Ricostruzione di un Orrorin tugenensis |
È
un mistero che da sempre assilla gli antropologi: come e perché è
nato il bipedismo? Negli anni la paleoantropologia ha provato ad
azzardare delle ipotesi, ma senza mai giungere a una soluzione
esauriente. Team di studiosi hanno per esempio supposto che il
passaggio dal quadrupedismo all'andatura eretta possa essere stata la
conseguenza di un progressivo diradamento delle foreste: la nascita
della savana, infatti, e la conseguente necessità di spostarsi in
ampi spazi avrebbe portato le forme preumane a camminare su due
gambe, finendo per dare i natali alle forme australopitecine,
anticamera del genere Homo. Un'altra teoria riguarda invece la
variazione del regime alimentare che avrebbe portato alcuni primati a
muoversi eretti per poter meglio beneficiare di determinati frutti.
Oggi, però, in seguito a un nuovo studio condotto dalle università
di Tokyo e Oxford Brooks si è giunti a pensare che l'acquisizione
dell'andatura bipede, possa essere stata la conseguenza esplicita
della necessità di dover trasportare cibi prelibati e oggetti e
materiali sempre più pesanti e sofisticati, di pari passo con un
incremento della capacità cranica e quindi dell'intelligenza; la
mano destra, presumibilmente, veniva utilizzata per il trasporto, la
sinistra per mantenersi in equilibrio, afferrando un tronco o un ramo
particolarmente robusto. Le ricerche in questo ambito sono state
condotte presso la riserva naturale della Foresta Bussou, dove vivono
varie popolazioni di scimpanzé, gli animali tassonomicamente più
vicino al genere Homo. Gli studiosi hanno condotto le loro analisi
tramite diversi test per verificare il comportamento delle scimmie
innanzi a fonti di cibo. Il più importante ha preso in
considerazione due varietà di noce, quella della comune palma da
olio e quella più rara e ambita, detta noce coula. In questo modo è
stato possibile appurare che in presenza del secondo tipo di noce,
quello più gradito, gli scimpanzé adottavano la postura bipede con
una frequenza quattro volte maggiore rispetto a quella inerente la
“conquista” di una noce comune. Un altro test ha valutato che,
l'approvvigionamento con andatura bipede, gode di un incremento del
40% quando è messo in relazione a risorse giudicate particolarmente
appetibili o interessanti. Da questi risultati gli antropologi hanno
desunto che alcuni nostri antenati abbiano variato la loro andatura
in seguito al desiderio di riuscire a raggiungere e trasportare
frutti prelibati o oggetti preziosi. «Questi animali propongono un
modello secondo il quale specifiche condizioni ecologiche, avrebbero
portato i nostri antenati a camminare su due gambe», racconta Brian
Richmond, a capo dello studio. Richmond azzarda anch e un periodo
preistorico ben preciso: quello dell'avvento dell'Orrorin
tugenensis, scoperto in Kenya nel 2001. Secondo lo studioso
americano, l'Orrorin aveva già acquisito l'andatura bipede oltre sei
milioni di anni fa, poco dopo la scissione evolutiva fra ominidi,
scimpanzé e gorilla (avvenuta sette milioni di anni fa). Stando alle
analisi ossee è presumibile supporre che Orrorin producesse
un'andatura analoga a quella delle forme australopitecine e dei
parantropi, che sarebbero sopraggiunti più tardi e sui quali è più
facile discernere gli aspetti legati alla locomozione e all'apparato
scheletrico. Naturalmente tutto ciò ha portato a un differenziamento
anche a livello anatomico, tale per cui gli arti potessero essere più
idonei al trasporto. In particolare queste modifiche divengono palesi
in Homo, mentre in Orrorin permangono caratteri ancestrali tipici
degli scimpanzé; tuttavia l'omero di Orrorin è molto più simile a
un esponente del genere Homo che non a un primate tradizionale. Due
ricercatori per spiegare l'acquisizione dell'andatura eretta
nell'uomo prendono in considerazione anche gli uccelli, studiando il
passaggio dalla deambulazione quadrupeda terrestre tipica per esempio
del megalosauro, a una bipede arboricola appannaggio di generi come
Yixianornis e Gansus. Evgenii Nikolaevich Kurochkin, dell'università
del Michigan, si riferisce in particolare all'anisodattilo, un sauro
bipede del Triassico, antenato degli uccelli, che si cibava di semi e
sostava in cima alle piante su due zampe, prima di acquisire ali
ancestrali e spiccare il primo volo.
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