Il Progetto Windowfarms si propone di creare il più efficente sistema di coltivazione idroponica casalingo ottenuto da materiali riciclati e adattabile alle nostre finestre. L'idea è quella di offrire una chance per la coltivazione di (almeno una parte) del cibo destinato alla nostra alimentazione, pur non disponendo di terrazzi o balconi. Nasce da un'idea di Britta Riley e Rebecca Bray. Ecco il video:
lunedì 28 novembre 2011
mercoledì 23 novembre 2011
OCEANI INFETTI
Megavirus chilensisa individuato nelle acque cilene |
Nel 1986 Lita Proctor è una studentessa della State University of New York. Da tempo si occupa di virus. È soprattutto interessata a far luce sulla realtà di quelli marini, di cui non si sa quasi nulla: si ritiene che, rispetto a quelli terrestri, siano molti di meno, e con una variabilità genetica per nulla significativa se paragonata ad altre creature. Comincia a viaggiare e a raccogliere campioni di acqua marina, facendo tappa nel Mar dei Sargassi e ai Caraibi. Tornata nei laboratori del Long Island, parte con le analisi microscopiche. Il risultato è incontrovertibile: il mondo marino pullula di virus, probabilmente ce ne sono più che in ogni altro habitat terrestre. Proctor prova ad azzardare dei numeri, ritenendo del tutto attendibile la presenza di 100 miliardi di virus in appena un litro di acqua marina. Ma per i virologi di mezzo mondo esagera, aggiungendo alle sue cifre degli zero a caso. Non è così. Passano pochi anni e nuovi studi confermano l'operato della scienziata newyorkese, arrivando a stimare il numero di virus che caratterizzerebbero gli oceani di tutto il pianeta: 1.000.000.000.000.000.000.000.000.000.000. È un numero a dir poco esorbitante, imparagonabile a qualunque altra forma vivente. Immaginando di metterli tutti in fila si arriverebbe a ottenere una coda lunga 200 anni luce. Mettendoli, invece, su una bilancia arriverebbero a pesare l'equivalente di 75 milioni di balene blu. «Sono organismi che si adattano a ogni ambiente» spiega Roberto Danovaro, direttore del Dipartimento di scienze del mare presso l'Università della Marche, «li troviamo, infatti, in tutti gli oceani anche a profondità considerevoli, comprese le fosse oceaniche profonde 11mila metri. Non solo. Scavando per vari metri sotto i sedimenti, compaiono ancora forme di vita virale, dove nessun altro organismo potrebbe resistere ad eccezione dei procarioti da essi infettati». Alla luce di ciò viene facile pensare che i nostri mari possano essere infestati dai virus e che per il nostro benessere sia necessario starne alla larga il più possibile. In realtà non serve a nulla evitare di andare al mare e fare il bagno, poiché solo una minuscola frazione di virus marini è realmente in grado di infettare l'uomo. Gran parte della loro attività biologica, infatti, interferisce con i batteri e gli archea, organismi microscopici, diffusissimi ovunque. Gli studiosi hanno calcolato che in un secondo i virus sono in grado di infettare miliardi di volte un batterio, ogni giorno uccidendone circa la metà di tutti quelli che popolano gli oceani del pianeta. Negli oceani terrestri avvengono 1023 infezioni da virus al secondo. La scoperta dei primi batteriofagi – virus che infettano i batteri (e gli archea) – risale agli studi di Felix d'Herelle, celebre medico e batteriologo canadese che nella prima metà del Ventesimo secolo propose di curare l'uomo tramite la somministrazione di virus nell'organismo, al posto degli antibiotici. La sua proposta venne boicottata perché il giro industriale degli antibiotici era molto più proficuo, benché il medicinale avesse più controindicazioni dei farmaci virali. Nel 1917 scoprì la loro azione studiando i corpi feriti dei soldati francesi e per la prima volta fece luce su una realtà tassonomica estremamente eterogenea e diversificata. Gli studi di Proctor, dunque, confermano i suoi lavori e la sua lungimiranza perennemente osteggiata.
