mercoledì 30 marzo 2011

La rincorsa delle Moving Rocks

Battezzate Moving Rocks rappresentano uno degli enigmi più curiosi della geologia. Il riferimento è a rocce presenti nella Valle della Morte che, in pratica, si muovono senza essere viste. Si lasciano alle spalle lunghe scie sul terreno di argilla secca, ma non si comprende il fenomeno che consente loro di spostarsi su piani pressoché orizzontali. I primi studi delle Moving Rocks risalgono al 1969. Robert P. Sharp del California Institute of Technology ne contò 25: una di esse s'era lasciata alle spalle una traccia lunga 64 metri. Fra le varie ipotesi avanzate dai geologi c'è quella relativa all'azione di forti piogge che renderebbero viscido il fondo del deserto, associata alla formazione di sottili strati di ghiaccio e all'azione del vento. In altri casi si è anche parlato di perturbazioni magnetiche e terremoti.

martedì 29 marzo 2011

Polmoni a rischio se la strada è troppo trafficata

Giovanissimi che vivono a 500 metri da una strada molto trafficata, potrebbero subire problemi di sviluppo polmonare. Il rischio è alto soprattutto per i bimbi che ogni giorno sono costretti a far la spola casa-scuola, passando per strade molto battute. Sono i risultati divulgati da studiosi dell’University of California, sulla rivista The Lancet. Gli esperti dicono che i fumi tossici delle automobili possono scatenare malattie croniche come l’asma e - nella peggiore delle ipotesi - il rallentamento dello sviluppo dei polmoni. Lo studio ha coinvolto quasi 4mila ragazzi, seguiti dai 10 ai 18 anni, periodo fondamentale per lo sviluppo. Quelli che vivevano a 500 metri da strade molto inquinate hanno mostrato funzioni polmonari ridotte rispetto a chi vive a un chilometro e mezzo dalle zone più trafficate. Gli scienziati non conoscono esattamente il motivo per cui l’aria inquinata possa impedire ai polmoni di svilupparsi, ma credono che in qualche modo la continua irritazione dei bronchi possa portare a un’infiammazione cronica che, a lungo andare, predisporrebbe a un blocco della crescita dell’apparato respiratorio. Secondo Stephen Holgate, professore di immunofarmacologia presso l’Università di Southampton, le emissioni dei veicoli interferiscono negativamente sulla biochimica dei polmoni: creano un forte stress ai danni delle mucose polmonari che lentamente smettono di compiere il loro dovere. Lo stress provocherebbe col passare del tempo effetti tossici per tutto l’organismo, con la produzione di radicali liberi e danni alle cellule e al DNA. Norman Lamb, della Liberal Democrat health, dice che è necessario trovare al più presto un sistema per limitare l’impatto delle polveri sottili sull'uomo, così da salvaguardare soprattutto la salute dei più piccoli.

lunedì 28 marzo 2011

La bufala del sauropode

Il graffito raffigurante l'ipotetico dinosauro

La prova che uomini e dinosauri coesistettero? La riporta un graffito ritrovato in una caverna dello Utah, negli Stati Uniti. I creazionisti urlano alla vittoria. L'immagine raffigura un animale dotato di un lungo collo e zampe gigantesche, aspetti tipici di alcuni rappresentanti dei sauropodi. Ma gli scienziati, naturalmente, se la ridono, dicendo che è impossibile: con ogni probabilità il reperto americano raffigurerebbe una specie di serpente disegnato da una mano poco esperta, “disturbata” da agenti esterni, tipo macchie di fango. Autore dell'opera, un nativo americano vissuto qualche migliaio di anni fa, in America. Ancora una volta, quindi, si verifica lo scontro fra creazionisti e darwinisti, ma la battaglia è vinta in partenza dai secondi. Dinosauri e uomini non possono essere convissuti per il semplice fatto che i primi sono scomparsi milioni di anni prima che un essere umano muovesse anche solo un passo sulla terraferma. Le difficoltà a comprendere l'enorme abisso temporale che separa l'esistenza dei dinosauri dall'uomo, è data dal fatto che si fa molta confusione con la scala dei tempi geologici. I grandi rettili del passato, infatti, sono creature tipiche del mesozoico, si sono estinte 64 milioni di anni fa; mentre le prime forme australopitecine, precursori dell'uomo moderno, si sono evolute fra i 4 e i 3 milioni di anni fa. Non c'è storia: nessun Homo sapiens può mai aver visto un tirannosauro, né un sauropode come quello disegnato sui muri della caverna statunitense. I creazionisti si devono rassegnare: il mondo non è cominciato 6mila anni fa, ma un (bel) po' prima.

La prova dell'infondatezza della notizia: il disegno sarebbe "macchiato" da spruzzi di fango

giovedì 24 marzo 2011

L'ultimo saluto di Houdini

Dorothy Young
Dorothy Young, l'ultima sopravvissuta a un'esibizione del grande illusionista Harry Houdini, se n'è andata il 20 marzo a 103 anni, in una casa di cura del New Jersey. La notizia è stata divulgata dalla Drew University, dove la Young era stata nominata patrona delle arti. L'assistente dell'illusionista più famoso del mondo ha preso parte alla compagnia di Houdini appena diciassettenne, dopo un viaggio con la famiglia a New York. La sua attività è proseguita dal 1925 al 1926. Durante i suoi show cantava, ballava e recitava. Nella sua carriera ha anche scritto un libro intitolato: “Diary Without Dates and Dancing on a Dime”.

Houdini con le sue assistenti

Chi era Houdini?

