Una
delle sfide più importanti della medicina moderna punta a curare il midollo
spinale per poter restituire la capacità di camminare, in pazienti vittime di
incidenti o patologie neurodegenerative. Un ottimo risultato è stato ottenuto
in questi giorni in Svizzera, presso l’Ospedale Universitario di Losanna. Dove,
una donna affetta da una rara patologia del sistema nervoso, allettata da diciotto
mesi, è riuscita di nuovo a camminare. Parte del sistema nervoso centrale, il
midollo spinale governa la trasmissione degli impulsi nervosi ed è fondamentale
per il regolare funzionamento degli arti, braccia e gambe; per l’equilibrio e
il controllo della pressione arteriosa, direttamente connessa alla capacità di
reggersi in piedi. Questo sofisticato sistema fisiologico ha però smesso di
funzionare in Nirina, la donna in cura nel centro elvetico, soggetta a una
atrofia multisistemica di tipo parkinsoniano. Fino a pochi giorni fa. Quando,
finalmente, grazie a un avveniristico intervento medico, è riuscita a
deambulare dopo quasi due anni di immobilità; e a percorrere più di 250 metri.
Per arrivare a questo risultato gli specialisti elvetici hanno impiantato degli
elettrodi nei nervi del midollo spinale
della donna, restituendo alla massa nervosa le capacità originarie. La
stessa paziente ha potuto pigiare sui tasti di un telecomando per poter
regolare l’intensità dello stimolo, parafrasando un marchingegno già testato
per ridurre il dolore cronico. Con la sollecitazione nervosa, anche la
pressione arteriosa è tornata ai valori standard, ovviando a problemi relativi
a imprevedibili crolli pressori e svenimenti.
A febbraio la procedura era stata
collaudata con successo su pazienti tetraplegici colpiti da paralisi
sensomotoria, vittime di incidenti stradali. Questa è invece la prima volta che
si agisce su un soggetto colpito da una malattia neurodegenerativa. Mali che
affliggono milioni di persone, progressivi e senza possibilità di cura. Le
patologie come quella di Nirina, oltre alle difficoltà deambulatorie, provocano
rigidità nei movimenti, disordini cardiaci, movimenti rallentati. Non c’è solo
il morbo di Parkinson, ma anche rare forme neurodegenerative come la paralisi
sopranucleare progressiva, addirittura più grave del primo. In questo caso
rigidità e deficit deambulatori insorgono prima, rendendo davvero difficile la
conduzione di una vita anche solo vagamente normale. Le cure attuali sono solo
dei palliativi. Si interviene con farmaci antidepressivi, e tramite la
somministrazione di amantadina, principio attivo che facilita la produzione di
dopamina, neurotrasmettitore di cui sono carenti i malati di Parkinson e
simili. Da domani però una speranza in più: il software svizzero capace di
stimolare i neuroni che hanno smesso di funzionare.
domenica 10 aprile 2022
Una cura per le patologie neurodegenerative
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