12 buchi del diametro di 25-30 centimetri ciascuno, equamente distribuiti intorno alla città. L’acqua prelevata dalle pompe in mare aperto e pompata attraverso i buchi a 700 metri di profondità. In questo modo le sabbie sottostanti – già sature d’acqua – spingerebbero tenacemente sulle rocce superficiali, provocando un innalzamento del terreno di almeno 30 centimetri. Risultato: Venezia vincerebbe l'acqua alta e il bradisismo. È la proposta di Giuseppe Gambolati, dell’Università di Padova. Un progetto complementare e non sostituivo al più famoso Mose. Secondo gli studiosi è un passo da fare al più presto poiché, dai primi del ‘900, il livello del terreno di Venezia (almeno del centro storico) è sprofondato di almeno 13 centimetri. Se non si interverrà in questo modo, una delle città più rappresentative del Belpaese, potrebbe finire completamente invasa dal mare. Contrario a questa proposta c'è Michele Jamiolkowski, del Politecnico di Torino, in prima linea nei lavori per la stabilizzazione della Torre di Pisa. Secondo lo scienziato è troppo difficile prevedere le caratteristiche litologiche del terreno a 700 metri di profondità, e inoltre il sollevamento potrebbe non essere omogeneo.
Per info: www.dmsa.unipd.it
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