lunedì 8 luglio 2013

I segreti della coscienza: intervista a Martin Monti

 

La coscienza è uno dei campi più affascinanti e misteriosi della neurologia e della psichiatria. Ne parliamo con Martin Monti, professore dell'University of California di Los Angeles, fra i principali esperti in materia.
Un termometro per giudicare il grado d'incoscienza non esiste. Ma ora si può lavorare utilizzando la risonanza magnetica in modo “originale”...
Sono studi importanti, ma io li leggo in modo leggermente diverso: quello che secondo me ci dicono è che mentre credevamo che i nostri test clinici tradizionali fossero buoni metodi per capire se una persona è cosciente o meno, in realtà sono meno buoni di quanto pensassimo. Considera però che questi studi di risonanza (come immaginare di giocare a tennis) ci dicono pochissimo (anzi, niente) su cosa sia, nel cervello, la coscienza. Ci offrono tuttavia un'arma in più per capire se un paziente è cosciente o meno.
In questo modo si riesce, in pratica, a far “parlare” chi è cosciente, ma sembra incosciente perché non riesce a muoversi...
Esattamente. Se un paziente non può dirci di essere cosciente nei test clinici tradizionali perché non riesce a muoversi (cioè a produrre una risposta motoria/vocale sufficientemente chiara per permetterci di vederla), magari può darci una "risposta" pensando.
Un traguardo che potrebbe rivoluzionare le terapie mediche tradizionali...
Insomma, non credo che dal punto di vista terapeutico questi studi ci dicano molto.
Il cervello rimane comunque una delle aree anatomiche umane più misteriose. E ancora più misteriosa è la cosiddetta “coscienza”. Ma esiste davvero?
Mah, sicuramente esiste una sensazione soggettiva che chiamiamo coscienza. E se è così reale deve per forza esisterne un correlato neuronale (come qualsiasi altra sensazione). Certo, il significato di questa sensazione soggettiva e della sua impronta neurale è un discorso diverso e ancora più complesso.
E' una cosa "vera" la coscienza? E' davvero "libera" o è solo un'illusione epifenomenale?
E' questo il problema. Per esempio, mentre elaboro questa intervista, è una mia libera scelta o solo il frutto di una serie di input/stimoli e la loro elaborazione in una serie di circuiti neurali che ancora non siamo in grado di scrivere come equazioni?
Alcuni autori, come il biologo Christof Koch, del California Institute of Technology, la collocano in corrispondenza del talamo...
Non sono sicuro che sia prudente pensare che esista una struttura regina che corrisponda così semplicisticamente alla coscienza, un po' come la ghiandola pineale per Cartesio, che ci vedeva la "sede" unica dell'anima. Credo anch'io che il talamo sia fondamentale per la coscienza, del resto sue lesioni possono "annullarla"; ma non perché la coscienza sia "al suo interno", bensì perché il lavoro (di una parte) del talamo è necessario per darle un senso. Se la coscienza è davvero "integrazione dell'informazione" alla Tononi (Giulio Tononi è un neuroscienziato del dipartimento di psichiatria dell'Università del Wisconsin), il talamo svolge un ruolo fondamentale nel ricevere e distribuire l'informazione elaborata in qualche parte della corteccia cerebrale.
E del subconscio cosa si può dire?
Il subconscio è "tutto il testo". Ed è tantissimo. Il nostro cervello è una macchina molto sofisticata che riesce ad eseguire (la maggior parte dei) processi silenziosamente, in background. Da neuroscienziato per me questo è il subconscio. Immagina se dovessi consciamente pensare a ogni minimo movimento dei tuoi muscoli mentre scrivi una lettera o mentre riconosci il volto di una persona cara. C'è semplicemente troppo information-processing per permettere che sia tutto eseguito coscientemente. Così il nostro cervello ha tantissime "routine," se vuoi, che operano su processi "noti," per esempio coordinare piedi e mani per cambiare le marce mentre guidiamo, lasciandoci liberi di dirigere il nostro pensiero cosciente a problemi non di routine che richiedono flessibilità e pensiero "produttivo", invece che "riproduttivo"; ad esempio pensare a quali domande potrebbero farci e a come rispondere al colloquio di lavoro al quale siamo diretti.
