giovedì 31 dicembre 2009

La notte di Capodanno, dalle origini ai giorni nostri

31 dicembre. Una parola magica. Un anno se ne va, un anno arriva. Sogni, speranze, desideri esauditi, e altri ancora da realizzarsi (e che chi lo sa se si realizzeranno). E il solito ossessivo monito: che il nuovo anno porti sempre e comunque felicità e prosperità. Impazzano gli oroscopi, anche se nessuno ci crede: quest'anno gli astrologi dicono che le cose andranno bene soprattutto per il segno dello scorpione, protetto dagli influssi positivi di Saturno, Urano e Giove. Ma quando si inizia a festeggiare l'Ultimo dell'anno? E che peso ha avuto nella storia dell'umanità? Secondo gli antropologi e gli storici l'ultimo giorno dell'anno comincia a essere festeggiato dai babilonesi 4mila anni fa. Ha valore apotropaico, augurale, divinatorio. L'antico popolo lo riconduce alla 'rinascita della Terra'. I primi capodanni vengono, dunque, festeggiati in primavera, la stagione della 'rinascita' per antonomasia, quando gli animali escono dalle loro tane, gli insetti riprendono a volare, e i vegetali tornano a ricoprirsi di tante foglioline verdi. Fra gli aborigeni australiani - che iniziano la loro avventura evolutiva 40mila anni fa - la festa dell'Ultimo coincide con le cerimonie 'intichiuma', con cui si pregano gli dei per incrementare il numero di animali e piante, fondamentali per il soddisfacimento del proprio fabbisogno alimentare. I boscimani si dedicano alla danza del sangue, i pigmei alla festa della Luna: in entrambi i casi il capodanno coincide, quindi, con la fine della stagione delle piogge. In Sudamerica le popolazioni locali festeggiano, invece, l'arrivo del nuovo anno con 'l'uccisione delle cicale' e la danza 'cowhtoxan' (rito d'espulsione dell'inverno). Anche in Europa si fa festa in coincidenza con l'arrivo della bella stagione. Per i pastori e gli agricoltori dell'era precristiana è di buon auspicio per i nuovi raccolti. I lapponi e i calmucchi - nelle regioni più settentrionali d'Europa - sacrificano addirittura degli animali in onore dell'Essere Supremo e degli spiriti dei morti. L'usanza di onorare l'arrivo del nuovo anno nel mese di marzo prosegue con i romani, fino all'arrivo di Giulio Cesare che, nel 46 a.C., dà vita al calendario Giuliano, con il quale per la prima volta, il primo dell'anno, coincide con il primo di gennaio. Durante il dominio romano si festeggia soprattutto il primo giorno dell'anno con lauti pasti e con l'usanza di scambiarsi regali fra amici e parenti (un po’ quello che avviene oggi a Natale). Nel Medioevo le cose si complicano. Sono anni bui per la storia. Le ricorrenze perdono il loro significato: ne acquisiscono altri o addirittura cadono nell'oblio. L'Ultimo dell'anno viene perciò festeggiato in tanti modi diversi, a seconda del paese in cui ci si trova. In alcuni paesi europei - Inghilterra e Irlanda - si festeggia il 1 marzo (capodanno della Roma repubblicana), usanza che prosegue fino al 1752; in Francia si fa baldoria in coincidenza con la resurrezione di Cristo (Pasqua); in Spagna si fa festa a Natale. In altri paesi capodanno cade invece il 25 marzo, con l'Annunciazione del Signore. Sicché, il capodanno che tutti conosciamo, prende definitivamente forma nel 1582, quando papa Gregorio XIII inaugura il calendario gregoriano, uniformando le ricorrenze di tutti i paesi. L'Ultimo dell'anno, a questo punto, assume anche una valenza spiccatamente cristiana: il primo gennaio, infatti, è la festa di precetto legata alla 'Solennità della Madre di Dio' e alla 'Circoncisione di Gesù'. Un aspetto della società che, però, mal s'accorda coi numerosi riti scaramantici caratteristici delle festività di fine anno: la biancheria intima di colore rosso (che porta fortuna), l'usanza di lanciare piatti dalle finestre (per cacciare gli spiriti maligni), di mangiare lenticchie (che portano soldi), di baciarsi sotto il vischio (che porta felicità). In realtà queste usanze sono solo appannaggio degli occidentali. Mentre in altre parte del mondo si seguono altri rituali, quasi sempre legati a periodi dell'anno che nulla hanno a che vedere col la notte di San Silvestro. Losar, il capodanno tibetano, cade fra gennaio e marzo; Noruz, il capodanno iraniano, coincide con il 21 marzo (equinozio primaverile); Sogram, il capodanno thailandese, ha luogo il 13 aprile, in occasione del cambiamento di posizione del sole nell'anello dello zodiaco.

mercoledì 30 dicembre 2009

I segreti delle valanghe

I fatti di cronaca degli ultimi giorni portano ancora una volta gli italiani a fare i conti con un evento naturale improvviso e, purtroppo, difficilmente prevedibile: la valanga. Proprio stamane, presso la chiesa di Canazei, hanno avuto luogo i funerali dei quattro esperti del Soccorso alpino del Trentino, sepolti da una valanga nella notte fra sabato e domenica nella val Lasties, tra il Pordoi e il Sella, a 2.750 metri di quota: i soccorritori erano accorsi sul luogo della tragedia per salvare la vita a due turisti. Sei, dunque, le vittime, in totale. Una tragedia che - secondo il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso - poteva essere evitata: "Sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita perché le persone vanno a fare escursioni in modo sprovveduto e senza tenere conto degli allarmi", ha dichiarato. Ma cosa sono le valanghe dal punto di vista scientifico? E come si sviluppano? Secondo gli scienziati esistono due tipi principali di valanghe: quelle a lastroni e quelle a debole coesione. Le prime sono le più pericolose. Possono, infatti, raggiungere grandi velocità su brevi distanze, travolgendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Si originano da linee di rottura della superficie nevosa, sollecitate da nuove nevicate, esplosioni o dal passaggio di sciatori amanti del fuoripista. Nelle seconde, invece, il distacco è più puntiforme. Non si separa, quindi, una massa nevosa compatta, ma solo delle particelle di neve che, muovendosi per gravità, propagano il movimento a quelle sottostanti, innescando la slavina. Di solito questo tipo di valanga si verifica lungo pendii inclinati fra i 40 e i 60 gradi. In generale, una valanga viaggia a velocità comprese fra 30 e 100 chilometri all'ora (in casi eccezionali, però, può arrivare anche a 300 chilometri all'ora). I primi a parlare di questo fenomeno naturale furono i greci: se ne occupò il geografo Strabone poco prima della venuta di Cristo. La prima raffigurazione datata di una valanga risale, invece, al 1517. Il riferimento è a una xilografia realizzata da H. Schaufelein. Padre dello studio delle valanghe viene comunque ritenuto Jakob Scheuchzer, autore del volume "Beschreibung der Natur Geschichte des Schweizerlandes". Nell'ultimo secolo numerose valanghe hanno causato vittime e disastri, in Italia e in Europa. Nel 1904 la valanga del Beth (Val Chisone) travolse 90 minatori, uccidendone 81. Durante la guerra sul fronte Italia-Austria furono almeno 10mila le vittime di valanghe. Nel 1951 in Austria una valanga provocò 135 morti; sempre in Austria - a Blons - nel 1954 le vittime furono 380. In Italia, in tempi recenti, si ricorda la valanga del 1993, sul gruppo del Monte Bianco, costata la vita a 8 alpinisti.

martedì 29 dicembre 2009

"L'erba del vicino è sempre più verde": ecco la prova scientifica

Il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”? Ora c’è la prova scientifica a dimostrarlo. Scienziati inglesi hanno, infatti, verificato che il nostro cervello è predisposto per valutare in modo differente le situazioni che riguardano le fatiche degli altri, rispetto alle nostre. È una prerogativa comportamentale che ci portiamo dietro dalla notte dei tempi e che abbiamo evoluto per amplificare i sentimenti di paura, necessari a consentirci di affrontare meglio le avversità. Lo studio è stato condotto da Antonia Hamilton, dell’Institute of Cognitive Neuroscience presso l’University College London (UCL). La ricercatrice ha fatto trasportare dei carichi dello stesso peso a diverse persone, poi interrogate sulle fatiche altrui. Risultato: è emerso che effettivamente l’uomo misura in modo differente la fatica compiuta dal prossimo, tendendo a minimizzarla. Secondo la studiosa, quando stiamo eseguendo un lavoro, alcuni centri motori del nostro cervello - quelli che dovrebbero accendersi per percepire con esattezza la qualità del lavoro altrui - sono troppo impegnati a seguire l’azione che stiamo portando a compimento per poter valutare adeguatamente la fatica degli altri. Agli albori del genere umano questo atteggiamento fu indispensabile per la sopravvivenza dell’uomo. Il nostro cervello, infatti, è legato alla visione dell’azione delle altre persone e mescola le informazioni relative al nostro lavoro e quello altrui, aiutandoci così ad affrontare meglio le situazioni sociali. La ricerca è stata pubblicata sulle pagine della rivista Current Biology.

lunedì 28 dicembre 2009

Un test per prevedere le chance di gravidanza

Un test genetico in grado di prevedere il livello di fertilità di una donna e la sua durata nel tempo. È quanto promettono degli scienziati del Center for Human Reproduction di New York. Gli esperti hanno approntato un sistema in grado di stabilire la quantità di ovociti disponibili in un organismo femminile (che diminuisce col passare degli anni), e quindi il 'potenziale riproduttivo' di una donna. Si è giunti a questo risultato basandosi sul conteggio del numero di ripetizioni di una particolare sequenza di nucleotidi (composti formati da una base azotata, uno zucchero, e un gruppo fosfato), la cosiddetta tripletta citosina-guanina-guanina (cgg). Di solito le donne hanno 28-33 ripetizioni di questa tripletta, tuttavia in molti casi ci possono essere signore con un numero di triplette maggiore o minore, e con ciò delle chance di rimanere incinta più alte o più basse della norma.

