mercoledì 27 febbraio 2013

Emirati Arabi: largo ai fantini radiocomandabili


Bimbi con meno di dieci anni che vengono semi schiavizzati perché possano correre agilmente sui cammelli, nell’ambito di competizioni sportive amate e seguite con autentica venerazione nei Paesi Arabi. Un problema che si spera di poter risolvere al più presto, grazie al lavoro di un team di scienziati svizzeri, che ha ideato dei robot – fantini, radiocomandabili a distanza, in grado di sostituire i piccoli jockey. In particolare il riferimento è allo Stato del Qatar, la cui agenzia stampa ufficiale Qna, ha fatto sapere che i robot sono già stati collaudati con successo e che il Paese, ricco di petrolio, sta addirittura valutando l’idea di costruire un impianto per produrli in proprio. Secondo i ricercatori la prima generazione di robot sembra avere funzionalità e mobilità paragonabili, se non addirittura superiori, a quelle di uno dei tanti bimbi pescati qua e là nei porti pakistani o in qualche altra sperduta regione del sud est asiatico. Shaik Sultan bin Mohammed Al Qasimi, esponente del governo degli EAU, ha in particolare reso noto che l’avvento dei robot è conveniente anche perché “un umanoide elettronico è meno costoso da mantenere e sopratutto non deve subire stress e duri allenamenti”. A ciò si arrivati in seguito alle richieste dell’Onu, e di vari gruppi per la difesa dei diritti dell’infanzia. E' stato, infatti, evidenziato che le condizioni di vita dei fantini impiegati per le corse dei cammelli sono assolutamente precarie, e che una simile attività non viene mai intrapresa per scelta, ma sotto la minaccia di rimanere senza cibo o altre angherie. Gli Emirati Arabi Uniti hanno peraltro votato una legge che rende illegali le corse con fantini che non abbiano compiuto almeno i sedici anni di età e che pesino meno di quarantacinque chili. 

mercoledì 20 febbraio 2013

Cioccolata o spaghetti? Dipende dall'umore


Quando la donna è giù di corda si abbuffa di gelati e torte superfarcite; quando l’uomo è contento si butta su spaghetti, pizza e bistecche. Che vuol dire tutto ciò? Secondo gli scienziati è la prova che esiste uno stretto legame tra le emozioni provate e la necessità di consumare voracemente del cibo, ma mentre nelle donne il fenomeno si verifica durante le fasi down, per l’uomo accade quando è su di giri. Sono le conclusioni di uno studio diffuso sulla rivista Physiology & Behavior grazie ad un’indagine effettuata via internet su 227 individui da psicologi della Cornell University di New York e della McGill University in Canada. Dalla ricerca è emerso che non è un caso che le donne mangino dolci quando sono affrante, e gli uomini prodotti come la pasta quando sono contenti: si è visto infatti che i cibi molto grassi e pieni di zuccheri sono efficaci nell’alleviare stati d’animo negativi, cibi più salutari e poveri di calorie sono invece l’ideale per potenziare le emozioni positive. Secondo Jordan LeBel più la donna è attenta a tenere a bada il proprio peso, maggiore è il peccato di gola che commette quando lo sconforto la assale, perché la tendenza è quella di concedersi i “cibi proibiti” normalmente. D’altra parte si è invece visto che gli anziani sono coloro che riportano emozioni più marcatamente positive dopo aver “esagerato” con il loro cibo di conforto preferito. È inoltre emerso che tra le ragazze nere, ancor più di quelle bianche, gli episodi di fame emotiva portano all’assunzione di cibi contenenti saccarosio. Un’altra ricerca ha invece rilevato che l’euforia induce a consumare cioccolato e a valutarlo come particolarmente gustoso e stimolante, mentre la tristezza sembra diminuire l’appetito per il noto e apprezzato alimento. La fame emotiva infine può essere scatenata da una o più emozioni. E può protrarsi per un periodo di tempo di lunghezza variabile, da alcuni minuti, ad alcune ore, dopo l’insorgere del particolare stato emozionale. Può suscitare la voglia di un alimento specifico, o il desiderio generico dell’atto di cibarsi in sé. Al termine dell’episodio di fame emotiva, i vissuti più frequenti sono: il sentirsi soprappeso, anche se, nella maggior parte dei casi, non lo si è, la rabbia nei propri confronti, la stanchezza, il senso di colpa. Tuttavia l’abbuffata permette di raggiungere, in modo più o meno consapevole, un obiettivo: distrarsi dalle proprie emozioni negative e quindi eliminare l’ansia.

