L’ADHD, ovvero Attention Deficit Hyperactivity Disorder (in italiano “disturbo da deficit di attenzione con iperattività”) è stato descritto per la prima volta nel 1845, ed è oggi riconosciuto ufficialmente come disordine neuropsichiatrico dell’età evolutiva. I bimbi soggetti a questa patologia sono perennemente irrequieti, non riescono a concentrarsi, perdono subito la pazienza e si abbandonano a capricci esasperanti. In età scolare, il disturbo, affligge il 3-5 percento dei bambini, l’1 percento in forma particolarmente grave. In realtà ci si è resi conto da poco che la patologia non è solo appannaggio dei più piccoli, ma riguarda anche il mondo adulto, dove riconoscerla, è ancora più complicato. In particolare, stando a una serie di stime effettuate in America, e diffuse dal giornale Usa WebMD, il fenomeno concernerebbe 9-10 milioni di statunitensi di età superiore ai 18 anni, il 75 percento dei quali non viene nemmeno considerato malato. A questo proposito degli scienziati hanno stilato un elenco di sintomi chiave ai quali riferirsi in caso di sospetto ADHD adulto: scarsa attenzione, irrequietezza, impulsività, disorganizzazione, tendenza a perdere le cose, tendenza a rimandare gli impegni, labilità mnemonica, difficoltà a finire gli incarichi. Gli adulti vittime dell’ADHD presentano anche svariati sintomi fisici e psichici, spesso facilmente confondibili con altre patologie: per esempio possono esserci manifestazioni ansiogene e depressive (ciò accade nel 40 percento dei malati), insonnia, disturbi gastrointestinali. Inoltre hanno difficoltà a stare fermi, quando sono seduti, picchiettano le dita sul tavolo o sulla scrivania, muovono di continuo le gambe, ed è come se, in ogni istante, due o tre pensieri si accavallassero contemporaneamente nel loro cervello. Possono poi avere difficoltà ad organizzare il loro ambiente e lo si riconosce, per esempio, dal fatto che i fogli su cui lavorano, i files, i notebook, le scrivanie sono incredibilmente disordinati. D’altra parte riescono ad essere anche molto creativi. Spesso infatti, a questa patologia, sono associate anche buone qualità come senso artistico, intuitività, empatia, inventiva, affettuosità, capacità di provare entusiasmo e di appassionarsi alle cose. Senza trattamento, il disturbo da iperattività, può però talvolta degenerare e creare non pochi problemi alla persona adulta, in ambito relazionale e salutare. Per esempio si è visto che le persone affette da questa patologia sono più propense a dipendere da alcol e droghe; divorziano di più, fanno più incidenti stradali, non sanno amministrare oculatamente i propri beni e spesso guadagnano molto meno di quanto il loro intelletto gli consentirebbe di fare. In genere si è visto che nel 30-70 percento dei casi un bimbo malato di ADHD, lo sarà anche da adulto. Il problema è che, in questo frangente, il disturbo da iperattività è molto più difficile da diagnosticare, e spesso sfugge anche agli addetti ai lavori. Capita infatti che un adulto si rechi da uno psicologo o da uno psichiatra per disturbi emotivi di varia natura dipendenti dal ADHD, e venga poi curato per manifestazioni patologiche (come l’ansia) ad esso collegati, senza quindi individuare il problema alla radice. Negli adulti, peraltro, i comportamenti dell’ADHD potrebbero risultare modificati o mascherati. Gli adulti iperattivi spesso cercano lavori e stili di vita che siano compatibili con il loro modo di essere perennemente attivi, perciò l’iperattività può non essere vista come una malattia. Alcuni adulti, addirittura, si accorgono di essere soggetti al disturbo solo quando scoprono che i loro stessi figli sono affetti da ADHD. Per curare la patologia ci sono i farmaci. La Fda ha recentemente approvato l’utilizzo di nuovi medicinali fra cui Adderall XR, FOcalin XR, e Vyvanse, che arrecherebbero ottimi benefici. In alternativa buoni risultati si ottengono anche dalla terapia cognitivo comportamentale.
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1 commento:
Ciao Gianluca. Ma lo sai che non ci sono prove scientifiche di questa cosiddetta "malattia"? L'ADHD sembra essere solamente uno dei pretesti psichiatrici per poter somministrare psicofarmaci ai bambini...
Puoi informarti presso il sito ufficiale del Comitato dei cittadini per i diritti dell'uomo: http://www.cchr.org/index/5276/5329/9144/ oppure su www.ccdu.org.
Ciao.
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