Pettegolare
fa bene alla salute, stimola il cervello e incrementa la qualità dei rapporti
interpersonali; e senza il gossip la società andrebbe a rotoli. Sono le curiose conclusioni
di ricerche condotte dallo statunitense Jack Levin, autore del libro "The
Inside Scoop" e professore di sociologia presso la Northeastern university
di Boston, dallo studioso dell’evoluzione Nigel
Nicholson, della London School of Business, e da Frank McAndrew, docente di
psicologia a Galensburg, in Illinois. Gli scienziati affermano che
"l’arte" di pettegolare è nata con le prime forme di Homo sapiens ed
è stata l’arma con la quale l'uomo ha imparato a "stare al mondo", a
difendersi da potenziali nemici e a progredire nelle sue conoscenze. Così la
pensa soprattutto Frank McAndrew, il quale aggiunge che “l’abilità sociale nel capire prima degli altri la realtà dei rapporti
tra i componenti del gruppo, facilitava la capacità di attrarre i propri
simili, e quindi l’innata esigenza di tramandare il proprio dna”. Oggi
nel mondo più che parlare si pettegola, dicono i tre scienziati. Due persone su
tre pettegolano in modo palese ogni giorno, in metro, in palestra, al lavoro,
al supermercato, ovunque. Secondo Nigel Nicholson il gossip aiuta a rafforzare
le amicizie, fornendo informazioni vitali sulle
motivazioni e sulle intenzioni della gente; mentre per Jack Levin è una
prerogativa fondamentale per mantenere unito un team di lavoratori. In generale si può quindi dire che la tendenza al pettegolezzo
è un aspetto del vivere quotidiano di fondamentale importanza, che permette di
individuare meglio i comportamenti sociali accettati dagli altri, compreso un
maggior senso del bene e del male, e che dunque non va assolutamente repressa:
anche quando il rischio è quello di cadere nel trash – gossip, ovvero nel
pettegolezzo di basso livello, avente come oggetto fenomeni di costume assai
discutibili. In fin dei conti la storia stessa è colma di illustri pettegoli, a
partire dal 400 a.C. con Socrate: il filosofo, al di là delle sue straordinarie
qualità intellettuali, fu innanzitutto un grande pettegolo, roso dalla continua
necessità di porsi infinite domande su fatti e persone.
Nell’800 Leopardi spettegola contro la natura, il prossimo e se stesso. Scrive
nei suoi pensieri: “Il mondo è una bega di birbanti contro gli uomini da bene e
di vili contro i generosi”.
Dostoevskij
nei suoi romanzi e nel “Diario” smaschera la falsità della vita condotta dagli
intellettuali di Mosca e di Pietroburgo, fino a rimanere lui stesso vittima di
un clamoroso gossip. Il celebre scrittore, in una serata mondana, svenne
davanti ad una bellissima donna, che gli era stata presentata da alcuni amici -
nemici, che lo odiavano per il successo avuto con il racconto “Povera gente”.
Questi ultimi anziché prendersi cura di lui, preparano una canzoncina che lo metteva
in ridicolo, passandola a un giornale. Risultato: l’indomani nei salotti di
Mosca non si parlò d’altro, trasformando il povero Dostoevskij in una specie di
zimbello di corte.
giovedì 27 febbraio 2014
sabato 22 febbraio 2014
Te lo dico con un messaggio
"Ti amo", "grazie",
"come stai". Sono alcune fra le frasi più usate in assoluto su tablet
e smartphone. Lo dice una ricerca condotta da Swiftkey, la più popolare
tastiera per prodotti hitech, ideata per Android e da poco disponibile anche
per Apple. E' uno strumento in grado di correggere le parole e di suggerire il
termine più idoneo per proseguire nella frase, offrendo all'utente la
possibilità di mandare messaggi a grande rapidità, evitando errori; da un po’
di tempo a questa parte imita addirittura la prosa di Shakespeare, forgiando
dal nulla sonetti secondo lo stile del vecchio bardo, «come un'intelligenza
artificiale», si legge sul sito di Swiftkey. Il software ha analizzato milioni
di frasi composte da utenti sparsi in mezzo mondo, realizzando una classifica
delle locuzioni più gettonate, differenziandole in base al numero di parole
impiegate. In testa con un solo lemma c'è "thanks" (grazie); con due
parole, "thank you" (grazie a te); con tre, "I love you"
(ti amo); con quattro "what do you think" (cosa stai pensando); con
cinque, "thank you for your time" (grazie per il tuo tempo).
