Si avvicina Pasqua e sta arrivando il primo di aprile. Due considerazioni temporali che rimandano a un
importante simbolo dell'immaginario collettivo: il pesce. Perché in quasi tutte
le popolazioni c'è un riferimento antropologico a questo animale? La risposta
non è scontata e non può prescindere dall'ambiente in cui il pesce nasce,
cresce e muore: l'acqua. E l'acqua simboleggia l'inconscio, vale a dire la
parte più recondita degli uomini, che Jung ricondusse a una collettività
sovraumana che si sposa con il cosmo. «Scoprire di avere in sé la natura del
pesce significa trovarsi di fronte a un profondissimo strato dell'anima», dice
lo psicanalista svizzero Ernst Aeppli, discepolo della scuola junghiana.
Iesous Christos Theou Hyios Soter
significa Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore; prendiamo le iniziali della
prima e dell'ultima parola, le prime due lettere della seconda e della terza, il
secondo carattere della quarta: si ottiene Ichthys che, in greco, indica
proprio "pesce". L'acrostico spiega, dunque, l'inequivocabile relazione
fra gli abitanti delle acque e la religione cristiana, ma ci sono teorie
alternative. Una indica la fonte battesimale, ancestralmente detta
"peschiera"; dove i cristiani venivano battezzati e metaforicamente assimilati
ai pesci; e "pesciculi" era il
nome con cui si designavano le persone che si convertivano al Vangelo. La
stilizzazione dell'animale servì ai primi seguaci di Cristo per riconoscersi, officiare
i culti, e convincersi del proprio ruolo sociale: quello di "pescatori di
uomini".
In realtà il pesce è sempre stato
un animale "mistico". A partire dagli scritti biblici. Se ci si pensa,
la strategia intrapresa da Dio per ridare ordine alla natura umana, fu il
diluvio universale che, guarda caso, risparmiò proprio i pesci. E c'è la storia
di Giona, profeta ebraico vissuto a cavallo fra il IX e l'VIII secolo prima di
Cristo. Finì nel ventre di un "grosso pesce" dove sopravvisse per tre
giorni e tre notti pregando Dio; che ascoltò il suo dolore e alla fine impose al
pesce di liberarlo. Tre giorni di oblio, come tre giorni furono quelli che
anticiparono la resurrezione di Gesù. La vicenda è riportata anche dal Corano
nel quale si dice che "se Giona non fosse stato uno di quelli che
glorificano Dio, sarebbe rimasto nel ventre del grosso pesce fino al giorno
della resurrezione". Eppure il pesce va oltre i dogmi del Nuovo e
dell'Antico Testamento e delle sure coraniche. E incontra moltissime altre
culture. Negli assirobabilonesi c'era Oannes, figura mitologica metà uomo e
metà pesce; i polmoni gli permettevano di vivere di giorno sulla terraferma; le
branchie di riconquistare il mare di Eritrea, dove trascorreva le ore notturne.
Nella "Storia di
Babilonia" narrata da Beroso trecento anni prima della venuta di Gesù, Oannes
è colui che insegnò agli uomini l'importanza della scienza, dell'arte e della
letteratura. In Egitto il pesce era un simbolo ambiguo. L'anguilla era
considerata sacra a Eliopoli, città dell'antico Regno, oggi periferia del Cairo;
e il pesce persico era divinizzato nel culto legato a Neith, dea della caccia e
della guerra. Tuttavia gli animali delle acque erano anche temuti per via del
loro silenzio, associato al timore che potessero compiere azioni meschine. Come
quella che procurò l'amputazione del fallo al dio Osiride, a opera di un
abitatore degli abissi, dopo la morte della divinità provocata da Seth, il dio
del caos. E non è un caso che lo studio psicanalitico associ ancora oggi il
pesce al pene.
Il culto simbolico di questo
animale è vivo anche in oriente ed estremo oriente. In India la mitologia
riferisce che il dio Vishnu assunse le somiglianze di un pesce per salvare dal
diluvio universale Manu, considerato il padre di tutti gli uomini. In Cina le
specie ittiche concernano il piacere sessuale, la felicità e l'abbondanza dei
raccolti. In Giappone, il coraggio; e il 5 maggio è usanza appendere fuori
delle porte delle case fotografie di carpe che esprimono coraggio e resistenza.