venerdì 15 febbraio 2013

Russia, pioggia di meteoriti sugli Urali


Capita che la Terra incontri sciami meteorici e che frammenti di corpi spaziali finiscano per impattare con il nostro pianeta. Ma quel che si è appena verificato in Russia ha del sensazionale: c'è stata, infatti, una vera e propria pioggia di meteoriti che ha provocato violente esplosioni, danni alle strutture urbane e tre feriti gravi. Il fenomeno è avvenuto alle 9.30, ora locale, le 4.20 di mattina in Italia. Sono stati colpiti sei centri nei pressi della catena montuosa degli Urali, nella regione di Cheliabynsk, a una quarantina di chilometri dalla città di Satka, e a circa 1500 chilometri da Mosca; pericolo acuito anche per la vicinanza con una centrale nucleare e l'impianto Mayak, centro per il trattamento e lo smaltimento delle scorie radioattive. Il riferimento, in realtà, è a un solo massiccio corpo meteorico che s'è disintegrato nell'aria, incendiandosi e dando vita a una specie di pioggia di cristalli. Le testimonianze parlano di incredibili scie luminose, odore di bruciato e polvere da sparo, e un rumore tanto forte da essere assimilato a quello di un'esplosione. Secondo l'agenzia stampa Interfax almeno quattrocento persone hanno rischiato la vita in seguito al contatto con i vari frammenti celesti trasformati in potenti armi da taglio; moltissimi gli individui corsi al pronto soccorso per medicare le ferite e le finestre di case e palazzi andate in frantumi. In questo momento le forze dell'ordine stanno passando al setaccio le città colpite per capire la vera entità del danno, mentre c'è già chi comincia ad avanzare le ipotesi più assurde. Russia Today, per esempio, sostiene che il meteorite sia stato anzitempo intercettato dal sistema di difesa aerea della regione uralica e che, dunque, un missile l'abbia distrutto prima che impattasse al suolo. Altri ritengono che il fenomeno sia imputabile all'esplosione di un razzo, e che il meteorite non c'entri nulla. Inevitabile, in ogni caso, il parallelismo con il famoso evento di Tunguska: risale al 1908 e vide l'impatto di un gigantesco asteroide (o di una cometa?) in Siberia, su cui non è mai stata fatta chiarezza, benché si sappia che ci fu uno sprigionamento di energia pari a 10 megatoni di Tnt, mille volte la bomba di Hiroshima e un'onda d'urto che rase al suolo 2mila chilometri quadrati di taiga. Questo il parere di Giovanni Bignami, direttore dell'Inaf, raccolto stamattina da Radio Uno e diffuso anche da Wired: “Ci sono tanti tipi di asteroidi; quando quelli più grossi giungono nell'atmosfera esplodono per stress termico, ma niente panico. E' rarissimo che un meteorite come questo provochi feriti, questa volta purtroppo è successo. Sarebbe interessante capire la traiettoria di questo meteorite, potrebbe essere passato per pochi secondi anche sull'Italia, ed essere stato visibile come scia infuocata”. Tutto sotto controllo, insomma, in attesa dell'asteroide 2012 DA14 che oggi, verso le otto e mezzo di sera, sfiorerà la Terra, transitando a circa 28mila chilometri dalla nostra superficie. Scongiurata, comunque, un'altra pioggia di cristalli.

Il video:

lunedì 11 febbraio 2013

L'energia della funivia

Si viaggia in funivia, e si crea energia calpestando un tappetino per accedere al mezzo di trasporto. Ecco come e dove: da Lettera43


Pubblicato su Lettera43: 