Secondo i rappresentanti dell'azienda
emerge un aspetto sociale considerato poco e mai ben delineato: utilizzando la
comunicazione offerta dai prodotti tecnologici in commercio, siamo molto
gentili ed educati, cosa che non sempre avviene interfacciandosi apertamente
con qualcuno. In certi casi l'enfasi è così evidente da apparire "ridicola".
Filtrando le comunicazioni (ma rispettando sempre e comunque l'anonimato) l'azienda
produttrice di Swiftkey ha inoltre evidenziato la top ten delle frasi più
impiegate dai possessori di un tablet o di un telefonino intelligente, indipendentemente
dal numero di parole prese in esame. Al primo posto c'è "ti amo",
seguita da "fatemi sapere", "come stai" e "non
so". Alla fine ci sono "come sta andando" e "ti sto
cercando".
Non è la prima volta che ci si occupa "scientificamente" di messaggistica hitech. Il più importante studio sull'argomento risale infatti al 2004, quando l'Università di Lovanio, in Belgio, ha lanciato l'iniziativa Faites don de vos SMS à la science. L'obiettivo? Analizzare da un punto di vista socio-linguistico le nuove tendenze del mondo occidentale; in soli due mesi sono stati raccolti 75mila "messaggini" (oggi conservati in un database a disposizione di tutti), coinvolgendo 3200 persone. Emerge che è utile e conveniente per chiunque spedire messaggi, tuttavia permangono differenze fra uomini e donne. La donna tende a essere più prolissa, l'uomo va subito al sodo. Ma la femminilizzazione in corso - riguardante uomini che assolvono sempre più spesso lavori da donna e un cambiamento nella fisiologia maschile legata alla scarsa produzione di spermatozoi - non risparmia nemmeno questo ambito. Ecco perché non sono rari messaggi tipo quello pubblicato recentemente da un settimanale rosa: "Oggi è una stupenda giornata, andiamo a fare shopping insieme?".
Non è la prima volta che ci si occupa "scientificamente" di messaggistica hitech. Il più importante studio sull'argomento risale infatti al 2004, quando l'Università di Lovanio, in Belgio, ha lanciato l'iniziativa Faites don de vos SMS à la science. L'obiettivo? Analizzare da un punto di vista socio-linguistico le nuove tendenze del mondo occidentale; in soli due mesi sono stati raccolti 75mila "messaggini" (oggi conservati in un database a disposizione di tutti), coinvolgendo 3200 persone. Emerge che è utile e conveniente per chiunque spedire messaggi, tuttavia permangono differenze fra uomini e donne. La donna tende a essere più prolissa, l'uomo va subito al sodo. Ma la femminilizzazione in corso - riguardante uomini che assolvono sempre più spesso lavori da donna e un cambiamento nella fisiologia maschile legata alla scarsa produzione di spermatozoi - non risparmia nemmeno questo ambito. Ecco perché non sono rari messaggi tipo quello pubblicato recentemente da un settimanale rosa: "Oggi è una stupenda giornata, andiamo a fare shopping insieme?".
venerdì 14 febbraio 2014
Il brodo primordiale? Frutto delle eruzioni vulcaniche
Come e quando si formarono le prime proteine dal brodo
primordiale è sempre stato un mistero per gli scienziati, ma ora grazie a un
nuovo studio condotto in Usa la soluzione del problema potrebbe essere vicina.
