Il
più celebre sacrificio umano, in realtà, non c'è mai stato: è quello che Dio
ordinò ad Abramo, prima di fermare la coltellata destinata al povero Isacco. Ma
quest'azione barbara e crudele è sempre stata insita nella natura umana e sono
moltissime le popolazioni che se ne sono avvalse: inca, aztechi, maya, romani,
cartaginesi, celti, fenici. Ora, però, il suo significato potrebbe cambiare se
è vero quanto asseriscono alcuni scienziati della Nuova Zelanda: i sacrifici
umani servirono per lo sviluppo delle prime civiltà. Gli abitanti dell'Oceania
e del sud est asiatico, 12mila anni fa, conducevano abitualmente sacrifici
umani. E la pratica ha consentito lo sviluppo delle tipiche società in cui
viviamo. Si tratta, infatti, di strutture "gerarchizzate", dove
compaiono varie classi sociali, da quelle meno abbienti alle più benestanti.
Secondo gli studiosi neozelandesi prima dell'Olocene (terminato 12mila anni fa
con l'ultima glaciazione wurmiana) sussistevano solo gruppi umani egalitari,
che vivevano di caccia e di raccolta; non era possibile distinguere alcuna
"stratificazione sociale" e tutti erano, in pratica, allo stesso
livello.
Le cose cambiarono con i primi rituali religiosi attuati per placare
le ire degli dei. In questo caso compaiono figure che prima non c'erano, come i
sacerdoti, i druidi, i capi villaggio, che decidevano di volta in volta chi
doveva rendere la sua vita a una divinità. Sono state analizzate 93 culture
austronesiane, dal Madagascar a Rapa Nui, e in 40 di queste è stato possibile
rivelare la presenza di sacrifici umani: che venivano condotti sulle persone
più povere, dalle prime personalità di spicco delle società in via di sviluppo.
I sacrifici avvenivano per decapitazione o per strangolamento. Joseph Watts,
dell'Università di Auckland dice che «è una cosa terribile da ammettere, ma le
uccisioni rituali di esseri umani hanno segnato il passaggio antropologico dai
gruppi egualitari alle grandi società stratificate in cui viviamo oggi». E' in
questa fase dell'evoluzione umana che compare il concetto di "paura delle
autorità", di chi aveva il potere di decidere il destino delle persone.
Per quanto l'argomento possa sembrare in antitesi alla storia del nostro Paese,
anche in Italia, nell'antichità, erano condotti sacrifici umani. A Roma veniva
raggiunto l'Esquilino, il più alto ed esteso dei sette colli su cui nacque la
città eterna; dove gli stregoni operavano in libertà, finché il Codice
Teodosiano non sancì il reato di magia. Sacrifici si attuarono anche in Nord
Italia, dominata per molti secoli dai celti. Oggi la pratica è ancora viva in
certe popolazioni "dimenticate" del Sud America: gli sciamani fanno
precipitare grossi massi nei punti stradali più impervi per sacrificare esseri
umani agli spiriti della strada. Mentre in Uganda, secondo la Jubilee Campaign
Law of Life, vengono abitualmente fatti sparire uomini e donne per riti
propiziatori.
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