Il sorriso di "Amelie"
E' noto che per dar sfoggio a un
sorriso elegante e suadente sono indispensabili due requisiti fondamentali dell'anatomia
umana: i denti e le mascelle. Tuttavia regna il buio assoluto sull'origine del
primo sorriso, o meglio, sulle prime caratteristiche morfologiche che avrebbero
condotto all'acquisizione delle espressioni facciali, argomento che è stato da
poco ripreso in mano da un team di studiosi inglesi di Bristol, utilizzando i
raggi x e i resti di un pesce morto da milioni di anni. Ma andiamo con ordine.
Tutti i vertebrati che conosciamo possiedono spina dorsale, denti e ganasce. Ma
si pensava che le forme primordiali possedessero, al posto della dentatura,
delle mascelle particolarmente rinforzate, ossute, in grado di assolvere egregiamente
(e un po’ orribilmente) il compito della masticazione. Evidentemente è una
teoria superata, visto che le analisi condotte su un fossile di Compagoposcis (un pesce ancestrale)
dimostrano che l'evoluzione della mascella è andata di pari passo con
l'acquisizione della dentatura. "Siamo stati in grado di visualizzare ogni
linea di tessuti e cellule dei fossili testati e la crescita all'interno delle
ganasce ossee", rivela Martin Ruecklin, dell'Università di Bristol. "Elementi
che ci hanno permesso di determinare lo sviluppo delle mascelle e dei denti,
dimostrando così che i placodermi possedevano i denti. I risultati risolvono il
dibattito annoso sull'origine dei denti e quindi del nostro sorriso". I
test sono stati condotti presso il Paul Scherrer Institut, in Svizzera,
coinvolgendo addirittura un sincrotrone, e quindi dando vita a un'originale
sinergia fra il mondo della fisica e quello della paleontologia: "Con la
radiazione da esso prodotto abbiamo, infatti, studiato in 3D il campione ittico,
senza il rischio di romperlo o danneggiarlo". Per arrivare a ciò sono
state compiute delle sostanziali modifiche nella procedura standard, di solito
utilizzata per analizzare parti anatomiche molto piccole. In questo caso,
invece, si è intervenuti su un'ampia superficie, sfruttando al meglio la
potenza dell'acceleratore di particelle. Zerina Johanson, co-autore dello
studio, riporta l'attenzione sul fatto che, da questa ricerca, si aprono nuovi
spiragli per ciò che riguarda l'affermazione della struttura anatomica che ha
dato origine al sorriso. Si riferisce ai cosiddetti pesci gnatostomi, animali
provvisti di mascella e mandibola, con un carapace osseo molto sviluppato.
Fondamentale,
quindi, la disponibilità di ottimi reperti fossili scoperti negli ultimi anni
in Australia. Rappresentano una classe di vertebrati completamente estinta,
strettamente rapportabile ai pesci moderni: i placodermi (un esempio, nel disegno sopra), vissuti fra il
siluriano superiore e il devoniano superiore. Sul loro conto s'è sempre fatta
un po’ di confusione, relativamente, appunto, all'acquisizione della dentatura:
di solito i paleontologi, fanno, infatti, riferimento a strutture simili ai
denti, dette piastre gnatali. Ora, però, le cose sembrerebbero confermare che i
denti si sarebbero sviluppati prima del previsto, conferendo ai nostri
antichissimi progenitori un sorriso molto più romantico di quello supposto
finora. Va, in ogni caso, precisato che il sorriso vero e proprio è una
prerogativa della primatologia. Lo conferma uno studio pubblicato sull'American
Journal of Primatology, condotto da due ricercatrici, Lyndasay Cherry e Bridget
M. Waller dell’università di Portsmouth. Gli esperti hanno seguito il
comportamento di un gruppo di gorilla durante il gioco. Da ciò è stato
possibile risalire al “sorriso” del gorilla inteso come somma tra un
atteggiamento “play face” (che suggerisce la predisposizione a giocare con il
compagno) e un atteggiamento “bared teeth” (“denti scoperti” riconducibili a
situazioni di presentazione e affiliazione), che sarebbe l’antenato del sorriso
così come lo conoscono gli esseri umani: una sorta di messaggio in cui si
dichiara al "vicino" che non si hanno intenzioni bellicose, ma solo
l'intenzione di comunicare la voglia di divertimento. Ma la ricerca di Bristol
resta comunque un buon motivo per approfondire i retroscena di questa meravigliosa
acquisizione dell'uomo, che non ha lasciato indifferente nemmeno il padre
dell'evoluzione, sua maestà Charles Darwin: "Il sorriso potrebbe essere
considerato come il primo stadio nello sviluppo del riso; (…) l'abitudine di
emettere suoni fragorosi e ripetuti per il piacere portò in un primo tempo alla
retroazione degli angoli della bocca e del labbro superiore e alla contrazione
dei muscoli che circondano gli occhi, (…) ora, a causa dell'associazione e
della lunga abitudine, quegli stessi muscoli vengono messi in leggera attività
ogni volta che vengono suscitati in noi, per una qualsiasi causa, quei
sentimenti che, se fossero più forti, ci porterebbero al riso; e il risultato è
il sorriso".
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