venerdì 9 settembre 2016
Artemisie e dintorni
Continua la ricerca dedicata alle specie vegetali presenti sul territorio agratese. Girando per i campi in questi giorni ho potuto soffermarmi su due artemisie e sulla bardana. Le artemisie si trovano un po' ovunque, la bardana, invece, l'ho individuata solo al margine dei campi di mais fra Agrate e Omate.
martedì 6 settembre 2016
Ritorno a Jurassic Park
Non è più bello,
né più grande di molti altri dinosauri. E' solo più famoso, ma proprio per
questo motivo continua a essere vivo nell'immaginario collettivo di grandi e
piccini; anche grazie a film di successo come Jurassic Park. E a chiunque si
chieda un parere sul mondo del Cretaceo o giù di lì, la risposta è quasi sempre
la stessa: Tirannosauro rex. Ecco perché ha fatto scalpore la notizia della
scoperta, pochi giorni fa, di un teschio di Tirannosauro integra: un
ritrovamento che permetterà agli scienziati di fare luce sulle caratteristiche anatomiche
dell'animale e del suo ruolo ecologico. «E ci consentirà di studiarne l'alimentazione,
strettamente legata al contesto ambientale», precisa Jack Hormer, a capo degli
scavi in corso in questo angolo statunitense. Il T rex era probabilmente al
vertice della catena alimentare, nutrendosi di animali erbivori come gli
adrosauri o i triceratopi; benché ci siano studi che lo riconducono alla
necrofagia, basata sul consumo di carcasse.
La scoperta è
avvenuta in Usa, nella cosiddetta Formazione Hell Creek, un'area geologica che attraversa
Montana, Wyoming e Dakota, particolarmente ricca di fossili; colonizzata in
tempi protostorici da tribù come i Blackfoot e gli Shoshone. All'epoca era una gigantesca
isola chiamata Laramidia, che divideva in due parti l'attuale continente
nordamericano. Le prime analisi condotte dagli scienziati del Burke Museum di
Seattle, parlano di un animale vissuto 66 milioni di anni fa; un'età critica.
Siamo alla fine del Cretaceo superiore, nel Maastrichtiano, per la precisione;
alla fine di questo "piano" cronostratigrafico ha luogo una delle più
grandi catastrofi della storia terrestre: l'estinzione del Cretaceo-Terziario,
con la scomparsa - si presume a causa di un meteorite precipitato nello
Yucatan, in Messico - del 70% delle specie viventi. Il teschio dell'animale
misura un metro e venti di lunghezza, a fronte dei 4-5 metri di altezza e 12-13
metri di lunghezza dello scheletro completo. Rispecchia il T rex tipico, anche
se, l'esemplare ritrovato, testimonia un individuo che ha vissuto meno degli
anni raggiunti in media dai suoi simili, trenta anni; si tratta, infatti, di un
adulto che al momento della morte aveva circa quindici anni.
E sono quindici
anche i teschi di T rex ritrovati fino a oggi in buone condizioni; cinquanta i
resti fossili complessivi, in alcuni casi addirittura contrassegnati dalla
presenza di tessuti molli e proteine, che potrebbero dare importanti
informazioni sul dna della specie. E' il caso del rinvenimento, nel 2005,
ancora nel Montana, di un T rex a opera di Mary Schweitzer, una paleontologa
del Museo di Scienze Naturali del North Carolina. La comunità scientifica sbigottì,
poiché le parti molli sono le prime a essere degradate dai batteri; e pare
impossibile che possano resistere per milioni di anni. Sull'argomento non c'è
ancora una risposta convincente, ma si pensa che in casi rari si possa
innescare un particolare processo chimico, mediato da particelle ferrose che
avrebbero il potere di impedire la decomposizione di alcune molecole organiche.
Siamo ancora lontani, in ogni caso, dall'ipotesi di ricreare da un fossile un esemplare di T rex, come accade nel film di Spielberg. Anche se molti appassionati di paleontologia non demordono; affidandosi con l'immaginazione a notizie come questa e ad articoli come quello apparso recentemente su Nature che indica l'isolamento, da parte di un team di ricercatori inglesi, di materiale sanguigno da un reperto risalente a 75 milioni di anni fa. Non c'è scritto però che per ridare vita a un dinosauro di questo genere occorre il nucleo di una cellula di T rex; una cellula uovo della specie; e un laboratorio super attrezzato. Di cui, di fatto, non abbiamo nulla.
Siamo ancora lontani, in ogni caso, dall'ipotesi di ricreare da un fossile un esemplare di T rex, come accade nel film di Spielberg. Anche se molti appassionati di paleontologia non demordono; affidandosi con l'immaginazione a notizie come questa e ad articoli come quello apparso recentemente su Nature che indica l'isolamento, da parte di un team di ricercatori inglesi, di materiale sanguigno da un reperto risalente a 75 milioni di anni fa. Non c'è scritto però che per ridare vita a un dinosauro di questo genere occorre il nucleo di una cellula di T rex; una cellula uovo della specie; e un laboratorio super attrezzato. Di cui, di fatto, non abbiamo nulla.
giovedì 1 settembre 2016
A caccia di E.T.
