La mappa geografica
Pubblicato su Lettera43
Fra le varie
proprietà del cianuro, fra i più potenti veleni conosciuti, c'è anche quello di
mettere in risalto l'oro, legandosi a esso chimicamente. Su questo presupposto
si basa la caccia forsennata al metallo più prezioso, nei ricchi giacimenti
auriferi dell'Europa dell'Est, da parte di corporation perlopiù straniere. Si
sa, infatti, che in Paesi come la Romania e la Bulgaria l'abbondanza di bacini
auriferi è considerevole e che, proprio negli ultimi tempi, a causa della
crisi, in molti abbiano pensato di andarlo a recuperare. C'è, però, un problema
che i "cacciatori" trascurano: la cosiddetta "cianurazione"
provoca gravissimi danni all'ambiente. Nella mente dell'immaginario collettivo
è ancora ben viva quella che è stata definita la "seconda più grave
catastrofe ambientale europea dopo Chernobyl". Il riferimento è a una
miniera d'oro di Baia Mare, nel distretto di Maramures, dove il 30 gennaio 2000
si ebbe una grossa perdita di cianuro che finì nelle acque del vicino fiume
Somes, e da qui al Danubio e al Tisza, affluente del primo, provocando
un'eccezionale moria di pesci.
L'argomento è
ritornato in auge in questi giorni perché nonostante le varie proposte di legge
presentate dalla Coalizione per una Romania libera del cianuro, l'agenzia
regionale per la protezione ambientale di Timisoara, ha dato il via libera
all'azienda canadese Eldorado Gold Corporation per l'utilizzo del veleno e il
recupero dell'oro custodito nella miniera di Certej, nel cuore della
Transilvania. Si ha, dunque, il timore che lo stesso atteggiamento possa essere
adottato anche da altri enti regionali, così da indurre la nazione a uno
sfruttamento inadeguato del territorio, in nome di un arricchimento che, in
realtà, potrebbe non avvenire mai: di fatto, operazioni di questo tipo, vengono
attuate con la scusa di contrastare i disagi provocati dai disequilibri economici
legati ai dettami del Fondo Monetario Internazionale e per creare nuovi posti
di lavoro; ma va tenuto presente che gran parte degli introiti di queste
operazioni finiscono nelle mani delle aziende straniere e di piccoli privati. Gli
ambientalisti temono soprattutto che questo "contratto" con la
Eldorado Gold Corporation, possa determinare la discesa in campo della Rosia
Montana Gold Corporation (RMGC), le cui intenzioni sono quelle di andare a
scavare a Rosia Montana, località situata nei Monti Apuseni, ospitante la più
grande miniera d'oro d'Europa: la compagnia risale al 1997 ed è controllata
dalla società canadese Gabriel Resources, dallo Stato romeno e da azionisti
privati.
La situazione è
estremamente complessa e vede coinvolti anche i politici a livello nazionale.
Il presidente romeno Traian Basescu, da sempre favorevole all'estrazione di oro
nelle miniere nel piccolo villaggio transilvano, nel corso della campagna
elettorale del 2009, è stato appoggiato proprio dalla RMGC; e dunque i
cittadini temono che sia più interessato a salvaguardare i propri interessi che
non quelli dell'ambiente. Sotto accusa anche il ministro della Cultura, Kelemen
Hunor, definito da alcune frange d'opposizione "il ministro della Cianuria
e della distruzione del Patrimonio nazionale". Gli ecologisti sono
appoggiati anche dagli archeologi e dagli antropologi, convinti che le
dissennate operazioni di scavo nell'Europa dell'Est possano provocare gravi
danni ai numerosi siti risalenti all'Età della Pietra. Il problema
riguarderebbe l'intera area che va sotto il nome di "Quadrilatero d'oro
della Transilvania", sfruttata da millenni, e ricchissima di gallerie di
epoca romana.
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