Harry Houdini, pseudonimo di Ehrich Weisz (Budapest, 24 marzo 1874 – Detroit, 31 ottobre 1926), è stato un illusionista e attore statunitense. Nel 1891 diviene un illusionista professionista. Inizialmente si applica ai giochi di carte e alle altre arti di prestigio tradizionali, ma comincia ben presto a sperimentare le sue famose “evasioni”. Nei primi vent'anni del XX secolo si esibisce con grande successo in tutti gli Stati Uniti: riesce a liberarsi da manette, catene, corde e camicie di forza, spesso penzolando da una corda o immerso nell'acqua e sotto gli occhi del pubblico. Nel 1913 presenta quello che per molti è il suo numero più famoso, la cella della tortura cinese dell'acqua, in cui rimane sospeso a testa in giù in una cassa di vetro e acciaio piena d'acqua e chiusa a chiave. Negli anni Venti, dopo la morte dell'amata madre, Houdini dedica le sue energie a smascherare medium e parapsicologi, un'attività che verrà poi proseguita ai nostri giorni, tra gli altri, dal prestigiatore James Randi e dalla coppia Penn & Teller. Diviene un membro del comitato di Scientific American. Houdini muore di peritonite, in seguito alla rottura dell'appendice, nella notte di Halloween il 31 ottobre 1926 all'età di cinquantadue anni. Solo due settimane prima aveva subito un colpo all'addome da uno studente di boxe della McGill University, a Montreal. L'illusionista, morendo, dice: "Se è veramente possibile a qualcuno tornare dall'aldilà, Harry Houdini lo farà".

mercoledì 23 marzo 2011

La terapia dello scarafaggio

Siamo soliti pensare agli scarafaggi come a creature orripilanti con le quali non avere nulla a che fare. Li riteniamo, in più, insetti potenzialmente nocivi per l'uomo, perché quasi sempre presenti in luoghi poco puliti. Eppure, dalle ricerche condotte da Naveed Khan e Simon Lee, dell'University of Nottingham, proprio di essi potremmo aver bisogno per fronteggiare malattie provocate da batteri come lo Staphylococcus aureus, che prolifera anche nei reparti di terapia intensiva, resistendo agli antibiotici. Gli esperti hanno individuato nei tessuti nervosi degli scarafaggi diverse proteine che li difendono da questo tipo di microrganismi. È emerso che l'applicazione di un estratto proteico dal cervello delle blatte è in grado di uccidere il 90% dei batteri presenti in apposite colture di laboratorio. Da qui il passo potrebbe essere breve per giungere all'ottenimento di farmaci di nuova generazione basati proprio sulle proprietà “terapeutiche” di origine insettivora. Le blatte caratterizzano un ordine – i blattoidei – comprendente 4mila specie, divisi in sei famiglie. Si trovano ovunque fino ai 2mila metri di quota. I più antichi resti fossili risalgono a Carbonifero, fra i 354 e i 295 milioni di anni fa.

lunedì 21 marzo 2011

MULTIUNIVERSI, LA TESI DI LISA RANDALL


Lisa Randall (1962), fisica statunitense, fra i massimi esperti di fisica delle particelle e cosmologia. È stata la prima donna a insegnare fisica a Princeton e a Harvard. Newsweek l'ha definita come “una dei più promettenti fisici teorici della sua generazione” e Time Magazine l'ha inserita nell'elenco delle cento persone più influenti del 2007.

Gennaio 11, Festival delle Scienze
È POSSIBILE PREVEDERE LA FINE DEL MONDO?
La fine della Terra è connessa a quella del Sole che, secondo le più attendibili previsioni scientifiche, dovrebbe avvenire tra cinque miliardi di anni. Altri studi ne ipotizzano più di sette. I più pessimisti di un miliardo di anni. Ma si tratta di un arco di tempo incredibilmente ampio e potrebbe riservarci parecchie sorprese, cambiamenti del tutto imprevedibili. Non è detto, tra l’altro, che lungo questa strada non ci siano pericoli gravi per l’ambiente, creati da noi stessi, con i quali dovremo fare i conti.
E LA FINE DELL'UNIVERSO?
In questo caso i tempi si allungano incredibilmente. Parliamo di cento miliardi di miliardi di anni. Davvero tanti. L’idea prevalente è quella di una progressiva espansione, a ritmi finali sempre più lenti, con una conseguente rarefazione e sparizione della materia.

Dicembre 07, euresis.org
PERCHÈ LE SUE TEORIE SUSCITANO TANTO INTERESSE E ADDIRITTURA SCALPORE?
Perché lo spazio-tempo potrebbe essere completamente diverso da quello finora considerato, con le tre dimensioni spaziali più la quarta costituita dal tempo. Le nostre conoscenze, riassunte nel Modello standard che descrive la struttura della materia e le interazioni delle particelle, sono inadeguate rispetto alla complessità dell'universo. Per questo, da anni la ricerca si è orientata sull'esistenza di nuove dimensioni spaziali (la teoria delle stringhe ne prevede anche undici), un'idea perfettamente compatibile con la relatività generale di Einstein che dimostra come lo spazio-tempo possa essere curvato dalla materia o dall'energia.
QUESTA IPOTESI EVOCA SCENARI DA FANTASCIENZA.
Non è mia intenzione occuparmi di fantascienza. Capisco che questo confronto di universi paralleli sfidi la nostra immaginazione, ma è scientificamente plausibile: d'altronde, nessuno aveva mai pensato che la meccanica quantistica fosse una realtà o che lo fossero i quark, invece... Tutta la fisica delle particelle si occupa di realtà invisibili. Eppure esistono, eccome, e hanno cambiato le nostre vite.

COME HA REAGITO L'AMBIENTE SCIENTIFICO ALLE SUE TEORIE?
Nessuno scienziato ha una conoscenza completa dell'universo e delle sue leggi. Le teorie oggi sono tante. Le mie sono state considerate con interesse anche da Stephen Hawking. A questo punto, servono prove sperimentali.
E COME POTREBBERO ARRIVARE?
Il Large Hadron Collider, questo potentissimo collisore di particelle che dovrebbe entrare in funzione a Ginevra alla fine dell'anno o all'inizio del prossimo, dovrebbe finalmente darcele.