Secondo il team di ricercatori guidato da Reza Ghadiri, dello Scripps Research
Institute di La Jolla, California, le proteine si sarebbero sviluppate oltre
tre miliardi e mezzo di anni fa, a partire dall’azione dei gas vulcanici sugli
amminoacidi: i prodotti aeriformi del magma sono composti in media per più del
90% di acqua, mentre gli altri gas principali sono l’anidride carbonica,
l’ossido di carbonio, l’idrogeno, l’acido solforico e cloridrico. Gli
esperimenti statunitensi hanno in particolare dimostrato che gli amminoacidi
sottoposti all’azione del carbonil sulfide (COS), uno dei gas minori emessi
durante la fuoriuscita di lava o di altro materiale piroclastico, si aggregano
tra loro per dare origine ai peptidi, le strutture basilari di cui è formata
ogni proteina: le catene polipeptidiche si sarebbero formate in laboratorio nel
giro di poche ore e in alcuni casi minuti, attraverso processi chimici come la
alchilazione, l’ossidazione e la catalisi del metallo. “Non sappiamo niente
della presenza del carbonil sulfide nell’atmosfera prebiotica – ha spiegato
Ghadiri - ma era probabilmente significativa. Oggi, questo composto è lo 0,1%
del gas fuoriuscito dai vulcani”. Le ricerche degli scienziati di La Jolla
offrono l’opportunità di comprendere un passaggio evolutivo rimasto ancora in
parte oscuro, che in sostanza riguarda la genesi delle primitive forme di vita
a partire da semplici molecole organiche. Il cosiddetto brodo primordiale ebbe
origine dall’interazione di numerosi fattori, concernenti un’atmosfera molto
rarefatta formata da nubi di idrogeno, monossido di carbonio, ammoniaca e
metano, e tempeste elettriche e fulmini che guizzavano sulle terre emerse e sui
mari; (esperimenti compiuti in laboratorio negli ani ’50 hanno dimostrato che
tutti questi gas mischiati a vapore acqueo ed esposti a scariche elettroniche e
a luce ultravioletta dopo una settimana creavano un miscuglio di molecole
complesse come zuccheri, acidi nucleici e amminoacidi). In seguito si
svilupparono le proteine e soprattutto il Dna, l’acido desossiribonucleico che con
le sue caratteristiche legate alla capacità di replicarsi permise
all’improvviso la comparsa dei batteri più antichi, e da lì progressivamente
anche di tutte le altre forme biologiche sempre più complesse.
Flirt col capo: ecco come (non) ci si comporta
È più facile per un uomo finire a letto
con un capo donna che non per una donna trovarsi tra le braccia di un capo
uomo. Lo dice una ricerca condotta in Belgio e pubblicata su un settimanale che
si occupa di risorse umane. Lo studio, effettuato su 12.078 belgi, ha
dimostrato che il 12% degli uomini sarebbe disposto ad andare a letto con il
principale, contro appena l’1% delle esponenti del gentil sesso. È risultato
inoltre che il 22% dei maschi ha spesso fantasie erotiche relative al
superiore, mentre per le donne ciò si verifica solo nel 7% dei casi. Il motivo
che induce un lavoratore ad “amoreggiare” con un capo (o una capa) sono
comunque sempre le stesse: riuscire a ottenere un aumento di stipendio o un
avanzamento di grado. In un altro sondaggio pubblicato dalla rivista tedesca
“Lisa” si legge invece che è del 15% la percentuale di lavoratori della Middle
Europa che finisce sotto le lenzuola con un principale. Mentre è del 78% quella
relativa a coloro che dicono di non aver mai avuto storie di sesso con un
leader della azienda in cui prestano servizio. Il restante 7% appartiene agli
individui che sul posto di lavoro si sono addirittura sposati e hanno messo su
famiglia. Il 24% degli uomini e il 15% delle donne intervistati ha ammesso
infine che non c’è nulla di male nell’avere rapporti sessuali con un superiore. L’inchiesta condotta è stata effettuata dall’istituto Emnid su un campione di
486 uomini e donne di età compresa fra i 20 e i 49 anni. Ma come si fa a
convincere il proprio capo a venire a letto con sé? La pausa pranzo si presenta
come l’opportunità più ghiotta per portare a compimento il proprio intento: la
metà delle persone coinvolte nei test afferma infatti che nella maggior parte
dei casi l’approccio iniziale avviene in mensa. In alternativa si possono
utilizzare la “scusa mouse”, per sfiorarsi (23%); lasciare un messaggio
affettuoso sullo “screen saver” sul computer (18%); scrivere parole carine sul
post it appiccicato sull’agenda personale del collega (17%); scannerizzare la
propria immagine lasciandola per caso sul computer del/della collega
corteggiata (12%). Rimangono anche i metodi tradizionali come uscire insieme
per l’aperitivo (12%) o tirar tardi in ufficio (9%). La e-mail “affettuosa”
conquista un solido 19%.