Virus antartici |
Il peso dei virus a livello biologico e ambientale è importantissimo. I fagi marini, in particolare, influenzano direttamente l'ecologia e le dinamiche biologiche della Terra. Tengono sotto controllo gli habitat e la proliferazione batterica e addirittura contribuiscono al benessere dell'uomo. È il caso del colera, malattia veicolata da batteri chiamati Vibrio che trovano la loro dimora ideale fra le acque terrestri. Il nome deriva da vibrioni, e si riferisce a batteri gram-positivi (che assumono una tinta violetto, dopo essere stati sottoposti alla colorazione di Gram, necessaria per studiarli meglio), in grado di respirare con o senza la presenza di ossigeno e di muoversi grazie all'azione di un flagello polare. I Vibrio cholerae (distinguibili dai Vibrio parahaemolyticus e dai Vibrio alginolyticus, responsabili di altre malattie) vengono normalmente parassitati dai fagi: il batteriofago attacca il batterio fissando le sue fibre su un punto preciso della superficie batterica, contraendosi e iniettando il suo acido nucleico. Con la fine del ciclo parassitario la popolazione di Vibrio esplode e si ha la classica epidemia di colera. I virus a questo punto si moltiplicano a grande velocità - superando quella dei batteri, che vengono così distrutti - debellando la pestilenza.
Questo, in realtà, è solo uno fra i tanti meccanismi messi in atto dai virus, interagendo con l'attività batterica. In molti casi essi contribuiscono a regolare il clima. Molti cianobatteri e alghe microscopiche svolgono un'azione fotosintetizzante cospicua, fornendoci circa metà dell'ossigeno che respiriamo; alcuni organismi secernano quantità considerevoli di solfuro dimetile, molecola che, partecipando alla formazione delle nubi, facilita l'albedo (riflessione solare), contrastando il surriscaldamento globale; i microbi inoltre assorbono e rilasciano CO2, responsabile primario dei gas serra. Sicché, interferendo con essi, i fagi, indirettamente, regolano tutto ciò che su scala macroscopica avviene nell'atmosfera e nei fondali marini, dove il cibo è più scarso. Presi, invece singolarmente, l'attività di questi microrganismi, determina il rilascio annuale nella catena alimentare di una quantità di carbonio compresa fra 0,37 e 0,63 miliardi di tonnellate di carbonio, garantendo la sopravvivenza di numerose specie.
«Sono dati preliminari che richiedono ulteriori ricerche», dice Danovano, «tuttavia è certo che l'attività dei virus può esser determinante per l'equilibrio climatico del pianeta».
I virus marini stupiscono anche per la loro incredibile variabilità genetica. I geni di un uomo e quello di uno squalo sono relativamente simili e si possono fare senza problemi dei paragoni. Situazione che perde completamente di significato se rapportata alla realtà genetica dei virus. Uno studio condotto alle Bermuda ha, in particolare, messo in evidenza 1,8 milioni di geni virali, di cui solo il 10% assimilabili a quelli di piante e animali; il restante 90% è assolutamente nuovo per la scienza. In 200 litri di acqua marina gli scienziati ritengono di poter distinguere circa 5mila genotipi (assimilabili a 5mila specie) virus geneticamente diversi; in un chilogrammo di sedimento marino si arriva a un milione di tipi. Questa eccezionale ricchezza genotipica è dovuta alla loro attitudine di infettare organismi diversissimi fra loro, con caratteristiche evolutive profondamente diverse. Per compiere la loro azione parassitaria-predatoria si sono ultraspecializzati, diversificandosi notevolmente fra loro.