Luglio 06, discovermagazine.it
POSSIAMO IPOTIZZARE UN UNIVERSO DIVERSO DAL NOSTRO?
Certamente. Potrebbe essere regolato da leggi fisiche totalmente differenti da quelle che conosciamo, con forze che agiscono in modo assolutamente originale. Noi, oggi, ci rifacciamo ai quark e agli elettroni, ma in un altro universo potrebbero esistere particelle completamente differenti. Anche la chimica degli elementi potrebbe essere diversa.

Novembre 06, physics.harvard.edu
LE SUE INTUIZIONI PARTONO DALLA FISICA DELLE PARTICELLE CHE STUDIA GLI ELEMENTI BASE DELLA MATERIA, DAGLI ELETTRONI AI QUARK, E LE LORO INTERAZIONI.
Anche se conosciamo questi elementi e le forze che agiscono su di loro come l'elettromagnetismo, non sappiamo molto delle loro masse e della loro potenza. Uno dei più grandi misteri è perché la gravità sia una forza così debole rispetto ad altre. Il fatto che uno possa saltare e fare resistenza sulla spinta gravitazionale dell'intera Terra è una prova di quanto debole sia la gravità.
HA DOVUTO FARE MOLTI SACRIFICI PER ARRIVARE DOVE È ADESSO?
Lavoro tantissimo e questo, ovviamente, ha interferito con la mia vita, molto più di quanto avessi previsto.

domenica 20 marzo 2011

Una rondine non fa primavera, ma una Bellis perennis sì

Ogni anno, con la primavera, mi è impossibile non soffermarmi sulle tante specie vegetali selvatiche che battono ciglio per la prima volta nel mio giardino dopo i rigori invernali. E come ogni marzo che si rispetti sono sempre le stesse specie a farsi notare per prime. Eccole.

Bellis perennis
Cardamine hirsuta
Veronica persica

sabato 19 marzo 2011

Il primo supermercato vegano

Eccolo: il primo supermecato d'Europa, interamente dedicato ai vegani. Banditi anche uova, latte e miele. Si trova a Dortmund, in Germania. Aperto da pochissimo (dal 26 febbraio), sta già riscuotendo un clamoroso successo. Chiarissimo il proprietario: "La mia scelta è del tutto etica, gli animali vanno lasciati vivere e riprodursi per i fatti loro, non vanno sfruttati". Qualche interessante proposta alimentare? Salame a base di tofu, glutine di frumento, riso e mandorle, ali di "pollo" di soia… Il numero di prodotti è molto ampio e in caso di difficoltà nel recuperare l'alimento più appropriato si può fare affidamento su un personale rappresentato da sedici dipendenti. Si è arrivati a questa soluzione sollecitati dai numerosi vegani presenti in città: si calcola che ce ne siano almeno 600mila, un vero squadrone, se rapportato al numero complessivo di abitanti. Prima la struttura funzionava solo come mercato online (www.vegan-wonder-land.de), poi la richiesta di prodotti vegani si è ampliata a tal punto da proporre l'apertura di un negozio a tutti gli effetti.

Una curiosità:

Secondo le statistiche statunitensi, l’americano medio, nel corso della sua vita, consuma: 21 mucche, 14 pecore, 12 maiali, 900 polli, 1000 libbre di altri volatili, ed animali marini. Una ricerca analoga condotta in Inghilterra ci parla invece di 36 maiali e 750 galline. In Italia non è ancora stata fatta una statistica precisa, sappiamo però che il consumo pro capite annuale di carne è di 82,30 chilogrammi (Istat 1989).

venerdì 18 marzo 2011

DOMANDE RADIOATTIVE

Quali sono le radiazioni nocive per l'uomo?

Sono soprattutto quelle "ionizzanti". Queste radiazioni (in rosso nel grafico) sono rappresentate dai raggi x e dai raggi gamma: possono provocare la rottura dei legami chimici del DNA, predisponendo a mutazioni genetiche nell'individuo e all'insorgenza di gravi patologie.

Quante sono le centrali nucleari in Europa?

Sono 195 le centrali nucleari oggi attive in Europa. Tredici sono collocate a meno di 200 chilometri dai nostri confini. Le province italiane esposte a maggior rischio, secondo l'Agenzia Nazionale per la protezione ambientale, sono Cuneo, Torino, Aosta, Varese, Sondrio, Bolzano, Udine e Trieste.




Da quanti punti è composta la scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici (INES)? Si possono fare degli esempi?

1. Anomalia. Qualsiasi violazione dei limiti operativi in un impianto nucleare.
2. Guasto. Atucha, Argentina, 2005: gli addetti furono esposti a un livello di radiazioni superiore al limite annuo.
3. Guasto grave. Sellafield, Gran Bretagna, 2005: una massa consistente di rifiuti radioattivi fuoriuscì da una tubatura incrinata dentro un impianto di contenimento secondario. Nessuna radiazione fu rilasciata nell'ambiente, e non ci furono feriti.
4. Incidente con conseguenze locali. Tokaimura, Giappone, 1999: le scorie raggiunsero una massa critica, causando una fissione che espose gli addetti alla radiazione. Due le vittime. (La prima valutazione per l'incidente nucleare di questi giorni n Giappone).
5. Incidente con conseguenze significative. Three Mile Island, USA, 1979: parziale fusione nucleare del "nocciolo" del reattore.
6. Incidente grave. Kryshtym, Unione Sovietica, 1957: l'esplosione di un serbatoio di scorie di alto livello rilasciò materiale radioattivo nell'ambiente. (Seconda valutazione per l'incidente nucleare di questi giorni in Giappone).
7. Incidente catastrofico. Chernobyl, Unione Sovietica, 1986: rilascio esteso di materiale dal nucleo del reattore con gravi conseguenze sulla salute e sull'ambiente.



