Un ipotetica ricostruzione di Adamo |
Un’indagine da veri detective
molecolari ha permesso a un team di scienziati italiani di fare luce sulle
nostre radici e comprendere in che modo le caratteristiche genetiche maschili e
femminili si sono differenziate. Il riferimento è al cromosoma Y maschile e al
Dna mitocondriale femminile, due parametri chiave per la storia evolutiva
dell’Homo sapiens, tenuto conto del fatto che il primo si trasmette solo dai
padri ai figli maschi, mentre il secondo viene ereditato esclusivamente dalla
madre. In altre parole, grazie a questo studio, siamo ora in grado di stabilire
la “contemporaneità” di Adamo ed Eva e, soprattutto, i numerosi processi
genetici e mutazionali che si sono accavallati nel corso dei millenni.
Sappiamo, infatti, senza dubbi
che l’uomo proviene dall’Africa, ma in che modo la genetica abbia contribuito
nei dettagli a questo risultato, è sempre stato un argomento piuttosto spinoso:
«Siamo passati da una visione nebulosa a una visione impressionista», rivela
Francesco Cucca, coordinatore dello studio, membro del Cnr italiano e
professore dell’Università di Sassari. «Grazie ai progressi della tecnica e
all’approfondimento dello studio della sequenza del Dna del cromosoma Y,
abbiamo potuto rilevare con una precisione senza precedenti la storia genetica
del maschio moderno, muovendoci a ritroso, fino a raggiungere un periodo
compreso fra 180mila e 200 mila anni fa».
Il risultato ottenuto da Cucca e
colleghi è stato messo a confronto con altre ricerche effettuate sul Dna
mitocondriale, già studiato in passato perché molto più piccolo del cromosoma Y
e più facile da analizzare. Così è emersa la “contemporaneità” fra le due
realtà evolutive, maschile e femminile, e la presunta data in cui degli
ipotetici Adamo ed Eva possano essersi scambiati il primo bacio. «Lo studio,
però, non deve trarre in inganno», spiega Cucca. «Non si tratta infatti di
evidenziare tanto la contemporaneità dei nostri antichi progenitori maschili e
femminili - ovviamente coevi visto che ci riproduciamo solo per via sessuata -
bensì la nostra capacità di sapere leggere il passato con sempre maggior
nitidezza, utilizzando il Dna come un registro molecolare capace di farci “viaggiare”
nel tempo, verso epoche sempre più distanti dalla nostra realtà».
L’Africa, in ogni caso, è
senz’altro l’angolo terrestre in cui i nostri progenitori hanno mosso i primi
passi per raggiungere l’Asia, l’Oceania, il Medio Oriente, l’Europa e il resto
del mondo. Gli scienziati ritengono che l’Homo sapiens – e quindi i nostri
Adamo ed Eva – provengano dalle regioni dell’Africa subsahariana di 200mila
anni fa. A Kibish, in Etiopia, nei pressi del fiume Omo, sono state trovate
prove concrete risalenti a 195mila anni fa. «Non è solo la genetica a condurci
in questa parte del mondo, ma anche altre discipline come l’archeologia e
l’antropologia», dice Cucca. «Le migrazioni dell’uomo sono “scritte” nel suo
DNA, e ora possiamo finalmente dire di disporre degli strumenti idonei per
disegnare l’intero cammino evolutivo umano».
I ricercatori hanno esaminato i dati genetici del cromosoma Y di 1200 individui di origine sarda, “portatori” di un corredo cromosomico rimasto inalterato per secoli e secoli: «I nostri studi stanno evidenziando come i sardi rappresentino la popolazione contemporanea con caratteristiche genetiche più simili a quelle dei proto-europei, gli antichi abitanti dell’Europa», conclude lo studioso italiano. «Abbiamo trovato conferma anche da una serie di analisi compiute comparando l’assetto genetico di tutte le popolazioni europee contemporanee, con quello ottenuto dal Dna estratto da ossa preistoriche, incluse quelle provenienti dalla mummia bolzanese di Similaun, il famoso Otzi, vissuto 5mila anni fa in Val Senales».
I ricercatori hanno esaminato i dati genetici del cromosoma Y di 1200 individui di origine sarda, “portatori” di un corredo cromosomico rimasto inalterato per secoli e secoli: «I nostri studi stanno evidenziando come i sardi rappresentino la popolazione contemporanea con caratteristiche genetiche più simili a quelle dei proto-europei, gli antichi abitanti dell’Europa», conclude lo studioso italiano. «Abbiamo trovato conferma anche da una serie di analisi compiute comparando l’assetto genetico di tutte le popolazioni europee contemporanee, con quello ottenuto dal Dna estratto da ossa preistoriche, incluse quelle provenienti dalla mummia bolzanese di Similaun, il famoso Otzi, vissuto 5mila anni fa in Val Senales».
(Pubblicato in prima pagina su Il Giornale, il 27 agosto 2013)