venerdì 18 novembre 2011
Giornata Mondiale del WC: al via i festeggiamenti
Domani, dunque, il grande giorno: la Giornata Mondiale del WC. Nessuna ironia, è una festa sponsorizzata dalla World Toilet Organization, una Ong che si batte per diffondere l'uso del WC, tenuto conto del fatto che almeno 2,6 miliardi di persone vivono senza. Il paese con meno WC è l'Afghanistan: ne ha uno solo il 7% delle case (il 19% ha una tv). Seguono Ciad ed Eritrea (9%). Non un problema da poco, perché in assenza di servizi igienici, è molto più facile che si creino i presupposti per la diffusione di malattie infettive. “I bambini in ambienti poveri spesso portano mille vermi parassiti nei loro corpi e gli espellono in giro, in qualsiasi momento”, si legge su Nomdeplume. “Sempre più persone nel mondo hanno i telefoni cellulari ma non i servizi igienici”. Fra i morbi più temuti c'è la diarrea che provoca la morte di un bimbo nel mondo ogni 15 secondi. Il 19 novembre si festeggia, quindi, nel mondo ma non in Italia, con appuntamenti a tema e cortei: con la “cacca d'oro” viene assegnato a Londra il premio alla miglior barzelletta sporca; con una statua alta quattro metri raffigurante un gigantesco WC si inaugurerà a Singapore un nuovo sito turistico. Perché tutti usiamo il WC, ma in pochi gli diamo il giusto peso. Lo dimostrano le azioni di beneficenza: per dotare di bagni i paesi sottosviluppati s'è speso da dieci anni a questa parte solo il 79% in più, contro le cifre quintuplicate relative alle donazioni per combattere l'Aids (ma si dovrebbe comprendere). Ecco qualche dato. Un europeo medio passa alla toilette tre anni della propria vita e ci va 2500 volte l'anno. L'Europa consume dunque il 26% della carta igienica mondiale. Ogni anno sono 22 miliardi di rotoli! E per ciò che riguarda la posizione della tavoletta? Uno studio costato 100mila dollari ha evidenziato che 3 persone al mondo su 4 preferiscono tenerla abbassata. Più alta la percentuale fra le donne. Un'ultima curiosità. A Suwon, in Corea del Sud, esiste una villa a forma di water: è costata un milione id dollari, ha una superficie di 500 metri quadrati e al suo interno vi abita (e chi sennò?) Sim Jae Duck, presidente della World Toilet Organisation.
WC a cielo aperto in un villaggio africano |
mercoledì 16 novembre 2011
INCROCI PALEOLITICI
Biologo svedese (1955)
del Max Planck Institute di Lipsia, ormai riconosciuto come uno dei
massimi esperti nello studio del DNA antico. Diviene noto nel 2002
con lo studio del gene FOXP2, legato al linguaggio. Nel 2010 la
Federation European Biochemical Societies gli conferisce la
prestigiosa medaglia Theodor Bucher per gli importanti risultati
ottenuti.
Settembre 11,
worldhum.com
È UNA SORTA DI SANA
PAZZIA AD AVER PORTATO L'UOMO MODERNO A MUOVERSI PIU DI ALTRE SPECIE
PER CONQUISTARE OGNI ANGOLO DEL PIANETA.
Sicuramente sì. Quando i
neandertaliani raggiungevano il mare o i grandi laghi si fermavano.
L'uomo moderno, invece, cominciò a pensare a qualche stratagemma che
lo potesse condurre oltre. Chissà quanti
sono partiti senza fare più ritorno. Ci vuole del coraggio e, perché
no, della sana pazzia per affrontare avventure di questo tipo.
PARTE DA QUI, QUINDI,
LA NOSTRA AVVENTURA PER IL MONDO?
E non è ancora finita.
Ora che abbiamo attraversato mari e oceani puntiamo le nostre prue
verso Marte. E anche in questo caso dimostreremo di aver del fegato.
Luglio 2011, Los Angeles
Times
C'E' UNA VARIANTE DI
UN GENE, L'HLA, DERIVANTE DA ANTICHI INCROCI FRA L'HOMO SAPIENS E
L'UOMO DI DENISOVA, LA NUOVA SPECIE DA POCO SCOPERTA IN SIBERIA.
E il fenomeno ci ha
conferito un sistema immunitario più efficace e potente, in grado di
resistere a molte malattie e infezioni. Abbiamo calcolato che dal 4
al 6% del genoma dei moderni melanesiani proviene dal Denisova.
Maggio 10, Scientific
American
PRIMA DEL DENISOVA,
PERÒ, SI È SEMPRE PARLATO DI POSSIBILI INCROCI FRA SAPIENS E
NEANDERTHAL.
Ora lo possiamo
confermare dagli studi genetici.
È POSSIBILE ANCHE
STIMARE IL PERIODO DI INCONTRO FRA LE DUE SPECIE?
Probabilmente i
Neandertal si mescolarono con i primi esseri umani moderni prima che
Homo sapiens si suddividesse in gruppi differenti in Europa e in
Asia. Ciò potrebbe essere avvenuto in Medio Oriente fra 100mila e
50mila anni fa, prima che la popolazione umana si diffondesse verso
l’Estremo oriente. Sappiamo, sulla base di reperti archeologici,
che in questa regione c’è stata una sovrapposizione temporale fra
Neanderthal e umani moderni.
LA RICERCA, IN OGNI
CASO, NON SI FERMA QUI.
