In Italia soffrono di problemi legati all’alimentazione circa 3 milioni di persone. E il loro numero è destinato ad aumentare. Ora in particolare per chi è colpito da malattie come l’anoressia o la bulimia c’è un nuovo pericolo: è il web. Proprio così: attraverso internet nascono siti dove le ragazze ammalate di anoressia si incontrano e si scambiano consigli. Sono siti illegali ai quali si accede con parole chiave sconosciute. Le forze dell’ordine mirano a scovarli e oscurarli, ma poi ne nascono altrettanti e così il fenomeno continua a mietere vittime. Per chi si sintonizza sui cosiddetti siti detti Pro Ana (Ana è la dea del cibo) il disgusto per il cibo è vissuto come una religione, come una filosofia di vita. Una filosofia che promuove il concetto di anoressia non come malattia, o come disordine del comportamento alimentare, ma come scelta attiva di un ideale di magrezza assoluta al quale ispirarsi. Su questi siti ci sono riportate frasi come “Ciò che mi nutre, mi distrugge”, fotografie raffiguranti anoressiche eccellenti, come certe attrici o indossatrici, esperienze di vita legate al soddisfacimento ricavato dall’interruzione del flusso mestruale, uno dei primi segni del male. Ancora. Vengono elencati i trucchi per nascondere la patologia a mamma e papà, i metodi per calcolare correttamente le calorie assunte e quelle consumate, viene raccomandata la necessità di fare esercizi fisici per almeno un paio d’ore al giorno. Specificatamente – si evince da Progetto Uomo, settimanale on line per educatori – si hanno due modi per dialogare segretamente con altri anoressici. Il primo si basa sull’utilizzo di blog internet (diari on-line) dove le persone che li hanno creati inseriscono, quasi giornalmente, il loro diario del disturbo alimentare e i loro obbiettivi. Il secondo è il più pericoloso: è il forum privato. Sono gruppi di discussione on-line che si autodefiniscono Pro-Ana, e che invitano ad entrare solo le persone che condividono una filosofia di magrezza assoluta. Secondo ABA, importante associazione che lotta contro l’anoressia, con sede sia a Milano che a Roma, è anche a causa di questi siti che le giovani anoressiche sono in crescita. Le più vulnerabili sono le ragazze tra i 15 e i 34 anni. In particolare l’età d’esordio del disturbo è di solito compresa tra i 12 e i 25 anni, con un doppio picco di maggiore frequenza a 14-18 anni. Negli ultimi tempi sono stati diagnosticati casi ad incidenza più tardiva, dopo i 20-30 anni. Il 5-10 percento delle anoressiche, muore per le molteplici complicazioni dovute all’eccessiva perdita di peso. Il male si insinua in maniera subdola, e spesso quando si corre ai ripari è troppo tardi. A fianco della perdita di peso si hanno anche l’alternanza di fasi euforiche a fasi depressive. Sballano i livelli di estrogeni nel sangue, aumenta la concentrazione degli ormoni della crescita, calano dopamina, serotonina e adrenalina. Non ultimo la ragazza che sceglie di diventare troppo magra rischia perfino di non avere figli. È di questi giorni la notizia diffusa dal giornale londinese Metro secondo la quale la top model Milla Jovovich – partner prima del chitarrista dei Red Hot Chili Peppers John Frusciante, poi del regista Luc Besson, e ora del regista Paul Anderson - vorrebbe un figlio, ma non può averlo perché è troppo magra: “Ho bisogno di mangiare un po’ di cibo gustoso – ha detto la modella -. Ma ora il mio corpo non mi consente di rimanere incinta: sa che non si troverebbe in una condizione adatta a sostenere una gravidanza”. Ma la vera icona dell’anoressia è soprattutto la famosa Kate Moss, alla ribalta delle cronache di questi tempi per la sua altalenante relazione sentimentale con Pete Dorothy, rockstar inglese. È con lei che il binomio modelle=anoressia si è imposto a partire dagli anni Novanta sul mercato della moda, influenzando le teenager di mezzo mondo. Infine, stando alle ricerche compiute dai principali enti che si occupano del problema anoressia, lo scandalo dei siti web inneggianti al rifiuto del cibo, nascono in America nel 2000. E da poco sono approdati anche in Europa e in particolare in Italia. “Riteniamo che sia necessario studiare con attenzione questo fenomeno, la cui scarsa conoscenza ne alimenta lo sviluppo – ammettono gli specialisti di ABA.
(Pubblicato su Libero l'8 novembre 06)
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