lunedì 10 febbraio 2014
Le alghe ripuliscono i laghi americani
Esemplare di Chlamydomonas al microscopio elettronico |
Negli Usa si sta pensando di disinquinare le acque dei laghi e dei fiumi
attraverso l’impiego di alghe geneticamente modificate. È un’idea degli
studiosi dell’Università dell’Ohio, che hanno ottenuto una varietà di alga in
grado di neutralizzare il mercurio presente nei bacini lacustri. La proposta
deriva dal fatto che si è potuto recentemente dimostrare la presenza, nei
grandi laghi americani, di una massiccia quantità di metalli pesanti che hanno
già provocato gravi danni all’ecosistema. Chlamydomonas, è questo
il genere al quale appartiene il vegetale manipolato dagli scienziati dell’Università
dell’Ohio, è l’ideale non solo per combattere il mercurio, ma anche altri
elementi come il piombo, il rame, il cadmio e il nichel. La modifica genetica
effettuata dagli studiosi è consistita nell’inserimento nelle alghe di un gene
che codifica la produzione di proteine in grado di legare i metalli. Il
risultato è una clorifita che assorbe come una spugna una grande quantità di
materiale inquinante tossico: fino al 20% della sua massa. Modificando il ph
del liquido in cui si trovano le alghe, si può peraltro fare in modo che queste
cedano i metalli assorbiti, in modo da poterli successivamente recuperare per
ulteriori produzioni industriali. “Partendo da una ricerca del 1986, nella
quale si riportava la significativa presenza di mercurio nelle acque del lago
Eire, abbiamo cercato di dare risposte convenzionali al problema, riscontrando
progressi decisivi, ma non risolutori, nella qualità delle acque trattate – ha rivelato
uno degli scienziati coinvolti nel progetto - solo un paio d’anni fa abbiamo
mappato un’alga unicellulare molto diffusa nei bacini, la Chlamydomonas reinhardtii, facilmente bioingegnerizzabile, che
grazie alla sua porosità naturale si lega alle molecole di inquinanti,
trattenendole”. A questo punto i ricercatori Usa, dopo aver condotto con
successo i primi esperimenti in laboratorio, procederanno al rilascio nei laghi
Eire e Superiore delle alghe geneticamente modificate, per vedere concretamente
quanto è possibile ridurre il grado di inquinamento di un bacino lacustre.
giovedì 6 febbraio 2014
IMMAGINI TERRESTRI
Spettacolare fotografia della Terra... da Marte (a opera di Curiosity)
Il nostro pianeta ripreso dall'Apollo 17, nel 1972
Terra e Luna fotografate dal Mars Reconnoissance Orbiter nel 2007
mercoledì 5 febbraio 2014
Nuove specie scoperte... già a rischio di estinzione
Uno studio
condotto recentemente dal National Geographic asserisce che nel mondo esistono
8,7 milioni di specie. Ma se ne conoscono solo 1,2 milioni. Nonostante ciò, non
passa anno senza che qualche scienziato si faccia avanti dicendo di avere
scoperto una nuova forma vivente. Il più delle volte però si tratta di
organismi che l'immaginario collettivo fa fatica ad apprezzare, essendo quasi
sempre riconducibili a specie minuscole, talvolta appannaggio della
microscopia. Eppure non mancano le sorprese: come la scoperta di animali a
tutti gli effetti, di grossa taglia, che lasciano esterrefatti gli stessi
studiosi. Un ultimo esempio risale a pochi giorni fa, con l'identificazione in
Amazzonia di un delfino mai classificato prima d'ora, l'Araguaian Boto (Inia araguaiensis). E' stato scoperto in
uno dei maggiori fiumi del Sudamerica, l'Araguaia, lungo quasi 3mila
chilometri. Era dalla fine della prima guerra mondiale che non si compiva un avvistamento
del genere. Va, di fatto, tenuto presente che i delfini di fiume sono animali
rarissimi, lontani cugini di quelli marini, ma altrettanto intelligenti. «E'
molto simile alle altre specie fluviali», dice Tomas Hrbek, della Federal
University of Amazonas, «ma non c'è dubbio che si tratti di una specie a se
stante, come dimostra l'analisi del DNA». Su Plos One, dove è stata divulgata
la notizia, si dice che l'animale si sarebbe separato geneticamente dalle
specie affini circa due milioni di anni fa.
