domenica 13 luglio 2008
Ulcera o ipertensione. Anche la malattia dipende dal carattere
Secondo molti scienziati è possibile stabilire il rischio di ammalarsi di una certa patologia studiando il carattere o il temperamento di una persona. Fino a ieri questa teoria si basava su due principali tipologie caratteriali – A (ostile e competitivo), B (sereno e tranquillo); oggi, invece, alla luce delle numerose ricerche fatte, gli specialisti affermano che le tipologie caratteriali sono molte di più, e che quindi è possibile stabilire con maggiore precisione il legame tra temperamento e malattie. Dean Hamer del U.S. National Cancer Institute afferma che i tratti del carattere di una persona dipendono in parte dalla genetica, in parte dall’ambiente in cui si è cresciuti e dall’educazione ricevuta. Partendo, dunque, da questi presupposti, gli esperti parlano di 10 temperamenti-tipo ognuno dei quali legato a specifiche manifestazioni patologiche. Iniziamo dalla personalità ‘impulsiva’. Sono individui che agiscono senza pensare, e danno l’impressione di avere sempre fretta. Secondo gli specialisti del Finnish Institute of Occupational Health rischiano soprattutto di ammalarsi di ulcera. Lo studio condotto su 4mila persone indica che il pericolo – per questi soggetti - di soffrire di disturbi all’apparato digerente, è 2,4 volte superiore alla media. Sotto stress, gli impulsivi, producono infatti succhi gastrici in eccesso, alla base del male. Gli ‘allegri’ - contrariamente a quanto si pensa - presentano un’aspettativa di vita più bassa della media. “Senso dell’umorismo e ilarità sono inversamente proporzionali alla longevità – ammettono i ricercatori dell’università della California. Le persone allegre troppo spesso sottostimano il pericolo, e rischiano pertanto di ammalarsi o farsi male più degli altri. Il tipo ‘ansioso’ rischia tre volte di più di essere colpito da ipertensione. Secondo uno studio della Northern Arizona University l’ormone dello stress, in qualche modo, facilita l’indurimento delle arterie. Le donne, invece, che soffrono di crisi d’ansia acute legate magari a fobie, rischiano più delle altre di essere colpite da infarto. Esperimenti condotti presso l’università di Antwerp svelano che dopo dieci anni di trattamento per malattie coronariche il 27 percento degli ansiosi decede, contro il 7 percento delle persone più tranquille. La personalità ‘aggressiva’ è vittima dell’arteriosclerosi. Test scozzesi effettuati coinvolgendo 2mila persone rivelano che questo atteggiamento comportamentale facilità l’infiammazione cronica delle arterie. Inoltre gli aggressivi soffrono di più di depressione. I ‘timidi’ vanno facilmente incontro a infezioni virali. Ricerche condotte sugli animali mettono in luce che gli individui socievoli hanno un sistema immunitario più forte, fondamentale per combattere le malattie veicolate da virus e batteri. Essere ‘ottimisti’, invece, serve a tenere lontane le malattie. In media una persona che pensa sempre positivo vive 7,5 anni più della media. I livelli di cortisolo (ormone dello stress) sono più bassi della norma, e si è più protetti da psicopatologie. Il ‘riservato’ soffre soprattutto di disturbi emotivi, e rischia di ammalarsi di cuore. Studiosi di Harvard hanno associato questo temperamento con un battito cardiaco più veloce del normale. Anche il ‘coscienzioso’, come l’‘ottimista’, tende a campare di più. In questo caso il riferimento è a una personalità capace di valutare attentamente il proprio stato di salute, senza mai drammatizzare, e curandosi meticolosamente. Studiosi della Nottingham University assicurano che le persone coscienziose, per esempio, rischiano meno malattie derivanti dal colesterolo cattivo o dall’ipertensione. Il ‘nevrotico’ si ammala facilmente di cuore, mal di testa, e ulcera. Lo stress abbassa le sue difese immunitarie e aumenta la vulnerabilità agli agenti patogeni. In più c’è il rischio di depressione. L’‘estroverso’ accumula facilmente chili di troppo e diventa obeso. Questa tipologia caratteriale riguarda individui compagnoni, che spesso non sanno cosa voglia dire mantenere la linea. Infine il ‘pessimista’ è legato alla possibile insorgenza del morbo di Parkinson. In questo caso però – spiegano i ricercatori della Mayo Clinic - non è possibile stabilire ancora una relazione fra causa ed effetto.
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