martedì 13 maggio 2008
Allarme nei Paesi più progrediti, tutti abbiamo pesticidi nel sangue
Alcuni pesticidi non si usano più da parecchi anni ma le loro tracce sono ancora presenti nel nostro corpo. Stando infatti a una ricerca condotta da scienziati dell’università di Granada, in Spagna, il 100 percento delle persone che abitano zone civilizzate è contaminata. La notizia desta un certo scalpore se si tiene presente che numerosi studi hanno evidenziato il ruolo chiave dei composti chimici destinati all’agricoltura nella genesi di parecchie malattie. Kenneth Olden, direttore dell’Istituto nazionale per la salute ambientale americano, ha per esempio reso noto che il morbo di Parkinson colpisce soprattutto gli agricoltori, costantemente a contatto con i pesticidi. Una ricerca diffusa dal National Institute of Occupational Safety and Health (Usa) ha messo in luce che - il motivo di certi malesseri accusati dagli studenti di alcune scuole americane - è da attribuire ai prodotti chimici impiegati per coltivare al meglio i giardini che circondano gli edifici scolastici; secondo l’Ewg (Environmental working group) di Washington ogni giorno, in Usa, un milione di bambini di età inferiore ai cinque anni ingerisce una dose eccessiva di pesticidi organofosforici (i più diffusi insetticidi) e ben centomila ne assumono dieci volte il limite consentito. Poi c’è il dato diffuso dall’Organizzazione mondiale della Sanità secondo il quale, nel mondo, sono più di 3 milioni all’anno le persone intossicate da pesticidi, e più di 700mila quelle che riportano patologie croniche ad essi legate. Gli studiosi di Granada sono dunque arrivati a concludere che ognuno di noi – chi più chi meno – ha assimilato nel corso della propria esistenza diversi e numerosi principi attivi contenuti nei pesticidi, che non se ne andranno più. A questi risultati sono giunti dopo aver analizzato il tessuto adiposo di 400 spagnoli (provenienti sia da zone urbane che agricole) ricoverati per cause diverse presso alcuni nosocomi del Paese. Infine si è visto che nel 100percento dei casi esaminati – quindi la totalità assoluta – presentava casi di intossicazione. I pesticidi si accumulano maggiormente nelle zone grasse dell’organismo, come il tessuto adiposo. Qui troviamo soprattutto composti organici persistenti (POPs, Persistent Organic Pollutants), sostanze notoriamente pericolose con le quali veniamo abitudinariamente a contatto mediante cibo, acqua o semplicemente respirando. È un dato preoccupante in quanto sappiamo con certezza che fra il 1980 e il 1985 i consumi di pesticidi sono incrementati del 19,5 percento e sono in continuo aumento. “È soprattutto importante conoscere la quantità di pesticidi presenti nel nostro organismo, più che la qualità – ci racconta Massimo Valoti dell’università di Siena -. Possono infatti esserci sostanze chimiche nocive in dosi bassissime che non sono pericolose. Va poi considerato che, la presenza di certe sostanze, è strettamente legata al Paese perso in esame. Nei Balcani, per esempio, si trovano nell’ambiente percentuali molto più alte che altrove di composti come i policloro-bifenili, derivati dagli impianti di refrigerazione di certi macchinari”. Gli esperti spagnoli hanno prestato le loro attenzioni a sei differenti tipi di POP’s: il cosiddetto Dde (diclorodifenildicloroetilene), derivante dal Ddt, il funghicida esaclorobenzene, tre diversi tipi di Pcb (policloro-bifenili), impiegati in ambito industriale, e l’insetticida esaclorocicloesano. È emerso che il Dde è presente in tutti i pazienti, mentre gli altri composti sono stati trovati in una percentuale di casi compresa tra l’84 e il 92 percento. Colpiti soprattutto gli anziani e le donne. I primi perché hanno assimilato più pesticidi degli altri, le donne probabilmente perché seguono diete particolari.
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