(Pubblicato su Milanoweb)

sabato 26 dicembre 2009

La dieta postnatalizia

Il solito 25 dicembre. Tutti chiusi in casa con amici e parenti a strafogarsi. Ma c'è anche il dopo 25 dicembre o, meglio, il dopo vacanze di Natale. E qui cominciano i problemi. Quando ci si rende conto che i 'pranzi di Natale', in realtà, sono stati ben più di uno, e quando, per caso, si finisce sulla bilancia scoprendo un quadro salutistico decisamente poco confortante: i chili sono drasticamente aumentanti, mandando in fumo ogni nostro buon proposito di mantenere la linea. Il rischio è dunque quello di ritrovarsi per il giorno della befana (con la fine delle feste) con un peso decisamente più alto del 'normale', e con qualche pericolo in più per la nostra salute. Ci sono dunque dei piccoli stratagemmi che si possono mettere in pratica per evitare questa spiacevole evenienza. Iniziamo col dire che da Natale al 6 gennaio l'ideale è sempre e comunque avvalersi di un'alimentazione sana, senza necessariamente dover fare a meno di panettoni, torroni e cioccolato: l'importante è consumare ogni cosa con moderazione. Con questo presupposto si può quindi (ed è giusto farlo) assaggiare un po’ di tutto. Al bando, però, le mega abbuffate e i cibi supercalorici. Il discorso vale soprattutto per chi ha già qualche problema: obesità, ipertensione, colesterolo alto, sindrome metabolica. Occhio, in ogni caso, agli zuccheri raffinati e ai grassi. Gli zuccheri - associati magari a qualche bicchiere di troppo - inducono il fegato a sovraprodurre colesterolo che, depositandosi sulle arterie, facilita i processi arteriosclerotici. Attenzione anche al sale, responsabile della restrizione dei vasi sanguigni. Alcuni cibi - ricchi di queste sostanze - andrebbero ridotti al minimo. Citiamo, per esempio, i cibi fritti e i dolci da forno. Da consumare con grande cautela anche la margarina e i grassi per pasticceria di origine vegetale: questi prodotti contengono, infatti, notevoli quantità di grassi parzialmente idrogenati, dannosi come i grassi saturi. D'altra parte, però, ci sono alimenti che invece possono essere consumati senza problemi e senza restrizioni. Il riferimento è per esempio a prodotti ricchi di fibra: avena, riso integrale, fagioli. In assoluto vale la pena abbondare di frutta e verdura, fino a 5-6 porzioni al giorno. Ottimi anche il pesce come il salmone e lo sgombro, caratterizzati da un alto contenuto di antiossidanti, ideali per contrastare i pericolosi radicali liberi. Come condimento si consiglia l'utilizzo di olio d'oliva, mentre viene suggerito l'impiego di aglio e cipolla per aumentare la quantità di colesterolo buono. A fine pasto la fatidica domanda: panettone o pandoro? Gli specialisti non hanno dubbi: meglio scegliere il panettone, di solito con una quantità di burro (con una media di 758 calorie per 100 grammi) inferiore. Altri piccoli accorgimenti per evitare di accumulare troppi chili durante le vacanze natalizie, concernano il comportamento da tenere a tavola e, in generale, durante le giornate festive. Si può per esempio evitare di ordinare dei bis. E si dovrebbe cercare di non sgranocchiare fuori pasto leccornie varie e frutta secca. Si può inoltre bere un brodino prima di pranzo o cena, così da riempire lo stomaco e non correre il rischio di abbuffarsi con le successive portate. Infine, se proprio non si riesce a far giudizio, la raccomandazione degli specialisti è quella almeno di non essere troppo sedentari. Dopo pranzo, quindi, se c'è il sole e non fa troppo freddo, conviene fare una bella passeggiata per riossigenare i tessuti e smaltire le troppe calorie accumulate.

mercoledì 23 dicembre 2009

Velenosi come un velociraptor

Gli uccelli-dinosauro di una volta erano quasi tutti velenosi e carnivori. Il riferimento è ad animali come il velociraptor, reso noto dal romanzo e dal film Jurassic Park. Lo studio, pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), si è basato sullo scheletro di un Sinornitosauro scoperto in Cina dal gruppo di geologi americani, dell'Università del Kansas, e cinesi, della Northeastern University di Liaoning. La struttura del cranio e la morfologia dentaria, entrambe riconducibili a quelle di alcune lucertole velenose, hanno suggerito ai ricercatori che questi dinosauri - vissuti circa 140milioni di anni fa - si servivano del veleno per immobilizzare le prede, che poi divoravano. Le analisi hanno mostrato che i denti di animali come il velociraptor erano caratterizzati da ghiandole velenose e canali dove scorreva il veleno. "Queste caratteristiche", affermano i ricercatori, "sono del tutto analoghe a quelle della morfologia delle lucertole velenose. Il Sirnornitosauro e i suoi simili probabilmente si nutrivano dei numerosi uccelli che vivevano nella foresta di Jehol nel primo Cretaceo". Le similitudini fra le lucertole attuali e i serpenti moderni induce a credere che il veleno dei Sinornitosauri non fosse letale. Il suo scopo, quindi, era semplicemente quello di provocare nella vittima uno shock immediato che permetteva al dinosauro di catturarla facilmente. Anche la forma allungata e affusolata dei denti in cui scorreva il veleno, fa pensare che la loro funzione fosse quella di penetrare lo strato di piume degli uccelli di cui si nutrivano.

martedì 22 dicembre 2009

La neve manda in tilt strade e aeroporti. Ma la nevicata record risale all'85

Mezza Italia bloccata dalla neve. I disagi maggiori si stanno registrando al centro nord, dove sono previste entro sera nuove precipitazioni. Paralizzate le città di Milano, Genova e Bologna. Nel capoluogo lombardo sono intervenuti 1000 uomini dell'esercito per fronteggiare l'emergenza maltempo, mentre De Corato fa sapere che i trasporti in città funzioneranno normalmente: "La metro viaggia a pieno ritmo", ha rivelato il vicesindaco. Durante la notte sono caduti in Lombardia e in molte altre regioni del nord, oltre 30 centimetri di neve. Numerose le strade bloccate, in tutta Italia, fra cui l'autostrada Padova-Bologna. La Protezione Civile, per questo motivo, invita tutti gli automobilisti a muoversi solo se strettamente necessario. Chiusi molti aeroporti. Fra cui Malpensa e Orio al Serio (che ha ospitato stanotte un migliaio di passeggeri). Funziona solo Linate (nella foto) che ha riaperto stamattina. Problemi anche al sud dove alcuni voli diretti a Catania sono stati deviati a Palermo. In Lombardia, in compenso, riaprono le ferrovie. Inevitabili, però, i ritardi. In media le corse dei treni arrivano un'ora dopo l'orario previsto. In difficoltà anche le linee superveloci costrette a ridimensionare la velocità, da 350 a 250 chilometri all'ora. Migliorano, invece, le condizioni in Friuli Venezia Giulia e Veneto. L'arrivo dello scirocco ha, infatti, provocato un rialzo repentino delle temperature che ha trasformato la neve in pioggia. L'ondata di maltempo ha, inoltre, portato alla chiusura anticipata delle scuole. Il caos meteorologico, in realtà, coinvolge l'intera Europa, dove - neve a parte - in molte zone si sono toccati i - 30°C. Disagi ovunque, a partire dai trasporti. Dopo 4 giorni di stop, però, l'Eurostar Parigi-Londra (che trasporta 40mila persone al giorno), ha ripreso il suo cammino. Stamattina alle 8.10 è partito il primo convoglio dalla capitale francese. Numerose le vittime per il freddo. 2 persone sono decedute nella notte a Milano e a Foggia, mentre in Europa sono almeno 40 gli individui morti per congelamento. Nonostante le difficoltà provocate dalla neve, gli scienziati ricordano che nella storia recente ci sono stati episodi ben più importanti di questo dal punto di vista climatico. Il record, probabilmente, spetta all'eccezionale nevicata del gennaio 1985, che - dopo un periodo di freddo intenso - si protrasse ininterrottamente per 3 giorni e 3 notti. Caddero circa 90 centimetri di neve che coprì i campi fino a Pasqua. Non per niente si parlò della 'nevicata del secolo'. Numerosi i danni. Crollò la tettoia del Vigorelli e cedettero le scuderie del circo Togni. Centinaia le persone ricoverate in seguito a cadute e fratture. Strepitose anche le nevicate che si sono registrate nel 1929 (80 centimetri di neve) e nel 1947, quando caddero su Milano 60 centimetri di neve. Recentemente è stata abbondante la nevicata del 2006 (40 centimetri).