Cosa diceva il decalogo del Ministero della Sanità rilasciato in Italia il 1 maggio 1986, all'indomani del disastro nucleare di Chernobyl?

Evitare di consumare vegetali a foglia larga e frutta
Non esporsi alla pioggia
Non bere acqua piovana o di serbatoio
Evitare che i bambini giochino all'aperto
Lasciare le scarpe sull'uscio di casa
Non consumare latte fresco
Lavare spesso le mani ed il volto
Lavare i capelli dopo l'esposizione alla pioggia
Lavare gli indumenti usati all'esterno
Spolverare con frequenza i locali domestici

Il reattore di Chernobyl

La radioattività è presente anche in natura?
Sì. Esiste una emissione naturale e continua in qualsiasi parte del Pianeta non prodotta dall’uomo. Si chiama “fondo di radioattività naturale” ed è una fonte di radiazioni ionizzanti dovuta a cause naturali, di origine terrestre come gli isotopi radioattivi di elementi naturali contenuti nella crosta terrestre, sia di origine extraterrestre per via della radiazione cosmica.

A quanto equivale l’assorbimento “naturale”?
La media mondiale della dose di radioattività assorbita da un essere umano è pari a 2,4 millisievert (mSv) per anno, ma varia da luogo a luogo.

Cos’è il sievert?
Il sievert è l’unità di misura dei raggi assorbiti dai tessuti umani: equivale a 1.000 millisievert, parametro di riferimento per stabilire i livelli di contaminazione.

Si corrono pericoli a mangiare pesce crudo proveniente dal mare del Giappone?

Nessun rischio. Di solito il pesce crudo che arriva sulle nostre tavole non è di provenienza giapponese. Ma anche fosse, occorre parecchio tempo prima che attraverso la catena alimentare le sostanze inquinanti si accumulino passando dal plancton ai molluschi e ai piccoli pesci fino a concentrarsi in pesci di grandi dimensioni come i tonni e gli squali.


Se il nocciolo dei reattori di Fukushima dovesse fondere, la radioattività emessa potrebbe raggiungere anche l'Italia?

La distanza del Giappone è tale che anche una grossa quantità di materiale radioattivo (gas e polveri) si disperderebbe nell’atmosfera fino a diventare quasi inoffensiva prima di raggiungere l’Italia.

giovedì 17 marzo 2011

Analisi di laboratorio sprint... grazie ai detersivi

Sostanze impiegate per le pulizie domestiche potrebbero facilitare gli studi di genetica. E far risparmiare, a paesi come gli Stati Uniti, qualcosa come 37 milioni di dollari all’anno. È la scoperta effettuata da due ricercatori del John Hopkins Kimmel Cancer Center di Baltimora, in USA. Gli esperti hanno verificato che, tra i comuni principi attivi utilizzati per produrre i detersivi, sussistono molecole che possono essere sfruttate efficacemente anche nel campo delle analisi del DNA. Un composto su tutti ha dimostrato la sua validità: il borato di sodio. Come avviene tutto ciò? Per le analisi del DNA ci si serve del fenomeno dell’elettroforesi. Con esso le particelle colloidali o gli ioni macromolecolari dotati di carica elettrica si muovono sotto l’influenza di un campo elettrico. La differenza tra la velocità di migrazione delle varie particelle fornisce ai ricercatori un metodo utile per l’analisi e la separazione di sostanze altrimenti difficilmente frazionabili. Oltre all’analisi del DNA si attuano i processi di elettroforesi per studiare le proteine del siero del sangue e i polisaccaridi. Attualmente la pratica di elettroforesi più diffusa è quella che si basa sulla cosiddetta “fase stabilizzata”: un procedimento che consiste nell’applicazione di membrane di acetato di cellulosa, coadiuvate da gel d’agar o gel d’amido. Ma il nuovo metodo americano risulta molto più redditizio, poiché si giunge prima al risultato: si hanno prima notizie sulle caratteristiche di un determinato acido nucleico. In particolare, se si utilizza il borato di sodio, la velocità di elettroforesi è cinque volte maggiore rispetto ai sistemi tradizionali.

mercoledì 16 marzo 2011

Uno squalo da 700 dollari

Il reperto di Vito Bertucci

Il megalodon (Carcharocles megalodon) è il più grande squalo che sia mai esistito, riconducibile alla famiglia dello squalo bianco attuale. Era lungo dai 12 ai 30 metri, con denti lunghi fino a 17 centimetri e il peso di 100 tonnellate. Viveva nei mari meridionali del pianeta fino a 10-15mila anni fa, nutrendosi di altri squali e balene. Il cacciatore di fossili Vito Bertucci ha ricostruito con successo la gigantesca mascella dell'animale, partendo da resti scheletrici trovati in South Carolina: il reperto verrà battuto a un'asta texana partendo da 700 dollari.

Il megalodon paragonato agli altri squali e all'uomo

martedì 15 marzo 2011

Homo Jason Holley

Anelli di ossa... umane

Volete davvero dimostrare il vostro amore al partner? E allora regalategli una parte di voi stessi: per esempio un anello ricavato da un vostro osso. È la proposta ai limiti della fantascienza diffusa in Inghilterra dall’Evening Standard. L’idea è di Nikki Stott e Tobie Kerridge, ricercatori del Royal College of Art di Londra. C’è già chi si è messo in fila per poter convolare a nozze con fedi di osso umano, anziché in oro zecchino. Ma come è possibile ricavare un anello di osso umano da scambiare al momento clou della celebrazione matrimoniale? Tramite il dentista. I due fantasiosi studiosi hanno, infatti, visto che, durante l’asportazione del dente del giudizio, è possibile prelevare delle scaglie ossee che, “assemblate” tra loro in una coltura apposita, possono essere lavorate in modo da ottenere un anello. Il via alla sperimentazione è avvenuta da poco, in concomitanza all’autorizzazione ottenuta dai due scienziati di prelevare i primi campioni di osso umano da quattro coppie che si devono sottoporre ad interventi per la rimozione dei denti del giudizio. L’autorizzazione è arrivata direttamente dal governo inglese che intende sovvenzionare questo tipo di interventi per promuovere la consapevolezza sul tema dell’ingegneria dei tessuti. La bio-gioielleria ha infatti il merito di mostrare al pubblico gli sviluppi più recenti della bioingegneria in maniera originale e sfiziosa. In particolare lo studio di Stott e Kerridge mette in luce come tessuti ossei creati in laboratorio da cellule umane possono essere impiegati come base di partenza per creare oggetti di design.

