mercoledì 1 giugno 2016

La Nasa va a floppy disc


C'erano una volta i floppy disc che sembravano una rivoluzione: in un "foglietto" di plastica ci stavano un mucchio di dati che potevano essere trasferiti da un computer all'altro. Sono durati poco. Si è infatti passati ai cd, alle chiavette, e alle "nuvolette" online. Ma non tutto ciò che è passato è destinato all'oblio; perché, come insegnano tanti rimedi della nonna, spesso quel che ha aiutato a vivere meglio le passate generazioni torna di moda e miracolosamente restituisce all'uomo strategie impensate per affrontare con successo determinati compiti. Si torna, dunque, a parlare dei floppy disc perché quest'oggetto ritenuto obsoleto, all'insaputa di (quasi) tutti, è assolutamente indispensabile per l'utilizzo di strumenti bellici di ultima generazione: potentissimi missili via terra. Il riferimento è ai 450 missili intercontinentali americani (icbm) che riposano sottoterra pronti a volare nel caso in cui dovesse scoppiare una nuova guerra nucleare. Trasportano ordigni nucleari e sono in grado di raggiungere notevoli altezze.
Gli Atlas americani furono i primi. Siamo negli anni Sessanta. Gli scienziati che li hanno progettati sono reduci dal secondo conflitto mondiale; in prima linea ci sono figure come John von Neumann, fra i più grandi matematici di tutti i tempi. Da allora sono passati molti anni, ma al di là dei cambiamenti relativi soprattutto all'utilizzo dei combustibili (liquidi o solidi), quel che riguarda le informazioni necessarie a trasmettere i dati necessari all'avvio e al decollo dei razzi sono rimaste inalterate; e sono appunto conservate in autentici reperti dell'archeologia hitech: i floppy disc. E peraltro non si sta parlando di quelli di recente generazione, che chi ha più di vent'anni dovrebbe avere maneggiato almeno una volta, ma di quelli del passato, risalenti al 1967; floppy disc a otto pollici, forgiati dall'Ibm. Sono oggetti in grado di contenere 237 kilobyte, contro gli otto gigabyte da cui partono le chiavette usb tradizionali. La notizia è stata diramata in seguito al rapporto del Governnment Accountability Office (Gao), che affronta il Pentagono sostenendo che non ha senso spendere 61 miliardi di dollari all'anno per preservare tecnologie "preistoriche".Ma il quartier generale della Difesa americana si spiega dicendo che ancora oggi i missili balistici, ma anche alcuni bombardieri, basano le loro azioni sul funzionamento di computer risalenti agli anni Settanta; che leggono solo i floppy disc dell'epoca. Stando alle ultime dichiarazioni del Pentagono, l'impiego di questo "originale" sistema tecnologico proseguirà fino alla fine del 2017. L'anno successivo dovrebbero andare in pensione. Meno chiaro il destino dei pc collaudati quando al governo c'era Richard Nixon e si era in piena Guerra fredda. Per ora stanno al loro posto, per il museo c'è ancora tempo. Ma non è esclusa una strategia silente a opera della Difesa americana. Non va, infatti, trascurato che paradossalmente questi strumenti sono anche i più difficili da violare: gli hacker di oggi non saprebbero dove mettere le mani e dunque non c'è rischio di contaminazione o di fuga di informazioni. Ce ne sarebbe per una spy-story. 

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