lunedì 15 ottobre 2012

Voyager 1, il viaggio infinito


È una storia cominciata 35 anni fa che nessuno avrebbe mai immaginato potesse andare così bene. È la storia delle sonde Voyager, in viaggio nello spazio dal 1977 e ancora oggi perfettamente funzionanti, benché si trovino ormai oltre i confini del sistema solare. Sono decollate a bordo di un razzo Titan IIIE-Centaur. Ancora oggi nel centro di ascolto del Deep Space Network della NASA a Goldstone, arrivano, infatti, costantemente messaggi dalla sonda Voyager 1, raccontandoci di mondi lontanissimi e condizioni di vita pressoché impossibili. Usano ancora registratori a nastro, concetti tecnologici già ampiamente superati, ma ancora, in questo caso, incredibilmente “vitali”. Complice il fatto che, dal 1990, sono stati disattivati tutti gli strumenti “ottici” - idonei per fotografare i miracoli di Giove e Saturno, ma non le profondità monotone del cosmo - per recuperare energia preziosa. Attualmente Voyager 1 si trova a 18 miliardi di distanza dalla Terra, circa 120 volte la distanza che separa il nostro pianeta dal sole. La lunga antenna della base americana capta segnali particellari, figli del vento solare. Ad agosto, per esempio, i messaggi parevano più turbolenti del solito, dimostrazione che la sonda stava attraversando un'area del cosmo particolarmente “insidiosa”. La situazione è cambiata il mese successivo, passando da 25 particelle al secondo a 2 particelle al secondo. La NASA fa inoltre sapere che da queste osservazioni sarà possibile stabilire il limite esatto dell'eliopausa, con la formazione della tipica bolla formata dallo spazio interstellare. In generale, per giungere sul nostro pianeta, i dati raccolti dalla sonda spaziale impiegano 16 ore e 38 minuti. Voyager 1 è in azione da 35 anni, 1 mese e 10 giorni (dato riferibile al 15 ottobre 2012). Il viaggio interstellare di Voyager è, invece, iniziato il 15 giugno 2012, diventando il primo oggetto umano a lasciare il sistema solare. La sua prima missione ufficiale risale al 1980, con l'esplorazione di Giove e Saturno. Per l'esattezza la sonda iniziò a fotografare Giove nel gennaio 1979. Le scoperte iniziarono fin da subito, con l'individuazione dei vulcani di zolfo su Io e l'approfondimento delle caratteristiche degli anelli di Saturno. Secondo i dati raccolti da Nature, Voyager 1 ha superato il cosiddetto “termination shock” (in corrispondenza del rallentamento delle particelle del vento solare), nel 2003. Oggi si muove a 17mila chilometri al secondo, alimentata da una batteria RTG – un generatore termoelettrico a radioisotopi. Dovrebbe andare avanti così fino al 2025, anche se la corrispondenza con la Terra potrebbe bloccarsi nel 2016, con l'avaria del giroscopio, non più in grado di puntare i suoi occhi verso il pianeta blu. Ma la sua corsa non si arresterà. Davanti a sé c'è il muro di idrogeno (fra l'eliopausa e il bow shock, fenomeno particolare della magnetosfera) che potrebbe superare intorno al 2040 e la costellazione dell'Ofiuco: fra 40mila anni Voyager 1 si troverà dalle parti di AC+793888, una stella dalla quale disterà “appena” 1,6 anni luce. Alla luce di queste considerazioni suonano incredibili le parole da poco pronunciate da Ed Stone, scienziato del progetto Voyager presso il Caltech: «Quando le sonde Voyager furono lanciate, nel 1977, l’era dell’esplorazione spaziale aveva appena 20 anni», spiega il ricercatore. «Molti di noi del team sognavamo di arrivare allo spazio interstellare, ma non avevamo idea di quanto esattamente poteva durare il viaggio o se le due sonde in cui abbiamo investito così tanto tempo ed energia sarebbero rimaste operative per abbastanza tempo da arrivarci». Un messaggio, quindi, per E.T.: Voyager 1 porta con sé un disco registrato di rame e placcato d'oro che contiene immagini e suoni terrestri, assieme a qualche istruzione su come suonarlo... 

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