Il cervello degli uccelli è molto più sviluppato di quanto non si creda. Lo dicono i ricercatori della Duke University di Durham nel North Carolina. Gli studiosi sono partiti dal presupposto che i sistemi di nomenclatura impiegati nei libri di testo per le mappe cerebrali degli uccelli risalgono a cento anni fa, e non sono quindi più attendibili: in essi, per esempio, si afferma che il cervello di un uccello è composto principalmente da gangli basali e che quest’area controlli funzioni cerebrali primitive e il comportamento istintivo; due considerazioni che Erich Jarvis, a capo dello studio, ritiene assolutamente errate. “Il cervello degli uccelli - commenta Jarvis – assomiglia da vicino a quello umano. Le cosiddette regioni primitive sono in realtà sofisticate e analoghe a quelle dei mammiferi”. A queste conclusioni lo scienziato della Duke University è giunto dopo aver studiato come molti volatili apprendono a cantare o a imitare il linguaggio degli uomini. Inoltre ha appurato che anch’essi (similmente ad animali molto evoluti come gli scimpanzé), sono in grado di utilizzare strumenti, comporre nuovi canti e persino imparare a contare o a mentire. Nello studio divulgato sulle pagine della rivista Nature Reviews Neuroscience sono stati in particolare presi in considerazione i pappagalli. Jarvis ha potuto constatare che questi animali posseggono addirittura il senso dell’umorismo e sono in grado di inventare nuove parole, usare la sintassi e anche insegnare ai propri simili ciò che hanno appreso.
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