lunedì 10 luglio 2017

Alla scoperta di Xi, la nuova particella subatomica

La visione antropocentrica con cui approcciamo qualunque analisi filosofica o scientifica determina una visione distorta della realtà, e ci impedisce di dare il giusto valore alle cose che ci circondano. È il motivo per cui di fronte alla scoperta dell’ennesima particella subatomica gran parte di noi resta sostanzialmente indifferente; ma non i fisici e chi mastica scienza tutti i giorni che invece sollazzano come se avessero vinto il più ricco premio della lotteria. E dunque è proprio a questa categoria di persone che dovremmo guardare con passione, perché è grazie ai loro studi che ogni giorno ci avviciniamo sempre più alla verità, all’intimità, all’essenza che permea tutto l’universo. Per anni abbiamo inseguito il paradigma del bosone di Higgs, la particella di Dio, teorizzata nel 1964, ma “toccata” con mano solo nel 2013. E oggi, dunque, siamo a un nuovo eclatante capitolo: la scoperta della particella Xi. Era nell’aria e finalmente, al Large Hadron Collider (Lch) di Ginevra, il più grande acceleratore di particelle del mondo, il sospirato traguardo. Di che cosa stiamo parlando?
Appunto, di una particella subatomica. Ce ne sono molte; un tempo erano solo elettroni, protoni e neutroni. Oggi è quasi difficile stimare il numero esatto. E non sempre concernano le caratteristiche tipiche della materia, ossia la massa di un atomo. I neutrini, con la loro massa infinitesimale (inferiore perfino a quella di un elettrone) sono un esempio. Ma sembra di essere sempre all’inizio. Se ne scopre una e contemporaneamente si realizza che ce ne possono essere altre; come un’infinita danza di matrioske. La nuova particella presenta le seguenti caratteristiche: una grossa massa (oltre 3.600 Mev, quasi quattro volte quella del protone); una potente carica elettrica positiva; un’instabilità tale da non permetterle di vivere per più di un millesimo di miliardesimo di secondo; e un cuore formato da due quark pesanti (quark charm), che probabilmente funzionano come un sistema di stelle doppie. E sono proprio i quark a fare sussultare gli scienziati, perché mai prima d’ora era stata individuata una particella caratterizzata da due “pesi massimi” di questo tipo. Giustificano, di fatto, l’esistenza di neutroni e protoni, ma solo se rappresentati da masse leggere. Qui, invece, si parla di due quark pesanti, che probabilmente ebbero grande risonanza durante la nascita dell’universo (Big Bang); e che oggi sono relegati all’interazione fra particelle in un acceleratore, o nel punto di contatto fra i raggi cosmici e l’atmosfera.
La notizia è stata divulgata dalla prestigiosa rivista Physical Review Letters e promette di approfondire ulteriormente la caccia all’essenza del creato. A proposito sappiamo pochissimo. La materia oscura suggerisce che ancora non sappiamo quale sia il reale valore di ciò che ci circonda; e l’energia oscura indica che l’universo si sta costantemente espandendo senza una spiegazione tangibile. I dati in nostro possesso sono deplorevoli. Del 4,9% della materia abbiamo una idea vaga; ma brancoliamo nel buio per ciò che riguarda il 26,8% della materia oscura, e il 68,3% dell’energia oscura. Come si può notare, i grandi progressi della fisica sono solo all’inizio. E la particella Xi vuole aiutarci proprio in questo. In particolare nel campo della ricerca delle quattro forze fondamentali che tengono in vita l’universo. La Xi potrebbe dare interessanti ragguagli sulla forza nucleare forte che permette la formazione degli atomi; e senza la quale i protoni e i neutroni non potrebbero esistere.

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