domenica 20 dicembre 2009

Babbo Natale? Cattivo esempio per grandi e piccini

E con questa cade definitivamente anche il mito di Babbo Natale. Stando, infatti, a un team di scienziati australiani Santa Claus, favorirebbe obesità e alcolismo e spingerebbe alla guida spericolata. A rischiare sarebbero soprattutto i più giovani, che vedono in Babbo Natale una figura buona e simpatica, dalla quale prendere esempio. Secondo i ricercatori è il comportamento di Santa Claus - che ha preso forma nella società dalla fine dell'Ottocento a oggi - a destare preoccupazione. In particolare gli esperti puntano il dito sul suo stile di vita, ritenuto poco salutare. Babbo Natale, infatti, ha l'abitudine di alzare un po’ troppo il gomito. Secondo la tradizione - il simbolo laico per antonomasia del 25 dicembre - va di casa in casa a dispensare doni e regali, ma non se ne va se prima non ha bevuto il solito goccetto di brandy: in realtà questa sua immagine è viva soprattutto in America, mentre in Europa è meno sentita. Così facendo, però, spingerebbe in modo subliminale i più giovani a darsi all'alcol,'tanto lo fa anche Santa Claus'. Idem per il mangiare. La sua stazza e il fatto che lo ritraggano sempre vicino a torroncini e panettoni, sembrano un invito a nutrirsi oltre il necessario, creando i presupposti per lo sviluppo di patologie come l'obesità e la sindrome metabolica. Non è un caso che nei paesi dove il culto di Babbo Natale è più radicato, ci siano anche più bimbi in sovrappeso. "L'immagine di Santa Claus promuove il messaggio che la grassezza sia sinonimo di buonumore e giovialità", affermano i ricercatori sul British Medical Journal. Ma non finiscono qui i 'vizi' di Babbo Natale, che i medici intendono sradicare dall'immaginario collettivo. Di lui, infatti, gli studiosi recriminano anche la guida troppo spericolata. In questo caso 'l'iconografia' classica ci parla di un Babbo Natale che salta come un grillo di porta in porta, sollevando metri cubi di neve e sgommando come un forsennato a bordo di una slitta trainata dalle renne. Saranno pure banali disegni, ma gli scienziati dicono che i bimbi potrebbero prenderli sul serio e avvicinarsi quindi all'idea che correre in automobile sia fico. Per non parlare della cintura di sicurezza: praticamente sconosciuta dai mezzi di Santa Claus. Infine c'è la sua abitudine a intrufolarsi lungo i camini delle abitazioni, zampettando furtivo da un tetto all'altro. Babbo Natale non cade mai, ma se qualcuno pensasse di imitarlo potrebbe non avere la stessa fortuna. Con ciò Nathan Grills della Monash University di Melbourne, in Australia, paragona Babbo Natale a Ronald McDonald, personaggio immaginario, abbigliato da clown, uno dei simboli della compagnia di fast food McDonald's Corporation. E conosciuto dal 96% dei bambini. In pratica i ricercatori suppongono che se Ronald è in grado (da decenni) di convincere così tanti bimbi a mangiare gli hamburger della casa americana, allo stesso modo Santa Claus potrebbe essere capace di vendere per buono il fatto che sia bello e utile abbuffarsi, bere e guidare imprudentemente. "Il nostro studio indica che è necessario essere consapevoli del fatto che Babbo Natale può influenzare la gente", dicono i ricercatori, riferendosi anche al fatto che per decenni la sua immagine è stata associata a varie marche di sigarette. "Pertanto dovremmo pensare a una nuova immagine di Santa Claus che possa preservare soprattutto la salute dei più piccoli".

sabato 19 dicembre 2009

Gelo record in Europa. E l'Eurotunnel va in tilt

Lo avevamo detto qualche giorno fa che il freddo avrebbe paralizzato l'Europa poco prima di Natale. E così è stato. La morsa di gelo ha addirittura bloccato - stanotte - il transito di veicoli nel tunnel della Manica: quattro treni Eurostar hanno smesso di funzionare per le temperature troppo rigide. Al loro interno circa 2mila persone, senza luce e riscaldamento, poi spostate su altri treni. "In questo momento tutti i passeggeri sono al sicuro", dice la BBC. In ogni caso il tunnel rimarrà chiuso e il traffico ferroviario sospeso fino a mezzogiorno di oggi. Gelo record a Mosca (-28°C), in Finlandia (-29°C a Kilpisjarvi), e in Estonia (-20°C a Valga). Il maltempo sta fortemente condizionando anche l'Italia. Le temperature sono in forte discesa su tutto lo Stivale. Bloccate alcune partenze dall'aeroporto 'Marconi' di Bologna. Mentre Venezia deve fare i conti con vari centimetri di neve e l'acqua alta (110 centimetri la punta massima). Migliore la situazione a Milano dove le precipitazioni non sono state particolarmente intense. Il fenomeno è dovuto a un enorme vortice di bassa pressione che si estende dalla Russia europea fino alla Francia. Secondo i metereologi l'ondata di gelo polare proseguirà fino a lunedì sera. Variabile il tempo previsto per le festività natalizie, con le temperature in crescita.

venerdì 18 dicembre 2009

Una moneta conferma l'esistenza dell'imperatore Domiziano (quello meno famoso)

Domiziano, penultimo governatore romano della Britannia, che avrebbe regnato per soli 4 giorni nel 271 dopo Cristo, è esistito veramente. Il suo regno era stato messo in dubbio da alcuni storici, ma ora la prova arriva dalla scoperta di un’antica moneta di bronzo con riportata l’immagine del suo volto. La notizia è stata diffusa da Richard Adby, curatore del British Museum di Londra dove è stato esposto il ritrovamento. “Nelle fonti storiche", spiega Richard Abdy, "esistono soltanto due brevi riferimenti a Domiziano che lo descrivono come un ufficiale dell’esercito mandato a morte per tradimento. Per il resto, sul suo conto, regna il mistero più assoluto”. Va, però, precisato che Domiziano del terzo secolo dopo Cristo, non va confuso con il noto imperatore Domiziano (busto nella foto) che guidò Roma nel primo secolo d.C. L’autore della scoperta è l’archeologo dilettante Brian Malin che si è servito, nelle sue ricerche, di un comune metal detector. Con esso ha scandagliato diverse zone della contea di Oxford, in Gran Bretagna, individuando un vaso contenente 5mila monete, tutte riportanti il volto di governatori e imperatori romani del periodo compreso fra il 250 e il 275 dopo Cristo, tra cui quella appunto di Domiziano. La dominazione in Gran Bretagna da parte dei romani durò dal 44 al 410 d.C. Durante la loro occupazione svilupparono un’estesa rete di strade, molte delle quali ancora oggi in uso. I romani costruirono inoltre acquedotti e sistemi fognari. La Britannia rappresenta, però, la più vasta regione dell’ex impero romano che attualmente non parla né una lingua romanza, né un linguaggio proveniente dagli abitanti pre-romani.

giovedì 17 dicembre 2009

L'ultima tendenza maschile: rifarsi le labbra

Sempre più uomini si rivolgono al chirurgo estetico per rifarsi le labbra. È quanto emerge da una ricerca compiuta da esperti della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica. "Gli uomini non esitano più a contattare un esperto in chirurgia plastica per chiedere un aumento di volume delle labbra", racconta Patrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano. Non è una novità che negli ultimi tempi anche i maschi frequentino sempre più spesso gli studi dei chirurgi plastici (soprattutto per rinoplastica, liposuzione, trapianto capelli), tuttavia mai prima d'ora s'era messo in luce questa tendenza concernente la cheiloplastica, che si pensava a esclusivo appannaggio delle donne. Anche gli uomini, dunque, desiderano ritoccarsi le labbra, convinti di poter aver maggiore successo con le donne. Il fenomeno riguarda soprattutto trentenni e quarantenni. La ricerca evidenzia un incremento del 40% di questo tipo d'interventi negli uomini. In realtà non si tratta del tentativo di ottenere le tipiche labbra 'a canotto', alla Mick Jagger (nella foto), un tempo assai di moda fra le esponenti del gentil sesso, ma solo un po’ più di volume con semplici ritocchi mirati, di solito risolvibili in due o tre sedute con piccole iniezioni di acido ialuronico.

mercoledì 16 dicembre 2009

L'ufo norvegese? Un banale test missilistico... fallito

La misteriosa spirale comparsa nei cieli norvegesi il 9 dicembre, non ha più segreti. Si è trattato semplicemente di un razzo russo finito fuori controllo, un missile Bulava, partito da un sottomarino presente nella zona. Secondo gli scienziati il tipico disegno a spirale impresso nel cielo sarebbe stato, dunque, il risultato del terzo e ultimo stadio rotante del missile che, guastatosi, avrebbe determinato la fuoriuscita di fumo da un'apertura laterale del razzo. All'inizio se n'erano dette di tutti i colori: si era, infatti, parlato di un buco nero, dell'apertura di un varco spazio-temporale, di un asteroide. Infine la verità è giunta dalle pagine del New Scientist. I missili Bulava fanno spesso cilecca: dei 12 test condotti finora, 7 non sarebbero andati a buon fine.

Il video dell'ufo norvegese...


martedì 15 dicembre 2009

Seconda stella a destra, questo è il cammino...

