lunedì 31 agosto 2009

Inquinamento: navi sotto accusa

Non sono solo le automobili e le industrie a inquinare l’ambiente, ma anche le navi. Nel mondo, infatti, si muovono quotidianamente 88mila navi (tra mercantili, petroliere e pescherecci), consumando 289milioni le tonnellate di carburante, che producono una quantità di ossido di azoto (Nox) pari a quello emesso annualmente da tutto il territorio degli Stati Uniti. È quanto emerge da una ricerca compiuta dall’Università americana del Delaware. Lo scopo di questo studio è dunque quello di sensibilizzare - prima che sia tropo tardi - gli enti che si occupano di stabilire le modalità e le caratteristiche del funzionamento delle emissioni dei prodotti di rifiuto delle navi. La combustione del gasolio utilizzato per alimentare i motori diesel della navi, porta allo sviluppo di grosse quantità di ossido di azoto che, una volta penetrate nell’atmosfera, favoriscono la formazione di sostanze reattive e dannose per la salute dell’uomo come l’ozono. Secondo Horst Kohler della MAN B&W Diesel di Augsburg, in Germania, il problema dell’inquinamento delle navi è assolutamente sottostimato. Dello stesso parere anche Øyvind Endresen del Det Norske Veritas di Nøvik, in Norvegia. Entrambi i centri di ricerca sono giunti a queste conclusioni tramite l’impiego di sofisticati satelliti che hanno permesso di risalire alle rotte più frequentate dalle navi commerciali e alle zone in cui l’inquinamento risulta essere maggiore. Anche le perdite di petrolio creano grossi problemi all’ambiente. Si presentano sotto forma di piccoli grumi simili a catrame in mare aperto e di schiuma scura o di pellicole oleose sulle spiagge. Nell’oceano vengono perse annualmente fino a 5milioni di tonnellate di petrolio.

Nelle miniere di sale di Solotvyno dove si curano asma e allergie

Una volta in Ucraina nelle miniere di sale ci finivano i condannati ai lavori forzati. Oggi, invece, in quelle stesse cave ci vanno gli ammalati di asma, enfisema e bronchite cronica. Si chiama speleoterapia ed è una nuova cura basata sul presupposto che, all’interno delle miniere, l’aria satura di sale e ricca di principi attivi, ha il potere di rinsanire bronchi e polmoni ammalati. In particolare, commentano i ricercatori, il microclima umido induce il sale a liberare le mucose e a distruggere gli eventuali batteri presenti nell’organismo. La prima miniera ad essere stata trasformata in sanatorio è quella di Solotvyno, la più profonda di tutte. Siamo a circa 300 metri sotto il livello del mare dove la temperatura costante - di 22 gradi centigradi - consente ai pazienti di soggiornare nelle profondità della terra con un semplice pigiama. Diverse le possibilità offerte dalla struttura. C’è chi soggiorna per 24ore e chi solo durante il giorno. Il costo è in media di 19euro al dì. La cura è senz’altro efficace, spiegano gli esperti, ma deve essere protratta per almeno due settimane, un mese. In questo momento sono soprattutto gli ucraini a beneficiare dell’atipica struttura, in particolare i bambini, i quali sarebbero più sensibili all’aria satura di sale. In ogni caso gli scienziati sono convinti di poter presto coinvolgere anche molti europei, sempre più afflitti dalle malattie respiratorie. L’inquinamento è la causa principale dell’aumento di questo tipo di patologie. In Gran Bretagna, per esempio, 5milioni di persone soffrono di asma. In Italia il 10% dei bambini soffre d’asma e il 20-25% di rinite allergica. Scettica la replica di alcuni centri europei che si occupano di problemi polmonari e bronchiali. Ma intanto a Solotvyno la fila di pazienti che aspetta di varcare le soglie del sanatorio–miniera è sempre più lunga.

domenica 30 agosto 2009

Un colpo d'occhio e la diagnosi è fatta

Un bravo medico è colui che con un semplice sguardo - senza la necessità di consultare le cartelle cliniche - è in grado di capire di cosa soffre un ammalato. Un tempo era facile imbattersi in medici di questo tipo. Oggi, invece, per via dei grandi progressi della tecnologia, questa abilità è venuta meno. È dunque per tale motivo che, da pochissimo tempo, alcune facoltà di medicina stanno sperimentando dei corsi complementari “artistici”, per formare appunto nuovi specialisti capaci di leggere, come si dovrebbe, il corpo umano. Studiosi dell’Università di Yale hanno osservato le cartelle cliniche di medici abituati a frequentare pinacoteche e musei e quelle di specialisti tradizionali. È così emerso che i primi comprendono con maggiore facilità le reali necessità di un paziente: gli scienziati hanno, in particolare, parlato di una maggiore empatia tra il curante e l’ammalato. Il connubio medicina-arte sta avendo riscontro anche presso il prestigioso Metropolitan Museum of Art di New York: qui una sala della struttura è interamente dedicata ai futuri medici che tra un corso e l’altro di fisiologia e patologia si cimentano con opere pittoriche. “Il corso è obbligatorio per gli studenti del terzo anno – afferma David Muller, preside della Scuola di medicina – una lezione per imparare quanto l’arte della osservazione sia fondamentale nelle medicina”. Secondo Irwin Braverman, docente dell’Università di Yale, il fenomeno potrebbe portare non solo a un migliore dialogo tra paziente e curante, ma anche a un taglio considerevole nei costi dell’assistenza sanitaria. Infine, sottolineano i ricercatori, non è questa la prima volta che arte e medicina si vengono incontro. In passato, per esempio, Leonardo Da Vinci si cimentava abitualmente nella dissezione dei cadaveri per riuscire a dipingere meglio. Così Andreas Vesalius, autore del famoso “Trattato di anatomia”, sviluppato basandosi sui disegni e gli schizzi del grande Tiziano.

Virus A/H1N1: presto arriverà il vaccino

Il caso del ragazzo di Parma colpito gravemente dal virus A/H1N1 e ricoverato all'ospedale San Gerardo di Monza ha messo in allarme gli italiani, tuttavia gli specialisti continuano a rassicurare gli abitanti del Belpaese: presto arriverà il vaccino per combattere la nuova influenza. Inoltre, fin da questo momento, si può contare su una rete di ospedali ben attrezzati per curare i malati. Per quanto riguarda la città di Milano sono quattro i centri disposti per soccorrere i pazienti colpiti dal virus A/H1N1: il Sacco, il Niguarda, il San Paolo e il San Raffaele. Mentre il giovane ricoverato al San Gerardo continua a essere grave - è intubato con un sondino nasogastrico e in coma farmacologico - i Centri europei per il controllo delle malattie di Stoccolma (Ecdc) diffondono un comunicato nel quale si spiega che la prima ondata di nuova influenza nel 2009-2010 potrebbe colpire fra il 20% e il 30% degli europei.

Lesbica una donna su dieci

Le donne attratte da altre donne sono in continuo aumento, specialmente in Usa. Erano il 3% della popolazione all’inizio degli anni Novanta; attualmente sono il 10%. Sono i dati diffusi dal National Center for Health Statistics. Secondo gli esperti ciò è dovuto al drastico e progressivo cambiamento del ruolo sociale del maschio. Una volta, infatti, le donne ricercavano sicurezza e protezione unicamente dall’uomo, oggi, invece, si rendono conto di poter ottenere le stesse attenzioni anche da individui del loro stesso sesso; avere dunque a che fare con mariti e fidanzati sta diventando per molte di esse una perdita di tempo; alcune dicono, addirittura, come dover seguire un figlio in più. In particolare gli studiosi si soffermano sul fatto che la cosiddetta “identità di meta”, intesa come l’espressione della direzione del desiderio sessuale, che può essere rivolto a individui del sesso opposto (eterosessuale), dello stesso sesso (omosessuale) o a individui di entrambi i sessi (bisessuale), ha perso ormai gran parte del suo significato originario. Questo perché l’impressione che si ha è che l’orientamento sessuale, soprattutto nei più giovani, pare legato più a un determinato contesto socio–ambientale che non a una vera e propria vocazione sessuale. Relativamente alle donne diversi studi hanno per esempio messo in risalto che solo un terzo delle giovani donne omossessuali, si dichiara esclusivamente tale; un altro terzo si dice bisessuale, e il resto si definisce allegramente “unlabeled”, inclassificabile. Cosa ancora più interessante, queste ragazze, seguite prospetticamente per otto anni da una ricercatrice americana, Lisa Diamond, dell’università dello Utah (USA), mostrano di fluttuare da una condizione di omosessualità a una bisessuale, quindi con innamoramenti e rapporti anche verso ragazzi, o addirittura verso una condizione che rifiuta l’etichettatura. Anche in Italia la situazione è simile, e la conferma viene data dalla storia stessa delle donne omosessuali. In Italia sembra che fra le donne lesbiche il 19% abbia partorito un figlio ed il 54% aspiri a farlo. (Negli Stati Uniti la percentuale di donne lesbiche con figli è del 34%). In una ricerca condotta dal Servizio Clinico di Sessuologia dell’università di Bologna, gli scienziati hanno analizzato i percorsi di coming out (sequenza temporale di pensieri, esperienze e scoperte che permettono ad un/una omosessuale di riconoscersi ed accettarsi, strutturando una solida identità che consenta il confronto con l’altro e con il mondo esterno in genere) di un campione di madri lesbiche coi propri figli. È risultato complessivamente che 38 figli coinvolti nel test erano stati concepiti in modo tradizionale, nell’ambito di un rapporto di matrimonio con un uomo, 2 erano frutto di un rapporto occasionale, 3 di inseminazione artificiale, 1 col ricorso a tecniche di procreazione assistita (PMA). La paura più diffusa fra queste madri lesbiche è stata quella della stigmatizzazione esterna, seguita dal timore del giudizio negativo dei figli e dalla paura di perdere il loro amore.