lunedì 14 marzo 2011

Al raduno annuale... dei serpenti a sonagli

Stressati e introversi: il segreto per campare cent'anni

Rita Levi Montalcini che il 22 aprile compirà 102 anni
Contrordine: lo stress fa bene alla salute. Ancora una volta la medicina smentisce se stessa. Di questo passo si finirà col credere che non c'è più nulla di sicuro, e che tutto ciò che è stato appurato dalla scienza negli ultimi anni, rischia di dover essere ripreso in considerazione. Dello stress, infatti, si è sempre parlato male. Oggi, invece, emerge che lo stress fa bene. (Non stupiamoci, perciò, di sentire fra un po' che anche il colesterolo alto ha il suo perché). È il dato emerso dal “Longevity project”, studio iniziato nel 1921 dallo psicologo Lewis Terman, della Stanford University, e continuato dai suoi colleghi Howard S. Friedman e Leslie R. Martin. 90 bambini sono stai seguiti dalla loro nascita fino alla morte: così s'è potuto vedere che per “campare cent'anni” è necessaria anche una buona dose di stress. Chi non si stressa a sufficienza, infatti, rischia di più di cadere vittima delle cattive abitudini, con tutte le conseguenza del caso. Meglio quindi un lavoro che ci assilla e che ci tiene “su di giri”, rispetto a una professione senza “brividi”. Non solo. Sono emerse altre cose interessanti. Per esempio che lo sport fa bene solo fino a un certo punto. Non deve diventare un'ossessione. Meglio una passeggiata tranquilla con un amico che cento flessioni al giorni, tanto per intenderci. Anche il matrimonio è importante per la coppia, ma mentre per le donne la fine di un legame può rappresentare maggiori chance di sopravvivenza, per l'uomo la fine di un legame sentimentale più trasformarsi in un boomerang che lo porta a vivere meno di chi è sposato felicemente. Non vale la pena nemmeno essere troppo allegri ed estroversi. La ricerca ha infatti messo in luce che i giovani troppo esuberanti, più facilmente vanno incontro a problemi legati al vizio del bere e del fumare. Inoltre hanno maggiori difficoltà a risolvere i problemi. I dati ISTAT, in ogni, caso parlano chiaro: oggi abbiamo in Italia 12.136 centenari che nel 2050 diverranno 116.760. e fra questi la maggioranza sarà rappresentata da coloro che, parafrasando una celebre frase di Woody Allen, “non rinunceranno a tutte le cose che ti fanno voler vivere fino a cent'anni”.

domenica 13 marzo 2011

Giappone: lo tsunami del 1983

Il semicoma? Si risolve introducendo due elettrodi nel cervello

New York - Presbyterian/Weill Cornell
Un paio di elettrodi inseriti nel cervello promettono di restituire la vita a chi da anni vive in uno stato di semicoma. È quanto emerge dallo studio affrontato da ricercatori del NewYork-Presbyterian/Weill Cornell, del JFK Johnson Rehabilitation Institute di Edison e della Cleveland Clinic Foundation. Sei anni fa un cittadino americano di 38 anni stava tranquillamente passeggiando per la sua città, quando all’improvviso dei malviventi lo hanno aggredito. L’uomo è crollato a terra privo di sensi. Trasportato d’urgenza all’ospedale, i medici hanno constatato che le sue funzioni cerebrali non erano del tutto compromesse, tuttavia la vittima dell’aggressione non era più in grado né di muoversi, né di parlare. Riusciva soltanto a muovere leggermente un pollice. In queste condizioni, dicono i ricercatori, ci sono almeno 200mila americani. La proposta degli studiosi statunitensi è, dunque, quella di intervenire su questo tipo di pazienti, applicando loro due elettrodi in un'area precisa del cervello, il talamo. Quest’ultima è legata alle fasi di risveglio e alle emozioni. I due elettrodi sono collegati a un pacemaker posizionato all’altezza della spalla, un punto anatomico che “non disturba”. In pratica gli impulsi elettrici si muovono dal pacemaker e raggiungono il cervello dove, stimolando i neuroni del talamo, restituiscono le capacità di muoversi e parlare a chi le ha perse. Del caso specifico del 38enne seguito dagli studiosi americani se ne è parlato nel corso del meeting annuale della Society for Neuroscience ad Atlanta. L’uomo ha ripreso a parlare normalmente, a nutrirsi da solo, a riconoscere il significato delle persone e delle cose. La conclusione è che nei gravi traumi cranici spesso si ha un’interruzione completa delle connessioni nervose, che tuttavia possono tornare a funzionare se opportunamente stimolate.

