Sarà che in questi giorni l'influenza imperversa anche fra le mura di casa
mia… che c'è, dunque, di meglio di questo pezzo appena elaborato per Lettera43? Riguarda
la possibilità di monitorare la diffusione di un virus tramite Twitter, uno dei
più noti e importanti social network: Twitter, cinguettii anti influenza
Siamo soliti considerare i social
network interessanti realtà del web, ma non così indispensabili: moltissime
persone, infatti, ne fanno a meno e vivono benissimo. Ora, però, il loro
utilizzo potrebbe essere valutato da un nuovo punto di vista, giovando alla
medicina e fornendoci, per esempio, i presupposti per fronteggiare al meglio
una delle incombenze più tignose dell’inverno: l’influenza. Stando infatti a
uno studio effettuato da esperti della John Hopkins University di Baltimora,
con Twitter sarà possibile tenere sotto controllo l’epidemia influenzale, mettendo
a fuoco i commenti dei numerosi utenti coinvolti dal sito e tracciando una
mappa della diffusione del virus incriminato. Gli scienziati americani hanno
analizzato cinquemila messaggi al minuto, scoprendo che la traccia riportata
dai vari “cinguettii” è più attendibile delle schede che gli enti governativi
impiegano per monitorare la diffusione dell’influenza stagionale; anche perché
viene ponderata in tempo reale. Fondamentale è stato il collaudo di un sistema
in grado di scremare i messaggi che alludono alla malattia, senza, però,
riferirsi a vere infezioni. È il caso di frasi come “ho paura di prendere
l’influenza”, che potrebbero dare falsi positivi, inducendo a credere che il
morbo sia più aggressivo di quanto si pensi. In realtà non è un procedimento
nuovissimo, essendo già stato testato un paio di anni fa dai ricercatori della
Louisiana University, attraverso un monitoraggio durato otto mesi. Anche
quest’anno, dunque, grazie alla contemplazione dei social network, possediamo
un quadro più preciso dell’andamento virale della nuova ondata epidemica. Ma
qual è la situazione attuale? Secondo i medici il picco dell’influenza 2013 arriverà
per la fine di gennaio, benché molti italiani siano già stati colpiti dal virus
nella primissima parte dell’anno: sono circa 600mila le persone ammalatesi
nell’ultimo mese. Finora l’influenza ha costretto in casa soprattutto i più
piccoli. L’Istituto Superiore della Sanità ha comunicato che nella fascia di
età compresa fra 0 e 4 anni, l’incidenza del morbo ha toccato i 18,73 casi per
mille individui. Il dato cala a 12,67 episodi su mille, nei più grandi di età
compresa fra i 5 e i 14 anni. Considerando, infine, il campione adulto, il
nuovo virus influenzale ha coinvolto 6,25 persone su mille. Nelle ultime ore,
però, si sta assistendo a una rapida impennata degli ammalati, confermata dai
medici di famiglia che hanno notato un raddoppiamento dei pazienti colpiti da
febbre, tosse, raffreddore e dolori articolari. In questa fase sono soprattutto
gli adulti a rivolgersi ai medici. “In particolare uomini e donne di mezza età,
lavoratori che spesso trascorrono molto tempo in luoghi chiusi, dove il
pericolo di contagio è più alto che altrove”, dice Giacomo Milillo, segretario
della Federazione nazionale dei medici di medicina generale. Ma rientra,
comunque, tutto nella norma, riflettendo una realtà che ogni anno si
ripresenta, su per giù, con le stesse caratteristiche. Probabilmente, alla fine
del periodo pandemico, si prospetta un numero di casi complessivo più alto
degli altri anni, ma non per una maggiore virulenza del morbo, bensì per il
minore ricorso che s’è fatto, su scala nazionale, al vaccino. Quasi
insignificante, invece, l’azione del virus H1N1, che gli anni scorsi aveva
provocato vere e proprio ondate di panico negli italiani. L’ultimo caso
significativo risale a una ventina di giorni fa, a Castellammare di Stabia, con
il ricovero urgente di una donna di 59 anni che “non ha retto alla difficoltà
respiratoria”, trovandosi in una condizione generale già precaria (conseguenza
di gravi problemi cardiaci). Il decesso della signora campana, seguiva il
conclamato caso di sei persone contagiate dal virus della febbre suina in Sardegna,
la settimana a cavallo fra dicembre e gennaio. Dal 2009 a oggi, solo in Italia,
l’H1N1 ha provocato circa duecento vittime. Nel mondo la cifra ha toccato le
13mila unità. Ma in questa fase non c’è nulla da temere: "L'H1N1 è una
forma influenzale che in questo momento non è epidemica", ha affermato
chiaramente il direttore sanitario dell'ospedale San Leonardo, Ugo Esposito.
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