Quando un lupo dominante ha a che fare con un esemplare di rango inferiore, difficilmente si avventa su di lui facendogli del male. Può minacciarlo, attaccarlo, immobilizzarlo, ma senza mai ferirlo seriamente. Questo è uno dei tanti esempi che proverebbe la tesi secondo cui anche gli animali hanno una moralità, la capacità cioè di distinguere il bene dal male e dunque una sorta di “coscienza”. Convinto di questa tesi è soprattutto l’americano Marc Bekoff, ecologista dell’Università del Colorado. Bekoff ha analizzato numerosi comportanti animali – soprattutto dei mammiferi – e ha concluso che in alcune specie il senso di responsabilità, altruismo, affettuosità verso i propri simili - o addirittura verso esemplari appartenenti a differenti popolazioni faunistiche - è così spiccato da non aver nulla da invidiare a quello dell’uomo. Ma a cosa servirebbe la moralità negli animali? Secondo Bekoff la moralità animale è uno stratagemma evolutivo di assoluta importanza. Il senso ‘civile’ degli animali consentirebbe loro, infatti, di vivere in armonia, di sapere calibrare adeguatamente i comportamenti aggressivi e quelli altruistici, in pratica di saper dirigere correttamente le emozioni. Tutto ciò per un solo scopo fondamentale: far sì che la propria specie prosegua felicemente nel suo cammino evolutivo. Ma campioni di moralismo non solo i lupi. Il fenomeno – spiega il ricercatore americano – è rintracciabile in molti altri mammiferi. Per esempio negli elefanti. La morale dei grandi pachidermi africani trova conferma in una capacità empatica sorprendente. Si sono visti, per esempio, proboscidati assistere propri simili moribondi fino al loro ultimo respiro o pachidermi liberare una gazzella imprigionata in un recinto. L’empatia è tipica anche dei topi. Roditori allevati in laboratorio (metà dei quali sottoposti a scariche elettriche) hanno mostrato di rifiutare il cibo se questo procura dolore ad altri esemplari. In Cina ci sono scimmie che aiutano le madri ad accudire i piccoli; in Usa altri primati trattano con particolare amorevolezza esemplari con gravi problemi comportamentali. La generosità è invece una caratteristica dei pipistrelli. Se vedono un proprio simile che non mangia da tre giorni gli vanno incontro, rigurgitando nella sua bocca il sangue raccolto durante la propria attività di caccia. Poi ci sono i delfini le cui caratteristiche emozionali e ‘intellettuali’ sono risapute. Spesso si sente parlare di delfini che traggono in salvo esseri umani attaccati dagli squali. Per i delfini noi siamo una specie assolutamente diversa, eppure c’è un qualcosa che li spinge a venire in nostro aiuto: questa è una prerogativa umana e si chiama, appunto, moralità. Secondo Bekoff c’è anche una spiegazione fisiologica a tutto ciò: la struttura base cerebrale dei mammiferi è uguale per tutte le specie e quindi anche certe facoltà mentali dovrebbero essere facilmente assimilabili fra i tanti rappresentanti dell’ultimo gradino evolutivo. Favorevoli alle teorie di Bekoff ci sono i tecnici del CIWF (The campaigners are from Compassion in World Farming), i quali ritengono che “numerosi esempi spiegano il senso di moralità negli animali, specialmente quelli che vivono in società complesse”. Non tutti gli scienziati però sono d’accordo con le ipotesi del ricercatore del Colorado. Secondo gli esperti della Emory University, per esempio, la tesi di Bekoff è affascinante, tuttavia il concetto di moralità animale non può essere associato a quello umano: “Difficile credere che la moralità animale possa essere messa sullo stesso piano di quella umana – raccontano -. Nel nostro caso dobbiamo tenere presente il cammino evolutivo peculiare dei primati, che ha portato allo sviluppo di codici comportamentali assolutamente unici e originali”.
(Pubblicato su Libero il 28 maggio 09)
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