Ora cercheremo di decodificare la parte
restante del genoma di Neandertal, per imparare ancora di più sui
nostri più stretti parenti e su noi stessi.
Ottobre 06, smithsonian.com
COME È INIZIATA LA SUA ESPERIENA IN
AMBITO ANTROPOLOGICO?
All'inizio mi occupavo di egittologia,
ma non era quello che volevo fare. Dovevo coniugare verbi antichi
dalla mattina alla sera... Ben presto, però, mi resi conti che la
mia vocazione era un'altra: studiare il DNA delle numerose mummie che
mi circondavano. I primi successi li ho ottenuti sui resti di un
bimbo vissuto 2400 anni fa.
TED conference:
venerdì 11 novembre 2011
Palindromiche sentenze
Wow, capitano di rado giorni come questo: 11.11.11. Qualcos'altro del genere, ma con meno fascino, avverrà fra un centinaio di anni. Qualcos'altro del genere, ancor più affascinante, è accaduto l'11.11 del 1111! Ma guarda caso non s'è verificato nessun cataclisma particolare. E allora, ancora una volta, addio fine del mondo. Ma la numerologia scalpita. Potrebbe essere altrimenti? I numeri ci circondano, i numeri stanno dappertutto, perfino Newton tentò di scoprire il significato recondito di molti numeri misteriosi. Compresa la data dell'Armageddon. La parola chiave è dunque palindromo (molto meglio di spread!) ma anche cabala, termine che inquieta e attrae, come tutte le cose enigmatiche. Esoteriche. Mitologiche. Ma veniamo alla matematica. 11.11.11 è davvero un numero super. Ce lo spiega il Richard Dawkins italiano, Mr. Odifreddi: “Se lo si moltiplica per se stesso si ottiene un palindromo composto dalle cifre dall'1 al 6, e cioè 12.345.654.321. Viceversa il 111.111 si ottiene da quelle cifre moltiplicando 12.345 per 9, e aggiungendo 6”. Miracoli della matematica? Non più di tanto. Sono calcoli usuali, comuni, banali, noti coi numeri composti da sole unità: “Lo si verifica partendo dall'11”, continua Mr. Odi, “il cui quadrato è uguale a 121 e che si ottiene moltiplicando 1 per 9 e aggiungendo 2 e finendo con 111.111.111”. Approfondendo si scopre che l'11.11.11 non è un numero primo e risulta essere il prodotto di 3 per 7 per 11 per 13 per 37. E qui la numerologia va a nozze: “3 enumera le ubique triadi che costellano il pensiero umano, dalle Grazie e le Furie alla Trinità e la Sacra Famiglia”, dice Odi. “ Sul 7 si potrebbe scrivere un libro intero, che includerebbe le note musicali, i colori dell'arcobaleno, i giorni della settimana, le meraviglie del mondo, i peccati capitali, i sacramenti. L'11 e il 13 sono invece da prendere con le molle, perché costituiscono il difetto e l'eccesso del 12, che enumera le costellazioni, i mesi dell'anno, le ore del giorno e della notte, le tribù di Israele e gli apostoli di Cristo”. E il 37? parrebbe un numero decisamente sfigato ma non è così: pensiamoci su, qualcosa a cui riferirsi ci sarà. Mah. Sicché l'11.11.11 è stato definito il giorno del “Grande Uno”. Di recente ci sono stati altri giorni palindromi: il 10 ottobre dello scorso anno alle 10 e 10, per esempio, o lo 01-01-01 del 01:01:01. Ma quello di oggi risulta essere particolarmente famoso anche perché ha dato il titolo al film horror del regista Darren Lynn Bousman (quello di "Saw"), in cui il numero 1111 sarebbe in grado di mettere in contatto gli uomini con il mondo del soprannaturale. Dunque ci siamo, il contatto è imminente, alle ore 11 e 11 minuti e 11 secondi manca poco più di mezz'ora.