Ormoni e paternità

L’alto livello di testosterone nei giovani è esclusivamente in funzione della necessità di conquistare una partner con la quale fare dei figli. Dopo aver procreato, infatti, il noto ormone legato alla sessualità maschile, cala drasticamente, ridimensionando la mascolinità a favore di atteggiamenti più effeminati, ideali per fare il papà. Sono le conclusioni di un team di studiosi della Charles Drew University of Medicine and Science di Los Angeles. La ricerca ha coinvolto un gruppo di 126 studenti cinesi di età compresa tra i 21 e i 38 anni. Ad essi sono stati prelevati – in due step giornalieri - dei campioni di saliva, che hanno consentito di rilevare i livelli ormonali. In questo modo si è visto che nei papà si registrava una scarsa presenza di testosterone, a differenza dei soggetti single, dove, invece, la presenza dell’ormone era più abbondante. Peter Gray, responsabile dello studio, ha detto che “ciò dimostra che i livelli elevati dell’ormone maschile sono associati alla competizione e alla ricerca di una compagna, mentre quelli più bassi concernano specificatamente la paternità”. Nick Neave, psicologo della Northumbria University, ha invece aggiunto: “La natura non vuole che i livelli di testosterone siano alti quando si ha un bimbo. Il periodo in cui in casa è presente un bebé infatti può essere molto frustrante per un uomo e i suoi sentimenti di rabbia potrebbero danneggiare i piccoli”. In sostanza, concludono i ricercatori, la diminuzione del testosterone non sarebbe altro che un ingegnoso stratagemma della natura per proteggere la prole. Normalmente il testosterone viene considerato un ormone esclusivamente maschile, cosi come gli estrogeni vengono ritenuti ormoni solamente femminili. In realtà sono invece le loro proporzioni relative a determinare la mascolinità o la femminilità. I maschi producono circa 5mg di testosterone al giorno, 50 volte più delle femmine, che a loro volta producono dal doppio al triplo di estradiolo.

sabato 29 agosto 2009

Scoperto il legame fra luna piena e attacchi epilettici

La luna piena favorisce gli attacchi di epilessia. Lo si è sempre pensato, ma ora arriva anche la conferma scientifica. Gli scienziati hanno intervistato 859 epilettici. Un terzo delle crisi segnalate dai partecipanti al test è avvenuto in coincidenza con la fase di luna piena. Dunque da ciò i ricercatori hanno dedotto che esiste un innegabile legame tra l’epilessia e le fasi lunari. Tuttavia nessuno è ancora in grado di dire in che modo il nostro satellite riesce a influenzare la fisiologia del cervello umano. Secondo gli esperti, che commentano i loro risultati sulla rivista Neurology, gli effetti della luna consolidati da un punto di vista scientifico, sono solo quelli concernenti le maree e specifiche alterazioni della pressione a livello atmosferico. Tutto il resto è appannaggio di ipotesi e tradizioni che risalgono alla notte dei tempi. Nel passato molte patologie venivano associate agli influssi lunari. Queste antiche credenze sopravvivono ancora oggi nell’immaginario collettivo. Un tipo dal carattere instabile è spesso detto lunatico e il malumore viene indicato come luna storta. La luna, poi, influenzerebbe anche i cicli riproduttivi. La periodicità del ciclo lunare e del ciclo mestruale femminile suggerisce una possibile correlazione tra le fasi lunari e la frequenza delle nascite. Eppure molti studi statistici hanno dimostrato che non esiste alcuna relazione tra i due fenomeni. Altra convinzione ben consolidata a livello sociale è quella secondo la quale unghie e capelli crescono maggiormente durante le fasi di luna crescente: lo stesso vale per gli ortaggi. In realtà, dicono gli studiosi, è difficile che la luce lunare o i suoi effetti gravitazionali possono influenzare le complesse reazioni biochimiche che determinano la crescita delle nostre strutture cheratiniche (e così delle piante).

"Kite wind generator": e andiamo a catturare l'energia nell'atmosfera

Recuperare energia dall’atmosfera. È l’idea di Massimo Ippolito, ricercatore italiano della Sequoia Automation S.r.l. di Torino. Secondo lo studioso, infatti, i flussi di vento in alta quota, oltre i mille metri di altezza, potrebbero fornire ingenti quantitativi energetici, superiori perfino a quelli di una centrale nucleare. La proposta di Ippolito, ricavata dal volo degli aquiloni, e battezzata “Kite wind generator”, è quella di sviluppare delle turbine a terra caratterizzate da braccia meccaniche che si diramerebbero da un corpo centrale (vedi disegno); da queste, dei lunghi cavi con in cima un paracadute, raggiungerebbero i piani alti dell’atmosfera. Il compito dei paracaduti, infine, sarebbe quello di “catturare” più aria possibile per mettere in moto le turbine, le cui dimensioni sarebbero direttamente proporzionali all’energia prodotta. Con un impianto avente un diametro di 100 metri si produrrebbero 0,5 Megawatt, con 200 si arriverebbe a 3 Mw, con mille a 250 Mw. Dunque immaginando una turbina di 2500 metri di diametro sarebbe possibile ottenere una potenza di 5mila Megawatt. E i costi di produzione? Infinitamente più bassi rispetto ai sistemi attuali per l’ottenimento di energia: 1.500 euro per Gigawatt/Ora rispetto ai 30mila euro dell’energia prodotta con combustibili fossili o i 39mila del nucleare. “Nella troposfera, oltre i 5–6mila metri di quota, la presenza di venti costanti e forti è una realtà testimoniata da misurazioni con serie pluri-decennali – dice Ippolito -. Sopra l’Europa, ad esempio, passa un flusso di vento che mediamente ha una potenza pari a 95milioni di MegaWatt, circa 100mila centrali nucleari. Gli studi stimano un contenuto energetico a livello planetario pari a 270 volte il fabbisogno umano primario”.

(Per info: http://www.kitegen.com/pagine/ippolito.html)

La pressione alta? La vinceremo con un vaccino

Un vaccino contro l’ipertensione? Potrebbe divenire realtà tra non molti anni. Testato efficacemente sui topi, ha confermato le sue qualità anche per ciò che riguarda la fase uno della sperimentazione sull’uomo. Il prodotto è ben tollerato dall’organismo umano e dunque si può pensare di sviluppare un vaccino definitivo entro breve per combattere questa (pseudo)malattia. Una promessa che potrebbe rivoluzionare completamente la terapia medica attuale concernente la lotta alla “pressione alta”, principale causa di infarti e ictus. Il vaccino, messo a punto dalla Cytos Biotechology, un consorzio di università svizzere e tedesche, stimola gli anticorpi contro un normale prodotto dell’organismo umano, l’angiotensina 2: l’ormone che comanda il restringimento delle arterie e che quindi, indirettamente, predispone all’ipertensione. Secondo gli scienziati l’angiontesina 2 eliminata dagli anticorpi fa sì che l’ipertensione scompaia. La sperimentazione sul vaccino è stata annunciata recentemente a Dallas, nel corso dell’annuale congresso dei cardiologi americani, il più grande appuntamento scientifico del mondo. Attualmente i malati di ipertensione (il 25% della popolazione italiana, l’80% degli over 65), vengono curati con farmaci che spesso si rivelano solo parzialmente efficaci. Medicamenti di elezione sono i betabloccanti, i calcioantagonisti, gli ace-inibitori e i diuretici. Questi devono essere assunti quotidianamente. Al contrario l’ipotesi di un vaccino – oltre alle migliori capacità curative - consentirebbe agli ammalati di assumere farmaci solo sporadicamente.

(Per info: http://www.cytos.com/)

A caccia dell'assassino... con l'entomologia forense

Risalire all’ora precisa del delitto, al fatto che ci sia stato o meno consumo di droga da parte della vittima e perfino all’identità del cadavere. E quindi spianare la strada all’individuazione dell’assassino. È lo scopo dell’entomologia forense, scienza da poco riconosciuta come disciplina a se stante presso l’università di Bari. Secondo gli esperti, riunitesi recentemente nella città pugliese, gli insetti possono rappresentare la chiave di lettura di omicidi, grazie all’evoluzione delle larve e alla loro colonizzazione dei cadaveri. Uno dei primi gruppi di insetti che giunge su un vertebrato morto è quello dei mosconi verdi (Diptera: Calliphoridae). Di solito la femmina vi depone le uova nel giro di due giorni dopo il decesso. Il ciclo vitale del moscone verde è dunque il seguente: uovo, larva, prepupa, pupa, imago. Se si conosce quanto tempo ci vuole all’insetto per raggiungere i diversi stadi della sua vita, si è anche in grado di calcolare il momento della deposizione dell’uovo e di conseguenza il momento della morte del vertebrato. Numerosi indizi, quindi, possono aiutare i medici legali e gli investigatori a capire come sono andate effettivamente le cose, relativamente a un determinato fatto di sangue, degenerato con la morte di qualcuno. Ecco un esempio pratico. Immaginiamo un delitto che si è consumato in piena campagna. Il corpo della vittima viene attaccato da larve di insetti che lo colonizzano ricavandone sostentamento. In breve diviene irriconoscibile. I medici legali accorrono sul luogo del delitto e - recuperando le larve di insetto - stabiliscono l’ora precisa del decesso, oltre a verificare se la vittima ha assunto o è stata indotta ad assumere sostanze stupefacenti. Non solo. Insetti e larve possono suggerire agli specialisti molti altri dettagli di rilevanza medico–legale: informazioni geografiche, prove a favore di abusi su minori, molestie sessuali, manomissione di tracce. Ma l’aspetto più importante è senz’altro quello concernente la possibilità di risalire al Dna della vittima. Come? Lo stanno testando in questo momento un team di scienziati internazionale: sezionando l’insetto, in pratica, si recupera il suo succo gastrico e dalle analisi si può risalire alla “carta d’identità” della vittima.