sabato 12 marzo 2011

Un night hospital per vincere l'insonnia

Nasce a Torino, presso l’ospedale Molinette, il primo night hospital italiano per curare le patologie del sonno. Intende andare incontro a quel 10 percento della popolazione che fatica a dormire, compromettendo l’attività lavorativa e le relazioni sociali: il servizio è rivolto a chi dorme troppo poco, ma anche a chi soffre di ipersonnia, di apnee notturne, di incubi ricorrenti e di sonnambulismo. Gli specialisti torinesi si avvalgono di raffinati strumenti diagnostici: ci sono il polinnigrafo, l’actigrafo, il poligrafo, il saturimetro. Il primo serve a scrutare tutto ciò che accade nel cervello del malato: la sua attività cerebrale, quando entra in fase Rem, ecc. Il secondo ha lo scopo di registrare il ritmo sonno-veglia. Il terzo indica l’attività cardiaca e respiratoria. Il quarto serve per calcolare la quantità di ossigeno nel sangue. In pratica il nuovo centro dell’ospedale Molinette entra in servizio quando tutti gli altri reparti chiudono e consente di sottoporsi a esami specialistici senza perdere nemmeno un giorno di lavoro. Il paziente si presenta presso il dipartimento di neuroscienze in serata e viene trattenuto fino all’indomani. Alle 20.30 il malato viene introdotto nella camera che lo accoglierà per la notte. C’è un microfono che pende dal soffitto necessario a registrare ogni minimo rumore: dal semplice russare, alle grida che contraddistinguono per esempio chi soffre di attacchi epilettici notturni. C’è una telecamera a infrarossi che comunica ai medici del reparto l’attività fisica dell’insonne o del sonnambulo. I test cominciano intorno alle 23.00. A quest’ora entrano in funzione tutti i vari macchinari. Alle 7.00 il risveglio e la diagnosi. Alle 8.00 il malato lascia il reparto pronto per iniziare una nuova giornata: in tasca la ricetta per riuscire a sconfiggere definitivamente la difficoltà a concedersi alle braccia di Morfeo.

venerdì 11 marzo 2011

Tsunami in Giappone: il video

Il terremoto avvenuto in Giappone poche ore fa. Nel video (dell'emittente pubblica NHK), lo tsunami distrugge tutto ciò che incontra sul suo cammino con onde alte fino a sei metri. L'evento sismico - 8,9 della scala Richter - ha coinvolto anche la capitale nipponica e sarebbe il settimo più potente nella storia: è stato percepito fino a Pechino. Sapendo in anticipo dell'arrivo dell'onda anomala, i cittadini di Tokyo sono, però, riusciti a correre ai ripari. Per il momento risultano 19 vittime e una ventina di feriti. L'epicentro è stato individuato a 24,4 chilometri di profondità.

mercoledì 9 marzo 2011

200 volte più "potente" dello zucchero


L'aspartame è un dolcificante artificiale impiegato nell'industria alimentare. Lo troviamo nelle bibite gassate, nei chewing-gum, nelle gelatine, nei dessert, nelle caramelle. È molto utilizzato anche nei prodotti dietetici: nonostante le sue caratteristiche dolcificanti, infatti, non fornisce calorie. La sua scoperta avviene in modo del tutto casuale, un classico caso di serendipity (neologismo indicante la sensazione percepita quando si scopre qualcosa di bello, cercando tutt'altro). Protagonista della scoperta il chimico James M. Schlatter, al lavoro presso la ditta G.D. Searle & Company, in Illinois, attiva dal 1885. Corre l'anno 1965. Schlatter passa ore e ore in laboratorio alla ricerca di un farmaco che possa guarire o migliorare l'ulcera, malattia che colpisce le mucose del tratto digerente esposte all'azione dei succhi gastrici. Lavora con due aminoacidi: acido aspartico e fenilalanina. Il primo è un amminoacido polare che nel cervello dei mammiferi si comporta come un neurotrasmettitore eccitante: è stato isolato dall'asparago, ortaggio dalle particolari proprietà diuretiche. La fenilalanina è un amminoacido aromatico, contenuto nella maggior parte delle proteine animali e vegetali: fra i suoi ruoli c'è quello di governare il rilascio di importanti ormoni intestinali e di regolare la biosintesi degli ormoni tiroidei. In un test arriva ad ottenere una sostanza cristallina che si prende la briga di assaggiare. È dolce: di una dolcezza duecento volte superiore allo zucchero tradizionale. Nasce così l'aspartame. La scoperta viene subito considerata di grande importanza dall'azienda americana, tanto che i responsabili si muovono immediatamente per chiedere l'autorizzazione a commerciarlo. La Food and Drug Administration (FDA), l'ente americano che governa il mercato di farmaci e alimenti, autorizza per la prima volta la produzione di aspartame il 26 giugno 1974. Ma sono pochi i prodotti che possono contenerlo: alcuni studi hanno, infatti, messo in evidenza che la sostanza isolata da Schlatter, potrebbe essere pericolosa per la salute umana. Test condotti su giovani scimmie da Harold Waisman, biochimico dell'Università del Wisconsin, provano che l'aspartame assunto per lungo tempo provoca problemi allo sviluppo. Studi analoghi effettuati sui topi mettono in relazione il dolcificante artificiale con gravi patologie cerebrali. Preoccupa la tossicità del metanolo, che viene liberato nell'intestino quando il gruppo metilico dell'aspartame incontra l'enzima chimotripsina. Ancora oggi l'aspartame non ha vita facile. L'Istituto Ramazzini di Bologna ha recentemente condotto uno studio sui topi rilevando il legame fra l'insorgenza di certi tipi di tumore e il consumo di aspartame. Ma ci sono molte ricerche che affermano esattamente il contrario e che, cioè, la sostanza di Schlatter è assolutamente innocua: in questi casi si fa spesso riferimento a test giudicati inattendibili, perché effettuati somministrando dosi inappropriate alle cavie animali. In ogni caso è dal 1996 che la FDA ha approvato l'utilizzo dell'aspartame per ogni tipo di prodotto alimentare.

martedì 8 marzo 2011

Il sesso allunga la vita?


