablata: 240mila è il numero di unità immobiliari passate negli ultimi anni alle nuove connessioni superveloci. A livello mondiale il paese più avanzato in termini di penetrazione della fibra ottica è la Corea del Sud: solo nella seconda metà del 2009 sono state più di 6 milioni le nuove linee attivate nel paese asiatico. In Europa - Russia esclusa - il 77% degli abbonati si concentra in sette nazioni: Svezia, Francia, Italia, Olanda, Danimarca, Norvegia.

martedì 11 maggio 2010

Il mistero della bambina che non invecchia mai

L'hanno soprannominata la ragazza che non invecchia mai. Per questo, un team di scienziati americano, intende far luce sulle sue caratteristiche genetiche, in modo da comprendere il segreto dell'invecchiamento umano e sviluppare nuove terapie per fronteggiare tipiche malattie della terza età come l'Alzheimer e il Parkinson. Brooke Greenberg ha diciassette anni ma vive nel corpo di una bimba di appena 1 anno: è alta 75 centimetri, pesa 7 chili, e ha ancora i denti da latte. Gesticola, si fa capire, percepisce i suoni, ma non spiaccica parola. Appena nata - a Reistertown, vicino a Baltimora, negli Stati Uniti - sembrava una bimba normalissima, poi però sono subentrati numerosi problemi di salute che hanno obbligato i genitori a rivolgersi ad alcuni specialisti: la piccola è spontaneamente guarita da un tumore al cervello e da 7 ulcere perforanti. In breve si accorgono che la bambina non cresce come dovrebbe. Le uniche parti anatomiche a svilupparsi regolarmente sono le unghie e i capelli. Per il resto, ogni parte del corpo, sembra crescere in autonomia. Danno la colpa alla cosiddetta sindrome dell'X fragile: malattia genetica causata dalla mutazione del gene FMR1, che provoca ritardo mentale, scarso sviluppo muscolare, movimenti stereotipati. Viene sottoposta a una serie di terapie ormonali. Ma non si arriva da nessuna parte: il mistero della bimba che non invecchia continua ancora oggi, offrendo lo spunto per studi che potrebbero portare allo sviluppo di nuovi trattamenti per contrastare il fisiologico invecchiamento dell'uomo: "Noi pensiamo che il caso di Brooke rappresenti una grande opportunità per comprendere e approfondire i processi di invecchiamento", rivela Richard Walker professore dell'University of South Florida School of Medicine. "Crediamo che la bimba sia caratterizzata da una particolare mutazione genetica che in qualche modo si contrappone al normale sviluppo psicofisico di un organismo". Alla luce di ciò gli scienziati stanno analizzando ogni singola cellula di Brooke. La speranza è quella di decifrare nel dettaglio il suo corredo genetico per poi confrontarlo con quello di una persona normale. Da qui potrebbero emergere differenze notevoli sulle quali agire per sviluppare farmaci che possano bloccare le malattie tipiche della terza età.

Il video di Brooke...

lunedì 10 maggio 2010

La giustizia umana? E' scritta nell'area dorsolaterale della corteccia prefrontale