venerdì 28 agosto 2009

"Serenascent": profumo di prato, relax garantito

Ever wanted to bottle the green fresh aroma of a forest? UQ researcher Dr Nick Lavidis has done just that with a new "eau de grass" spray soon to be launched on the market. Serenascent, which smells like cut grass and claims to make the wearer happier and less stressed was launched this month by the Treasurer and Minister for Employment and Economic Development, Andrew Fraser. Mr Fraser congratulated researchers Dr Lavidis from The University of Queensland's School of Biomedical Science and retired pharmacologist Associate Professor Rosemarie Einstein for their seven-year research project. “Dr Lavidis and Associate Professor Einstein have developed a spray based on scientific proof that when grasses and green leaves are cut at least five chemicals containing stress-relieving properties are released,” he said. “The new Serenascent combines three of these chemicals to help reduce the harmful impact of stress on the nervous system. “Prolonged stress can lead to a number of serious conditions like high blood pressure, heart problems, memory loss, anxiety, depression and the suppression of the body's ability to fight infections.” Dr Lavidis said he first had the idea for Serenascent on a memorable trip to Yosemite National Park in America more than 20 years ago. “Three days in the park felt like a three-month holiday,” he said. “I didn't realise at the time that it was the actual combination of feel good chemicals released by the pine trees, the lush vegetation and the cut grass that made me feel so relaxed. “Years later my neighbour commented on the wonderful smell of cut grass after I had mowed the lawn and it all started to click into place." Dr Lavidis said that the aroma of Serenascent worked directly on the brain, in particular the emotional and memory parts known as the amygdala and the hippocampus. “These two areas form the limbic system that controls the sympathetic nervous system,” he said. “They are responsible for the flight or fight response and the endocrine system, which controls the releasing of stress hormones like corticosteroids. “The new spray appears to regulate these areas. “There are two types of stress. The first is when you are about to perform something or you know you are going to have to do something well. That's acute stress and can be a good form of stress. “Bad stress is chronic stress and is associated with an increase in blood pressure, forgetfulness and a weakening of the immune system.” Chronic stress has been shown to damage the hippocampus by reducing the number of synaptic connections between communicating neurons. Functionally this loss leads to a reduction in communication between neurons and a resultant loss of memory. In old animals this damage is permanent. UQ PhD students Liz Butt and Ei Leen Leong have shown that animals exposed to Serenascent during stress avoid the stress-induced damage of the hippocampus. A number of projects have sprouted from this study. Colleagues Associate Professor Peter Noakes and Dr Mark Bellingham are collaborating on examining the effects of Serenascent on the hippocampus and amygdala, Dr Adrian Bradley and Dr Graham Legget on the effects of Serenascent and stress on the immune system and Associate Professor Conrad Sernia on stress and oxidant levels in the blood. The UQ students conducting most of this work are Giti Haddadan, Liz Butt, Curtis Poyton, Jessica Soden, Carlie Cullen, Jeremy Spiers, Peter Carlyle, Neville Hartley, Erica Mu, Ei Leen Leong and Maria Arian. Dr Lavidis said the project had received funding from Brisbane-based company Neuroscent as well as philanthropic donations and would be made and distributed online by Sydney-based company Neuro Aroma Laboratory in early September. “It can be used as a room spray or a personal spray on bed linen, a handkerchief or clothing,” he said. “Down the track we will look at incorporating the feel good chemicals into other products such as cosmetics and perfume.” Dr Lavidis said his research work was also made possible by the Queensland Government's commitment to building a Smart State. “This has led to attracting more students into biomedical research,” he said. “My laboratory has grown from two to 10 doctorate students and all have received scholarship money from the State Government and the University.”

(http://www.uq.edu.au/news/)

Topolini del Nebraska cambiano il colore del pelo: è l'ennesima conferma della selezione di darwiniana

L’ennesima prova della selezione naturale di Darwin. Dopo 8mila anni di evoluzione, alcuni topolini americani appartenenti alla specie "Peromyscus maniculatus" cambiano il colore del pelo per difendersi meglio dai predatori. Il fenomeno riguarda dei roditori del Nebraska, che vivono fra le dune di sabbia createsi col finire delle glaciazioni: da scuri – i piccoli animali - sono infatti diventati decisamente più chiari. Secondo gli specialisti ciò dipende dalla mutazione di un particolare gene che conferisce la colorazione al pelo dei mammiferi: “Abbiamo appurato che la variazione di tinta dei topolini dipende da un gene particolare – spiega Catherine Linnen, dell’Università di Harvard -. S’è visto che la livrea chiara è un’acquisizione recente della specie dovuta alla formazione di colline di sabbia durante il periodo post-glaciale”. Di questi tempi, puntualizza Hopi Hoekstra, anche lui dell’Università di Harvard - in occasione del bicentenario della nascita di Darwin e del 150esimo anniversario della pubblicazione de “L’origine delle specie” – non potevamo compiere una scoperta migliore.

Alla (ri)conquista della 'particella di Dio'

Lhc, Large Hadron Collider. Un anno dopo. Presso il Cern, centro europeo per la ricerca nucleare, il gigantesco acceleratore di particelle – con 27 chilometri di circonferenza – tornerà in funzione. L’appuntamento ufficiale è per il mese di ottobre. L’anno scorso si bloccò subito dopo l’inaugurazione per via di un banale errore: alle 11,20 del 19 settembre 2008, durante un esperimento su alcuni magneti, un collegamento elettrico saltò, bucando il contenitore dell’elio liquido, refrigerante che mantiene Lhc a – 271 gradi, temperatura necessaria per il funzionamento della gigantesca macchina. Dunque si torna a parlare delle eccezionali scoperte che si potranno fare con l’acceleratore di particelle, fra cui la famosa “particella di Dio”, il cosiddetto “Bosone di Higgs”, la cui esistenza non è mai stata confermata. Ecco i quattro esperimenti in programma secondo http://www.radio24.ilsole24ore.com/

Cms, Compact Muon Solenoid - Cerca insieme ad Atlas il Bosone di Higgs. Cms e Atlas sono gli esperimenti principali di Lhc ed andranno alla ricerca della cosiddetta particella di Dio, il Bosone di Higgs, la particella che conferisce la massa a tutte le particelle che costituiscono la materia conosciuta. Esplorerà la natura della materia e le forze fondamentali che governano l'universo. Sebbene gli obiettivi di Cms e Atlas siano gli stessi, Cms utilizza soluzioni tecnologiche diverse e magneti progettati di conseguenza per raggiungere il suo obiettivo.

Lhc Beauty (LHCb) detector - Progettato per rispondere ad una domanda precisa: esiste l'antimateria e dove è andata a finire? Durante il Big Bag, secondo gli scienziati, c'erano in eguale quantità materia ordinaria e antimateria, la sua controparte. Ma oggi non c'è traccia di antimateria, ad esempio non esistono stelle o galassie di antimateria. Per questo Lhc Beauty investigherà sulla sottile differenza tra materia e antimateria studiando un tipo di particella, chiamata "beauty quark".

Alice - Ricostruirà attraverso collisioni ad altissima energia tra nuclei di piombo, i momenti successivi al Big Bang, un milionesimo di secondo dopo il BB. Gli scienziati sperano di ricreare lo stato della materia esistente in quei momenti: un plasma di quark e gluoni con una temperatura di mille miliardi di gradi raggiunta un milionesimo di secondo dopo il Big Bang durata solo qualche frazione di secondo. Una materia allo stato liquido a causa delle altissime temperature dell'universo primordiale. Alice studierà questo plasma come si espande e come si raffredda, per capire i processi che hanno gradualmente dato luogo alle particelle che costituiscono la materia dell'universo attuale.

Atlas - È uno degli esperimenti principali di Lhc, il suo scopo è cercare la materia oscura. È enorme: alto 25 metri, lungo 45 e pesa circa 7mila tonnellate. È grande quanto metà cattedrale di Notre Dame e pesa quanto la Torre Eiffel. Atlas insieme a Cms andranno alla ricerca del Bosone di Higgs, e dai sotterranei scavati sotto Meyrin, in Svizzera, guarderà verso lo spazio per cercare nuove dimensioni, microscopici buchi neri e le prove dell'esistenza della material oscura.

giovedì 27 agosto 2009

Due mamme ed un papà: la speciale famiglia di Mito, Tracker, Spindler e Spindy

Quattro piccole scimmie - Mito, Tracker, Spindler, Spindy - con tre genitori, due mamme ed un papà. È l’eccezionale risultato ottenuto da un team di ricercatori americani tramite la fecondazione in vitro. La ricerca potrebbe portare in pochi anni al primo bambino “geneticamente ingegnerizzato”. “È un grande risultato nel campo della ricerca scientifica – rivela Shoukhrat Mitalipov (nella foto) dell’Oregon National Primate Research Center, a Beaverton -. Peraltro crediamo che questa tecnica potrà essere testata, a breve, anche sull’uomo”. I piccoli derivano quindi da: mamma biologica, mamma donatrice e padre. Alla mamma biologica è stato prelevato il Dna mitocondriale dal nucleo delle cellule - responsabile della trasmissione di molte malattie ed ereditabile solo dalla madre – per essere sostituito con quello della donatrice. In seguito è avvenuta la fecondazione in vitro utilizzando – come si fa sempre - lo sperma del papà. Il risultato ha dunque permesso l’incredibile nascita di quattro piccoli con due mamme e un padre. La notizia ha comprensibilmente sollevato un vespaio di polemiche. Benché questa tecnica potrebbe in futuro vincere gravi malattie come epilessia, cecità e malattie cardiache, molti ritengono inaccettabile l’ipotesi di mettere al mondo figli con tre genitori a tutti gli effetti. Spephen Green, direttore del gruppo Christian Voice, dice di comprendere “le buone intenzioni degli scienziati, ma che è necessario pensare seriamente al futuro delle nuove generazioni. Come si sentirà quel bambino che scoprirà di avere due mamme anziché una?”.