Chi fa sesso tre volte alla settimana guadagna in media 10 anni di vita in più. Sono le conclusioni di uno studio effettuato da ricercatori del Royal Hospital d’Edimburgo. Gli scienziati hanno visto che una buona attività sessuale tiene al riparo da malattie come tumori, diabete e ipertensione. Inoltre la sua azione benefica contribuisce a far passare il mal di testa e soprattutto a favorire lo sviluppo del sistema nervoso, neutralizzando l’ansia: la sua efficacia è dieci volte superiore al valium. “Fare l’amore almeno tre volte ogni sette giorni – dice David Weeks, ricercatore presso l’ospedale scozzese - prolunga la speranza di vita di una decina d’anni”. A fianco di David Weeks si schierano molti altri studiosi concordi nell’affermare che una buona attività sessuale è un vero toccasana per la salute. Un team di scienziati australiani sostiene che avere orgasmi regolari riduce del 30 percento il rischio di tumore alla prostata. Uno studio della Rutgers University del New Jersey dimostra che un orgasmo, grazie all’abbondante produzione di endorfine, ha lo stesso effetto di due aspirine. L’Istituto di ricerca medica Werner Habermehl di Amburgo sostiene che rapporti sessuali regolari stimolano l’intelligenza, aumentando la secrezione di adrenalina e cortisolo, ormoni direttamente implicati nell’attività fisiologica della materia grigia. Test scientifici hanno poi messo in luce che quando le donne fanno sesso producono ormoni in grado di rendere i capelli lucidi e la pelle liscia. Il sesso infine cura anche la depressione: rilasciando endorfine nel sangue, l’attività sessuale porta a un senso di euforia e lascia con una piacevole sensazione di benessere.

venerdì 4 marzo 2011

Alcol mon amour


Il paese dove si beve di più? È la Moldava. Qui, in media, fra birra, vino e superalcolici, ogni abitante consuma all'anno 18,2 litri di alcol puro. La birra si beve soprattutto sull'isola di Palau, nell'Oceano Pacifico, il vino in Lussemburgo; chi beve più superalcolici sono, invece, i sudcoreani. Sono i dati diffusi dal Rapporto 2011 dell'OMS, relativi alla diffusione e ai rischi di un'abitudine che ogni anno miete nel mondo 2,5 milioni di vittime.

giovedì 3 marzo 2011

Fumetti horror, energia nucleare, balbuzie sull'ultimo numero di Newton

L'intelligenza sessuale


Il sesso rende più intelligenti. Lo dice Werner Habermel del Centro di Ricerca della città di Amburgo, in Germania. I suoi studi hanno provato che un’attività sessuale intensa e regolare stimola la materia grigia e aiuta a mantenere il cervello giovane e brillante: “Ovviamente non si diventa Einstein facendo sesso – ha detto Habermel – tuttavia le sostanze adrenaliniche che entrano in circolo nel corpo, durante l’atto sessuale e nei preliminari, raggiungono anche la materia grigia che ne trae giovamento”. Gli esperimenti condotti da Habermel hanno permesso di verificare che attraverso il sesso numerose sostanze e ghiandole del corpo umano vengono fortemente sollecitate, riflettendosi positivamente sull’attività cerebrale di un individuo. “Si diventa più intelligenti anche perché durante l’accoppiamento si raccolgono esperienze che possono tornare utili in momenti successivi della vita – ha continuato lo studioso - anche non collegati necessariamente all’aspetto erotico”. Secondo gli esperti praticare sesso consente, in pratica, di aumentare significativamente la produzione di vari ormoni che tengono “lubrificato” il cervello, lo rendono più attivo ed efficiente. Tra questi ci sono: le endorfine che migliorano l’umore, favoriscono il sonno, combattono il dolore, allentano l’ansia e le tensioni psicologiche; il cortisolo che, prodotto dalle ghiandole surrenali, è molto importante per il metabolismo degli zuccheri, delle proteine e per regolare la pressione arteriosa; la serotonina, un neuro-trasmettitore sintetizzato direttamente dal cervello, che svolge un ruolo essenziale nella trasmissione degli impulsi nervosi e aumenta la fiducia in se stessi. Il sesso stimola anche il cervello a rilassare i muscoli: attraverso la pelle la stimolazione piacevole delle carezze arriva infatti al midollo spinale e all’organo cerebrale e tramite il sistema nervoso riflesso raggiunge le cellule allungate che si distendono. Lo scienziato ha concluso ironicamente, rivolgendosi soprattutto ai suoi allievi, che è fondamentale fare sesso per una buona attività cerebrale, ma che comunque non conviene basarsi solo su di esso per passare gli esami.

mercoledì 2 marzo 2011

I disperati della Torre di David


2.500 è il numero di persone che occupa un solo grattacielo nel cuore di Caracas, in Venezuela. Progettata per ospitare banche e uffici, la cosiddetta Torre di David, non è mai stata frequentata ed è stata abbandonata negli anni Novanta. Ora è letteralmente presa d'assalto da persone senza casa e in gravi difficoltà economiche. Il numero di “infiltrati” potrebbe crescere, visto che sono stati occupati solo i primi 28 piani (in tutto ce ne sono 45). La situazione sanitaria, però, è assai precaria. In certi vani non esistono finestre, in alcuni mancano perfino i muri, ci sono ovunque pozze di acqua stagnante, e i balconi sono senza parapetti. La Torre di David è la conseguenza della crisi finanziaria che ha colpito il Venezuela negli anni Novanta.