Il senso di giustizia, esclusivo della razza umana, è il frutto del funzionamento di una precisa area cerebrale: l’area dorsolaterale della corteccia prefrontale (DLPFC). L'hanno scoperto degli studiosi dell’Università di Zurigo. Gli scienziati, per giungere a queste conclusioni, si sono avvalsi di uno strumento specifico chiamato “ultimatum game”. Un individuo viene messo nelle condizioni di ricevere una somma di 20 dollari e di poterla elargire – nella misura che crede – a un suo simile. Il protagonista del test può offrire anche solo un dollaro al compagno, tuttavia solo se quest’ultimo accetta, entrambi possono beneficiare del denaro. Secondo Ernst Fehr, a capo della ricerca, ogni persona dovrebbe teoricamente prendere per buona qualsiasi proposta, visto che anche un solo dollaro, se confrontato con ciò che si ottiene rifiutando, vale a dire nulla, è un guadagno. In realtà il test ha evidenziato che quasi nessuno si rassegna a ottenere una somma bassa, un tot “moralmente” inaccettabile: emerge infatti che si è molto più propensi a non accettare nulla piuttosto che subire ciò che viene giudicato come un’ingiustizia. I ricercatori hanno poi “disinnescato” temporaneamente l’attività cerebrale dell’area dorsolaterale della corteccia dorsolaterale prefrontale attraverso una tecnica chiamata Tms (transcranial magnetic stimulation), per vedere fino a che punto essa è coinvolta nel senso di giustizia. È così emerso che i partecipanti al test nel ruolo di riceventi non facevano più storie: prendevano cioè senza problemi ciò che gli veniva dato, senza minimamente porsi il problema di non essere stati adeguatamente risarciti. In pratica - commentano gli studiosi – questa è la prova che, se blocchiamo l’attività della DLPFC - le persone non sono più in grado di giudicare punibile o meno una certa azione. “Dunque, in poche parole – afferma Herb Gintis, economista presso l’Università del Massachusetts – con questo studio abbiamo messo in luce per la prima volta la regione del cervello legata al concetto di moralità, prerogativa esclusiva dell’uomo”. Da questa ricerca gli esperti intendono ricavare interessanti conclusioni anche per ciò che riguarda lo studio di malattie psichiatriche come la schizofrenia.

sabato 8 maggio 2010

"Volandia", 60mila metri quadrati dedicati alla storia dell'aeronautica italiana

Viene oggi inaugurato nei pressi dell'aeroporto di Malpensa il Parco e Museo del Volo "Volandia". Si tratta di una struttura interamente dedicata al mondo del volo e degli aerei. Copre un'area di 60mila metri quadrati e sorge sulle storiche Officine Aeronautiche Caproni fondate esattamente cento anni fa, a circa cinque minuti a piedi dal Terminal 1. Il via al progetto, dopo il successo del Preview del Parco e Museo del Volo che, dalla fine del 2007 a oggi, ha coinvolto ben 30mila visitatori e moltissime scolaresche. Volandia ospita vere e proprie "chicche" per gli amanti dell'aeronautica e per tutti coloro che, in generale, provano brividi freddi ogni volta che si presenta la possibilità di volare o semplicemente toccare con mano mezzi volanti che hanno fatto la storia. Tra queste, in primis, il Caproni Ca. 1, il più antico aereo conservato in Italia, risalente al 1910. Lungo 9,86 metri, ha un'apertura alare di 10,50 metri e pesa 550 chilogrammi. È il primo mezzo aereo ad aver volato in Italia, sopra i cieli di Gallarate, il 27 maggio 1910. (Ricordiamo che il primo volo in assoluto nella storia dell'uomo risale al 17 dicembre 1903, quando i fratelli Orville e Wilbur Wright riuscirono a volare per 59 secondi sulla nuova stupefacente macchina che avevano creato). Alla cloche c'è Ugo Tabacchi, un meccanico improvvisato pilota, che sfascerà l'aereo subito dopo il decollo, ma potrà orgogliosamente dire di essere stato il primo italiano della storia a volare. È un pezzo unico al mondo, restaurato dai tecnici della Fondazione Museo dell'Aeronautica. Un aereo oggi inimmaginabile, interamente rivestito in legno, con originali longheroni in tubo di compensato. Il motore, un Miller da circa 30 cavalli. L'Augusta Bell 204 è invece l'elicottero che ha equipaggiato prima l'esercito e poi i vigili del fuoco. Altro ospite di lusso di Volandia. È il primo elicottero a turbina realizzato in serie nel mondo e il capostipite di una famiglia prodotta in tutto il pianeta in oltre 16mila esemplari, che hanno totalizzato circa 28milioni di ore di volo in cinquant'anni di attività. Il primo Bell vola il 22 ottobre 1956. A disposizione dei visitatori di Volandia c'è anche il SIAI Marchetti SM.80 Bis, aereo anfibio triposto da turismo, costruito con le stesse tecnologie dei più grandi e famosi idrovolanti S.55 delle crociere atlantiche di Italo Balbo. Il mezzo aereo viene costruito nel 1933 a Sesto Calende e compie il primo volo nello stesso anno presso l'idroscalo di Sant'Anna. Complessivamente Volandia ospita trenta velivoli originali e 1200 modellini in scala. Prevista anche una zona simulatori per provare l'ebbrezza di un volo virtuale a bordo di un 339 delle Frecce Tricolori e una vasta area dedicata ai più piccoli, con divertimenti legati al volo (aerei cavalcabili, aeroplani gonfiabili, giochi interattivi), laboratori didattici, una biblioteca multimediale, un negozio di gadget. Infine, per i visitatori che desiderano mettere qualcosa sotto i denti o, semplicemente, ricaricare le pile, c'è il Volandia Flight Café. Il Parco e Museo del Volo - fortemente voluto dalla Provincia di Varese, Finmeccanica, Sea Aeroporti di Milano, e molti altri enti - resterà aperto tutti i giorni dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00. 8 euro il prezzo del biglietto intero, 4 euro ridotto.