Alpha Centauri è la nostra stella più vicina. Dista da noi appena 4,2 anni luce. Poco o nulla se il termine di paragone è la grandezza spaziale che ci separa dalla nostra galassia più vicina, Andromeda, a 2,36milioni di anni luce dal sistema solare. Eppure se volessimo volare su Alpha Centauri ci occorrerebbero la bellezza di 500mila anni. È solo uno fra i tanti esempi che si possono fare per capire la vastità incredibile dell'universo, e l'oggettiva difficoltà con cui ci troveremmo ad avere a che fare, se dovessimo veramente metterci in testa di raggiungere mondi sconosciuti al di là del sistema solare. In ogni caso da tempo l'uomo sta pensando proprio a questo, ovvero allo sviluppo di nuove tecnologie e nuovi mezzi spaziali per raggiungere le stelle. Numerose le proposte, due quelle più interessanti, segnalate sull'ultimo numero della rivista New Scientist. La prima - avanzata da Jia Liu, della New York University - si basa sull'utilizzo della misteriosa materia oscura, che costituirebbe gran parte dell'universo. Di essa non sappiamo molto, tuttavia la sua esistenza è prevista dalla teoria del Big Bang. Liu è convinto che si possa utilizzare per far funzionare navicelle ultraveloci. Come? Sfruttando le minuscole particelle da cui sembrerebbe essere composta. Il riferimento è ai misteriosi neutralini, particelle supersimmetriche, elettricamente neutre, dotate di massa, che annichilandosi produrrebbero materia e antimateria in pari quantità, creando energia. Gli ultimi studi di Liu risalgono ad agosto. Lo scienziato si è ispirato ai lavori di Robert Bussard, compiuti negli anni Sessanta. Bussard suggeriva per i viaggi interstellari l'utilizzo di autoreattori a fusione, basandosi sul presupposto che lo spazio non è vuoto, bensì riempito da un'enigmatica materia costituita perlopiù da idrogeno. Lo scienziato, dunque, prevedeva l'azione di un campo elettromagnetico prodotto dall'autoreattore, tale da 'rastrellare' e raccogliere l'idrogeno spaziale e incanalarlo in un reattore a fusione incorporato nella navicella. Tramite questo sistema, secondo Bussard, sarebbe stato possibile produrre la spinta propulsiva di un'astronave, 'bruciando' l'idrogeno tramite reazioni termonucleari. Analogo, quindi, il progetto di Liu. Lo scienziato di New York dice, infatti, che si potrebbe ottenere energia propulsiva, dall'azione dei neutralini che, interagendo e collidendo fra loro, dovrebbero generare grandi quantità di positroni ad alta energia. Le stime dicono che da un chilo di materia oscura sarebbe possibile ottenere più di 10miliardi di volte l'energia prodotta da un chilogrammo di dinamite. Indubbiamente un risultato eccellente, che consentirebbe all'uomo di raggiungere Proxima Centauri in pochi anni. C'è solo un piccolo problema: non si conosce l'esatta distribuzione della materia oscura nell'universo - in alcune zone parrebbe più densa, in altre più rarefatta - e quindi non è possibile prevedere in quali punti sarebbe possibile ottenere maggiore o minore energia. Ma i viaggi interstellari potrebbero essere compiuti anche grazie allo sviluppo di buchi neri artificiali. È l'idea di due matematici, Louis Crane e Shawn Westmoreland, della Kansas State University di Manhattan. La teoria di Crane e Westmoreland si basa sulla cosiddetta 'radiazione di Hawking', radiazione termica che si ritiene sia emessa dai buchi neri quando perdono massa ('evaporando'). Questa radiazione potrebbe essere usata come propellente per navicelle interstellari. Crane ha calcolato che un buco nero del peso di circa 1milione di tonnellate sarebbe una perfetta risorsa energetica. Sarebbe, infatti, abbastanza piccolo per essere ospitato da una navicella, e abbastanza grande per sopravvivere durante un viaggio interstellare di circa 100 anni. Per arrivare a questo risultato sarebbe, però, necessario utilizzare un gigantesco raggio laser alimentato dall'energia solare. A tal scopo si prevedrebbe, quindi, l'azione di un pannello solare di circa 250chilometri quadrati, posto a circa un milione di chilometri dal sole: l'energia che ne deriverebbe sarebbe in grado di dare vita a un micro buco nero, ideale per mettere in moto una navicella interstellare. "Con questo sistema potremmo prevedere di raggiungere Andromeda nell'arco di vita medio di una persona", rivela Crane.

lunedì 14 dicembre 2009

I cannibali di Herxheim

Tracce di cannibalismo. Questo il quadro emerso da una serie di scavi effettuati in Germania - nei pressi di Herxheim, cittadina della regione Renania-Palatinato - dove sono venuti alla luce i resti scheletrici d'individui vissuti 7mila anni fa, divorati da altri uomini. Uno scenario che lascia attoniti gli stessi ricercatori: le ossa ritrovate - anche di bambini - mostrano, infatti, chiari e inconfutabili segni di rotture e cotture intenzionali, di solito riscontrabili su resti animali. "I reperti scheletrici individuati di circa 500 persone, sono stati mutilati intenzionalmente e su molti di essi sono evidenti tracce di masticazione", spiega Bruno Bolstein, dell'Università francese di Bordeaux. Incuriosisce comunque il fatto che il fenomeno sia avvenuto nel Neolitico, periodo preistorico in cui l'agricoltura aveva ormai preso il sopravvento, offrendo più cibo per tutti (mentre il cannibalismo è una pratica normalmente legata alla carenza di cibo). Ora però resta da capire il vero 'movente' di questo cannibalismo di massa: per alcuni scienziati sarebbe riconducibile a una prassi quotidiana condotta indipendentemente da tutto e tutti, per altri invece parrebbe legato a riti ben precisi, probabilmente di matrice funeraria. Di cannibalismo in Europa si è spesso parlato anche riferendosi all'uomo di Neandertal. Recentemente uno scavo effettuato da un gruppo di ricercatori guidato da Antonio Rosas del Museo Nazionale di Scienze Naturali di Madrid, ha infatti messo in luce resti ossei di neandertaliani caratterizzati da tracce antropofaghe (nella foto). Secondo Rosas "è probabile che le condizioni ambientali fossero così difficili per i neandertaliani da costringerli a nutrirsi della carne dei propri simili". Le analisi dentarie dei reperti rinvenuti evidenziano inoltre casi di ipoplasia, mancata formazione del malto, legata a fenomeni di denutrizione.

domenica 13 dicembre 2009

Ci sarà pure il riscaldamento ma arrivano gelo e neve

Freddo e neve. Prepariamoci. Da mercoledì le temperature caleranno bruscamente creando i presupposti per lo sviluppo d'intense precipitazioni nevose, soprattutto nel nord Italia. La causa, un fenomeno atmosferico raro, che spingerà aria gelida dal Polo Nord fino alle estremità meridionali dell'Europa. "Il riferimento è alla formazione di un vortice polare che gettandosi sull'Europa provocherà un abbassamento repentino delle temperature", spiega Alessio Grosso, previsore responsabile di Meteolive. "In nord Europa, intorno ai 1.500 metri di quota, sono previsti - 30 gradi, in Italia, sull'arco alpino, non sarà difficile arrivare a - 15 gradi". In Lombardia e in tutto il nord si prevedono temperature comprese fra - 6 gradi e 1 grado. Farà invece più caldo al sud: previsti mediamente 14 gradi in Sicilia. Secondo i metereologi tutti gli anni un vortice polare lambisce l'Europa, ma non sempre con la stessa intensità. Quest'anno, in particolare, il fenomeno sarà assai spiccato, e non contraddistinguerà solo le regioni dell'estremo nord, ma anche quelle meridionali. Situazioni simili, negli ultimi 40 anni, si sono registrate solo nel 1985 (uno degli anni più nevosi della storia recente) e nel 1996. "Oltralpe si registreranno un po’ ovunque temperature siberiane", continua Grosso, "ma la novità è che quest'anno il vortice polare interesserà anche il sud dell'Europa, soprattutto nelle giornate di giovedì 17 e venerdì 18". Poi, nelle regioni settentrionali, arriverà anche la neve, fra sabato 19 e domenica 20 dicembre, con valori costanti intorno allo zero, soprattutto in pianura padana. "L'arrivo di aria mite dall'Atlantico andrà sovrapponendosi a quella fredda già presente sul continente", va avanti Grosso, "provocando forti precipitazioni di carattere nevoso". Intanto, già da queste ore, qualcosa è cambiato a livello atmosferico, in Italia e in Europa. Il freddo s'è fatto più pungente, e molte regioni sono interessate da venti forti e moderati. È il caso della bora a Trieste, della tramontana in Liguria e del grecale al centro sud. Fra stasera e lunedì le temperature caleranno, quindi, soprattutto al nord, con minime intorno allo zero e massime comprese fra i 3 e i 4 gradi (con isoterme, a circa 1.500 metri di altezza, che varieranno fra - 6 gradi e - 8 gradi). Il fenomeno sarà, invece, meno evidente al sud, dove le temperature si manterranno sui livelli stagionali, specialmente in Sicilia (a Palermo si prevedono temperature fra gli 8 e i 15 gradi). Una situazione comunque tipica del periodo, ben diversa da quella che sopravverrà da metà settimana. "Fra oggi e martedì 15 assisteremo a una prima irruzione di aria fredda proveniente dai Balcani", conclude Grosso, "che potrà portare neve anche a quote basse soprattutto in Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, e pioggia al centro sud. Ma il fenomeno, data la stagione, può ritenersi assolutamente normale". E per Natale che tempo avremo? È ancora presto per dirlo: è difficile, infatti, fare previsioni attendibili che superino la settimana. In ogni caso secondo i meteorologi, dopo l'ondata di freddo polare, si affrancherà sul continente un'aria più mite, che condurrà a un 25 dicembre tendenzialmente variabile su quasi tutta l'Italia, con possibili precipitazioni soprattutto di natura piovosa.