(Per info: http://www.ohsu.edu/xd/)

La matematica dell'orinatoio

I migliori matematici? I maschi che vanno a fare pipì in un bagno pubblico. Innatamente, infatti, scelgono sempre e solo i “numeri dispari”. Studiosi hanno visto che di fronte a una fila di orinatoi la gran parte degli uomini seleziona quello più isolato, vale a dire quello che rende massima la somma delle distanze da quelli già occupati. Immaginiamo il bagno di un autogrill con 9 orinatoi. Quando arriva il primo sceglie sempre uno dei due alle estremità, supponiamo quello di destra, il numero 1. Il secondo va esattamente dalla parte opposta, al numero 9. Se arriva un terzo prenderà posizione in mezzo, nell’orinatoio numero 5. Quando arriva il quarto – se uno dei tre che l’ha preceduto ha finito di fare il suo bisogno – occuperà una delle tre ambite posizioni, 1, 5 o 9. Se invece i tre che lo precedono sono ancora tutti all’opera, dopo aver temporeggiato un po’, magari lisciandosi i capelli allo specchio, alla fine si dirigerà all’orinatoio 3 o 7. Gli scienziati hanno dunque visto che le postazioni pari vengono occupate solo nel momento in cui la toilette è piena di persone e non ci sono più orinatoi disponibili. Quando i maschi mettono, quindi, in atto questa inconsapevole selezione dell’orinatoio più congeniale, non fanno altro che rispondere alla matematica del cosiddetto “algoritmo dicotomico”, alla base di quasi gli algoritmi di ricerca automatica implementati sui nostri computer. Il vero risultato della ricerca? Finalmente saremo in grado di scegliere gli orinatoi più puliti: evidentemente quelli pari.

In arrivo il nuovo panino di Mac

Arriverà in Italia il 16 settembre. Si chiamerà “il Mac”. Stiamo parlando dell’ultimo prodotto culinario di casa MacDonalds. Il nuovo panino è già in distribuzione in vari Paesi europei fra cui Spagna, Portogallo, Svizzera. Due gli anni di lavoro per ottenere la sua ricetta: 730 giorni, per la precisione, dall’ideazione al lancio. 14 gli chef dell’European Chefs Council coinvolti (e vari membri del City Radar, rete di consulenti alimentari sparsi in tutto il mondo, che monitora le tendenze gastronomiche). Secondo Wired – che ne dà notizia - il Mac sarà caratterizzato da ingredienti specifici studiati apposta per soddisfare il maggior numero di palati. Il pane è del tipo di ciabatta a lievitazione naturale e cotto in forno a pietra. L’hamburger è composto da vari tagli pregiati di manzo europeo tritati con varie macinature. Infine sono previsti 12 grammi di insalata di Batavia, nota per la sua croccantezza; due fette di pomodoro di origine italiana, con uno spessore fra i 6 e i 7 mm; una fetta di Emmentaler svizzero (non processato, ovvero privo di lavorazione).

mercoledì 26 agosto 2009

Aiuto, il mostro di Loch Ness!

Con Google Earth si torna a parlare del famoso mostro di Loch Ness, leggendario abitante del lago omonimo in Scozia. Un utente del noto software dice infatti di aver individuato “l’animale” muoversi sulla superficie dello specchio lacustre: avrebbe analizzato attentamente le immagini riprese dal satellite (ingrandendole), distinguendo una figura del tutto riconducibile al famigerato mostro. Jason Cooke, guardiano dell’area turistica, ha ammesso di essere rimasto molto colpito dai fotogrammi derivanti da Google Earth: “Non potevo credere ai miei occhi – rivela -. La figura che si intravede corrisponde perfettamente alle descrizioni di Nessie”. Chi crede nella storia del mostro di Loch Ness, ritiene che si tratti di un plesiosauro, un rettile acquatico vissuto nel Giurassico e oggi completamente estinto. Adrian Shine, ricercatore del progetto Loch Ness, parla di “immagini intriganti”, ma si riserva di approfondire l’argomento prima di esprimersi a tutti gli effetti. Ecco, in ogni caso, le coordinate da seguire per vedere su Google Earth le immagini originali: latitudine 57°12'52.13” N, longitudine 4°34'14.16” W.

Tempo fa invece un paleotologo scozzese disse semplicemente che il mostro di Loch Ness è un elefante (che ha smarrito la strada). Ecco l'articolo originale pubblicato dal sito della BBC:

Neil Clark, curator of palaeontology at Glasgow University's Hunterian Museum, spent two years researching Nessie. He said they could have been circus elephants, as fairs visiting Inverness would often stop on the banks of Loch Ness to give the animals a rest. The trunk and humps in the water would bear similarities to some of the most famous Nessie photographs. There have been reported sightings of "something" in Loch Ness dating back to the 6th Century and it has grown into one of the world's most enduring myths. Hazy photographs and eyewitness accounts have sprung up over the past 100 years, without offering conclusive evidence that Nessie exists. Dr Clark said most sightings of Nessie could be explained by floating logs or waves. But he is promoting the elephant theory because his research showed circuses were a common occurrence in the area, particularly from the early 1930s. "The circuses used to take the road up to Inverness and allow their animals to have a rest, swim about in the loch and refresh themselves," he said. "It's quite possible that the people around Loch Ness saw some of these animals. "When their elephants were allowed to swim in the loch, only the trunk and two humps could be seen - the first hump being the top of the head and the second being the back of the animal. "The elephant theory would not explain some of the later sightings. I don't know when the last circus to Inverness was, but I'm presuming there were some after 1933." Asked whether he believed in the Loch Ness monster, Dr Clark said: "I do believe there is something alive in Loch Ness." Dr Clark's findings are published in the Open University Geological Society journal this month.

"Sindrome di Highlander": la malattia degli over 50 drogati di sport

Anche loro corrono come forsennati, giocano a calcetto e praticano sport rischiosi. Ma forse si sono dimenticati di un piccolo particolare: non hanno più l’età per farlo. Sono gli ammalati della cosiddetta “sindrome di Highlander”, patologia da poco riconosciuta e riguardante over 50 convinti di avere ancora il fisico di un ventenne. In Usa rappresentano l’altra faccia della medaglia di una popolazione sempre più afflitta da problemi di sovrappeso e obesità. In questo caso l’ossessione del tempo che avanza e la paura di ingrassare vengono mitigate da un’intensa attività fisica che il più delle volte fa più male che bene. Complici anche talune campagne salutiste che non si curano minimamente di illustrare i pericoli cui si può andare incontro quando “l’allenamento” diventa eccessivo. Dicono i ricercatori che gli ambulatori statunitensi sono sempre più spesso affollati da pazienti over 50 il cui destino è quello di sottoporsi alla sostituzione dell’anca o del ginocchio. Altrimenti i rischi di un esercizio fisico eccessivo possono portare a rottura dei legamenti e delle cartilagini, a borsiti, tendiniti, artriti. Come è possibile, quindi, fare del moto per scongiurare l’obesità, senza correre il rischio di ammalarsi per un’attività fisica eccessiva? Semplicemente compiendo gli esercizi con moderazione, dicono gli esperti. Il fisico di un cinquantenne non può essere paragonato a quello di un ventenne o trentenne: per quanto in forma il primo non potrà mai competere con il secondo. Il consiglio degli scienziati, rivolto agli highlander, è dunque quello di lasciar perdere innanzitutto gli sport di “contatto” come il calcio e il calcetto. E prediligere discipline individuali come il nuoto, la corsa e la bicicletta. In ogni caso, da evitare categoricamente, sono gli scatti improvvisi. Simili sforzi infatti sono quasi sempre compiuti in condizioni di anaerobiosi - cioè senza consumo di ossigeno – e possono provocare repentini innalzamenti di pressione e del numero dei battiti cardiaci, mettendo a repentaglio la salute del cuore e dei vasi sanguigni. Va poi tenuto presente che è sempre meglio iniziare uno sport gradualmente e mai di colpo. Allo stesso modo è indispensabile tener conto che dopo una certa età muscoli, tendini e articolazioni necessitano di un tempo maggiore di recupero. Secondo gli scienziati della Scuola di Specializzazione di Medicina dello Sport dell’università Cattolica di Roma, troppo spesso gli atleti sono convinti, a torto, che l’esercizio fisico possa preservare da qualsiasi malattia e hanno la tendenza a minimizzare sintomi e fattori di rischio di ogni genere.

martedì 25 agosto 2009

In Scandinavia i mariti migliori del mondo

I mariti migliori del mondo? Abitano la penisola scandinava. È il parere di un team di scienziati dell’Università di Oxford. Gli esperti – guidati da Almundena Se villa-Sanz - hanno intervistato 13.500 uomini e donne di età compresa fra i 20 e i 45 anni residenti in 12 diversi Paesi del mondo. Scopo delle domande verificare l’attitudine dei mariti ai fornelli, ai lavori domestici, all’accudimento dei figli. Infine è stato possibile stilare una classificata dei mariti migliori e peggiori del pianeta. Stando infatti alla rivista Journal of Population Economics – su cui è apparsa la notizia originale – i peggiori mariti del pianeta sarebbero gli australiani, troppo presi dalla vita sociale a discapito di quella famigliare; i migliori, invece, gli svedesi e i norvegesi, rispettosi della moglie e volenterosi fra le mura domestiche. Buone anche le posizioni occupate dagli inglesi e dagli americani. In coda, invece, con gli australiani, i tedeschi, gli austriaci e i giapponesi. Nessun dato relativo agli italiani, trascurati dalla ricerca inglese.

