venerdì 20 gennaio 2012

Guariti dall'effetto serra


Fra il 1970 e il 2008 gli albatri dell'oceano Indiano meridionale sono ingrassati in media di un chilo e le loro uova producono pulcini nel 77% dei casi, contro il 66% dei decenni precedenti. Secondo un articolo apparso su Science il motivo risiede nel fatto che gli uccelli spendono meno tempo a pescare, sfruttando venti più forti alteratesi in seguito al surriscaldamento globale. In pratica il tempo risparmiato in volo viene dedicato alla cova, con tutte le conseguenze (positive) del caso: ingrassamento e pulcini più robusti. Il discorso incuriosisce perché di solito l'effetto serra è messo in relazione a ripercussioni negative sugli animali. In questo caso, evidentemente, vale il contrario. Gli albatri sono tra gli uccelli più grandi sulla Terra e, addirittura, l'albatro urlatore (Diomedea exulans) è il volatile con l'apertura alare più maggiore. Sono molto efficienti in aria, sfruttano le correnti aeree e sono in grado di percorrere grandi distanze con poco sforzo. Si nutrono di cibi grassi ed oleosi, fra cui seppie, pesci e krill. Spesso si cibano anche degli scarti rilasciati dalle navi specializzate nella lavorazione di prodotti derivati dalle balene. 19 delle 21 specie di albatri sono, però, considerate a rischio di estinzione da parte dell'IUCN, l'ente che si occupa di proteggere gli animali in pericolo. Oggi gli albatri sono anche minacciati dall'introduzione nel loro habitat di animali come ratti o gatti selvatici che attaccano uova, pulcini e giovani adulti.

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