
La storia del nucleare in Italia risale al dopoguerra, quando, nel 1955, all'indomani della conferenza "Atomi per la pace", venne dato il via alla realizzazione di tre impianti nucleari basati sull'azione dei reattori di tipo BWR e PWR di origine statunitense e di tipo Magnox di origine britannica. Il primo centro nucleare sorge a Latina nel 1963. Nel giro di due anni ne nascono altri due: Sessa Aurunca e Trino. Nel 1996 l'Italia è al terzo posto, dopo Usa e Gran Bretagna, fra i paesi in grado di ottenere il più alto quantitativo di energia elettrica da una fonte nucleare. Nel 1970 a Caorso viene inaugurata la quarta centrale nucleare. La situazione si mantiene stabile fino al 1986, anno in cui l'esplosione del reattore di Chernobyl manda in tilt ogni proposito di affidarsi all'energia nucleare. Con il referendum del 1987 viene dato l'addio alle centrali nucleari. Troppi rischi. L'opinione pubblica è in defaillance. Ufficializzano la chiusura delle centrali, tra il 1988 e il 1990, i Governi Goria, De Mita e Andreotti VI. Dagli anni Novanta la mancanza di energia prodotta dal nucleare viene, dunque, compensata dall'aumento dell'utilizzo dei combustibili fossili e dall'incremento delle importazioni di "energia" da altri paesi. Si ritorna a parlare di nucleare nel 2005.

1 commento:
Berlusconi annuncia il ritorno nucleare in Italia. Cosa ne pensano gli studenti? Il servizio di UniromaTv:
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