Navigatori satellitari con la voce di Bob Dylan

Bob Dylan, the singer-songwriter who has taken his fans down Highway 61 by way of Lonely Avenue and Desolation Row, is in negotiations to voice a satellite navigation system. The music star claimed that he has been approached by more than one manufacturer keen to harness his unmistakeable, rasping tones - a voice which one critic memorably likened to sandpaper. He shared the news with listeners to his late-night radio show, Theme Time Radio Hour, which is broadcast on BBC Six Music. “You know I don’t usually like to tell people what I’m doing, but I’m talking to a couple of car companies about the possibility of being the voice of their GPS system,” he disclosed. Motorists who follow Dylan’s directions, however, may take some time to reach their destination. “I think it would be good if you are looking for directions and you heard my voice saying something like, ‘Left at the next street.... No, right... You know what? Just go straight." He added: "I probably shouldn’t do it because whichever way I go, I always end up at one place - Lonely Avenue.” Dylan, 66, would not be the first celebrity to lend his voice to a GPS system. TomTom, the sat-nav manufacturer, currently offers the voices of Homer Simpson and John Cleese, while Kim Cattrall, the Sex and the City actress, and The A Team actor Mr T are also popular among British motorists. Several websites offer impersonations of celebrity voices for download, with Sean Connery, Ozzy Osbourne and David Hasselhoff among the favourites for drivers who consider the computerised sat-nav tones to be on the boring side. Eddie Izzard, the comedian, offers his own set of directions, which include phrases such as: “For God’s sake, turn left!” and “Bear left, monkey right.” This would not be Dylan’s first foray into the commercial world. Earlier this year, he surprised many of his fans by allowing his music to be used in a television advert. Blowin’ In The Wind, his 1963 anthem, was featured in a commercial for the Co-operative Group. The singer, who has sold more than 70 million albums during his career, recently topped the UK chart with his latest album, Together Thru Life.

(The Telegraph)

lunedì 24 agosto 2009

Trapianti più efficaci con l'impiego di cellule staminali

Il futuro dei trapianti potrebbe vedere l’impiego di cellule staminali provenienti dal donatore per evitare il rigetto e non dover essere sottoposti alla cura con immunosoppressori. Da Miami i primi test positivi su pazienti cui è stato trapiantato il fegato o il pancreas. Nel primo caso il riferimento è a 20 persone che, operate anni fa, oggi continuano a non prendere alcuna medicina. Nel secondo a due pazienti colpiti da diabete che, rispettivamente da tre e da nove mesi, fanno a meno dei farmaci. A condurre gli esperimenti c’è un italiano che lavora presso il dipartimento di trapianto cellulare e di diabetologia all’Università di Miami, Camillo Ricordi. “Dati sperimentali indicano che in seguito a trapianto di midollo osseo, se si riesce ad ottenere uno stato di chimerismo (coesistenza di cellule immunitarie del donatore con quelle del ricevente) si può rieducare il sistema immunitario del ricevente ad accettare organi o tessuti trapiantati dallo stesso donatore senza bisogno di assumere farmaci antirigetto – commenta Ricordi. Ora lo studioso è concentrato soprattutto sui malati di diabete che per vivere devono giornalmente fare affidamento sulle iniezioni di insulina. Il doppio trapianto di cellule Beta (che producono insulina nel pancreas) e di staminali del midollo CD34+ (che discernano fra gli “amici” e i “nemici” dell’organismo) offrirebbero la duplice opportunità di vivere con un organo nuovo e di non dover ricorre né alle iniezioni di insulina, né alla terapia antirigetto: le cellule Beta trapiantate da sole possono innescare una reazione di difesa (rigetto) ed essere distrutte, ma insieme alle CD34+ vengono memorizzate come parti integranti dell’organismo e non attaccate. Conclude Ricordi dicendo che “se le staminali si dimostreranno in grado di impedire categoricamente il rigetto, in futuro molti diabetici potrebbero pensare di sottoporsi al trapianto”. In questo momento l’idea di passare dalle iniezioni quotidiane, alla terapia immunosoprressiva quotidiana scoraggia molti malati.

domenica 23 agosto 2009

Chernobyl: gli animali tornano sul luogo del disastro

Ventitrè anni dopo la tragedia di Chernobyl gli animali tornano in massa sul luogo del disastro. Secondo gli studiosi, in questo ambiente, trovano paradossalmente il posto ideale dove vivere e riprodursi: c’è infatti cibo in abbondanza e soprattutto niente uomini nei paraggi. Negli ultimi tempi gli zoologi hanno avvistato linci, lupi, caprioli, aquile, volpi, cinghiali e molte altre specie selvatiche. Nella zona off-limits – a ridosso del reattore esploso – sono state notate addirittura due mandrie di cavalli, probabilmente i discendenti della coppia di Przewalski che nel 1992 gli scienziati liberarono nelle foreste intorno a Chernobyl per esaminare gli effetti delle radiazioni. L’area è ancora inquinata. In alcuni punti è letale: si calcolano fino a 3.500 microroentgen l’ora, contro una dose tollerabile fra i 15 e i 19 microroentgen, tuttavia gli animali sembrerebbero non risentire della radioattività. Gli studiosi affermano di aver registrato moltissime mutazioni nel Dna nelle specie esaminate, ma che non sembrano avere conseguenze sulla fisiologia o sulla capacità di riprodursi. “Chi vive vicino alla zona interdetta – dice l’ecologo Sergey Gaschk alla BBC - ci ha raccontato che alci e altri animali arrivavano qui fin dalla Bielorussia: sembrava quasi una migrazione consapevole”. Le analisi hanno riportato patologie alla tiroide negli animali contemporanei alla catastrofe, ma non in quelli delle generazioni successive. Uno studio sui topi ha rivelato che i roditori che vivono a Chernobyl è come se si fossero adattati alle radiazioni. Questi ultimi vivono tanto quanto gli esemplari che dimorano in altri habitat naturali incontaminati e che, introdotti nell’area limitrofa al reattore, si ammalano e decedono. I motivi? Solo ipotesi. Fra queste anche la più azzardata, secondo la quale alcune specie animali potrebbero addirittura ricavare beneficio dalle radiazioni. Relativamente alla geopatologia - per certi versi riconducibile agli effetti negativi provocati dalle emissioni radioattive - è stato del resto appurato che i gatti ricercano i punti dove l’irraggiamento cosmo–tellurico del suolo è più intenso, e spesso non si tratta di posti confortevoli. Le formiche, soprattutto quelle nere, sono attratte dalle zone geopatogene. Le termiti si riproducono abbondantemente sui cosiddetti nodi geopatogeni, meglio se nel sottosuolo si trova una falda freatica o un corso d’acqua che rendono il nodo ancora più nocivo. Le api, poste in situazioni analoghe hanno un’attività frenetica e producono una quantità tripla di miele. Al contrario i cani fuggono dalle zone geopatogene. Così come conigli, galline, cavalli, mucche.

sabato 22 agosto 2009

UFO SENZA SEGRETI

Si saprà tutto degli alieni o presunti tali. Da qualche giorno, infatti, le autorità britanniche hanno deciso di rendere pubblici (in realtà soltanto una parte) denunce, rapporti, indagini riguardanti gli Ufo, argomento assai caro agli inglesi (e tutto sommato anche agli italiani). Il ministero della Difesa ha, in particolare, reso note le coordinate di un sito che chiunque può visitare per avere informazioni relative a “strane apparizioni”, “oggetti incandescenti”, “veicoli misteriosi”. Questo l’indirizzo: http://ufos.nationalarchives.gov.uk/. Nell’archivio si possono visionare più di 800 documenti relativi all’avvistamento di Ufo nel periodo compreso fra il gennaio 1980 e l’agosto 1996. In uno, per esempio, viene direttamente coinvolta la Thatcher, in seguito all’allarme lanciato dal ministro della Difesa Michael Heseltine, convinto che gli alieni avessero bucato la difesa aerea. In realtà non accadde nulla di tutto ciò. L’insolita luminosità del cielo osservata dal politico britannico fu semplicemente la conseguenza di una navicella sovietica che rientrava da una missione. L’esperienza di Heseltine, in ogni caso, serve a far capire che quando si parla di Ufo la bufala è sempre dietro l’angolo. In particolare, gli specialisti – del governo e non - fanno notare che in questo campo sono molte le persone che finiscono col credere più alla propria immaginazione che a quello che realmente sta succedendo. A riprova di ciò basta ricordare che il picco di avvistamenti di Ufo in Inghilterra – e in tutta Europa – coincise, guarda caso, con il via della serie televisiva “X-Files” e l’uscita nella sale del film “Indipendence day”. Sull’argomento interviene anche Margherita Hack - nota astronoma italiana – dicendo che gli Ufo, in realtà, sono solo il frutto della nostra fantasia: “Chi vive su altri pianeti non può venire a visitarci – dice la studiosa. Secondo Hack le distanze interplanetarie sono eccessive per consentire contatti “fisici” tra terrestri e alieni. Peraltro la velocità della luce è invalicabile. Questo, però, non significa che in qualche angolo remoto dell’universo non ci siano altre specie evolute come la nostra: “Sicuramente noi terrestri non siamo l’unica civiltà presente nel cosmo – puntualizza l’astronoma. L’unica chance che abbiamo di comunicare con gli extraterrestri, al momento, resta quindi quella dell’utilizzo di segnali radio. È ciò che sta facendo dal 1996 il Seti (acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence), ma invano. In Italia – sugli Unidentified Flying Object – interviene infine anche il deputato europeo della Lega Mario Borghezio che lancia la proposta di una commissione di inchiesta della Ue sugli Ufo. “Chiederò in sede europea che tutti gli stati membri tolgano il segreto apposto sugli avvistamenti Ufo – dice l’europarlamentare - e mi adopererò affinché coloro che ci rappresentano al Consiglio d’Europa facciano la stessa cosa”. Secondo Borghezio è in atto una “volontà politica (guidata da Stati Uniti e Russia) tesa ad oscurare gli avvistamenti di dischi volanti”.

