Si
chiamano falsi ricordi, quelli che si instaurano nella nostra
mente facendoci credere di aver vissuto delle situazioni che in
realtà non sono avvenute. Ora un’equipe di scienziati americani ha
messo in luce il meccanismo biologico che sta alla base del
particolare fenomeno: si tratta della difficoltà di mantenere
“giovani” le immagini che si sono viste nel corso della vita. I
ricercatori hanno condotto degli esperimenti su 23 giovani adulti
sani. Hanno concluso che il 60% di essi non è più in grado
ricordare correttamente ciò che ha visto, comprese le figure
utilizzate qualche minuto prima per il test. La difficoltà di
mantenere integre nel cervello le visioni accumulate nel tempo è
quindi un fatto consolidato, di cui si dovrebbe tenere conto
soprattutto quando si è disposti a pronunciare la fatidica frase:
“giuro di aver visto qualcosa”. Secondo David Beversdorf
dell’Ohio State University, che ha presentato lo studio nel corso
dell’incontro annuale della Society for Neuroscience di New
Orleans, la memoria visiva ha una scarsa autonomia e non sempre è in
grado di elaborare correttamente le situazioni per come sono
realmente accadute. Mentre Elisabeth Loftus, docente di Psicologia e
Legge all’Università di Washington a Seattle, ha affermato che i
vecchi ricordi “recuperati” all’improvviso dopo molti anni sono
il più delle volte compromessi e rischiano di offrire testimonianze
fuorvianti. Ecco cosa ne pensa il noto
psicologo Richard Wiseman. «La nostra memoria è molto più
malleabile di quanto siamo disposti ad ammettere. Quando una figura
d'autorità afferma che abbiamo vissuto un avvenimento, la maggior
parte di noi trova difficile negarlo e inizia a riempire le lacune
mediante l'immaginazione. Dopo un po' diventa quasi impossibile
distinguere la realtà dalla fantasia, e cominciamo a credere alla
menzogna. L'effetto è così potente che talvolta non è nemmeno
necessaria la voce dell'autorità per ingannarci. A volte siamo
perfettamente capaci di prenderci in giro da soli». Tecnicamente si
distinguono due tipi di falsi ricordi: quelli dovuti a cause
organiche e quelli derivanti da problemi psicologici. Fra i primi ci
sono quelli provocati da traumi o gravi disfunzioni neurologiche, ma
anche dall'assunzione di particolari droghe. Quelli psicologici
derivano, invece, da confusioni elaborate nel corso della vita, che
finiscono col sostituire la realtà. Anche Piaget, celebre psicologo
infantile, ha condotto studi sull'argomento, arrivando ad analizzare
perfino se stesso e i suoi ricordi di quand'era bambino. Daniel
Berlyne, ex professore dell'University of Toronto, ritiene che i
falsi ricordi corrispondano alla falsificazione di un ricordo che
avviene in buona fede, anche a causa di una semplice amnesia. Possono
essere anche suddivisi in 'momentanei' e 'fantastici'. I primi
possono essere figli di disordini di natura cronologica, legati
spesso alla suggestione; i secondi dipendono perlopiù
dall'elaborazione di idee stravaganti. A entrambi i casi,
evidentemente, appartengono i “ricordi” di chi dice di avere
visto qualche UFO.
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