Un esempio "letterario":
Il Quadrato Magico del SATOR è la più famosa struttura palindroma che da secoli ha attratto gli studiosi a causa del suo innegabile fascino. Si tratta, sostanzialmente, in una frase in lingua latina (SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS) che può essere letta in entrambi i sensi, come ve ne sono tante altre. La sua singolare caratteristica, però, è che, essendo formata da cinque parole di cinque lettere ciascuna, è possibile iscrivere la stessa frase in un quadrato di 5 x 5 caselle all'interno del quale la frase può essere letta in quattro direzioni possibili: da sinistra verso destra, e viceversa, oppure dall'alto verso il basso, e viceversa. Inizialmente si credette che il Quadrato fosse un'invenzione medievale, perché tutti i ritrovamenti fino ad allora effettuati non erano databili prima del IX secolo. Ma nel 1868 uno scavo archeologico tra le rovine dell'antica città romana di Corinium (oggi Cirencester, nel Gloucestershire, in Inghilterra) rivelò la curiosa iscrizione sull'intonaco di una casa databile al III sec. d.C.. In tale frammento, oggi conservato al museo archeologico della stessa città, il Quadrato appare nella sua versione speculare, che inizia con la parola ROTAS.
mercoledì 9 novembre 2011
C'era una volta il tilacino...
Un esemplare di tilacino presente in un parco zoologico degli anni Trenta |
- Venne posta una taglia sul tilacino, reo di uccidere capre e ovini, ma ora si scopre che non era lui il vero responsabile delle mattanze. Una ricerca pubblicata da esperti australiani ha infatti verificato che l'animale si cibava esclusivamente di piccoli mammiferi come i topi, i wallaby e gli opossum, lasciando in pace gli animali domestici. Si è giunti a questo risultato attuando delle simulazioni al computer relative alle forze risultanti a livello cranico durante l'attacco sferrato dall'animale nei confronti delle varie prede; se ne è così constatata la debolezza e la fragilità, inconciliabili con attacchi a specie troppo grosse. Col senno di poi, però, si risolvono ben poche cose. Il tilacino, infatti, è ormai estinto dagli anni Trenta del Novecento, proprio per colpa di questa “guerra” mossagli dall'uomo. (Anche se nuovi, ma mai confermati avvistamenti si susseguono di anno in anno).
- Il tilacino moderno appare per la prima volta circa quattro milioni di anni fa. Le specie rappresentanti della famiglia Thylacinidae risalgono, però, al miocene; dagli anni Novanta sono stati scoperti almeno sette fossili nel Queensland. Il tilacino di Dickson (Nimbacinus dicksoni) è il più vecchio di questi fossili e si pensa possa risalire anche a 23 milioni di anni fa. Questo esemplare, però, era di dimensioni minori rispetto ai tilacini moderni. La specie più grande, il Thylacinus potens, poteva assumere le dimensioni di un lupo e fu l'unica a sopravvivere fino al tardo Miocene.
- Nel 1999 il professor Mike Archer, dell'Australian Museum di Sydney, annuncia pubblicamente l'avvio di un progetto di clonazione del Thylacinus. L'intenzione è quella di utilizzare campioni di DNA prelevati da reperti anatomici di cuccioli di tilacino conservati in etanolo, per arrivare a riprodurre il tilacino, salvandolo così dall'estinzione. Il progetto, sottoposto al vaglio di esperti biologi molecolari, è stato severamente criticato e giudicato irrealizzabile. Alla fine del 2002 i ricercatori ottengono il primo successo, riuscendo a estrarre un campione di DNA dai resti di un esemplare.
Un video originale:
venerdì 4 novembre 2011
I nudi (senza pudore) di Spencer Tunick
Ormai è una specie di star. In realtà tutti conoscono le sue foto, ma in pochi il suo nome: Spencer Tunick. È l'uomo, l'artista?, che immortala nei suoi scatti fotografici esclusivamente soggetti umani completamente nudi, specie in aree fortemente urbanizzate, suscitando clamore e meraviglia. Ma non è diventata forse questa la prerogativa dell'arte moderna? Scandalizzare? Forse. Maurizio Cattelan potrebbe far scuola, ma il condizionale è d'obbligo, le avanguardie artistiche, presuppongono conoscenze di base che non tutti posseggono. Quando Picasso esibì Les demoiselles d'Avignon, tutti rimasero basiti. È impazzito?, si chiesero. Qualcosa del genere deve essere accaduto anche con i tagli fontaneschi e con la manzoniana Merda d'artista, e in chissà quanti altri miriadi di casi. Tuttavia, il ragazzo, ormai oltre la quarantina, ha pubblicato il suo ultimo lavoro sull'ultimo numero di Internazionale, e questo basta a riportare in auge la sua immagine di “squilibrato”; in questo caso i “nudi” sono sdraiati uno di fianco all'altro, sopra le placide acque del Mar Morto, noto per la sua eccezionale salinità e quindi la capacità dei corpi di galleggiare sulla sua superficie senza problemi.
