Si teme soprattutto il loro becco, duro quasi quanto un oggetto di metallo, e in grado di provocare profonde ferite, il motivo per cui gli ornitologi, quando li studiano "sul campo", indossano sempre un caschetto protettivo. L'ultimo significativo attacco nei confronti dell'uomo da parte dei gabbiani è avvenuto pochi giorni fa in Cornovaglia, a Perranporth. Presi di mira soprattutto i postini che, obbligati a percorrere un tragitto particolarmente esposto all'azione degli uccelli, hanno deciso di sospendere il servizio finché non verranno presi provvedimenti. Ma i gabbiani hanno creato problemi anche ai cittadini comuni e perfino agli animali domestici: qualcuno è finito all'ospedale e un anziano ha subito un attacco cardiaco. Un fenomeno che ricorda il celebre film di Alfred Hitchcock, "Gli uccelli", dove i protagonisti subiscono l'assedio da parte di laridi particolarmente esagitati. D'accordo, è un film, tuttavia l'attacco all'uomo da parte di animali come i gabbiani è tutt'altro che raro e dovuto alla mutua convivenza uomo-uccelli nelle principali metropoli "marine" del mondo: «Per i gabbiani le nostre città si sono trasformate in scogliere ideali, dove trovare sostentamento e luoghi ad hoc dove nidificare», spiega Giuseppe Bogliani, zoologo dell'Università di Pavia. «Sono abituati a convivere con l'uomo, tuttavia la loro natura selvaggia riaffiora quando qualche altra specie si avvicina ai loro nidi»; che normalmente sorgono fra le rocce o sul delta di un fiume, mentre in città occupano soprattutto i tetti delle case: «I gabbiani sono animali molto territoriali», racconta Cecilia Soldatini, vicepresidente del CISO (Centro Italiano Studi Ornitologici, «e difendono il proprio pulcino con molto impegno, attaccando senza problemi uomini e animali». Si parla per l'esattezza di "mobbing" (lo stesso nome con cui s'indica l'insieme di comportamenti violenti perpetrati da un capo ai danni di un subalterno), fenomeno etologico tale per cui alcuni uccelli mettono in atto un'aggressione collettiva e sincronizzata a discapito di una popolazione considerata pericolosa. «Attacchi all'uomo da parte dei gabbiani si registrano frequentemente anche in Italia», dice Soldatini, «specialmente in città affacciate sulla costa come Trieste e Venezia». Ma non sono solo i laridi a impensierire gli abitanti delle città. A Tokyo, per esempio, i falchi hanno colonizzato i grattacieli più alti della metropoli, piombando dal cielo come saette per accaparrarsi l'ennesima preda. All'uomo non hanno ancora arrecato gravi problemi, tuttavia la loro presenza ha determinato un drastico calo della popolazione di tortore e anatre selvatiche. Nel 1999, in uno zoo americano, una bimba di tre anni è stata attaccata da un condor (benché sia noto che la cattività modifica gli schemi comportamentali). Nel 2007, a Roma, varie cornacchie si sono accanite su passanti inconsapevoli di aver sfilato di fronte ai loro piccoli pronti a spiccare il primo volo. Non necessariamente lo scontro avviene con l'uomo. Molto spesso le combutte si verificano fra specie animali, talvolta appartenenti alla medesima classe tassonomica. «Frequentemente assistiamo, per esempio, ad attacchi di cornacchie grigie ai danni delle poiane», racconta Bogliani. Altri episodi di "mobbing ornitologico" sono stati evidenziati in ogni parte del mondo, coinvolgendo le specie più diverse: gabbiani e piccioni, pappagalli e upupe, cornacchie e passeri, falchi e rondoni. Come difendersi, dunque, da attacchi di questo genere? «L'unico rimedio è impedire agli animali di insediarsi nelle aree giudicate "critiche"», spiega Soldatini, «anche se non è sempre facile. I gabbiani, infatti, nidificano in febbraio, periodo in cui nessuno si sogna di girovagare per tetti e terrazze. Quando nascono i piccoli, fra aprile e maggio, potrebbe essere tardi». In tal caso, quindi, si gioca di rimpallo, cercando di "familiarizzare" con gli uccelli, proprio come accade fra comuni vicini di casa. «Per renderseli amici basta offrirgli un paio di sardine al giorno», conclude la studiosa, «così imparano a conoscere chi gliele dà, evitando qualunque attacco». E' vero, però, che a questo punto diviene impossibile levarseli di torno.
Gabbiani
Sono gli animali che più frequentemente interagiscono con l'uomo. Ma difficilmente gli fanno del male, il più delle volte sono avvertimenti legati alla gestione dei piccoli. Basta evitare che nidifichino in aree "critiche".
Falchi
Sono state avvistate colonie di falchi in cima ai grattacieli delle principali città giapponesi. Hanno scambiato le costruzioni umane per scogliere a picco sul mare: qui trovano tutto ciò che gli occorre per vivere, più che nel loro ambiente naturale.
Cornacchie
A Roma, nel 2007, hanno fatto notizia diversi attacchi ai danni dell'uomo, concernenti, anche in questo caso, la necessità di difendere i propri nidi. In realtà, è un fenomeno costante, che si rinnova di anno in anno fra maggio e giugno.
Condor
Vivono lontano dagli habitat umani, tuttavia in uno zoo americano nel 1999 un condor ha preso di mira una piccola di tre anni, durante lo show intitolato "Wings of Flight". La bimba ha riportato ferite alla schiena e all'addome.
Merli
L'episodio clou si è verificato a febbraio di quest'anno a Hopkinsville, un piccolo centro del Kentucky, in USA. Stormi di merli hanno letteralmente preso d'assalto la cittadina, ricoprendola di guano, potenzialmente causa d'infezioni come la istoplasmosi.
Corvi
Parafrasi de "L'attacco dei corvi imperiali", film horror di Sheldon Wilson, la crescita smisurata di corvi nelle città nipponiche è ormai un dato di fatto. Non attaccano deliberatamente l'uomo, ma la convivenza forzata con questi animali sta impensierendo scienziati e autorità.
(Pubblicato su Il Giornale l'11 luglio 2013)
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