(Pubblicato su Libero il 13 dicembre 09)

giovedì 10 dicembre 2009

FIDO BATTE MICIO PER UN PELO

Quando ordiniamo al nostro cane di compiere una certa azione (per esempio di porci una zampa), rimaniamo spesso stupefatti dalla sua abilità nel risolvere adeguatamente il compito. Allo stesso modo restiamo meravigliati, quando il nostro gatto sembra percepire - con largo anticipo anche sul metereologo di fiducia, che tutte le sere ci mostra 'che tempo farà domani' - che sta per arrivare una perturbazione. Chi allora fra i due animali è più intelligente dell'altro? E soprattutto chi può ritenersi il vero amico dell'uomo? Sono domande che tutti i possessori di un animale domestico prima o poi si pongono, e alle quali solo oggi - grazie a uno studio approfondito diffuso sulle pagine della rivista New Scientist - possiamo finalmente dare la risposta: fra cane e gatto ad averla vinta sul piano intellettuale è il primo che, quindi, possiamo ufficialmente considerare il miglior amico dell'uomo. Per arrivare a queste conclusioni gli studiosi hanno analizzato 11 parametri relativi alle caratteristiche di cane e gatto. Alla fine s'è visto che Fido batte Micio 6 a 5. Incuriosisce però il fatto che, sotto alcuni aspetti, il gatto bagna tranquillamente il naso al rivale di sempre. A partire dalle dimensioni del cervello. Contrariamente a quanto si possa immaginare, infatti, il gatto - proporzionalmente alla sua taglia - ha un cervello più grosso di quello del cane. Presenta milioni di neuroni in più, e a beneficiarne sono soprattutto la memoria e l'attenzione. Vince il gatto anche relativamente al parametro 'popolarità'. Nei 10 Paesi in cui i gatti sono più diffusi si contano 204milioni di felini, contro i 173milioni di cani presenti nei 10 Paesi con più quattrozampe. Ma il cane ha la meglio su altri fronti, primo fra tutti quello legato all'addomesticamento. Secondo gli scienziati l'uomo e il cane cominciarono a filarsi 135mila anni fa e in modo assiduo a partire da 16mila anni fa. Il rapporto uomo-gatto è invece più recente e risale a circa 9mila anni fa. Prove in tal senso emergono da scavi archeologici effettuati a Cipro. Prima del gatto, tanto per intenderci, l'uomo addomesticò le pecore e i maiali. Vince ancora il cane per quanto riguarda il feeling con il padrone, la relazione animale-uomo. I cuccioli di cane si affezionano subito all'uomo, molto più di quanto non avvenga con i piccoli gattini che, senza la mamma, sono in totale defaillance. Il cane poi comprende con maggiore facilità il lessico umano rispetto ai gatti, molto più limitati. Uno studio recente dimostra che alcune razze come il Collie sono in grado di comprendere fino a 200 parole. "Per i gatti è diverso, ma probabilmente non è possibile stabilire quante parole sappiano", ci spiegano gli esperti dell'Associazione Nazionale Felina Italiana (Anfi), "di sicuro riconoscono il proprio nome e forse un'altra decina di parole, ma sono solo ipotesi". Ancora il cane in testa per ciò che riguarda la comprensione dei gesti umani, come un banale cenno del capo, che nemmeno gli scimpanzé riescono a tradurre in azione. In compenso il gatto con le fusa e i miagolii riesce con maggiore facilità a catturare l'attenzione dell'uomo e a far capire ciò che desidera, per esempio, mangiare; il cane, invece, abbaiando, ha meno chance di ottenere ciò che vuole. Addestramento e utilità, però, sono entrambi parametri a favore del cane e non è certo difficile capire il perché. Far compiere a un cane una certa azione (tipo restituire un sasso) è ben diverso che indurre un gatto a portare indietro un gomitolo di lana (azione che non farà mai). Analogamente l'utilità del cane è riconosciuta in molti campi. I cani possono guidare i non vedenti, recuperare dispersi a causa di valanghe, ridurre lo stress, cacciare, aiutare le forze dell'ordine sniffando droga, fare la guardia, attitudini negate al Micio, molto più indifferente a tutto e a tutti. Il gatto, però, batte il cane per quanto concerne le attività sensoriali. Vista, udito e olfatto sono molto sviluppati. I felini vedono benissimo al buio e sono inoltre caratterizzati da una naso con 200milioni di cellule olfattive (l'uomo ne possiede 5milioni). Infine vincono ancora i gatti per ciò che riguarda l'ambiente, che viene preservato da varie specie di roditori dannosi per l'ecosistema, di cui i felini vanno ghiotti. Peraltro l'impatto ambientale di un gatto è minore rispetto a quello del cane. La dieta di un cane di media taglia prevede il consumo di 164 kg di carne e 95 kg di cereali ogni anno ottenibili dallo sfruttamento di 0,84 ettari di terreno (contro i 0,15 ettari di terreno necessari al fabbisogno di un gatto).

(Pubblicato su Libero l'11 dicembre 09)

mercoledì 9 dicembre 2009

I livelli di grassi nel sangue seguono le stagioni: sono più alti in inverno, e più bassi in estate

Il colesterolo varia con le stagioni: è maggiore in inverno e minore in estate. È la conclusione di una ricerca pubblicata sulla rivista statunitense “Archives of Internal Medicine”. Gli esperti non sono ancora riusciti a capire il motivo del fenomeno (anche se in qualche modo si pensa siano coinvolti la frequenza con cui si pratica uno sport e le abitudini alimentari, entrambi fattori soggetti a variazioni stagionali), ma hanno in effetti constatato che negli uomini il livello di grassi nel sangue aumenta in media di 3,9 milligrammi per decilitro in dicembre, e nelle donne di 5,4 milligrammi per decilitro di sangue in gennaio. Per giungere a questi risultati gli scienziati hanno esaminato 517 persone in buona salute il cui tasso di colesterolo è stato misurato ogni tre mesi per un anno. Recentemente degli scienziati della New York Academy of Sciences e dell’American Association for the Advancement of Sciences sono anche arrivati a stabilire che il colesterolo è inversamente proporzionale all’esposizione solare. In particolare si è visto che il sole e i raggi ultravioletti aiutano l’organismo a ridurre il colesterolo cattivo e aumentare quello buono.

GIOCATORI DA STRAPAZZO

Giocatori compulsivi (e non). Di fatto giocare online sta diventando un fenomeno sempre più frequente, nonché assai redditizio per le aziende che confezionano questo tipo di prodotti. Ecco qualche numero interessante. Negli Stati Uniti, in media, un adolescente trascorrere 31 ore online (per dare un'idea dell'enormità del tempo passato davanti a un monitor basti pensare che a scuola i ragazzi non trascorrono più di 35 ore la settimana). Buona parte di questo tempo è dedicato ai MMOG, "Massively Multiplayer Online Game", non patatine. Nel 2009 il fatturato di questa incessante attività dovrebbe superare i 10miliardi di dollari, un quinto, circa, dell'intera industria dei videogame. Gran parte degli incassi deriva dagli abbonati che sono circa 28milioni, in pratica l'intera popolazione di Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia e Irlanda. Gli esperti dell'ospedale di Legnano, però, fanno notare che i videogame potrebbero essere nocivi soprattutto per i più giovani, che non hanno ancora un cervello ben sviluppato. Secondo i medici del nosocomio lombardo, i giochi online, sottopongono il cervello a continue stimolazioni e impulsi che, se non vengono elaborati correttamente, sono immagazzinati in modo acritico, con tutte le conseguenze del caso: aggressività, paura, desensibilizzazione al valore dell'azione. Se guardiamo all'intero pianeta scopriamo invece che ogni giorno si giocano online circa 1milione e 250mila partite di FIFA 2010 (e ogni minuto vengono visti 1milione e 250mila video su Youtube). Dicevamo il gioco compulsivo… Spesso il fenomeno è figlio del gioco d'azzardo che, ovunque, sta crescendo a dismisura. Gennaio 2009, Italia: ben 7milioni di italiani tentano la fortuna online, affrontando complessivamente una spesa di 250milioni di euro, la stessa cifra destinata ogni 365 giorni - nel Belpaese - all'acquisto di lassativi. In Italia il poker online coinvolge il 55% dei giocatori. A seguire ci sono le scommesse sportive (38%), i gratta e vinci virtuali (3%), l'ippica (2,5%). Dunque, qualche volta, c'è anche chi vince, e vince tanto. Il record di vincita appartiene a una donna olandese che a giugno di quest'anno s'è portata a casa la bellezza di 4.300.000 euro… grazie alle slot machines virtuali! (Wired, che ha compiuto la ricerca, fa comunque notare che la cifra non sarebbe bastata a coprire le spese per le nozze del calciatore Wayne Rooney costate oltre 6milioni di euro).