Mar Morto - settembre 2011 |
Però non dev'essere proprio un ciarlatano, visto che s'è aggiudicato nel 1988 il Bachelor of Arts. La sua carriera inizia nel 1992 a New York. Si arresta nel '94, dopo essere stato colto in flagrante nel cuore della Grande Mela al fianco di una modella, naturalmente con i suoi gingilli totalmente in vista, per la gioia dei passanti nei pressi del Centro Rockfeller di Manhattan. Con il progetto Naked States gira il mondo con lo stesso tema: la nudità. Fotografa quindi manichini in carne ed ossa e ormoni a Londra, Lione, Melbourne, Montreal, Caracas, Santiago, Sao Paulo, Buenos Aires, Sydney, Newcastle, Roma e Vienna. Solo a Barcellona, nel 2003, posano per lui 7mila persone (ma le paga? No, si dicono volontari). Ma il record è del 2007, quando a Città del Messico, raccoglie attorno a sé 18mila soggetti. In tutto realizza 75 installazioni, collaborando in certi casi con enti internazionali come Greenpeace. Eppure c'è chi crede nella sua proposta artistica (in effetti ha un super occhio), che andrebbe al di là di qualunque allusione: «Tunick ha spesso suscitato dibattiti e interrogativi per la natura della sua opera, che molti definiscono una semplice 'manifestazione sociale', a sostegno della libertà di espressione», si legge su un documento online. «Dalle sue immagini scaturisce una tensione e una riflessione sui concetti di pubblico e privato, individuale e collettivo. L'esperimento visivo di Spencer Tunick compie un'azione livellatrice che permette di comprendere l'omogeneità umana, tramite una visione democratica del nudo, che, totalmente deprivato di umanità e sensualità, ci riporta all'oggetto-merce».
Video: installazione in Messico
Il vocabolario della lingua italiana definisce il pudore: sentimento di avversione verso cose cha appaiono oscene e disoneste.
Quando l'essere umano ha percepito tra gli altri sentimenti anche il sentimento del pudore?
Volendo rintracciare un origine dell'affetto pudore, così come per tutti gli altri affetti, è necessario fare ricorso ai Miti.
Il ricorso al Mito lo si deve intendere come una
necessità nell'uomo per cercare di dare un'origine a ciò che lo
riguarda a partire dal suo ingresso nel mondo del linguaggio e dunque da
una sua " pre-esistenza" non più riproponibile.
Per quanto attiene alla questione del pudore ci sembra fondamentale fare
riferimento a due miti esplicativi di tale sentimento, vale a dire il Mito di Adamo ed Eva e il Mito di Totem e Tabù introdotto da Freud. Dio nell'Eden, dunque nel luogo del "tutto", introduce il Principio del Limite : avete accesso a tutto meno che ad un'unica cosa.
La trasgressione a questa regola comporterà una punizione.
Possiamo dire che Dio introduce la Legge, la Norma.
Il disobbedire comporterà non solo fare i conti con la sua conseguenza
vale a dire la punizione ma anche fare i conti con se stessi, con quella
che potremmo chiamare consapevolezza di ciò che rappresenta la trasgressione: uscire dal limite.
Eva trasgredendo alla legge prende coscienza della propria nudità,
una nudità che va ben oltre la questione di essere nuda, una nudità
rispetto all'essere dentro ad un modo nuovo di essere nel mondo.
Quel mondo che ha perso la dimensione naturale, istintuale per avviarsi
alla dimensione culturale, relazionale, vale a dire l'avvio alla
Civiltà.
La vergogna di cui Eva sente la presenza non riguarda
soltanto la presa coscienza dell'immagine di un corpo nudo ma
soprattutto di che cosa voglia dire, cosa può significare un corpo
nudo: un corpo che può mostrare le proprie passioni, le proprie pulsioni.
Allora all'affetto vergogna immediatamente si associa quello del pudore.
