venerdì 20 gennaio 2017

La slavina del giorno dopo


L'impossibilità di governare e prevedere la natura. E così la neve accompagnata da un interminabile sciame sismico, ha reso il centro Italia un luogo invivibile. Difficile intuire i prossimi fenomeni, benché si possa fare affidamento su una stagione fredda che va verso la fine, portando con sé il rischio di nuove precipitazioni che renderebbero ulteriormente complicata la situazione. Il dibattito coinvolge geologi e meteorologi, in queste ore presi d'assalto per capire come sia potuta accadere la tragedia dell'hotel ai piedi del Gran Sasso e come si potranno scongiurare altri episodi del genere. Da una parte l'invito a lasciare le case per fuggire al terremoto, dall'altra quello di rintanarsi nelle proprie dimore in attesa che la neve si sciolga. Ma intanto incombe un fenomeno sui cui nessuno aveva ancora concentrato l'attenzione: la slavina provocata dai movimenti tellurici. 

In questo caso tutte le raccomandazioni non servono. E allora che fare? «Informare correttamente e preventivamente», ci racconta Alessio Grosso, meteorologo di Meteolive.it, «cosa che non è stata fatta in questi giorni». E' stato sottovalutato il problema, e non si è dato modo agli abitanti del centro Italia di correre ai ripari. Lo diciamo da almeno una settimana: ci sarà una depressione che porterà nevicate abbondanti e temperature al di sotto dello zero. Era necessario diffondere capillarmente la notizia nei telegiornali nazionali, a ogni edizione, anche se non riguardava le grandi città. Su Roma e Milano sarebbe stato diverso».

Si è infatti verificato un fenomeno meteo spesso ricorrente e prevedibile sul medio Adriatico: una corrente fredda proveniente da nord est che non lascia scampo, che ha interagito con l'aria mite ed umida mediterranea. Con essa la neve è assicurata. Gli esperti lo annunciavano da giorni. E così è stato. E' stata risparmiata solo l'Emilia Romagna, ma le altre regioni, come previsto, sono affondate nella neve, compreso l'hotel Rigopiano. «La tempesta perfetta», l'hanno soprannominata gli studiosi, ma che poteva essere gestita meglio. L'hotel che è stato distrutto dalla slavina si trova in una zona strategica, protetta da un bosco fitto, che contrasta la discesa della neve; ma non l'energia sprigionata da faglie profonde dieci chilometri e in subbuglio da mesi. Dunque era fondamentale valutare simultaneamente i due fenomeni naturali.

«Di fronte a situazioni così particolari si può lavorare in un solo modo: liberare anzitempo le strade di accesso ai luoghi più remoti, sommersi dalla neve; dando modo agli abitanti di muoversi prima che il manto bianco sommerga tutto», continua Grosso; «in condizioni normali la neve poteva essere tenuta a bada dagli alberi, ma non su un terreno costantemente attraversato da scosse sismiche e contrassegnato da strutture turistiche risalenti agli anni Sessanta, pur ristrutturate». Si è certi, peraltro, che la montagna vicina non abbia avuto la possibilità di scaricare adeguatamente la tanta neve caduta; sfavorita da un pendio non eccessivamente ripido, dove invece solitamente il "ricambio" nevoso è quasi quotidiano e impedisce la formazione di una spessa coltre nevosa. Insomma, tutto è andato per il peggio. E per evitarlo sarebbe bastato muoversi in anticipo, anche con una migliore campagna di informazione mediatica. E domani?

«Sappiamo che cresceranno le temperature, ma anche che fra qualche giorno ci saranno delle piogge», conclude Grosso. «Con esse potrebbero verificarsi due problemi altrettanto rischiosi: le alluvioni lampo o le valanghe di neve fradicia, fra le più pericolose». Nessun allarmismo, solo un monito a valutare attentamente le bizzarrie del clima, per non rischiare di farci cogliere ancora una volta impreparati. 

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