E in Italia? A parte la
simbologia teologica, il pesce è anche legato a fenomeni di costume. Una
persona ingenua e un po' credulona viene detta "pesce", perché ci
casca sempre. Un adolescente è "né carne, né pesce". L'occhio da
pesce lesso indica una persona in imbarazzo; e a un individuo a disagio gli si
dice che "sembra un pesce fuor d'acqua". E c'è infine il famosissimo
pesce di aprile, che fin dalle scuole elementari ci decantano senza saperne
bene le origini. Ebbene questa storia risale al Cinquecento, con il passaggio
dal calendario giuliano a quello gregoriano. Cambiò il modo di calibrare il
tempo e le stagioni e dunque il Capodanno che tradizionalmente cadeva fra il 25
marzo e il 1 aprile, venne spostato alla fine di dicembre. Non tutti però
adottarono il nuovo metodo di misura e continuarono a festeggiare l'Ultimo in
corrispondenza dell'equinozio di primavera. Divennero però presto motivo di
burle e prese in giro. Chi al passo con i tempi, infatti, iniziò a confezionare
dei regali destinati ai fedeli del calendario giuliano, in realtà scherzi belli
e buoni che ancora oggi adottiamo per celebrare il risveglio della natura dopo
il lungo inverno.
Altri simboli
Durante i primi anni della chiesa
non era permesso raffigurare Gesù o la Madonna e per questo motivo i simboli
ebbero il sopravvento. A parte il pesce, altre simbologie concorsero all'affermazione
della nuova religione. Ci fu per esempio la sigla JHS, in greco antico, Gesù.
Comparve nel terzo secolo dopo Cristo. Nel medioevo cambia il suo significato
in Jesus Hominum Salvator (Gesù Salvatore degli uomini). La colomba indicava
purezza e mitezza ed era associata al battesimo (ché durante il sacramento
officiato a Gesù a opera di Giovanni Battista, un uccello scese dal cielo per
glorificare l'evento). Oggi è ancora utilizzata, ma rapportata soprattutto allo
spirito santo o a raffigurazioni della Trinità.
La croce
In compenso il simbolo cristiano
per antonomasia è anche appannaggio di culture che nulla hanno a che vedere con
il culto di Gesù. Segni crociati rimandano addirittura all'età della Pietra. La
croce celtica spiega la mitologia norrena e la figura di Odino, creatore del
mondo e di tutte le cose; poi adottata per secoli da tutto il politeismo nord
europeo. In Egitto c'è il simbolo dell'ankh, in pratica una croce
contrassegnata da un cerchio nella parte superiore. Veniva anche detta chiave
della vita. E nelle raffigurazioni è sempre in mano a qualche divinità. Nel
medioevo diviene il simbolo del rame. Oggi la utilizzano alcune associazioni
esoteriche. E c'è la croce a foglia d'albero utilizzata dai Maya, nello
Yucatan; riferita a un albero cosmico e alla capacità di sapere leggere il
proprio destino.
L'equinozio
La simbologia è cara anche al passaggio dall'inverno alla primavera. L'equinozio si verifica quando i raggi del sole cadono perpendicolari lungo la linea dell'equatore. Accade solo in due momenti dell'anno perché il piano orbitale non coincide con l'inclinazione dell'asse terrestre. Il giorno e la notte, quindi, hanno la stessa durata. Si riferisce alla fine del buio e freddo inverno, simbolo della morte; mentre la primavera indica la rinascita. Le mitologie di tutto il mondo raccontano del momento di festa più importante dell'anno, nel quale molti riti venivano osservati per garantire un buon anno di raccolti, ma anche per esorcizzare l'eterna paura dell'aldilà. Si pensa che la prima festa di primavera sia avvenuta quasi 5mila anni fa in Egitto.
La simbologia è cara anche al passaggio dall'inverno alla primavera. L'equinozio si verifica quando i raggi del sole cadono perpendicolari lungo la linea dell'equatore. Accade solo in due momenti dell'anno perché il piano orbitale non coincide con l'inclinazione dell'asse terrestre. Il giorno e la notte, quindi, hanno la stessa durata. Si riferisce alla fine del buio e freddo inverno, simbolo della morte; mentre la primavera indica la rinascita. Le mitologie di tutto il mondo raccontano del momento di festa più importante dell'anno, nel quale molti riti venivano osservati per garantire un buon anno di raccolti, ma anche per esorcizzare l'eterna paura dell'aldilà. Si pensa che la prima festa di primavera sia avvenuta quasi 5mila anni fa in Egitto.