Il video:

MAMMUT EGIZIANI

Muro della necropoli con raffigurati i mammut pigmei
I famosi plantigradi del Pleistocene potrebbero essere sopravvissuti fino a 4mila anni fa, in concomitanza con lo sviluppo della civiltà egizia. Sono le conclusioni di uno studio effettuato da scienziati di Cambridge, dopo aver analizzato dipinti conservati in una necropoli. Secondo gli esperti, gli egiziani ebbero a che fare con mammuth pigmei, una particolare razza evolutasi in seguito all'innalzamento del livello marino. Erano molto più piccoli dei normali mammut.

martedì 1 marzo 2011

L(U)OGHI VAGINALI


Una scultura gigante, composta da dieci pannelli realizzati con i calchi dei genitali di 400 donne. È l'opera dell'inglese Jamie McCartney. Coinvolte modelle di ogni età: mamme, figlie, gemelle, transessuali. La scultura, battezzata “Great Wall of Vagina”, ha richiesto cinque anni di lavoro e verrà presentata ufficialmente dal 6 al 31 maggio presso il Brighton Festival Fringe.

Il video:


The Great Wall of Vagina : Trailer from James Lane on Vimeo.

La voce dell'uomo di Neandertal

C'era una volta l'uomo di Neandertal, fratello, cugino, prozio dell'uomo moderno… poi l'uomo moderno ha proseguito la sua corsa evolutiva, mentre l'uomo di Neandertal è andato a farsi benedire. Il motivo? Non lo sa ancora nessuno. I più fantasiosi parlano di cannibalismo, altri di fusione fra le due specie… forse non ne verremo mai a capo… in ogni caso è di questi giorni la felice notizia secondo la quale l'uomo di Neandertal parlava: ebbene sì, anche lui, come il sapientone sapiens, sapeva parlare, e forse anche cantare, cosa che non era mai stata confermata. Parlare, cantare, insomma… senz'altro, era in grado di emettere dei suoni, molto più vicini al sapiens che non alla più progredita scimmia antropomorfa. La prova arriva da un team di studiosi della Florida Atlantic University di Boca Raton, guidati dall'antropologo Robert McCarthy, i quali hanno presentato il loro lavoro nel corso dell'annuale meeting dell'American Association of Physical Anthropologists, tenutosi a Columbus, in Ohio. Costoro hanno analizzato i resti fossili di esemplari di Neandertal risalenti a 50mila anni fa e recuperati di recente in Francia e Inghilterra e ne hanno verificato le caratteristiche scheletrico-anatomiche, concentrandosi soprattutto sulla laringe, "tratto delle vie aeree che fa seguito alla faringe e permette l'emissione di suoni grazie alle corde vocali". In pratica, utilizzando un sintetizzatore, sono riusciti a tradurre le componenti ossee della laringe neandertaliana in vibrazioni acustiche. Una rivelazione. Ecco quindi ciò che dichiara McCarthy: "Il linguaggio dei Neanderthal secondo le nostre ricostruzioni mancherebbe del suono delle vocali estreme - a, i, u - vocali che invece contraddistinguono il parlare contemporaneo. Le vocali estreme sono le basi del linguaggio, facile capire quindi che ascoltare un uomo di Neanderthal oggi potrebbe apparire lievemente differente dalla nostra maniera di riprodurre suoni". Infine gli scienziati spiegano che probabilmente anche i neandertaliani possedevano il gene Foxp2, il cosiddetto 'gene del linguaggio', tipico dei sapiens.


I numeri del Neandertal

• I Neandertal vivono in Europa e nel sud-est dell'Asia in un periodo compreso fra 130mila e 29mila anni fa. Probabilmente la specie deriva da forme arcaiche di Homo sapiens o dall'Homo heidelbergensis.

• Analisi compiute nel 1997 sul Dna mitocondriale del Feldhofer - il più famoso reperto neandertaliano scoperto in Germania nel 1856 - mettono in luce la diversità fra la linea evolutiva del Neandertal e la nostra. Studi francesi hanno evidenziato che il cromosoma Y dei Neandertal si differenzia nettamente sia da quello dell'uomo moderno che da quello dello scimpanzè.

• L'uomo di Neandertal presenta una statura media (circa 160 cm), è robusto e muscoloso. Ha una massa cerebrale di dimensioni analoghe a quelle dell'uomo moderno. Lo sviluppo fisico è però molto più rapido di quello dell'Homo sapiens sapiens: il cervello di un bimbo di Neandertal di cinque anni è riconducibile a quello di un adulto della nostra specie.

• Nel 1908, presso Chapelle-aux-Saints, località del sud ovest francese, vengono alla luce nuovi resti dell'uomo di Neandertal. Il paleontologo Marcellin Boule li descrive come appartenenti a individui simili alle scimmie, caratterizzati da una deambulazione incerta e strascicata,  spalle curve, capacità intellettuali primitive.

• Nel 2007, Terry Hopkinson, archeologo dell'Università del Leichester, afferma che il 'pensiero moderno' non è nato 50mila anni fa con l'Homo sapiens sapiens, ma molto prima con l'uomo di Neandertal. Questa la sua dichiarazione: "Molti di quei tratti che noi definiamo moderni, come l'uso di strumenti in pietra e di tecniche di caccia elaborate, hanno iniziato a svilupparsi almeno 300mila anni fa in Africa, quando era abitata dai neandertaliani". 

• Secondo recenti studi condotti presso il Dipartimento di biologia animale e genetica dell'Università di Firenze il neandertaliano classico aveva i capelli rossi e la pelle chiara. 

• Gli uomini di Neandertal praticavano la caccia e vivevano soprattutto all'interno di anfratti naturali. Per proteggersi dal freddo usavano pelli di animali.

• All'uomo di Neandertal sono associate le più antiche sepolture intenzionali della storia umana.

• I manufatti in pietra dell'uomo di Neandertal sono in gran parte ascrivibili alla cosiddetta cultura Musteriana (dal sito francese di Le Moustier) del Paleolitico Medio. Il Paleolitico Medio abbraccia un arco temporale comprendente l'ultimo interglaciale e la prima parte della glaciazione di Würm, fra 125mila e 40-35mila anni fa.