giovedì 6 maggio 2010

Troppo lavoro e anche il cuore delle donne va in tilt

Non sono solo gli uomini a stressarsi sul posto di lavoro, al punto da andare incontro a seri disturbi cardiovascolari. Ora una ricerca compiuta da esperti danesi e pubblicata sulla rivista Occupational and Environmental Medicine rivela che il fenomeno riguarda sempre più spesso anche il gentil sesso. In media le donne sotto pressione presentano un 50% di probabilità in più di andare incontro a problemi coronarici, anticamera di malattie come l'infarto. La percentuale decresce al diminuire dello stress lavorativo. Per arrivare a questi risultati gli scienziati hanno coinvolto 12.116 infermiere di età compresa fra i 45 e i 64 anni: lo studio è iniziato nel 1993 e si è concluso nel 2008. A distanza di 15 anni 580 donne erano state ricoverate in ospedale per malattie cardiache, 138 per attacco di cuore, 369 per angina pectoris, 73 per altri disturbi cardiovascolari. "L'età media dei problemi cardiaci nelle donne si sta spostando sempre più verso il basso", rivela oggi sulle pagine del Daily Mail, Duncan Dymond, cardiologo del St. Bartholomews's Hospital di Londra. "All'inizio ipotizzavamo che il problema fosse imputabile esclusivamente all'obesità e a malattie come il diabete; oggi, invece, ci rendiamo conto che gran parte delle crisi cardiache nelle giovani donne sono la conseguenza dello stress patito sul posto di lavoro".

Boom dello psicologo di quartiere

Lo psicologo di quartiere a Milano? Un vero successo. Lo comunicano gli amministratori locali dopo un periodo di prova di sei mesi e 2600 colloqui. A beneficiare del servizio proposto dal Comune in collaborazione con il Laboratorio di psicologia clinica dell'Università Cattolica, sono soprattutto le donne (il 79%) e molti lavoratori (42%). Per il momento lo psicologo di quartiere è disponibile in 24 farmacie della città, ma presto la sua azione potrà essere ampliata. "Il servizio potrebbe essere esteso anche ad altre farmacie", rivela l'assessore comunale alla Salute, Giampaolo Landi di Chiavenna. Mentre Letizia Moratti dice che "a Milano nessuno è solo e c'è sempre una porta a cui bussare". In certi casi sono state raddoppiate le ore di consulenza. Mediamente un cittadino che si rivolge allo psicologo di quartiere beneficia di tre colloqui privati. In totale sono emerse 750 situazioni problematiche. I disagi più sentiti? Quelli riguardanti i conflitti di coppia e famigliari. Molti gli ansiosi e i depressi e chi esagera con l'alcol.

Un piccolo segreto per diminuire la sofferenza fisica...