"Telefono casa", Spielberg,
1982. Protagonista un omino stranissimo proveniente da chissà quale lontana
galassia, che comprese al volo l'unico sistema per mettersi in contatto con
mamma e papà, chiedendogli di tornare a prenderlo: lanciare un messaggio che
potesse viaggiare a grandissima velocità. Torna in auge la frase del simpatico
alieno all'indomani di una scoperta che lascia attoniti gli stessi scienziati:
un'onda proveniente da una distanza di 95 anni luce, dalla costellazione di
Ercole, fra i più grandi raggruppamenti stellari visibili dalla Terra. Di cosa
si tratta?
E' ancora un mistero, del quale si
discuterà il 27 settembre nel corso di una conferenza di astronomi organizzata a
Guadalajara, in Messico. Si riferisce a un messaggio unico nel suo genere,
captato nel maggio 2015 da un telescopio russo ai piedi del Caucaso; che dopo
un anno di ricerche non dà ancora risposte. Si sa da dove e partito, ma non chi
l'ha spedito. Gli scienziati vanno per ipotesi, non escludendo nessuna
possibilità. Anche quella più enigmatica: gli alieni.
Il raggio è in realtà un'onda elettromagnetica, vale a dire una forma di propagazione dell'energia decantata per la prima volta da James Maxwell nell'Ottocento. Arriva dallo spazio e può dire molte cose. Ma in questo caso il tracciato dell'onda mostra un'impennata ingiustificata, come se, davvero, qualcuno avesse diramato volutamente energia nella nostra direzione. Chi?
Il raggio è in realtà un'onda elettromagnetica, vale a dire una forma di propagazione dell'energia decantata per la prima volta da James Maxwell nell'Ottocento. Arriva dallo spazio e può dire molte cose. Ma in questo caso il tracciato dell'onda mostra un'impennata ingiustificata, come se, davvero, qualcuno avesse diramato volutamente energia nella nostra direzione. Chi?
C'è chi azzarda tirando in ballo la
scala di Kardasev, ideata dall'astronomo russo Nikolaj Kardasev per
classificare le ipotetiche civiltà dello spazio. Gli astronomi ritengono che
per spedire un'onda elettromagnetica come quella registrata in Russia lo scorso
anno, occorra una civiltà progredita. Più della nostra; di almeno 300 anni.
Significa che noi saremo in grado di fare altrettanto non prima del 2350. Ma se
così fosse perché adesso tace? Perché dal maggio del 2015 non ha più dato
segnali?
Intanto c'è chi rema contro e
prosaicamente coinvolge realtà più consone al mondo della fisica e
dell'astronomia. Si chiamano quasar e sono corpi celesti davvero bizzarri, mai
compresi fino in fondo. La loro caratteristica è quella di emettere tutti i
tipi di radiazione; raggi gamma, x, infrarossi, onde radio e ultravioletti, da
distanze di miliardi di anni luce dal nostro pianeta. Ecco il motivo del
misterioso segnale russo. Ma non tutti sono convinti e rimandano a un altro
fenomeno analogo avvenuto nel 1977.
Il 15 agosto è Jerry R. Ehman
dell'Università dell'Ohio a codificare un segnale di 72 secondi, che non si è più
ripetuto. «Wow!» esclamò, e questo è il nome con cui viene ricordato ancora
oggi. E proprio quest'anno, Antonio Paris, professore presso il St. Petersburg
College, in Florida, è tornato sull'argomento rivelando che non ci fu nessuna anomalia, ma semplicemente
un potente rilascio di idrogeno dovuto
al passaggio di due comete, all'epoca indecifrabili. Secondo Paris, contestato
da molti membri dell'intellighenzia scientifica, ne avremo la prova con il
futuro transito delle due comete previsto per il 2017 e il 2018.
Non finisce qui. E se qualcuno desidera
continuare a immaginare un futuro e non troppo lontano incontro con ET, ha
motivo di farlo per via di un'altra importante scoperta avvenuta pochi giorni
fa: un pianeta terrestre nell'orbita della nostra stella più vicina, Proxima
Centauri, ad appena 4,2 anni luce da noi. Terrestre vuole dire che ha una
superficie solida, e può ospitare l'acqua, e dunque la vita. Restano da capire
le qualità atmosferiche. Perché se fossimo in grado di stimare una buona presenza
di ossigeno e azoto, saremmo a cavallo.
Insomma, il giorno in cui verremo a
contatto con civiltà extraterrestri sembra sempre più vicino. La pensa così
anche Ellen Stofan, scienziata della Nasa, che senza entrare nel merito dei
misteriosi messaggi intercettati non ha dubbi sul futuro: «Avremo forti
indicazioni della vita oltre la Terra entro il 2025, e penso che ne avremo la
prova definitiva entro 20 o 30 anni».
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