venerdì 21 agosto 2009

I primi europei? Arrivarono dalla Turchia

Da dove provengono gli europei? Fino a oggi si pensava dalle steppe caucasiche: una popolazione violenta e sanguinaria riconducibile alla cosiddetta cultura Kurgan attraversò infatti l’Europa in lungo e in largo a partire dal 4mila a.C. Ma ora una nuova teoria potrebbe cambiare completamente questa tesi. Un team di scienziati della Nuova Zelanda ha passato al setaccio le caratteristiche di 87 lingue, antiche e moderne, scoprendo che gli indoeuropei non provengono dal cuore dell’Asia, bensì da una remota regione della penisola anatolica, anticamente abitata da un popolo pacifico dedito all’agricoltura e alla pastorizia. Secondo Russell Gray e Quentin Atkinson del Dipartimento di psicologia dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, il nucleo originario che ha permesso la differenziazione degli europei moderni, non si è formato 6mila anni fa (come ritenuto finora), ma molto prima. I contadini dell’Anatolia si sarebbero infatti mossi alla conquista del mondo presumibilmente tra i 7.800 e i 9.800 anni fa. Se questa ipotesi dovesse essere confermata verrebbe meno anche le tesi di alcuni ricercatori tedeschi di inizio del Novecento i quali indicavano come patria originaria degli indoeuropei la zona compresa fra il dal nord della Germania e il sud della Scandinavia. Presumibilmente quest’area era invece abitata da popolazioni celtiche, pressoché contemporanee alla cultura Kurgan.

giovedì 20 agosto 2009

Auto elettriche: si comincia a far sul serio

Auto elettrica? Sì, grazie. La pensa così soprattutto Carlos Ghosn, numero uno di Renault-Nissan il quale dice che “in tempo di crisi è davvero necessario risparmiare su tutto ma non sulle automobili elettriche”. Il progetto guidato da Ghosn e A2A (azienda energetica lombarda) porterà, nel 2010, a piazzare decine di colonnine nella zona di Milano e Brescia per il rifornimento di vetture totalmente elettriche. A settembre di quest’anno, invece, cominceranno le selezioni (a Milano, Roma e Pisa) dei primi cento clienti che guideranno una Smart elettrica (vera apripista del settore in Italia). Secondo Ghosn auto di questo tipo diverranno presto una realtà. La capacità produttiva si attesterà nel corso dei primi tempi (una decina di mesi) sulle 50mila unità, dopodichè, a partire dal 2012, si avrà un’impennata delle vendite. Secondo il Piano Nazionale per lo Sviluppo della Mobilità Elettrica entro il 2020 – solo in Germania – circoleranno almeno un milione di auto in grado di rispettare completamente l’ambiente. Berlino, in particolare, sta già pensando a importanti incentivi per favorire l’acquisto di mezzi elettrici.

La sterilità? Si combatte a tavola

Sempre più italiani hanno difficoltà ad avere figli e si rivolgono a specialisti per riuscire a risolvere il problema. Le statistiche parlano di una coppia su sei. Un dato che è destinato ad aumentare, in Italia e in quasi tutti i paesi industrializzati. Le cause? Patologie, stress, vita frenetica, inquinamento. Ma c’è un altro aspetto della vita quotidiana che interferisce fortemente con la possibilità di concepimento e che di solito non viene preso in considerazione: l’alimentazione. La difficoltà ad avere figli può, infatti, dipendere semplicemente da una dieta scorretta, che non tiene conto cioè di particolari alimenti capaci di aumentare, e anche di tanto, il potenziale riproduttivo. Secondo gli studiosi dell’Associazione Coscienza e Salute a Milano ci sono alimenti specifici per contrastare l’infertilità femminile e altri per combattere quella maschile. Per esempio la vitamina B6. Quest’ultima, oltre a costituire un elemento fondamentale nella sintesi del Dna e dell’Rna, stimola il sistema riproduttivo femminile. Spesso le donne ne sono carenti. Soprattutto quelle che fumano, bevono e assumono la pillola anticoncezionale. Dove si trova? Nella carne, nei prodotti integrali, nel fegato, nel pesce, nell’albume delle uova. Utile per le donne anche il cosiddetto acido paraminobenzoico. Presente nel fegato, nel lievito di birra, nel germe di grano, stimola l’ipofisi e soprattutto incrementa il livello degli estrogeni. Uno studio condotto in Usa ne ha confermato l’efficacia: 200 milligrammi giornalieri migliorano enormemente la capacità di concepimento. Elementi importanti sono poi il selenio e il manganese. Il primo, presente nelle noci e nelle ostriche, il secondo nelle mandorle e negli spinaci. Per l’uomo, invece, sono elementi come lo zinco e alimenti come il cacao a facilitare l’attività riproduttiva. Lo zinco – riscontrabile soprattutto nel pesce e nei molluschi, nella carne e nel fegato, nei formaggi, nei legumi - protegge le cellule dall’invecchiamento. La sua carenza può determinare sterilità, ridurre il senso dell’olfatto, del gusto e della vista. Il cacao ha invece il potere di combattere le sindromi depressive e gli stati di apatia, fenomeni strettamente legati alla difficoltà di concepimento. Per gli uomini, infine, un’ultima raccomandazione: non esagerate con il caffé. Secondo gli esperti, infatti, la produzione di spermatozoi viene ridotta dall’abuso di caffeina che peraltro può anticipare l’impotenza.

(Pubblicato su http://www.milanoweb.com/ il 19 agosto 09)

martedì 18 agosto 2009

Cabine telefoniche addio

Le cabine telefoniche? Ormai sono in via d’estinzione. È la conseguenza dell’arrivo dei cellulari (e di internet). In realtà il fenomeno è vero soprattutto in Europa dove gran parte di esse è stata effettivamente smantellata: ne sono rimaste quattro a Manhattan, pochissime a Londra e a Parigi. In Italia invece, nonostante il progresso, continuano a punteggiare marciapiedi e aree di sosta. Secondo i dati forniti dall’Authority per le telecomunicazioni nel nostro Paese ce ne sono ancora 160mila (contro le 300mila del 2000): 6mila a Roma, 3.800 a Milano. Alcune sono nuovissime e consentono addirittura di inviare messaggi, mail, e fax. In alcune zone la loro presenza è fondamentale. A Ponte, per esempio, in provincia di Belluno, ogni anno vengono effettuate 13mila chiamate.

Le armi del futuro? A base di pepe e peperoncino

Conosciamo perfettamente le qualità culinarie di spezie come il peperoncino e il pepe. Quello che però non si conosce altrettanto bene è che questi prodotti vegetali potrebbero tornare molto utili anche in campo militare e nei sistemi antifurto. In India, per esempio, nello stato di Assam, si sta lavorando per sviluppare le prime bombe a base di peperoncino. Le vuole il ministero della Difesa: “Il nostro scopo è quello di sfruttare le qualità piccanti dei peperoncini e costruirci bombe a mano da lanciare per sedare rivolte e insurrezioni – racconta all’Asian Times Online R.B. Srivastava, rappresentante dell’area di ricerca del dipartimento della Difesa. L’azione delle bombe al peperoncino non è dissimile da quella esplicata dai gas lacrimogeni. Anche in questo caso, infatti, lo scopo non è quello di uccidere ma indebolire l’avversario, per renderlo inoffensivo ed eventualmente catturarlo senza correre rischi. Questo tipo di bombe provocano una potente lacrimazione e nei casi più gravi degli stati di semi incoscienza. Il potere delle bombe al peperoncino è dato dalla capsaicina, sostanza chimica che stimola le terminazioni nervose cutanee, provocando sensazioni di forte bruciore. La capsaicina viene utilizzata anche come analgesico, soprattutto nella cura dei dolori reumatici e muscolari (e nella lotta alle calvizie). I primi test stanno avvenendo su una varietà di peperoncino molto particolare, il bhut jolokia, 100mila volte più potente di quella tradizionalmente usata nelle cucine italiane. Il grado “ustionante” di un peperoncino si calcola con la scala Scoville Heat Units (SHUs): se un piatto non piccante misura dunque 0 SHUs e un normale peperoncino 5mila SHUs, il bhut jolokia arriva invece a 1.001.304 SHUs. Sempre in ambito militare il peperoncino potrebbe tornare molto utile anche come alimento, destinato ai soldati impiegati in aree geografiche caratterizzate da un clima particolarmente rigido. Le sostanze in esse contenute svolgono infatti un’azione “rubefacente”, stimolano cioè la circolazione sanguigna, incrementando la temperatura corporea, e quindi mantenendo maggiormente caldo l’organismo. I soldati non dovrebbero far altro che masticare e deglutire dei pezzetti di peperoncino in modo da contrastare pericoli legati a fenomeni come l’assideramento. In Sudafrica, invece, si stanno compiendo esperimenti con il pepe. Lo scopo, in questo caso, è quello di tenere a debita distanza ladri specializzati nello scasso dei bancomat. Il fenomeno è incrementato notevolmente negli ultimi anni. Le stime parlano di almeno 500 azioni criminose di questo tipo avvenute recentemente. Ai primi prototipi di bancomat antiscasso a base di pepe stanno dunque lavorando i tecnici della Absa Bank. I test sono già avvenuti con successo presso gli sportelli per il prelevamento di contanti di 11 filiali della banca sudafricana e ora l’intenzione è quella di allargare la proposta ad altri centri bancari. Gli spray al pepe entrano in azione ogni volta che telecamere e appositi sensori mettono in evidenza dei comportamenti sospetti. Spray al pepe (e al peperoncino), infine, sono già in commercio come prodotti per l’autodifesa personale, in particolare per la difesa contro gli stupri: chiunque può acquistarli (purché maggiorenne), senza porto d’armi. Si tratta di prodotti in grado di provocare nell’aggressore uno stato di cecità provvisoria e problemi respiratori. La concentrazione di capsaicina, però, non deve superare il 10%. Il loro effetto dura da mezz’ora a un’ora. Negli ultimi tempi, a causa dei numerosi stupri avvenuti soprattutto nelle grandi città, c’è stato un boom di vendite di spray antiaggressione. Questi prodotti vengono utilizzati anche da chi ha frequentemente a che fare con animali potenzialmente pericolosi. In Usa, per esempio, presso il parco nazionale del Yosemite, la maggior parte dei visitatori è munita di spray al pepe per proteggersi dagli orsi. L’unica controindicazione di queste armi personali riguarda il fatto che possono facilmente essere utilizzate anche da malintenzionati per compiere azioni criminose.