(Pubblicato su www.milanoweb.com)

martedì 8 dicembre 2009

Ventitremila in coda per la gita nello spazio

Sono 23mila le persone in lista d’attesa per il primo volo turistico nello spazio. Due ore e mezzo di volo, cinque minuti in assenza totale di gravità, uno sguardo al Pianeta azzurro come non si è mai visto, da oltre 100 chilometri di altezza. Se tutto andrà come previsto, il viaggio inaugurale avverrà entro il 2011. Intanto ieri nel deserto Mojave, in California, è avvenuta l’inaugurazione ufficiale (con volo dimostrativo in tarda serata, piena notte in Italia) di SpaceShipTwo (SS2) e WhiteKnightTwo (WK2), i due mezzi che consentiranno all’uomo di viaggiare nello spazio per puro diletto (alla considerevole cifra di 200mila dollari). Trecento gli invitati tutti muniti di biglietto per il volo, fra cui il pilota della Formula Uno Ruben Barrichello. Li ha accolti Richard Branson, miliardario britannico col pallino del turismo spaziale, capo della Virgin Galactic, la compagnia che organizzerà i voli, e il progettista del sistema SS2-WK2, Burt Rutan. SpaceShipTwo è stato realizzato prendendo spunto da SpaceShipOne, spazioplano suborbitale che ha compiuto il primo volo spaziale il 21 giugno 2004 e ha vinto, il 4 ottobre dello stesso anno, il premio Ansari X da 10 milioni di dollari, per aver raggiunto i 100 chilometri di quota. Otto i posti disponibili: due per i piloti e sei per i passeggeri che, prima di imbarcarsi, dovranno superare appositi test concernenti la permanenza nello spazio in assenza di gravità. SpaceShipTwo volerà a 110 chilometri di altezza (dieci chilometri più in alto di SS1) dopo essersi staccata da WhiteKnightTwo a 15mila metri di quota, grazie all'azione di un motore a razzo ibrido, muovendosi a circa 4.200 chilometri all'ora. Minimo l'impatto ambientale: l'anidride carbonica prodotta dal volo per ogni turista spaziale sarà circa un quarto di quella emessa in un viaggio aereo tradizionale Londra-New York, andata e ritorno. La cabina di SS2 è lunga 3,66 metri, e il suo diametro misura 2,28 metri. 8,23 metri la lunghezza delle ali. WhiteKnightTwo è invece l'aereo destinato al trasporto di SS2. "È un mezzo davvero eccezionale", dice Peter Siebold, uno dei piloti, "sebbene possa apparire insolito visto da terra, in fase di manovra non differisce dagli altri, anche se può arrivare fino a 18mila metri di quota". Battezzato 'Eve" in onore della madre di Branson è l'aereo più grande del mondo, interamente costruito in carbonio composito, con un'ala unica lunga 50 metri. Ha già compiuto numerosi flight test che hanno ufficializzato la sua autonomia e sicurezza. Fra i futuri piloti che potranno guidare WK2 c'è anche Niki Lauda, campione di Formula Uno e fondatore della Lauda Air. Il turismo spaziale, dunque, è davvero alle porte e non servirà solo a divertire magnati col desiderio di vedere le stelle più da vicino, ma anche a sviluppare nuove idee per i trasporti aerei in generale, e le attività legate alla ricerca spaziale. A questo proposito Carolyn Wincer, direttrice di vendite di Virgin Galactic, dice che "è necessario far funzionare il turismo spaziale per poter rinnovare le tecnologie spaziali del futuro". Con esso si aprono, infatti, nuove frontiere per la messa in orbita dei satelliti, per trasporti cargo e umani verso la Stazione Internazionale e verso i futuri alberghi spaziali. "Vogliamo spingerci molto oltre il suborbitale", chiude Wincer, "offrendo l'opportunità di voli ipersonici tali da collegare Londra a Sidney in due ore".

(Pubblicato su Libero l'8 dicembre 09)

Benvenuti nello spazio!

lunedì 7 dicembre 2009

Lotta all'effetto serra: al via il vertice dell'Onu a Copenaghen

Al via oggi il vertice Onu di Copenaghen per la salvaguardia del clima. Previste due settimane d'incontri e il coinvolgimento di 192 Paesi e 103 capi di stato e di governo. Anche Barack Obama prenderà parte all'appuntamento settimana prossima, durante la fase di chiusura, in cui verranno presentati i provvedimenti da prendere: al termine del summit è previsto un accordo firmato da tutti gli Stati per sostituire il protocollo di Kyoto, che scade nel 2012, come annuncia il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Sull'argomento è intervenuto anche papa Benedetto XVI dicendo che sono necessari "stili di vita più sobri e più rispettosi dell'ambiente e di tutto il creato". Il vertice si pone obiettivi ambiziosi, ma indispensabili per il futuro dell'uomo e del pianeta che, di questo passo, rischia seriamente di soccombere a se stesso, per via dell'intenso sfruttamento dei territori e dell'utilizzo spregiudicato di materie prime. Il premier danese Lars Loekke Rasmussen dice che ''possiamo cambiare e dobbiamo cambiare'' e che, in quest'incontro a Copenaghen, ci sono ''le speranze dell'umanità'''. L'Unione Europea, in particolare, punta al cosiddetto piano 20-20-20. Si vuole dunque ottenere una riduzione delle emissioni di gas serra almeno pari al 20%, aumentare della stessa percentuale l'efficienza energetica, portare a questo livello lo sfruttamento delle risorse rinnovabili. Si spera poi in una maggiore apertura da parte di Paesi fortemente inquinati e inquinanti come Cina, India, Brasile (e Stati Uniti). Intanto gli esperti fanno sapere che da qui al 2100 - a causa dell'effetto serra - scompariranno le Maldive, arcipelago dell'oceano indiano, buona parte di Manhattan e di Hong Kong, Venezia e Paesi pianeggianti che sorgono a livello del mare come il Bangladesh. Secondo i ricercatori del Comitato Scientifico Internazionale per la Ricerca Antartica da qui a fine secolo i mari si innalzeranno mediamente di 1,4 metri (contro i 59 centimetri previsti da studi condotti dall'Intergovernmental Panel on Climate Change). Alla base di tutto il progressivo scioglimento dei ghiacci polari. John Turner, a capo dello studio, sostiene comunque che le cose sono già drammatiche: la concentrazione di anidride carbonica e di metano nell'atmosfera è, infatti, senza precedenti negli ultimi 800mila anni.

domenica 6 dicembre 2009

Energia dai batteri... golosi di cioccolato

Un'idea originale per ottenere energia: dare da mangiare cioccolato ai batteri. Studiosi dell'Università di Birmingham hanno selezionato campioni di Escherichia coli – batterio comunissimo nell’intestino umano – per poi osservarlo alle prese con gli scarti di cioccolato, caramello diluito e avanzi di torroncino. In questo modo s'è visto che il microrganismo non solo va ghiotto per tutti questi prodotti zuccherati, ma in più è in grado di ridurre i glucidi producendo idrogeno. Come è noto l’idrogeno rappresenta una fonte energetica di primo ordine. Le stelle, per esempio, ne bruciano in gran quantità per produrre energia. All’uomo, dunque, farebbe molto comodo disporne senza limite e così fronteggiare il problema delle cosiddette fonti esauribili come il petrolio e il carbone. Purtroppo il primo elemento della tavola periodica è davvero difficile da ottenere. Sono necessarie, infatti, forti pressioni e temperature estreme, parametri che allo stato naturale si riscontrano solo in pochi angoli dello spazio. Dunque non è difficile immaginare lo stupore degli scienziati quando si sono resi conto che l’Escherichia coli alle prese col cioccolato e altri prodotti simili è in grado di liberare idrogeno. I batteri sfruttano l’azione dell’enzima idrogenasi che catalizza le reazioni di dissoluzione degli zuccheri, producendo un’energia tale da mettere in moto le pale di un ventilatore; nei test, l’idrogeno accumulato, ha fornito il fabbisogno energetico necessario ad alimentare un cella a combustibile collegata a un piccolo strumento per far aria.

sabato 5 dicembre 2009

Il pupazzo di neve più piccolo del mondo

Il più piccolo pupazzo di neve della storia è stato ottenuto da un team di fisici inglesi. Gli esperti l'hanno realizzato tramite sofisticati strumenti hitech, impiegati solitamente nella manipolazione di nano particelle. Il pupazzo è alto 0,01 millimetri, molto meno dello spessore di un capello umano, e presenta un naso largo 0,001 millimetri. Fino a oggi i record riguardanti i pupazzi di neve concernevano esclusivamente pupazzi giganti: il record di altezza massima, per il momento, spetta a un pupazzo americano alto 40 metri che impiegherà 3-4 mesi a sciogliersi. Il risultato del minipupazzo di neve è stato ottenuto da David Cox del National Physical Laboratory. Su Youtube è disponibile il video illustrante alcuni passaggi tecnici effettuati dai ricercatori per giungere all'incredibile risultato:

Ecco perchè l'uomo non ama fare shopping

Accompagnare le donne a fare shopping è un incubo per tutti gli uomini. Figuriamoci in questi giorni che siamo sotto Natale. In ogni caso la colpa non è di nessuno. L'atteggiamente differente di un uomo e di una donna davanti a un negozio è infatti il risultato di millenni di evoluzione. In tal caso dovremmo prendercela coi nostri tris, tris, trisavori. Ecco le conclusioni di uno studio pubblicato ieri su The Telegraph... Differing roles in prehistoric times have evolved into differing shopping styles, the researchers believe. While women spent their days gathering food often with children, men were hunters who made specific plans about how to catch and kill their prey. The two approaches to how we used to obtain food mirrors how we shop in modern times, the study believes. He said women would spend hours trying to find the right outfit, present or object, because they had in the past spent ages trying to find the best quality and health giving foods. Men on the other hand, decided in advance what animal they wanted to kill and then went looking for it. Once it was found - and killed - they returned home. Professor Daniel Kruger of the University of Michigan said the study could be the answer to why there was so much conflict when couples shopped together. He said it could also help couples avoid fights in the shops this Christmas if they understood the reasons why each sex had different ways of deciding on the perfect present. Foraging was a daily social activity in prehistoric times and often young children were included, much like they are today when women shop, Prof Kruger said. Women gained the skills of how to get the best quality food in cave man times because if they chose the wrong berry or nut it could kill, he said. "When gathering, women must be very adept at choosing just the right colour, texture and smell to ensure food safety and quality" he said. "They also must time harvests and know when a certain depleted patch will regenerate and yield good harvest again. "In modern terms, women are much more likely than men to know when a specific type of item will go on sale. Women also spend much more time choosing the perfect fabric, colour and texture." Prof Kruger decided to conduct the study after a winter holiday trip with friends across Europe. After exploring sleepy little villages and reaching Prague, the first thing the women wanted to do was shop, Prof Kruger said, and the men could not understand why. "But that is not so unreasonable if you're thinking about a gathering strategy," he said. "Anytime you come into a new area you want to scope out the landscape and find out where the food patches are." Prof Kruger said on the other hand in prehistoric times men had to hunt for specific items which meant they had to be clinical in their approach like they are now with shopping. "Men often have a specific item in mind and want to get in, get it and get out," he said. "It's critical to get meat home as quickly as possible. Taking young children isn't safe in a hunt and would likely hinder progress." Prof Kruger said his research was important because if men and women understood each other's shopping strategies they could avoid arguments in the Christmas rush. "It helps demystify behaviours - guys, myself included, have been puzzled by why women shop the way they do." "Women can have a hard time understanding a man's aversion to it." The research is to be published in the Journal of Social, Evolutionary and Cultural Psychology.

venerdì 4 dicembre 2009

CIMITERI OASI DI VITA

A lezione di naturalismo. Dove? Nei cimiteri. È una delle tante proposte avanzate dai responsabili del Caring for God’s Acre ("Avendo cura degli acri di Dio”). Mini safari, li hanno anche battezzati. Gli scolari, muniti di lente e quadernino, si aggirano come dei detective tra tombe e sepolcri per scovare animali e piante che altrove non vivono più, spazzati via da inquinamento, pesticidi, insetticidi. La prima fase del progetto si è conclusa da poco. Con essa gli studiosi sono riusciti a individuare ben 300 specie – sia animali che vegetali - credute estinte o comunque impossibili da trovare al di fuori dei camposanti. Del progetto ne ha recentemente parlato uno dei maggiori esponenti dell’iniziativa: il botanico David Bellamy. Dice lo studioso: “I cimiteri? Io li chiamo isole della speranza. Il futuro della wildlife (natura allo stato selvaggio) risiede proprio nei sepolcreti. Il rinascimento verde – va avanti – è cominciato e i cimiteri sono oasi in cui per secoli hanno trovato rifugio indisturbati erbe, funghi, licheni, muschi e fiori selvatici”. Ma non sono solo i vegetali a far la gioia dei naturalisti: ci sono anche specie animali, dalle dimensioni contenute come gli insetti e gli aracnidi, talvolta di grossa taglia, volatili e perfino piccoli mammiferi. Il progetto per il momento coinvolge esclusivamente la città di Hereford, in Inghilterra. È qui che gli scienziati hanno indirizzato i loro sforzi su tre camposanti ricchissimi in biodiversità. D’altronde non è la prima volta che qualcuno sottolinea l’insolita esperienza di sentirsi profondamente vivo proprio quando si è in un cimitero. Una di queste è Tracy Chevalier, celebre scrittrice. Parlando del suo ultimo libro “Quando cadono gli angeli” afferma: “Il cimitero di Highgate è un posto speciale. Faccio un lavoro di volontariato nel cimitero, ci vado da anni e una cosa che ho notato è che è un luogo per i vivi piuttosto che per i morti. La gente va al cimitero e ricorda le persone che non ci sono più e i ricordi sono vivi. E poi ci sono tante piante e animali, ci sono addirittura delle volpi e si sentono gli uccellini. È un posto in cui andare per ricordare ed essere vivi”.

Per info: http://www.caringforgodsacre.org/

giovedì 3 dicembre 2009

Rischio obesità per le famiglie più numerose

Avere troppi figli significa anche correre un rischio maggiore di ammalarsi di obesità. Lo dice una ricerca condotta da esperti della Duke University del North Carolina di Durham, in Usa. Lo studio ha messo in evidenza che - per ogni figlio in più - il rischio di obesità in una donna aumenta del 7%, nell’uomo del 4%. Per arrivare a ciò sono state prese in considerazione coppie sposate di età compresa tra i 40 e i 70 anni, tutte contraddistinte da un numero variabile di figli, da uno a 19: complessivamente sono state coinvolte nell’esperimento 9046 persone. La ricerca ha dimostrato che in effetti l’obesità è direttamente proporzionale al numero di bimbi che si mettono al mondo. Secondo gli esperti nelle famiglie più numerose è anche più difficile far da mangiare per tutti, e badare a quello che si cucina. È quindi più probabile, per chi ha tanti bimbi, ricorrere frequentemente ai prodotti dei fast food e ai cibi precotti, alimenti dannosi per la salute e alla base dell'obesità. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Journal of Women’s Health”.

mercoledì 2 dicembre 2009

La Manica, una storia cominciata 450mila anni fa

C'era una volta la Gran Bretagna, regione europea confinante con la Francia, tranquillamente raggiungibile a piedi. Stando infatti a uno studio pubblicato sulla rivista Quaternary Science Reviews, inglesi, scozzesi e gallesi, fino a 30mila anni fa, non erano separati dagli altri europei: Francia e Inghilterra erano divise da una normalissima striscia di terra oggi sommersa dalle acque dell'Atlantico. Secondo QSR con lo scioglimento dei ghiacci si creò un grosso fiume e - col debordamento di un lago formatosi in seguito all'intrappolamento delle acque del mare del Nord in una zona fra la Francia e l'Inghilterra - si originò il canale della Manica che oggi tutti conosciamo e che separa la Gran Bretagna dal continente. Secondo i ritrovamenti, il fiume Manica, cominciò a prendere forma circa 450mila anni fa, e sarebbe esistito durante tre ere glaciali. Oggi la britannica Dover (nella foto) e la francese Calais (Cap Gris-Nez) sono dunque separate solo da 34 chilometri di mare. Il canale è lungo complessivamente 560 chilometri e la sua larghezza massima è di 240 chilometri. Data l'eccezionale vicinanza delle due coste, molti hanno attraversato la Manica nei modi più rocamboleschi. Il 7 gennaio 1785 Jean-Pierre Blanchard e l'americano John Jeffries volarono da una parte all'altra del canale su un pallone aerostatico, divenendo i primi ad attraversare una fetta di Atlantico per via aerea. Il primo a vincere la distanza a nuoto fra i due paesi fu, invece, l'italiano G.M. Salati, che compì l'impresa nel 1817. Lo seguì la prima donna, Gertrude Ederle, nel 1926. Per l'Inghilterra la Manica è sempre stata un'importante difesa naturale da attacchi nemici. Ne parla anche Shakespeare nel suo Riccardo II: "Questa muraglia nel mare d'argento che fa da difesa o fossato alla nostra terra contro le invidie dei paesi infelici".

