A ‘mandolino’ è quello delle veline, piccolo e rotondo. A ‘tortellino’ quello delle ragazze di colore, grande e sodo. ‘Piatto’ quello delle giovani molto magre, privo di adipe e piano. E poi c’è il sedere a ‘melanzana’, detto anche a ‘mongolfiera’, quello delle ragazze dalla tipica silhouette ‘a pera’, da sempre motivo di ironia da parte della popolazione maschile. Oggi, però, uno studio pubblicato da scienziati della prestigiosa Harvard Medical School dice che il sedere a ‘mongolfiera’ non dovrebbe più essere preso ‘in giro’, perché molto probabilmente è indice di buona salute. Chi ha infatti il fondoschiena con questa fisionomia soffre meno di diabete e di tutto ciò che ne consegue, problemi metabolici e cardiaci, anticamera di malattie come l’infarto e l’ictus. Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno condotto degli esperimenti sui topi, verificando che gli animali più in salute erano proprio quelli che accumulavano centimetri di adipe sul fondoschiena, esattamente come accade alle donne-pera. Questi animali, in particolare, risultavano più protetti dal rischio di soffrire di diabete di tipo 2, quello che di solito insorge in età avanzata, a differenza del diabete 1, (in passato noto come diabete insulino-dipendente), tipico dei giovani. I ricercatori hanno visto che in questi casi il grasso che si concentra sul fondoschiena finisce per aumentare la sensibilità all’insulina, l’ormone che regola il trasporto dello zucchero nel sangue. Inoltre il ‘sederone’ sembrerebbe anche sollecitare la produzione di adipochine, ormoni ‘amici’ del metabolismo. L’adiponectina, per esempio, contrasta la resistenza all’insulina e protegge la funzione cardiaca; la leptina (la prima adipochina ad essere stata scoperta, nel 1994) controlla il senso di sazietà, il dispendio energetico e la funzione ormonale, e previene l’accumulo di grasso nel fegato. In generale, quindi, le adipochine producono una serie di effetti positivi a catena che contrastano quelli deleteri causati dai centimetri in eccesso accumulati sul giro vita. “È un’ulteriore conferma sperimentale di qualcosa che si sapeva già – racconta a Libero, Matteo Bonomo, primario di Diabetologia presso l’Ospedale Niguarda di Milano -. Nelle donne in età fertile, per motivi ormonali il grasso si accumula soprattutto a livello sottocutaneo, quindi nel fondoschiena, ma anche nella parte inferiore dell’addome e nelle cosce, mentre negli uomini ciò avviene soprattutto nella parte superiore del corpo (collo, spalle, parte dell’addome sopra l’ombelico), e a livello viscerale. Dunque le donne con il sedere a ‘mongolfiera’ sono effettivamente più al riparo dal diabete e dalle malattie cardiovascolari perché è soprattutto il grasso viscerale (e non quello sottocutaneo) che peggiora la sensibilità all’insulina”. Dello stesso parere è anche Luca Falqui, responsabile del servizio ambulatoriale di diabetologia del San Raffaele di Milano, il quale aggiunge che “è meglio un po’ di grasso sul sedere che la ciambella sull’addome”. Lo studio originale pubblicato su ‘Cell Metabolism’ e coordinato da Ronald Khan, mira ora a sviluppare nuovi farmaci per contrastare il diabete e sfatare definitivamente il luogo comune secondo il quale il grasso fa sempre e comunque male. “In realtà esistono già dei farmaci che agiscono modificando la distribuzione del grasso corporeo, migliorando la sensibilità all’insulina – precisa Bonomo -. Sono stati introdotti da pochi anni nella terapia del Diabete di tipo 2, e uno dei loro meccanismi di azione è appunto quello di facilitare l’accumulo di grasso sottocutaneo a discapito di quello viscerale, sia nell’uomo che nella donna”.
(Pubblicato su Libero l'8 gennaio 09)
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