Vincere il dolore maneggiando i soldi. Non è una barzelletta, ma il suggerimento lanciato da studiosi dell'Università del Minnesota per "immunizzare" la sofferenza. Gli esperti hanno chiesto ad alcuni volontari di contare grosse cifre di denaro prima di essere scottati con acqua bollente. Alla fine si è visto che le persone alle prese con monete e banconote presentano una tolleranza al dolore maggiore rispetto agli altri. Secondo gli scienziati questo fenomeno si spiega col fatto che la sensazione di possedere dei soldi aumenta l'autostima e con essa la resistenza al dolore.

mercoledì 5 maggio 2010

Scoperto il gene del superatleta

Scienziati dell'Irccs Istituto ortopedico Galeazzi di Milano hanno individuato un gene che consente prestazioni sportive superiori alla media. Non a caso è presente in misura doppia negli atleti professionisti. Secondo i ricercatori la prerogativa di questo gene è quella di far recuperare con maggiore velocità le energie perse durante un esercizio fisico. In particolare gli esperti hanno evidenziato un'interessante collegamento fra il recettore del gene dell'Interluchina 1, la molecola responsabile dell'infiammazione dell'apparato muscolare dovuta all'attività sportiva, e il rendimento fisico di un organismo. In pratica chi ha un massiccio corredo di Interluchina 1 ha più resistenza degli altri, può allenarsi per più tempo, e recupera prima. Lo studio pubblicato su "Bmc Medical Genetics" ha coinvolto 205 atleti, 53 professionisti e 152 dilettanti. In realtà spiegano gli specialisti, non è questa la prima volta che vengono individuate molecole direttamente collegate al buon rendimento fisico. Altrettanto importanti per una resa sportiva ottimale sono l'ormone eritropoietina, il gene ACTN3, e l'enzima PEPCK-C. L'ormone eritropoietina incrementa la quantità di globuli rossi consentendo una maggiore ossigenazione dell'organismo; il gene ACTN3 produce una proteina che influenza la resa delle fibre muscolari; l'enzima PEPCK aumenta l'energia dei muscoli.

martedì 4 maggio 2010

Colori e psicologia: una storia vecchia come il tempo

Alcuni preferiscono il blu, altri il verde o il rosso. Ma cosa ci porta a prediligere un colore anziché l'altro? Secondo un team di scienziati dell'University of California di Berkeley il fenomeno è frutto dell'evoluzione e delle singole emozioni suscitate da un particolare colore. Alcuni colori piacciono meno perché vengono istantaneamente associati ad aspetti poco gradevoli del vivere quotidiano. Per il esempio il marrone, difficilmente viene messo ai primi posti della classifica dei colori preferiti, perché ricorda prodotti di rifiuto del metabolismo o il cibo in decomposizione. Al contrario piace molto il blu perché ci riporta al cielo, con la sua idea di purezza e libertà. Fa molto anche l'affettività, più o meno conscia nei riguardi di oggetti o prodotti caratterizzati da tinte peculiari: per esempio gli interisti sono portati a prediligere sempre e in ogni caso il colore nero e azzurro, caratteristico della maglia del club di via Durini. Secondo gli scienziati l'atteggiamento che mostriamo nei confronti di un colore specifico influenza enormemente la nostra vita quotidiana, a partire dalle scelte che facciamo quando acquistiamo qualcosa. Ecco perché gli esperti di marketing hanno imparato a "colorare" appropriatamente determinati prodotti per far breccia nel cuore di potenziali acquirenti. In generale la "passione" per alcuni colori è comunque figlia dell'evoluzione: "Gli uomini hanno maggiori chance di sopravvivenza se sono più attratti da oggetti i cui colori sembrano buoni, e se evitano oggetti i cui colori sembrano cattivi", spiegano gli studiosi. Ogni colore, in ogni caso, ha un suo significato intrinseco, legato alla psicologia dell'uomo. Considerando gli otto colori principali si può dire che il grigio indica una persona che non intende schierarsi, farsi avanti, buttarsi; una persona "a metà strada", né introversa, né estroversa, né calma, né nervosa. Chi sceglie il blu, al contrario, è un individuo molto sensibile, interiormente ricco, bisognoso di pace e di tranquillità. Dolcezza e tenerezza sono le sue prerogative. Il verde è tipico di persone perseveranti e tenaci, convinte di sé. Ma anche bisognose di essere "valutate" e ascoltate. Il rosso esprime la forza vitale e l'energia nervosa. Chi sceglie il rosso è un tipo sanguigno, molto "fisico", lo sportivo (o il combattente) per eccellenza. Il giallo si associa alla leggerezza e alla gaiezza. È tipico di individui che vogliono fare tutto, ma che spesso non fanno niente perché presi da troppe cose assieme. Sono anche molto ambiziosi. Il violetto è amato da persone che vivono la vita con "magia". Tutto per loro è magico o lo diventa. C'è molto intuito e sensibilità nel loro modo di fare. All'estremo però ci possono anche essere irresponsabilità, esitazione e incertezza. Il marrone si può considerare una specie di incrocio fra il rosso e il giallo (bello carico). Rappresenta la necessità di essere circondati da persone fidate, che conferiscano protezione e aiuto. Infine il nero è la negazione di ogni cosa, di ogni speranza. Se il nero è l'alfa, il bianco è l'omega. Chi punta al nero rinuncia a tutto, a priori.

