La sua forma è quella di un vermiciattolo marino appartenente alla classe dei policheti, animali dotati di piccole zampette che gli permettono di muoversi agilmente sia in acqua che sulla battigia. È, in realtà, un microrobot il cui scopo è quello di 'scandagliare' da cima a fondo l’intestino, in cerca di patologie nelle primissime fasi di sviluppo. Lo hanno approntato studiosi tedeschi, italiani, greci e inglesi, tra cui l’italiana Arianna Menciassi (nella foto), ricercatrice presso il Dipartimento di robotica alla Scuola di Studi Avanzati Sant’Anna di Pisa. Due i prototipi realizzati e testati finora: il primo, in grado di muoversi agilmente su un substrato umido e sabbioso; il secondo, capace di zampettare fra le mucose intestinali di un maiale. Non è un caso che gli scienziati si siano ispirati a un verme marino per inventare un congegno con il quale perlustrare l’apparato digerente dell’uomo. L'ambiente nel quale si muove l’invertebrato è del tutto assimilabile all’intestino di un mammifero: anche in questo caso, infatti, il riferimento è a un ambiente scivoloso, viscido e destrutturato. “Ci siamo ispirati a un organismo biologico – ha commentato Arianna Menciassi - perchè il robot deve muoversi in un ambiente particolare come l’intestino, altre forme più tradizionali di robot non avrebbero funzionato. I vermi hanno un sistema di locomozione fatto apposta per ambienti non strutturati e scivolosi”. Per la precisione il nuovo strumento ideato dai tecnici dell’Unione Europea è stato battezzato endoscopio biomimetico. Quest’ultimo andrebbe dunque a sostituire l’endoscopio classico: un lungo tubo che si inoltra nei meandri intestinali spesso senza ottenere grandi risultati diagnostici. L’esito positivo dei primi test ufficiali potrebbe dare il via alla sperimentazione su larga scala. Il verme robot verrebbe attrezzato con una microtelecamera con la quale sarebbe possibile fotografare anche gli angoli più reconditi dell’intestino, laddove nessun mezzo attualmente in possesso dell’uomo è in grado di arrivare. Oltretutto, affermano gli studiosi, il robottino, dovrebbe essere in grado di fermarsi e tornare indietro ogni volta che il gastroenterologo lo desidera. Per fare questo, però, c’è bisogno di un buon controllo del movimento che i prototipi attuali ancora non possiedono. Lo studio è stato divulgato sulle pagine della rivista New Scientist.
Per info: http://www-crim.sssup.it/tiki-index.php?page=Arianna+Menciassi
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