Secondo alcuni studiosi la realtà del subconscio spiegherebbe la capacità intuitiva dell'uomo...
Se si vede il subconscio come l'ho dipinto sopra, l'intuizione diventa proprio il frutto di processi di background. Il cosiddetto effetto dell'incubazione è proprio questo. A volte rimaniamo bloccati su problemi per un intero pomeriggio e poi la soluzione ci "salta in mente" d'improvviso mentre stiamo bevendo un caffè al bar, due giorni dopo (e senza averci pensato deliberatamente). Questo capita spesso nei cosiddetti problemi di insight, cioè quei problemi in cui una persona deve cambiare un frame mentale o fare qualche nuova connessione mentale per risolverli. Un esempio. Una signora, in un piccolo villaggio, ha sposato venti uomini diversi. I venti uomini sono tutti vivi e si conoscono fra di loro (e nessuno è arrabbiato con gli altri), eppure la donna non ha infranto nessuna legge. Com'è possibile? Magari basta un minuto di riflessione, invece di due giorni e un caffè "illuminante", ma spesso le persone riportano che d'improvviso, dal nulla, gli è venuto in mente che la signora non è la sposa, bensì il ministro che ha celebrato il matrimonio! Se l'hai risolto su due piedi, Google potrebbe volerti assumere, visto che questo è un tipico quesito delle loro interviste.
Da qui si può pertanto ipotizzare che l'uomo sia potenzialmente in grado di prevedere il futuro. Sono, peraltro, i risultati di uno studio serissimo intitolato “Feeling the Future: Experimental Evidence for Anomalous Retroactive Influences on Cognition and Affect”...
Mah, "prevedere il futuro" è una frase ambigua. Direi che il futuro è incerto, punto. Alcuni eventi sono più probabili di altri, e qui sicuramente l'intuizione aiuta molto. Non ce ne accorgiamo, ma il nostro cervello riceve una marea di informazioni tutto il tempo e spesso usa queste informazioni, in background per così dire, proprio come nel tipo di problemi che ho descritto prima. La computazione avviene a livello subconscio, ma a volte il risultato "viene in mente" dal nulla. Quindi non direi che siamo in grado di prevedere il futuro, ma sicuramente il nostro cervello elabora molta più informazione di quanto siamo coscienti e a volte ce lo suggerisce: forse l'intuizione è proprio quando il cervello ci dice alcune cose senza dirci come le ha elaborate. 
Pare una magia…
No. O meglio, sì, ma solo perché non abbiamo ancora capito come il cervello esegue queste computazioni; non c'è niente di soprannaturale. C'è uno studio che ha cercato proprio di rispondere a questo genere di domande. Si era chiesto a un gruppo di persone di risolvere degli anagrammi. In genere i partecipanti al test dicevano che d'improvviso la risposta arrivava, senza che avessero coscientemente fatto tutte le "permutazioni" per trovare quale parola fosse celata. In un secondo momento gli scienziati hanno mostrato gli anagrammi ai partecipanti solo per 500 millisecondi, o solo per un secondo, e hanno poi chiesto: "questo anagramma secondo te forma una parola di senso compiuto o no?". La cosa incredibile è che le persone, benché non fossero riuscite a risolvere l'anagramma, rispondevano meglio del 50% che uno si aspetta da risposte casuali. Quindi anche se non avevano avuto tempo di trovare la risposta è chiaro che il cervello era riuscito a elaborare molta informazione e loro in qualche modo sono riusciti ad 'attingere' a questi processi subconsci.

(Pubblicato su Newton) 

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