Carezza, ai piedi del Latemar, è una delle località sciistiche più note e affascinanti delle Dolomiti, con quaranta chilometri di piste e quindici impianti di risalita. Non stupisce, pertanto, sapere che è proprio in questo angolo d’Italia che s'è pensato di dare vita ai primi tappeti energetici delle Alpi. Si tratta di superfici hitech in grado di trasformare il peso e i passi in energia pulita. Qualcosa del genere è avvenuto anche in altri ambiti, come in alcune discoteche dell’Olanda, dove i ballerini, saltando, mettono in moto un sistema in grado di ricavare energia senza impattare sull’ambiente. I primi test a Carezza sono avvenuti presso la cabinovia Hubertus, dotata di cabine da otto posti che collegano la seggiovia Paolina di Carezza con le piste del Passo di Costalunga, in particolare la Pra dei Tori, superando un dislivello di circa 126 metri; non è molto, ma in tal modo si rende possibile anche il funzionamento di una pista da slittino. Finora sono stati prodotti 34mila joule.
L’operazione rientra in un piano d’intervento approntato per la salvaguardia ambientale, tema caro all’intera zona della Val D’Ega. “Zona sciistica climatica alpina: misure pilota per il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili” è il titolo dell’iniziativa, promossa dall’Unione Europea, in collaborazione con “Alpine Pearls”. Da tempo, infatti, tutti i comuni coinvolti operano per individuare il sistema più redditizio per ottenere energia tramite fonti rinnovabili, come il sole e il vento. Si pensa, inoltre, di utilizzare meglio l’aria compressa per la produzione di neve artificiale che, con una pressione più bassa e l’azione di un software specifico, consente un notevole risparmio energetico. 
Le varie amministrazioni coinvolte nel progetto, suggeriscono le azioni più utili che chiunque dovrebbe rispettare – dal residente, al turista - per non inquinare e ridurre il più possibile l’impatto ambientale, ridimensionando le emissioni di anidride carbonica. I cittadini delle “Alpine Pearl” sono i primi a credere nella necessità di preservare al meglio il proprio territorio, adottando volentieri condotte ecosostenibili; per prima cosa utilizzare il meno possibile l’auto, privilegiando l’impiego dei mezzi pubblici. Carezza Ski ha, in particolare, aderito al progetto con un investimento di 365mila euro, per metà finanziati dall’Unione Europea.
Al salone del fitness di Rimini s’è parlato, invece, della possibilità di sfruttare le palestre come “centrali energetiche”. L’idea è stata già adottata con successo a Hull, in Inghilterra, dove cyclette, tapis-roulant e bilancieri accumulano energia destinata alla rete elettrica cittadina. Alla luce di questi risultati gli ambientalisti fanno due conti arrivando a prevedere che le 110mila palestre sparse nel mondo, con un milione e 500mila attrezzature a disposizione degli atleti, potrebbero alimentare almeno 15mila abitazioni.

mercoledì 6 febbraio 2013

venerdì 1 febbraio 2013

Post-partum, attenzione a non confondere la depressione con l'ipotiroidismo


La depressione post – partum colpisce circa il 10% delle donne, ma in un imprecisato numero di esse in realtà non si tratterebbe di un disturbo di natura psichiatrica, bensì endocrinologica. Il riferimento è a una malattia della tiroide, nota con il nome di tiroidite post – partum, la quale si presenta con una sintomatologia spesso facilmente confondibile con una depressione: le donne colpite lamentano infatti sensazioni psico – fisiche tipiche del più noto disturbo post – partum come irrequietezza, tristezza, calo di peso, e in certi casi diarrea. Sono i risultati di una ricerca condotta da studiosi dell’Ospedale San Carlo di Genova - Voltri, in collaborazione con il Dipartimento di patologia immuno - endocrinologica dell’Università di Genova. Gli esperti hanno effettuato diversi test ematologici su un campione di 362 donne durante e dopo la gravidanza. Si è visto che nel 12,7% dei casi le neo - mamme soffrivano di un eccesso dell’ormone tiroideo nel sangue, e che nel 35% di esse, dopo un anno dal parto, la malattia era progredita differenziandosi in ipotiroidismo, patologia contrassegnata da una carenza di ormoni tiroidei con conseguente rallentamento del metabolismo e tendenza all’obesità. In generale i problemi alla tiroide sono tipicamente femminili proprio perché nel gentil sesso gli squilibri ormonali sono fisiologicamente più comuni che non nell’uomo. In particolare si è visto gli estrogeni aumentano la perdita di iodio (fondamentale nelle attività tiroidee) attraverso le urine, portando la tiroide della donna a lavorare con meno ‘carburante’ e predisponendo a più malattie. Secondo diversi studi internazionali i disturbi post – partum, derivanti dal cattivo funzionamento della ghiandola situata nella parte anteriore del collo, nel mondo riguarderebbero il 5% delle donne, e in Europa l’8%.