Potremo pensare all'Eden come ad una pre-nascita , ad una esistenza intrauterina
dove tutti i bisogni vitali sono garantiti senza essere richiesti e
alla nascita come l'ingresso nel mondo dove è possibile l'esistenza solo
se si entra in un contesto di regole che consentano la convivenza.
giovedì 3 novembre 2011
Cassano tornerà (prestissimo) a giocare. Ecco perché
Tanto per fare chiarezza sulla faccenda di Cassano, che sennò si tira a indovinare prendendo granchi pazzeschi... Il male che ha afflitto il campione del Milan si chiama PFO, Forame ovale pervio, ed è un disturbo che contraddistingue molte persone, circa il 25-30% della popolazione adulta. Si tratta di un piccolo foro che, non dovrebbe esserci, fra i due atri del cuore: questa apertura consente il passaggio del sangue da una parte all'altra con il relativo rischio della formazione di trombi, che possono ostacolare il flusso sanguigno, determinando la genesi di fattori ischemici come quello capitato, appunto, a Fantantonio. «È come se avessimo una porta semplicemente accostata e non chiusa con la serratura, che si può aprire in un senso o nell'altro a seconda della pressione esercitata ai due lati. Nelle normali condizioni di vita, il PFO non comporta nessun problema», spiegano gli esperti dell'Istituto clinico San Rocco di Brescia. «Se invece la pressione nell'atrio destra supera quella dell'atrio sinistro, ci può essere un passaggio (shunt) di sangue nell'atrio sinistro. Il volume di sangue che viene deviato dipende, oltre che al gradiente pressorio, anche dalle dimensioni dell'apertura e ambedue variano di volta in volta». È un problema che in assenza di eventi ischemici non viene neppure diagnosticato: anche con un elettrocardiogramma o una radiografia passa inosservato. Per identificarlo è, dunque, necessario intervenire con gli ultrasuoni, con l'ecocardiografia con ecoconstrasto. «Una tecnica di più recente introduzione è l'ecocardiografia transesofagea color doppler, che si esegue introducendo una sonda in esofago previa una blanda sedazione del paziente», puntualizzano gli scienziati bresciani. «La più stretta vicinanza tra il trasduttore e il cuore porta a migliori risultati con una sensibilità diagnostica del PFO del 100%».
Grafico che illustra la vicinanza "patologica" fra i due atri |
Questo minuscolo foro, in realtà, è caratteristico di tutti durante la vita embrionale, poi si richiude indipendentemente e consente al cuore il suo lavorio tradizionale. Si instaura per sopperire all'attività deficitaria dei polmoni, che entrano in funzione più tardi rispetto agli altri organi. Negli individui in cui il problema persiste, è necessario intervenire chirurgicamente, proprio come accadrà a Cassano nei prossimi giorni: l'operazione prevede l'ingresso dall'inguine di oggetti metallici che avranno il compito di chiudere il forame, una pratica medica risalente al 1974. «È un intervento abbastanza semplice», dice Bruno Carù, ex presidente della Società di cardiologia Sport. «Non c'è nemmeno bisogno di aprire il torace. Si mette una specie di ombrellino che chiude il foro. Se fosse operato oggi, Cassano potrebbe andare a casa già dopodomani». Non sempre, però si ricorre alla chirurgia e alla farmacologia: «La presenza di un PFO non necessita di una profilassi farmacologica nei soggetti che non hanno sofferto in precedenza di episodi di ischemia cerebrale», dicono i medici bresciani. «Al contrario, ai pazienti con PFO che hanno già avuto un ictus cerebrale (o un leggero evento ischemico) viene consigliata una terapia profilattica preventiva, per diminuire la percentuale annua di recidive tromboemboliche. I pazienti vengono generalmente trattati con anticoagulanti orali (Coumadin, Sintrom) o antiaggreganti piastrinici (aspirina, ticlopidina o clopidogrel, ecc)». Alla luce di ciò Cassano potrà comunque tornare a giocare, ma è difficile in questo momento azzardare una data di rientro. (Gli unici problemi, eventualmente, potranno essere di natura psicologica). Basti ricordare che in passato calciatori con problemi cardiaci ben più gravi di questo sono tornati a brillare in un campo a undici. È il caso di un ex giocatore dell'Inter Nwankwo Kanu, operato a Cleveland nel 1996 per una grave malformazione cardiaca: «Cassano tornerà al 100%», chiude Carù. «In serie A, peraltro, ci sono almeno cinque calciatori che hanno sofferto della stessa patologia. Uno sportivo italiano riconosciuto a livello internazionale per le sue imprese subacquee in apnea ha avuto lo stesso problema. L'unica attività proibita sono le immersioni con le bombole».
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