Sappiamo
bene di avere in comune prerogative fisiologiche con le scimmie, i mammiferi,
in generale, qualcosa con i rettili, gli uccelli e perfino i pesci, ma scoprire
che parte della nostra biologia è assimilabile addirittura a un verme marino,
fa quantomeno riflettere. Stando infatti alle ricerche condotte da un team di
scienziati del Laboratorio europeo di biologia molecolare di Heidelberg, in
Germania, esiste un ormone che avvicina "fileticamente" la nostra
specie a quella del Platynereis dumerilii;
è un anellide policheta, considerato alla stregua di un fossile vivente, a suo
agio in ambienti "primitivi" e con caratteristiche anatomiche che
rimandano a creature di milioni di anni fa. Gli scienziati hanno identificato
una relazione stretta fra la melatonina umana e quella di alcuni organismi
planctonici.
Di essa la specie Platynereis
dumerii se ne serve per "programmare" gli spostamenti e le
migrazioni marine. Agisce, infatti, come una specie di orologio che indica
quando è giunta l'ora di muoversi verso la superficie, dove abbonda il cibo, e
quando, invece, è arrivato il momento di tornare in profondità, per sfuggire ai
pericolosi raggi ultravioletti. "La melatonina in questi vermi marini
ordina il da farsi ai neuroni", dice Maria Antonietta Tosches, a capo
dello studio, "un po’ quel che accade nell'uomo durante il ritmo
sonno-veglia". Da qui si intende ora partire per comprendere nuove
dinamiche dell'evoluzione umana, consapevoli del fatto che il cammino evolutivo
delle specie viventi rimanda a un unico antenato comune, forse proprio Luca,
l'Archea con cui condividiamo enzimi risalenti a miliardi di anni fa.
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