La
risposta di un cavallo non sarà certo comparabile a quella di un uomo, ma forse
non è nemmeno così "banale" come abbiamo supposto fino a oggi. Stando
infatti a uno studio condotto presso il Politecnico di Zurigo anche gli equini
posseggono un "linguaggio" articolato. Gli esperti hanno messo in
luce che la "fonetica" equina si basa su frequenze sonore
particolari, capaci di comunicare emozioni positive e negative, la cui
importanza è direttamente proporzionale all'intensità del nitrito.
Probabilmente sanno sfruttare abilmente le corde vocali, e creare vibrazioni
diverse che corrispondono a precisi "stati d'animo". Lo studio è
stato effettuato su venti cavalli sottoposti a eventi stressogeni o a momenti
di relax. Con l'aiuto di particolari apparecchiature è stato possibile
analizzare nei dettagli i nitriti dei vari animali coinvolti osservando per la
prima volta la diversità fra i "vocalizzi". E' dunque emerso che le
frequenze più acute sono esplicitamente legate alle emozioni: se durano più del
normale e sono seguite da un nitrito profondo si tratta di emozioni negative; i
cavalli meno stressati, invece, sono quelli che producono le vibrazioni acute più
brevi.
L'analisi vocale ha anche permesso di comprendere che la fisiologia
dell'animale risponde alla tipologia del nitrito. Con le fasi di stress,
infatti, i cavalli presentano un numero maggiore di battiti cardiaci e
un'attività respiratoria più intensa. Ma come si è evoluto questo sofisticato
sistema di comunicazione? Secondo gli studiosi è il frutto di millenni di
evoluzione in cui i cavalli hanno imparato l'arte di vivere in stretto contatto
con i propri simili; prerogativa di molti animali soprattutto erbivori. Le
dinamiche del branco hanno in pratica consentito la nascita di un
"linguaggio" articolato, necessario per comunicare il pericolo
sollevato, per esempio, dalla presenza di un predatore. Non è solo per questo
motivo. Probabilmente la capacità di nitrire in modi differenti ha permesso il
consolidamento dei cosiddetti livelli di gerarchizzazione.
Così, in sostanza,
un capobranco ha maggiore presa sugli altri di un giovane, e nello stesso tempo
ha i numeri per poter efficacemente entrare in confidenza con un animale della
stessa specie sconosciuto. Il cavallo non si serve solo di nitriti ma anche dei
brontolii, grida, sbruffi e gemiti. Con i brontolii i cavalli comunicano
soprattutto prima della fase di accoppiamento. Mentre gli sbruffi (simili a
starnuti), le grida e i gemiti, sono legati a condizioni di disagio. Infine per
avere un quadro completo della comunicazione equina andrebbero considerati anche
aspetti legati alle movenze del corpo e alla produzione di particolari sostanze
chimiche. Una branca dell'etologia per certi versi ancora tutta da esplorare.
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