venerdì 14 agosto 2009

Ragazzi più bravi a scuola con un cane in casa

Studiosi tedeschi dicono che la resa scolastica dei bambini con un cane in casa è migliore di quella dei coetanei che vivono senza animali. Reinhold Bergler e Tanja Hoff dell’Università di Bonn hanno osservato le caratteristiche comportamentali di 400 alunni di età compresa tra 13 e 15 anni, sottolineando il ruolo “responsabilizzante” di Fido. Il solo fatto di accudire un cane - dandogli da mangiare, pulendolo, accompagnandolo fuori a fare i bisogni - fa infatti sentire i ragazzi più utili e importanti per la famiglia, circostanza che poi si riflette positivamente sul rendimento scolastico. Peraltro, avere un cane in casa, aiuta i più giovani a fare amicizia. Si è visto infatti che i piccoli che crescono con un animale tra le quattro mura sono i più predisposti al gioco e al contatto con gli altri. Secondo gli scienziati tra cane e bambino si crea una sorta di empatia. “Biofilia”, in particolare, è il termine tecnico con cui si definisce la relazione che si instaura tra due specie fileticamente lontane, come appunto l’uomo e il cane. Analoghe ricerche pedagogiche hanno confermato la “vicinanza tematica” tra il mondo dei più giovani e il miglior amico dell’uomo. L’istintività, la curiosità, le fobie e le paure, sono infatti tipiche dei bambini, così dei cani; al contrario, raramente, riguardano le persone adulte.

giovedì 13 agosto 2009

Oroscopo e astrologia: tutte fesserie

L’oroscopo? È una scemenza. Lo dimostra uno studio scientifico condotto da Peter Hartmann, dell’università di Aarhus, in Danimarca. Lo scienziato ha analizzato il carattere di 15mila persone dimostrando una volta per tutte che fra la posizione degli astri e le singole personalità non c’è alcun legame. Solo nel 2% dei casi è stato infatti possibile riscontrare un rapporto inequivocabile tra influssi astrali e atteggiamento comportamentale. Hartmann, dei vari partecipanti al test, ha analizzato personalità, intelligenza, hobby, inclinazioni artistiche - complessivamente cento parametri caratteriali riguardanti una persona - e li ha rapportati ai rispettivi segni zodiacali. Ecco le sue conclusioni: “Gli influssi astrali non hanno corrispondenza alcuna sulla personalità degli individui, né tantomeno tali influssi possono accomunare gli esseri umani per predisposizione artistiche o altro”. Il 58% degli italiani è comunque convinto che gli astri possano influire sulla vita di un individuo. Al primo posto ci sono i manager. Il 16% dichiara, infatti, di essere molto superstizioso; il 43% lo è abbastanza. Tra le casalinghe, invece, una su tre afferma di non credere per nulla ad astri e previsioni. Tuttavia le donne sono le più attente ai “suggerimenti” delle stelle: il 56% dichiara infatti di leggere sempre l’oroscopo; tra gli uomini la percentuale si ferma al 49%. Infine – per confermare la tesi di Aarhus – basta citare il fatto che nel 1975, per rispondere alla preoccupante diffusione dell’astrologia, 186 scienziati di fama mondiale, tra cui 18 Premi Nobel, sottoscrissero una dichiarazione nella quale si diceva che “è semplicemente un errore credere che le forze esercitate da stelle e pianeti al momento della nascita possano in qualche modo influenzare il nostro futuro. Non è nemmeno vero che la posizione di distanti corpi celesti renda particolarmente favorevoli alcuni giorni o periodi, o che il segno sotto il quale uno nasce determini la compatibilità o meno con gli altri. Dobbiamo renderci conto che il futuro risiede in noi stessi, e non negli astri”.

mercoledì 12 agosto 2009

Stelle cadenti: stanotte il picco

Si dice che la notte di san Lorenzo (il 10 agosto) sia quella più propizia all’osservazione delle stelle cadenti. In realtà, quest’anno, la data ideale per assistere allo spettacolo astronomico offerto dalle Perseidi è quella a cavallo fra il 12 e il 13. Va infatti tenuto conto di aspetti astronomici particolari come la precessione degli equinozi e l’effetto delle maree che periodicamente influiscono su questi fenomeni. Stanotte si potranno dunque vedere moltissime stelle cadenti, fino a 60 in un’ora, circa una ogni minuto. Il tempo, peraltro, è propizio. Bisognerà solo cercare l’angolo giusto per guardare all’insù, lontano da luci e riflettori. In ogni caso sarà possibile seguire l’evento anche grazie al computer e a internet digitando www.worldwidetelescope.org. Secondo gli astronomi il momento ideale per osservare il cielo sarà quello compreso fra le undici di sera e l’una di notte. Le cosiddette ‘lacrime di san Lorenzo’ sono in realtà delle meteore, frammenti di comete che attraversano l’atmosfera terrestre. In particolare, ad agosto, la Terra incrocia il cammino delle polveri abbandonate dalla cometa Swift-Tuttle.

domenica 9 agosto 2009

Febbre suina: "contagiato" anche il mondo dei videogame

Con la scusa della febbre suina gli inventori di videogiochi si sbizzarriscono. Tre nuovi videogame sono infatti disponibili sul web per tutti coloro che hanno voglia di divertirsi unendo la realtà del nuovo virus mortale, al desiderio di manovrare un joystick. Il primo gioco si chiama “Sneeze”. L’arma del giocatore è lo starnuto, col quale si devono contagiare più persone possibili. Attenzione: al giocatore conviene scegliere bene le sue vittime perché le persone troppo giovani – che si ammalano più facilmente avendo un sistema immunitario meno resistente – non consentono di ottenere un buon punteggio finale. Il secondo gioco è “Killer Flu”. In questo caso ci si diverte a conoscere le caratteristiche del virus della febbre suina da un punto di vista prettamente scientifico. Si impara quindi a sapere cos’è un virus, che mutazioni può subire, come e dove il rischio di infezioni aumenta. Infine – il terzo videogame – è “Pandemic 2”. Qui il giocatore può contare su tre tipi di armi - virus, batteri o parassiti – per diffondere il morbo; inoltre può sfruttare l’aereo. Il bello di questo gioco è che è in grado di simulare un ambiente reale, mostrando virtualmente ciò che potrebbe succedere se il mondo dovesse collassare.

(Pubblicato su www.milanoweb.com il 9 agosto 09)

