Fece da
contraltare alla Guerra Fredda: la corsa allo spazio. E se il primo risultato
fu a favore dei russi, con la messa in orbita del primo satellite artificiale (1957),
sappiamo bene chi arrivò per primo sulla Luna (1969). Poi la sfida alle
profondità del cosmo si è un po' affievolita o, meglio, è continuata, ma senza
l'agonismo sfrenato dei tempi d'oro. Fino a oggi, che, nuovi attriti
geopolitici (Siria, Ucraina) stanno mettendo ancora una volta in contrasto Usa
ed ex Unione Sovietica. E come da copione, ecco riproporsi la corsa all'immensità
dei cieli. Come stanno le cose? L'ingegneria spaziale ha fatto passi da
gigante, conquistando mete impensabili negli anni Settanta (al tempo delle
missioni Apollo): siamo atterrati su una cometa, abbiamo scoperto centinaia e
centinaia di pianeti extrasolari, passato al setaccio Marte, fotografato
Plutone. Ma proprio perché si è già scoperto molto, sembrerebbe che
l'attenzione dei centri aerospaziali di America e Russia, sia ora indirizzata a
qualcosa di più ludico: il turismo spaziale.
E come alla fine
degli anni Cinquanta, in testa, sembra esserci la Russia. Le date lasciano il
tempo che trovano, ma una c'è già: 2020. E così la destinazione: Luna. Ma non
sarà un novello Neil Armstrong a telefonare a casa dopo aver fotografato dal
vivo i cristalli di regolite, bensì una persona comune; per modo di dire,
perché per poter imitare i cosmonauti delle missioni Apollo occorrerà sborsare
150 milioni di dollari (132 milioni di euro). E' il costo necessario per salire
a bordo di una navicella Soyuz modificata, e andare a venire dal nostro
luminoso satellite. Non è previsto l'allunaggio (considerato al momento troppo
pericoloso e dispendioso), tuttavia l'iniziativa è quella di permettere a
"chiunque" di sorvolare a una
distanza super ravvicinata la Luna, come fecero gli astronauti della missione
Apollo 8, un anno prima della conquista ufficiale del satellite.
La società russa
in pole è la RKK Energia, battezzata nel 1946 in onore dell'astronauta Sergej
Korolev. Otto le persone che godranno del primo vero viaggio spaziale. Quattro
quelle già in lizza. E un'ipotetica quinta assai nota: James Cameron. C'è
d'aspettarsi di tutto dal regista americano che, al di là delle belle lezioni
cinematografiche offerte da Titanic e Avatar, ha già dato prova della passione
per le missioni estreme, come quella che l'ha visto impegnato a bordo di
Challenger Deep, per raggiungere il punto più profondo dell'oceano, la Fossa
delle Marianne. E gli Usa?
Non stanno certo
dormendo in piedi. Anzi. Non è da escludere un sorpasso all'ultimo, come
accadde quasi cinquant'anni fa con la corsa al primo allunaggio umano. In
questo caso gli occhi dei media sono rivolti a un nome altrettanto in voga:
Jeff Bezos, fondatore di Amazon e della Blue Origin. Bezos è addirittura
l'indomani: il 2018. La promessa riguarda un volo attorno alla Terra, dalle
profondità siderali, dove il nostro pianeta appare come una magnifica sfera
blu. I test sperimentali sono previsti per l'anno prossimo. Il primo volo con a
bordo turisti spaziali, appunto, per l'anno successivo. Non vale tanto quanto
la promessa russa, ma è difficile stimare chi saprà fare di meglio. Peraltro
gli Usa non si fermano a Bezos, ci sono anche Elon Musk e Richard Branson. Il
primo, fondatore di PayPal, punta ad accompagnare i turisti spaziali sulla
Stazione Internazionale già dal 2017; e i primi astronauti su Marte, nel 2024.
Branson, della Virgin, vola un po' più basso, ma promette per 250mila dollari
di far girare intorno alla Terra da 100 km entro la fine del 2017.
Cina permettendo.
Era, infatti, fuori dai giochi nel dopoguerra, ma per il futuro della corsa
allo spazio potrebbe entrare a gamba tesa e beffare tutti. Il programma cinese
propone voli low cost a 70mila euro per un viaggio spaziale di cinque minuti
oltre l'atmosfera. E la conquista del Pianeta rosso entro il 2033. Date
approssimative, ma i primi ad allunare dopo 37 anni sono stati proprio i cinesi
nel 2013. Usa e Russia sono avvertiti.