Un uomo paralizzato dalla vita in giù torna a camminare dopo venti anni, grazie a un esoscheletro meccanico comandabile tramite un telecomando. Lo strumento, battezzato ReWalk, è una specie di via di mezzo fra il rivestimento siliceo di alcuni crostacei e il ‘vestito’ indossato da Robocop, personaggio fantastico, cinematografico, di fine anni Ottanta. Con ReWalk si aprono dunque molte speranze per le migliaia e migliaia di persone che, in seguito a incidenti, hanno perso l’uso delle gambe. Se tutto andrà come previsto il primo esoscheletro meccanico in grado di restituire la capacità di deambulazione, entrerà ufficialmente in commercio dal 2010 al costo di circa 15mila euro, l’equivalente delle migliori sedie a rotelle in circolazione. Il primo uomo a testare ReWalk è stato Radi Kaiof, quarantunenne, ex paracadutista, da venti anni paralizzato, a causa di un incidente durante il servizio militare. “Non avrei mai immaginato che un giorno sarei tornato di nuovo a muovermi sulle mie gambe – ha spiegato Kaiof -. Mi ero dimenticato di quanto fosse bello e speciale poter stare in piedi senza chiedere aiuto e guardare negli occhi le persone che mi parlano”. ReWalk è stato inventato da Amit Goffer, fondatore di Argo Medical Technologies, una piccola compagnia tecnologica israeliana. Consiste in due strutture metalliche indipendenti, una per gamba, motorizzate, fissate alla vita e alle caviglie, comandabili tramite un piccolo computer (posizionato in uno zaino) e una serie di interruttori sul polso. ReWalk funziona a batterie. In base ai comandi ricevuti può far camminare in avanti e indietro, alzare e sedere, superare ostacoli o salire le scale. “Il mio strumento consente in pratica alle persone paralizzate di abbandonare la sedia a rotelle e tornare a muoversi come persone normali – afferma Goffer -. Non restituisce solo la salute a chi la ha perduta, ma anche la dignità”. Kate Parkin, direttore di un reparto presso il NYU Medical Centre, dice che ReWalk è utile sia dal punto di vista fisico che psichico. Fisicamente permette infatti di camminare comodamente e di lavorare, compiere azioni e gesti che, su una sedia a rotelle, non sono attuabili; mentre psicologicamente migliora l’autostima, la fiducia in se stessi, anche grazie alla possibilità di tornare a dialogare ad ‘altezza d’uomo’. In questo momento, dopo i test positivi condotti su Radi Kaiof, gli specialisti stanno conducendo nuovi esperimenti su larga scala presso il Tel Aviv’s Sheba Medical Centre. Non è la prima volta che degli studiosi stanno pensando a strutture esoscheletriche in grado di sostituire le sedie a rotelle. Recentemente, la TheyShallWalk, una organizzazione medica non-profit, ha sviluppato un prototipo, Lifesuit, analogo a ReWalk, ma molto più ingombrante. Lifesuit pesa complessivamente 32 chilogrammi ed è mosso da un sistema ad aria compressa. In Italia ha fatto invece notizia, nel 2001, la nascita del tutore elettronico della Ferrati Elettronica, dopo 22 anni di studi e ricerche. Si tratta di un esoscheletro in lega metallo-plastica che aiuta nel movimento i malati, ma con il girello. Anche in questi casi, quindi, dei pazienti paralizzati sono tornati a camminare e compiere azioni normali come alzarsi dalla sedia e sedersi.
“ReWalk è sicuramente un traguardo importante, una prima idea che, dal punto di vista ingegneristico, può portare a un miglioramento notevole delle condizioni di pazienti che hanno perso l’uso delle gambe – ci spiega Pietro Mortini, primario di neurochirurgia dell’Ospedale San Raffaele, professore ordinario di neurochirurgia presso l’università Vita-Salute San Raffaele -. In realtà è solo uno fra i tanti ‘esoscheletri’ che si stanno valutando per risolvere il problema della deambulazione in persone vittime di incidenti. ReWalk aiuta a muoversi, a fare a meno della sedia a rotelle, ma non è certo la soluzione definitiva per questo tipo di pazienti. Chi ha subito un danno permanente al midollo spinale, infatti, non ha solo il problema di non riuscire più a camminare, ma anche quello legato, per esempio, al controllo delle funzioni vescicali, prima causa di morte in questi malati”. Quali sono dunque le altre strategie che si stanno valutando per consentire a paraplegici e tatraplegici di tornare a camminare e a muoversi? “In questo momento la medicina sta facendo passi da gigante nell’ambito dello studio delle cellule staminali – continua Mortini – che non vuol comunque dire che fra pochissimo saremo in grado di far camminare tutti. È impossibile stabilire quando si raggiungerà questo traguardo. Ciò che possiamo dire, però, è che dall’anno prossimo, al San Raffaele, inizieremo i primi test con cellule staminali sull’uomo, nel giusto clima di speranza e fiducia. Lo scopo, a differenza degli esoscheletri come ‘ReWalk’, non è solo quello di restituire la capacità di deambulazione, ma anche le tante altre funzioni fisiologiche legate all’attività del midollo spinale”. Nel mondo ci sono 2,5 milioni di persone costrette alla sedia a rotelle. A queste, ogni anno, solo in America, se ne aggiungono altre 11mila. In Italia l’incidenza annuale è di 25 casi ogni milione di abitanti. Paraplegia (paralisi arti inferiori) e tetraplegia (paralisi di entrambi gli arti), sono nella stragrande maggioranza dei casi la conseguenza di incidenti motoristici, automobilistici o sul luogo di lavoro, in strettissima minoranza può essere la conseguenza di gravi problemi vascolari. Il fenomeno riguarda soprattutto persone giovani o giovanissime.
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