Ha 4 anni e in pochi secondi calcola il quadrato dei numeri

Ha appena quattro anni ma è già stato invitato a prender parte al Mensa Club, associazione riservata esclusivamente alle persone superintelligenti, con un quoziente intellettivo superiore alla norma (precisamente maggiore di 130). Si chiama Harry Chapple e il suo QI corrisponde a 144 (solo 8 punti in meno del grande fisico Stephen Hawking). Secondo gli studiosi solo l’1% delle persone ha un QI più alto di 140 e il fenomeno non ha nulla a che vedere con l’ereditarietà. Pertanto un piccolo genio può tranquillamente nascere anche da due genitori dotati di una intelligenza normalissima. Il piccolo Harry abita in Inghilterra e gli scienziati che lo seguono sono allibiti dalle sue potenzialità cognitive e mnemoniche. Dicono che ha una capacità di lettura assimilabile a quella di un bambino di 10 anni. Harry sa recitare l’alfabeto al contrario da quando aveva due anni. E oggi è capace di calcolare la circonferenza del cerchio e risolvere problemi con numeri elevati al quadrato. Le cosiddette potenze sono operazioni che si svolgono a partire dalle scuole medie, per cui è incredibile che un bimbo che non ha ancora iniziato le elementari sia già in grado di risolverle. Non solo. Tutte le operazioni citate Harry le svolge in pochi secondi, a differenza dei suoi coetanei (e di molti adulti) che non saprebbero nemmeno da che parte iniziare. Un esempio. Se gli si chiede qual è il quadrato di 15, risponderà all’istante “225”: sfidiamo qualunque adulto a fare altrettanto. La passione per i numeri di Harry è viva fin dalla nascita. Lo racconta il papà del bimbo, il quale spiega che il suo piccolo ha iniziato fin da subito a richiedere giochi particolari, specialmente quelli legati ai numeri. Inoltre la sua curiosità è molto accesa. Non si limita a porre le domande classiche di tutti gli altri bambini, ma si spinge molto più in là, cercando di arrivare - sempre e in ogni caso - al nocciolo del problema. Un bimbo normale, per esempio, può chiedere “perché il cielo è blu”. Un grande gli risponde “perché riflette il colore del mare”, e la conversazione finisce lì. Con Harry, al contrario, non finisce mai. Dopo aver chiesto perché il cielo è blu, chiederà infatti “perché il mare è blu”, e così via, all’infinito. Le sue notevoli capacità sono anche dettate da una memoria brillante che gli consente di memorizzare senza alcuna difficoltà numeri chiave come il pi greco (3,14, fondamentale per i calcoli legati alla circonferenza). Impressionati dalle abilità del figlio, i coniugi Chapple hanno dunque pensato di sottoporlo a test per rilevarne il QI. E si sono rivolti al dottor George Crowther, che da 40 anni analizza le attività mentali dei bambini in età prescolare. Lo scienziato ha così stabilito che Harry è effettivamente dotato di una intelligenza prodigiosa. In seguito, il Mensa, l’organizzazione rappresentata dai più grandi cervelloni della Terra, s’è fatto avanti per invitarlo a iscriversi al club. Crowther, in ogni caso, ha suggerito ai genitori di muoversi con cautela col figlio, e di fargli seguire un iter di studi normale, insieme ai piccoli della sua età. Diversamente Harry rischierebbe di avere problemi di natura sociale. Secondo gli scienziati, infatti, sono proprio le persone iperdotate (con le ipodotate) a sentirsi più facilmente emarginate, perché con maggiori difficoltà si integrano in una società costituita in gran parte da soggetti normodotati. L’ideale per stare bene e farsi strada nella vita, spiegano i ricercatori, è quindi possedere un’intelligenza leggermente superiore alla media. Infine va aggiunto che il QI in un bambino andrebbe sempre e comunque preso con le pinze, essendo molto suscettibile alle influenze esterne e al tipo di educazione che riceverà. Paul Mussen nel suo “The Psychological development of the child” dimostra che il QI di un piccolo in età scolare può tranquillamente variare anche di 50 punti. Cita l’esempio di un bambino che sottoposto al test con la sinusite e il papà disoccupato otteneva il punteggio di 113; lo stesso piccolo guarito dalla sinusite e in una condizione famigliare migliore arrivava a punte di 163.

(Pubblicato su Libero il 9 agosto 09)

sabato 8 agosto 2009

Ru486: tutti i segreti della pillola abortiva

Ne abbiamo sentito parlare tutti in questi giorni, ma in pochi hanno veramente capito di cosa si tratta, quali sono i rischi relativi alla sua assunzione, cosa succede esattamente in un organismo dopo averla deglutita. Stiamo parlando della famosa pillola Ru486, farmaco in grado di interrompere una gravidanza. Il 30 luglio con il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco, il medicinale – già diffuso in molti Paesi europei – entra ufficialmente in commercio anche in Italia, ma potrà essere somministrato solo in ospedale, così come vuole la legge 194. La pillola va utilizzata entro il 49esimo giorno dalla data del concepimento, corrispondente alla settima settimana di gravidanza. Oltre questo periodo i rischi collaterali per la paziente che intende abortire aumentano: finora nel mondo le morti dovute all’assunzione della Ru486 sono state 29. Vanno poi considerati i duri contraccolpi psicologici, non sempre facili da diagnosticare. Un caso a parte l’articolo pubblicato recentemente dal New England Journal of Medicine il quale mette in luce il decesso di quattro donne trattate con la pillola abortiva, colpite da una rara malattia, l’infezione da Clostridium sordelli. In questi casi, secondo Ralph Miech – medico statunitense - il medicinale potrebbe aver interferito negativamente con il sistema immunitario, depotenziando la sua azione, a vantaggio di batteri anaerobi assai pericolosi per l’uomo. (Stando al NEJM perdono la vita con questo nuovo trattamento 1 donna su 100mila, contro lo 0,1 su 100mila di chi subisce un aborto chirurgico. Una mortalità, quindi, dieci volte maggiore). Questo farmaco non va confuso con la pillola del giorno dopo: tempi di assunzione e meccanismi di azione sono infatti diversi. La pillola del giorno dopo impedisce l’annidamento dell’ovulo nell’utero. Viene utilizzata entro 72 ore dal rapporto sessuale e si basa sull’azione di un principio attivo completamente diverso dalla Ru486, presente anche nelle comuni pillole contraccettive: cambia sostanzialmente il dosaggio, 20-30 volte superiore. Il principio attivo della Ru486 si chiama, invece, mifepristone. Si tratta di uno steroide sintetico che inibisce l’azione del progesterone, fondamentale per una buona gravidanza. L’interruzione dello sviluppo del feto, in particolare, avviene in seguito al distacco e all’eliminazione della mucosa uterina. La pillola abortiva, in pratica, si offre come alternativa all’interruzione di gravidanza ottenuta tramite il tradizionale intervento chirurgico per aspirazione (che però può essere effettuato fino alla ventesima settimana). Il medico somministra da uno a tre compresse di Ru486 di mifepristone. E in questa fase possono subentrare sintomi vari comprendenti febbre, nausea e dolori. 48 ore più tardi, se l’aborto non è ancora avvenuto, si interviene con altri medicinali specifici. Dopo circa 10 giorni la paziente è invitata a ripresentarsi in ospedale per verificare, con una semplice ecografia, l’esito definitivo dell’assunzione della pillola che, nel 99% dei casi, è riuscita nel suo scopo. La Ru486 è controindicata per chi è allergico al mifepristone, per chi presenta disordini emorragici o è in cura con anticoagulanti o cortisonici. Le prime sperimentazioni della Ru486 avvengono in Francia negli anni Ottanta presso i laboratori Roussel-Uclaf. I primi test sono condotti da Edouard Skiz e Etienne-Emile Baulieu. La pillola entra in commercio nel 1988. In seguito la Ru486 approda in Inghilterra (1990), in Svezia (1992), in Israele, Svizzera, Austria, Danimarca, Grecia, Germanica, Olanda, Spagna (1999), in Usa, Russia, Ucraina, Norvegia (2000).

(Pubblicato su http://www.milanoweb.com/ l'8 agosto 09)

venerdì 7 agosto 2009

A 70 chilometri da Roma la villa di Vespasiano

Trovati in provincia di Rieti i resti di una villa del secolo I. Secondo gli archeologi dell’Università di Perugia e della British School at Rome si tratta della villa di campagna di Vespasiano, imperatore romano dal 69 all’89, nato a Falacrinae. Mancano delle iscrizioni per poter affermare con certezza questa tesi, tuttavia gli indizi a suo favore sono notevoli. Gli scavi – iniziati quattro anni fa – sono avvenuti presso Cittareale, accanto a un antico cimitero e a una chiesetta di origine medievale, a circa 70 chilometri da Roma. Dalle ricerche è emerso il perimetro di una dimora signorile dotata di sale di ricevimento, terme e colonnati, distribuita su 14mila metri quadrati. Filippo Coarelli, a capo degli scavi, parla di una “scoperta eccezionale”.

In cerca d'acqua con la risonanza magnetica

Oggi sono due i metodi che consentono all’uomo di ottenere informazioni più o meno precise riguardo al punto ideale dove andare a scavare per creare nuovi pozzi dai quali estrarre acqua. Lo studio dei parametri geologici di una particolare area geografica e la rabdomanzia, tecnica che però non ha alcun fondamento scientifico. Ma presto potremo contare anche su una nuova alternativa: la risonanza magnetica. Ebbene sì, lo strumento tipicamente usato in ambito medico per “fotografare” approfonditamente il corpo umano in cerca di eventuali patologie, è anche in grado di indicare dove andare a puntare la trivella per trovare acqua in abbondanza. È la proposta di un team di scienziati francesi. Utilizzando il principio chimico-fisico su cui si basa l’azione della risonanza magnetica gli esperti d’Oltralpe hanno creato due pozzi di grande portata (da 5 a 10 metri cubi all’ora), dieci volte più efficienti di quelli tradizionali. L’esperimento è avvenuto in Burkina Faso (Africa). Il sistema utilizzato dai francesi si basa sull’azione di un flusso elettrico che raggiunge il sottosuolo attraverso un cavo speciale. L’energia elettrica, a contatto con l’acqua, produce un campo magnetico che interagisce con gli atomi di idrogeno. Infine, dal comportamento elettrochimico dell’elemento, in relazione anche al campo magnetico terrestre, gli studiosi sono in grado di risalire alla quantità e alla qualità dell’acqua sotterranea. “Nello stesso modo in cui si eccitano i protoni degli atomi contenuti nell’organismo umano per ottenere una immagine medica – dicono i ricercatori dell’Istituto di ricerca per lo sviluppo (Ird) - i protoni delle molecole d’acqua sotterranee sono eccitate dal segnale elettromagnetico inviato dall’apparecchio”. Una scoperta molto interessante visto che il rapporto mondiale sulla valorizzazione delle risorse dell’acqua dice che verso il 2050, 7miliardi di persone in 60 paesi (ipotesi pessimista) o 2miliardi in 48 paesi (ipotesi ottimista) soffriranno la sete. 45 milioni di nuovi ettari di terra saranno irrigati da qui al 2030 in 93 paesi in sviluppo. Più del 60% delle terre potenzialmente irrigabili sarà utilizzato.