Qualche tempo fa si parlava di
onde gravitazionali, e della nuova prova che conferma la validità delle teorie
di Einstein. Oggi, dunque, si torna sull'argomento. Perché gli scienziati
coinvolti nello studio si sono aggiudicati il Premio Nobel per la Fisica 2017. Uno
di questi è Barry Barish, 81 anni, nato a Omaha, negli Stati Uniti; poi professore
emerito al California Institute of Technology e membro del Comitato Scientifico
del GSSI Gran Sasso Science Institute a L'Aquila. Sì, Italia. E dunque,
possiamo esultare un po' anche noi: c'è qualcosa del nostro Paese dietro a
questa prestigiosa vittoria. Perché le prove dell'esistenza delle onde gravitazionali,
dopo le osservazioni del 2015 effettuate con l'antenna americana Ligo, si sono
ripetute ad agosto di quest'anno, grazie all'azione dell'italianissima antenna
Virgo; un interferometro che si trova a due passi da Pisa, risalente al 2003.
Due buchi neri si sono scontrati (per un fenomeno noto con il termine di
coalescenza) e hanno consentito agli scienziati di registrare ancora una volta
un segnale di onde gravitazionali. Due anni fa la notizia della loro scoperta
fece molto scalpore, ma in pochi compresero il significato del fenomeno. Il
riferimento è a "increspature" dello spazio-tempo; immaginabili
pensando a un immenso tappeto di gomma che viene deformato dal contatto con
qualunque tipo di oggetto dotato di una massa. O si può pensare a una biglia
che scivola su un telo deformandolo. Einstein aveva ipotizzato la loro
esistenza, ma fino ai giorni nostri non era stato possibile verificarlo con le
apparecchiature a disposizione. Oggi invece le onde gravitazionali possono
essere "viste", e studiate; ed è sempre meno oscuro il motivo della
loro straordinaria velocità e della "firma" che le contraddistingue
raccontandoci le "memorie" del cosmo. Un traguardo molto importante
per la fisica, e per chiunque ami riflettere filosoficamente sul trascorrere
del tempo.
Un invito a considerare ancora più significativa la teoria della
relatività di Einstein, e a imparare a contestualizzare il succedersi delle
ore, in rapporto alle condizioni in cui ci si viene a trovare. Motivo per cui
la fisica oggi trionfa. Parlando, dunque, anche italiano. «E' stata premiata la
globalità della scienza», dice Federico Ferrini, direttore dell'Osservatorio
Gravitazionale Europeo. Perché è davvero il frutto di un connubio fra fisica,
tecnologia e cosmologia. E apre nuovi scenari per quel che riguarda
l'applicazione di strumenti hitech di ultima generazione che potranno fare luce
sui tanti misteri che ancora circondano l'universo. E di nuovo sulle onde
gravitazionali. «I telescopi dell'Istituto Nazionale di Astrofica (Inaf) stanno
già lavorando per ottenere le prime "immagini" delle loro sorgenti»,
afferma Nichi D'Amico, presidente del centro italiano. Con Barry Barish, ci
sono anche Kip Thorne (77 anni) e Ray Weiss (85 anni). Il primo, berlinese,
lavora da sempre al Massachusetts Institute of Technology (Mit) e ha diritto al
50% del Premio; il secondo, americano di Logan, dopo la laurea a Princeton, ha
occupato la cattedra di fisica teorica al California Institute of Technoloy
(Caltech), e si è aggiudicato l'altra metà con Barish.
Ma sono tantissime le
persone che hanno lavorato con questi tre luminari per gratificare ancora una
volta le intuizioni einsteniane. Il Nobel per la Fisica 2017 non può infatti
prescindere dai 1500 fisici provenienti da tutto il mondo (di cui 200 italiani)
che hanno contribuito a comprendere la natura delle onde gravitazionali. E da oggi,
dunque, sarà lecito pensare in grande. E pensare a Lisa, il gioiello dell'Esa,
che vedrà la luce nel 2034; e basandosi sull'azione di tre satelliti, potrà scandagliare
le onde gravitazionali provenienti da sistemi di stelle binarie presenti nella nostra
Via Lattea.
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