martedì 1 dicembre 2009

Il giornalismo ai tempi di internet: in attesa di una nuova rivoluzione

Mesi fa in occasione del terremoto in Abruzzo qualche buontempone ha avuto la brillante idea di girare a Corriere.it una foto riportante case distrutte, piegate su se stesse, devastate da una furia sismica senza eguali. I responsabili della testata web, dando per verosimile la foto dell'utente, hanno deciso di pubblicarla. Lo scherzo, però, è durato poche ore. Una segnalazione, poco dopo, attestava, infatti, la falsità del reperto fotografico, e che quelle case, quindi, non erano il risultato di un terremoto avvenuto in Italia, bensì in Turchia anni prima. Più o meno nello stesso periodo si parlava di un uomo al quale era cresciuto un abete nel polmone. La fonte poteva anche essere attendibile (un giornale web che si appoggia quotidianamente alle principali agenzie di stampa), tuttavia c'era qualcosa di strano: come fa un albero a crescere nei polmoni di un uomo? Io che mi occupo spesso di scienza ho dovuto contattare un pneumologo e un botanico per chiarire definitivamente il problema. La notizia era una megabufala, perché è scientificamente possibile che un seme (per esempio di pisello) possa germinare in una cavità bronchiale, ma è inimmaginabile che questo possa trasformarsi in pianta per il semplice fatto che al buio non può avvenire la fotosintesi clorofilliana. Sono solo dei banali esempi che però danno immediatamente l'idea di cosa sia oggi il giornalismo, qualcosa di assai diverso da ciò che era anche solo dieci anni fa. Cos'è successo dunque al giornalismo di oggi? La risposta è fin troppo semplice: è arrivato internet. La Rete, in effetti, ha sconvolto il giornalismo, creando un numero illimitato di potenziali giornalisti, la possibilità di divulgare notizie con una rapidità impressionante, determinando la nascita del cosiddetto 'citizen journalism' (giornalismo collaborativo), in cui ogni persona - grazie anche alla macchinetta fotografica sempre presente nella borsetta o a un comunissimo cellulare - si trova nelle condizioni di poter documentare un certo evento e poi spedirne le 'prove' a questa o a quell'altra redazione. In vista del secondo decennio dell'anno Duemila le regole 'giornalistiche' in voga fino a ieri sono state, quindi, definitivamente stravolte, in virtù di 'dogmi' inesistenti, o forse non ancora del tutto compresi e focalizzati. Oggi, in teoria, può fare giornalismo chiunque, benché - scolasticamente - sia richiesto un master prima di esercitare. In realtà con la Rete basta compilare poche righe burocratiche (account, mail, password) e ritrovarsi a vestire i panni di un provetto Montanelli o Biagi. Il riferimento è a siti personali, blog, social network. Esistono nel mondo oltre 14milioni di blog e un nuovo blog nasce ogni secondo. I siti sono circa 98milioni e crescono a un ritmo di oltre 2mila al mese. I social network coinvolgono 300milioni di persone. Secondo l'associazione americana no profit Pew Internet and American Life Project, il 45% della popolazione adulta degli Stati Uniti (circa 60milioni di persone) trova in Rete tutto ciò che gli occorre. Il 70% dei contenuti di OhmyNews - uno fra i principali siti d'informazione coreani - è rappresentato da notizie diffuse da internauti abilitati a tutto, fuorché alla carriera giornalistica. Infine basta citare 'Wikipedia', la più grande e più letta enciclopedia del mondo, il cui risultato è il frutto dell'intervento di 350mila autori diversi, che hanno prodotto 1.900.000 voci, in più di 180 lingue. Ma il rischio è dietro l'angolo e si chiama 'disinformazione'. Con internet, infatti, l'informazione rischia di scadere, e di non essere - non solo poco trasparente (questo succede già) - ma anche, pericolosamente, poco attendibile: chi viene a dirci che il blog curato da Tizio racconta la verità e non sia invece tutto frutto dell'immaginazione del suo autore? Chi spiega alla casalinga di Voghera che la foto del terremoto in Abruzzo, in realtà, è stata scattata in Turchia? Chi lavora come giornalista a livello professionale può facilmente accorgersi delle fonti poco attendibili, tuttavia la gran parte degli italiani non è (ancora?) in grado di discernere una buona fonte da una dubbia. In ogni caso ci sono degli stratagemmi che possono aiutarci a capire la maggiore o minore credibilità di un 'contenitore' di notizie. Innanzitutto è necessario dare uno sguardo generale all'homepage sulla quale ci troviamo a navigare. Di solito i siti ragguardevoli e degni di nota sono, infatti, realizzati con grande cura, le notizie sono riportate con una certa regolarità, gli articoli scritti bene, i titoli sfiziosi, mancano gli errori ortografici. Questo parametro basterebbe a suggerirci che, probabilmente, ciò che stiamo leggendo è verosimile. Inoltre è importante sapere che ogni notizia - degna di chiamarsi tale - deve sempre riportare la fonte originale. Per esempio se ci viene comunicato - come è avvenuto pochi giorni fa - che è stata scoperta l'acqua sulla Luna (di certo non una notizia da poco), è necessario anche risalire all'origine del comunicato - in questo caso la Nasa, ente ben conosciuto, affidabile e facilmente contattabile - per renderci conto che il documento non è viziato da chissà quali intenti. Con ciò, se domani dovessimo, per esempio, leggere che su Marte è stata scoperta l'acqua calda, senza riuscire a individuare 'la fonte' (e non è il primo giorno di aprile), dovremmo diffidare: una notizia del genere ha sempre alle spalle un riferimento ben preciso, un'università o un istituto con ottime credenziali. I giornali - per così dire - seri, sono poi contraddistinti da figure ben precise e contattabili tramite mail o telefonicamente, come l'editore e il direttore responsabile. Spesso in qualche punto dell'homepage è inoltre riportata la regolare registrazione della testata al tribunale. Ma perché il giornalismo web è così difficile da gestire (e capire)? Secondo gli esperti della comunicazione il fenomeno dipende dal fatto che il giornalismo via internet ha avuto un'evoluzione troppo rapida, al punto da cogliere impreparati gli stessi addetti ai lavori. Nessuno dieci anni fa avrebbe immaginato che nel giro di pochissimi anni tutti i principali giornali del mondo sarebbero stati rappresentati anche e soprattutto da un sito internet. E che molti avrebbero addirittura abbandonato il formato cartaceo per affidarsi esclusivamente all'hitech. È successo, per esempio al quotidiano svedese Post-och Inrikes Tidningar, il più vecchio giornale del mondo, nato nel 1645 per volere della regina Cristina. Le cronache ne hanno parlato a lungo citando i pro e i contro. Hanno, dunque, drizzato vigorosamente le antenne numerosi redattori, direttori ed editori - alcuni favorevolmente, altri meno - che per anni hanno lavorato per la carta stampata. Hans Holm è uno di questi: "È un disastro culturale", rivela il giornalista al soldo del giornale svedese per 20 anni, "ed è una cosa triste vedere che adesso cambierà tutto". "Non so se stamperemo ancora il New York Times fra cinque anni", sono invece le parole di Arthur Sulzeberge, editore del giornale statunitense. I dati d'altronde parlano chiaro. Fino a due anni fa la versione online del giornale newyorkese contava 1,5milioni di lettori al giorno, contro il milione dei lettori 'cartacei'. A marzo 2009 si registravano mensilmente 250milioni di accessi, per un totale di 1,1 miliardi di pagine visualizzate. Le previsioni di alcuni saggisti americani sono addirittura catastrofiche. Secondo questi esperti nei prossimi due anni (entro il 2011) in Usa morirà l'85% dei grandi giornali, e il 15% sopravvivrà solo online. Ma c'è anche chi esulta davanti a questa incredibile rivoluzione dell'informazione. Il riferimento, in questo caso, è ai risultati emersi nel corso dello studio annuale "European Digital Journalim Survey 2009". Dalla ricerca emerge che, in generale, i giornalisti credono ancora nella qualità di informazione, ritenendo internet un miglioramento. Dei 350 giornalisti europei coinvolti nello studio, l'84% dice di essere più che in passato felice del proprio lavoro. E il 66% lamenta la necessità di essere maggiormente coinvolto dalle aziende editoriali per ciò che riguarda l'aggiornamento professionale concernente i nuovi media. È dunque vero che per il momento su internet regna l'anarchia: ognuno può scrivere quello che vuole, e credere in quello che vuole, nonostante le numerose minacce di censura sollevate in molti paesi. Ma una nuova rivoluzione potrebbe davvero essere alle porte, partendo dal fatto che c'è chi sta addirittura lavorando alla ristrutturazione del mondo virtuale. “Siamo a un punto di svolta, all’alba di una rivoluzione; potremmo assistere a uno stallo dell’utilità della Rete, forse si potrebbe addirittura tornare indietro. Dobbiamo quindi radunare tutte le tecnologie che già conosciamo e combinarle a formare un sistema completamente diverso, innovativo”. Sono le parole degli studiosi del Mit di Boston. Un preludio alla rinascita di internet e, forse, a un giornalismo ancora tutto da inventare.

(Pubblicato su Milanoweb il 1 dicembre 09)

Scoperto il meccanismo con cui il cervello ordina ai muscoli di muoversi

Una scoperta scientifica potrebbe portare alla nascita di protesi di nuova generazione in grado di imitare in tutto e per tutto il movimento naturale degli arti di un uomo. Studiosi del Dipartimento di Fisiologia Neuromotoria della Fondazione Santa Lucia di Roma hanno, infatti, compreso come il cervello riesce a coordinare il gran numero di muscoli che muovono mani, braccia e gambe. Secondo gli specialisti il cervello adotta una strategia “divide et impera”, basata sulle cosiddette sinergie muscolari, semplici combinazioni di poche sequenze cerebrali di controllo, ma fondamentali per inviare comandi complessi a molti muscoli. Ciascuna sinergia, come una nota su uno spartito musicale, è eseguita con un tempo ed un’intensità che variano in funzione della direzione verso la quale si intende muovere un certo arto. A capo dello studio c’è Andrea d’Avella, responsabile del Laboratorio di Metodi Computazionali e Biomeccanica della Mano nel Dipartimento di Fisiologia Neuromotoria dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia. Secondo l'articolo pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience, gli scienziati romani sono giunti a questo risultato registrando l’attività elettromiografica di 19 muscoli della spalla e del braccio. Coinvolti nei test 9 pazienti. Con un algoritmo di ottimizzazione è stato poi identificato un insieme di sinergie muscolari, cioè le attivazioni di un gruppo di muscoli con specifici profili temporali. Per ciascun individuo analizzato sono state visualizzate 4-5 sinergie, le cui combinazioni sono risultate in grado di rappresentare il movimento con una precisione compresa tra il 73 e l’82%. “I risultati ottenuti - dice d’Avella - potranno essere sfruttati per progettare sistemi per la stimolazione elettrica funzionale della muscolatura del braccio in pazienti con lesioni del midollo spinale”.