Logica booleana, effetto anaglafico e particella di Higgs, nel nuovo numero di Newton in edicola


lunedì 3 maggio 2010

Riprodotta in laboratorio l'emoglobina dei mammut

Da tempo si parla dell'idea di riportare in vita i mammut, i giganteschi pachidermi che popolarono le regioni euroasiatiche migliaia di anni fa. Non ci siamo ancora riusciti, tuttavia un piccolo (grande) passo in questa direzione è stato recentemente compiuto da un team di ricercatori dell'Australian Centre for Ancient Dna dell'Università di Adelaide. Gli scienziati australiani hanno infatti ricreato l'emoglobina degli antichi animali, proteina fondamentale nel trasporto dell'ossigeno e quindi dell'ossigenazione di tutte le aree del corpo di un mammifero. S'è visto che è molto diversa da quella umana e consentiva un'ossigenazione maggiore dell'organismo, prerogativa fondamentale per vincere le gelide temperature dell'emisfero nord. Per arrivare a questo risultato gli scienziati hanno convertito le sequenze Dna dell'emoglobina del mammut in acido ribonucleico, iniettando normali batteri E.Coli che hanno fatto ricrescere l'autentica proteina dei mammut. Il prossimo passo sarà quello di riuscire a ricreare l'emoglobina dell'uomo di Neandertal.

sabato 1 maggio 2010

Troppi film con attori che fumano. Insorgono i medici

In un film su dieci sono presenti scene di persone compiaciute di accendersi e fumarsi una bella sigaretta. È il dato emerso dalle pagine della rivista 'Thorax'. I medici, per questo, lanciano l'allarme. In particolare gli esperti dell'Università di Nottingham affermano che molti film potrebbero influenzare negativamente il comportamento dei più giovani. Il problema era già stato sollevato due anni fa dagli scienziati dell'Università della California sulle pagine del 'Tobacco Control Journal'. Nella ricerca gli esperti avevano reso noto lo stretto legame fra case produttrici di sigarette e star hollywoodiane del calibro di Humphrey Bogart. Tra i film presi in considerazione, invece, nel nuovo studio ci sono per esempio 'Il diario di Briget Jones' nel quale gli specialisti hanno messo in luce ben 15 scene in cui la protagonista ha a che fare con una "bionda". Mentre Hugh Grant nel film "Un ragazzo" si accende 12 sigarette. In ogni caso la nostra attitudine al fumo è scritta nel Dna. In particolare ci sarebbero delle varianti genetiche che influiscono sulla decisione di iniziare o meno con le 'bionde'. Queste varianti sono state identificate nei cromosomi 9, 10, 11 e 15. In tutto il mondo ogni giorno si fumano più di 15miliardi di sigarette e i fumatori sono stimati in 1,2 miliardi.