Da sempre sappiamo che l’abitudine al fumo, associata a valori alti di pressione arteriosa e grassi nel sangue, determina un’aspettativa di vita minore rispetto alla media nazionale. Oggi, però - grazie a uno studio condotto da scienziati dell’Università di Oxford, in Inghilterra - possiamo anche conoscere esattamente quanti anni in meno rischiamo di vivere in queste condizioni: 10 anni. Gli scienziati inglesi sono giunti a queste conclusioni dopo aver condotto uno studio - durato 38 anni - su 19mila persone. È dunque iniziato tutto nel 1967 quando, a causa dell’alto numero di decessi per malattie cardiovascolari in Gran Bretagna, i medici del Paese decisero di verificare le condizioni di salute del maggior numero di persone di età compresa fra i 40 e i 69 anni. Dall’indagine emerse che il 51% dei partecipanti ai test aveva il colesterolo alto; il 42% aveva il vizio del fumo; il 39% soffriva di ipertensione arteriosa.
Lo studio
Dopo 38 anni gli studiosi sono quindi tornati a esaminare la salute di questi soggetti scoprendo che 13.501 di loro erano deceduti. Inoltre, chi non aveva cambiato le sue abitudini - non aveva quindi smesso di fumare, e non si era interessato a regolarizzare con i farmaci o con la dieta ipertensione e ipercolesterolemia - campava in media 73 anni, contro gli 83 di chi invece adottava un stile di vita più salutare. Il dato scendeva ulteriormente - a 70 anni (quindi 13 anni in meno della media) - se ai parametri citati venivano anche associati problemi di diabete e obesità. «Con questo studio» spiega Robert Clarke, della Clinical Trial Service Unit dell’Università di Oxford «dimostriamo, per la prima volta, che gli uomini di cinquanta anni, abituati alla sigaretta, con alti livelli di pressione arteriosa e alti livelli di colesterolo, possono sperare di sopravvivere 74 anni, contro gli 83 anni di chi non presenta nessuno di questi fattori di rischio». È un risultato importante che non lascia indifferenti nemmeno gli studiosi italiani: «In effetti impressiona sapere che una persona rischia di perdere dieci anni della propria vita se continua a fumare, o non tiene controllati i valori legati alla pressione e al colesterolo» dice Ottavio Alfieri, direttore dell’Unità operativa di cardiochirurgia dell’ospedale milanese San Raffaele. «La novità, dunque, sta proprio in questo, nel valore quantitativo dell’aspettativa di vita che differenzia chi conduce una vita sana da chi invece non si cura adeguatamente. Per il resto era noto che il fumo, la pressione alta e l’ipercolesterolemia, accorciano l’esistenza». E sono proprio gli italiani che spesso dimenticano di osservare un regime di vita sano. Le statistiche parlano infatti di un italiano su quattro colpito da un eccesso di grassi nel sangue, una persona su cinque soggetta a ipertensione, e più di un abitante del Paese su cinque con il vizio del fumo. A tavola, allora, meglio non esagerare con gli insaccati, i cibi grassi e troppo salati in generale. Meglio privilegiare frutta e verdura e seguire la dieta mediterranea, senza dimenticare di non alzare troppo il gomito e di fare attività fisica. Tornando alla ricerca inglese, essa ci ricorda che basterebbe davvero poco per garantirsi una esistenza più lunga e serena: smettere di fumare, appunto, e tenere sotto controllo pressione e colesterolo. E questo vale soprattutto per le persone di mezza età e per i meno abbienti che, stando alle conclusioni di Alan Maryon-Davis, presidente della UK Faculty of Public Health, sono più inclini a condotte di vita sregolate. Mentre Peter Weissberg, direttore medico della British Heart Foundation, aggiunge che «coloro che cambiano anche dopo i 50 anni le loro abitudini dannose vivono più a lungo».
I farmaci
Anche gli esperti del San Raffaele la pensano così, spiegando che, prima si interviene sul proprio stile di vita, meglio è per la salute: «Oggi disponiamo di farmaci in grado di contrastare efficacemente la pressione alta e il colesterolo» spiega Alfieri «che possono essere assunti per decenni. Se un medicinale, poi, dovesse provocare degli effetti collaterali, si può sempre cambiare con un principio attivo più adatto al malato». Ma quali sono le malattie principali che possono essere evitate, o perlomeno ritardate di 10 anni, se un cinquantenne “vizioso” decidesse di darsi una regolata? «Sono principalmente tre» conclude Alfieri. «Le coronopatie, associate al rischio di infarto; l’arteriosclerosi delle carotidi, legate al pericolo di ictus; il tumore ai polmoni, che come è noto è strettamente dipendente dal vizio del fumo». Secondo gli specialisti, infine, questa ricerca, condotta su un campione di uomini, vale anche per le donne: «Non c’è motivo di credere il contrario» chiude Weissberg. «Per questo sarebbe utile consigliere a tutti gli uomini e le donne con più di quarant’anni un bel check up completo».
(Pubblicato su Libero il 19 settembre 09)
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