Viene menzionata
per la prima volta nel 1907 da un neurologo francese e indica il
"risveglio" dopo uno stato di coma accompagnato dalla capacità di
"borbottare" in una lingua sconosciuta o parlare con la propria
lingua madre, ma con un accento completamente diverso. Oggi si contano una
sessantina di casi relativi alla "Sindrome da accento straniero";
ultimo della serie, quello reso noto pochi giorni fa, relativo a una cittadina
australiana che, dopo un periodo di incoscienza, ha mostrato di saper parlare con
accento francese senza aver mai avuto a che fare con l'idioma parigino. Per i
neurologi è la conseguenza di un danno cerebrale dovuto a un'emorragia, a un
trauma cranico o, in rari casi, a forti emicranie. Spesso il disturbo è accompagnato
da ansia e depressione. Studiosi di Oxford hanno individuato l'area precisa del
cervello legata alle funzioni linguistiche che, se danneggiata, può causare
difficoltà nell'uso della parola, compresa questa curiosa sindrome. Concerne,
infatti, l'apprendimento del linguaggio, la capacità di emettere correttamente
sillabe e vocali, l'intensità del suono, e l'assunzione di specifici accenti.
Recentemente s'è parlato del cervelletto, che controlla le funzioni motorie, ma
potrebbe essere legato anche a deficit linguistici. I pazienti sono consci di
questa loro prerogativa e non sempre riescono ad accettarla; tuttavia gli
scienziati ridimensionano "la magia" del fenomeno, sottolineando che
talvolta sono i parenti e gli amici dei malati a enfatizzare il disturbo,
supponendo che dal nulla, una persona qualunque, possa risvegliarsi dopo un
incidente e parlare fluentemente il gotico antico. Niente di tutto ciò. Ma rimane
comunque interessante citare i casi più eclatanti di "Sindrome da accento
straniero", la cui comprensione potrebbe aiutare a far luce sui tanti
misteri che ancora avvolgono lo studio del cervello umano.
1. Alun Morgan è
un cittadino inglese del Somerset, di 81 anni. Lo scorso anno, in seguito a un
ictus, va in coma per tre settimane. Al risveglio parla gallese. Prima
dell'incidente conosceva solo qualche parola dell'idioma facente capo a
Cardiff, imparato durante la Seconda guerra mondiale. Con la riabilitazione
riacquista la capacità di esprimersi con la lingua madre, dimenticandosi la nuova.
Alun Morgan |
2. Rosemary
Dore, cittadina canadese, ha 52 anni, quando cinque anni fa, viene colpita da
un'emorragia cerebrale. Dopo due settimane mostra buoni segni di ripresa; ha
ancora qualche problema a muovere gambe e braccia, ma parla normalmente. C'è
però un particolare: ha scordato la lingua madre e si esprime in un dialetto a
lei sconosciuto. In seguito si scopre che utilizza espressioni tipiche della
regione di Terranova, dove non è mai stata.
3. Dimitrij
Mitrovic, un bimbo di tre anni, di origine serba, non è colpito da nessuna
malattia organica, ma una mattina si sveglia e anziché esprimersi in lingua
madre, sconvolge genitori e amici parlando inglese, senza averlo mai studiato
prima. Per linguisti e psichiatri è un vero enigma. Oggi Dimitrij ha undici
anni, ma gli esperti ritengono che la sua dizione sia pari se non migliore a
quella degli insegnanti madrelingua e che possa, dunque, soffrire di una
particolarissima forma di autismo.
4. Nel 1999
l'americana Judi Roberts ha 57 anni. Nata nell'Indiana, non si è quasi mai
spostata da casa. All'improvviso accusa un forte mal di testa: è un ictus che
in breve le fa perdere coscienza. Trasportata d'urgenza all'ospedale si
riprende qualche giorno dopo l'incidente, ma parla come se fosse un inglese,
benché non sia mai stata in Inghilterra. Per gli scienziati è un caso evidente
di "Sindrome dell'accento straniero".
5. Dopo cinque
anni di coma, Leanne Rowe, una donna australiana di Melbourne, riprende i
sensi, ma parla con un accento tipicamente francese. Un tempo faceva la
conducente di autobus e nel 2005 ebbe un grave incidente stradale: subì danni
alla colonna vertebrale e alla mandibola. Oggi sta molto meglio, ma non riesce
ad accettare il fatto di dover parlare con cadenze lessicali che non le
appartengono.
6. Sarah Colwill
ha sofferto per anni di emicrania emiplegica (rara forma di emicrania con aura).
Nel 2010 dopo un forte mal di testa scopre di parlare con l'accento cinese, pur
senza aver mai fatto visita a un paese dell'Estremo Oriente. All'inizio trova
divertente la sua nuova capacità linguistica, ma oggi, a distanza di due anni,
dice chiaramente di non poterne più: "E' diventato frustrante ascoltare il
suono della mia voce".
Sarah Colwill |
7. "Non si
può mai sapere cosa accada nella mente umana quando si esce da uno stato di
coma". Sono le parole rilasciate da Dujomir Marasovic, direttore
dell'ospedale di Spalato all'indomani dal "risveglio" di una
ragazzina di 13 anni, caduta in stato d'incoscienza dopo una forte febbre. I
medici hanno confermato la sua capacità di esprimersi molto bene in tedesco, lingua
che prima di stare male conosceva solo a livello scolastico.
8. Una 48enne
scozzese, Debbie Mc Cann, nel 2010, ha un ictus, si risveglia e parla con
l'accento italiano. "All'inizio in casa abbiamo riso", dichiara,
"ma oggi è diventato un incubo". Ancora ha difficoltà a scrivere
nella sua lingua madre, non essendo più in grado di elaborare la lettera
"a", e le capita spesso di accentare parole inglesi, come se stesse
parlando un cinese. E' costantemente in cura da un logopedista.
9. I ricercatori
dell'Università di Newcastle confermano la "Sindrome dell'accento
straniero" in Linda Walker, sessantenne inglese, colpita da ictus. Nel suo
caso, addirittura, è stato possibile identificare almeno quattro nuove tendenze
"dialettali": italiana, giamaicana, francocanadese e slovacca. E'
anche lei in cura e nel 2006 ha partecipato a una trasmissione televisiva per
rendere nota la sua odissea.
10. George
Harris ha diciotto anni quando, nel 2009, subisce un'emorragia cerebrale. Sta
facendo l'interrail con alcuni amici e si trova a Bratislava, in un ostello.
Viene ricoverato d'urgenza e una settimana dopo comincia a parlare con accento
russo. "Nella mia testa le parole erano normali, ma uscivano in modo
diverso dal solito", spiega. Oggi sta molto meglio e l'accento russo si fa
sentire solo in rari casi.
George Harris |
(Pubblicato su Il Giornale il 21 giugno 2013)
Nessun commento:
Posta un commento