L'Araguaian Boto
è caratterizzato da un lungo becco che gli consente di cacciare abilmente le
sue prede preferite, i pesci dei fondali melmosi dei fiumi, e dalla tipica
forma affusolata del delfino che tutti conosciamo. In dodici settimane di
appostamenti sono stati osservati centoventi esemplari, e le stime permettono
di supporre che esistano complessivamente mille delfini appartenenti a questa
nuova realtà tassonomica. Ma la specie potrebbe già essere a rischio di
estinzione e da ricondursi, quindi, alla famosa Lista Rossa dell'Unione
Internazionale per la Conservazione della Natura: «Abbiamo infatti appurato che
la sua variabilità genetica (parametro che consente a una specie di
sopravvivere senza problemi), è molto bassa», spiega Hrbek. «Peraltro il suo habitat
è soggetto a una forte antropizzazione che a lungo andare può causargli seri
problemi». Sotto accusa anche i pescatori senza scrupoli, che sparano ai
delfini per salvaguardare il proprio "bottino" ittico. Si vuole
pertanto evitare che l'Araguaian Boto faccia la stessa fine del cugino
asiatico, il baiji dello Yangtze. E' il nome popolare della specie Lipotes vexillifer, dichiarata estinta
nel 2006, anche se alcune fonti parlano di nuovi avvistamenti avvenuti nel
2007.
Non manca anche
la scoperta di mammiferi di grossa taglia che popolano la terraferma e che
nessuno si aspetterebbe di trovare. E' il caso dell'olinguito (Bassaricyon neblina), identificato per
la prima volta nel 2013, fra le foreste della Colombia e dell'Ecuador, e
scambiato a prima vista per un perfetto incrocio fra un gatto e un orsetto. E'
un mammifero onnivoro, che gli esperti dello Smithsonian di Washington hanno
ricondotto alla famiglia dei procioni. Lungo fra i 30 e i 40 centimetri, pesa
mediamente un chilogrammo. Dal 2000 a oggi sono state inoltre classificate
cinque nuove specie di marsupiali, come il tricosuro canino, una specie di
scoiattolo australiano; venticinque i nuovi primati e una trentina le nuove
specie di pipistrello (compreso l'orecchione sardo individuato nel 2002).
Infine non mancano le sorprese riguardanti gli animali che da sempre stimolano i nostri gusti, come l'elefante e il leopardo. Fra i proboscidati è stata proposta la nuova classificazione per il piccolo elefante della foresta africana, non più Loxodonta africana, ma Loxodonta cyclotis. Mentre in Borneo, cuore del sud est asiatico, è stata dichiarata specie completamente a se stante il leopardo nebuloso, fino al 2006 considerato una sottospecie del cugino continentale.
Infine non mancano le sorprese riguardanti gli animali che da sempre stimolano i nostri gusti, come l'elefante e il leopardo. Fra i proboscidati è stata proposta la nuova classificazione per il piccolo elefante della foresta africana, non più Loxodonta africana, ma Loxodonta cyclotis. Mentre in Borneo, cuore del sud est asiatico, è stata dichiarata specie completamente a se stante il leopardo nebuloso, fino al 2006 considerato una sottospecie del cugino continentale.
Iscriviti a:
Post (Atom)
-
Oggi praticamente ogni organo può essere trapiantato, consentendo la sopravvivenza (anche di molti anni) di individui altrimenti spacciati. ...
-
La maggior parte delle persone, quando parla al telefono o partecipa a una riunione, se ha a disposizione un foglio bianco e una biro, si ri...
-
Adamo: 930 anni. Set: 912. Noè: 950 anni. Matusalemme: 969 anni... Sono gli anni che avevano alcuni dei più importanti personaggi della Bibb...