domenica 10 ottobre 2010

MARIJUANA BOOM BOOM

Foglie di Cannabis
Sono sempre di più i giovani e giovanissimi ricoverati per guarire dalla dipendenza da cannabis e dai problemi mentali da essa provocati. È quanto emerge da uno studio diffuso ieri da vari giornali inglesi. Secondo gli esperti il numero di ragazzi bisognosi è cresciuto di un terzo nell'ultimo anno. In particolare i medici dell'NTA - National Treatment Agency for Substance Misuse - comunicano che sono stati ricoverati 4.400 giovani nel 2009, una decina circa al giorno: 3.700 quelli gravi, contro i 3.300 di quattro anni fa. In molti casi si tratta di diciottenni, diciannovenni. Ma l'età del "primo spinello" è sempre più bassa, e ora si è arrivati anche a giovanissimi di 11-12 anni. È il rovescio della medaglia dovuto al calo del consumo di altre droghe come l'eroina, la cocaina e il crack: la cocaina, in particolare, viene consumata meno, anche perché quella che si trova per strada - dove il più delle volte si va in cerca di sostanze stupefacenti - è di qualità sempre peggiore. Il 29% dei trattamenti psichiatrici legati all'assunzione di droga, riguarda individui dipendenti dalla cannabis. Era del 18% la percentuale fino a quattro anni fa. "I giovani fra i 18 e i 24 anni hanno meno problemi con le droghe storiche, ma ne hanno di più con i derivati della cannabis", racconta Paul Hayes dell'NTA."Questo studio intende, dunque, sollecitare i centri di assistenza medica che si occupano dei consumatori di sostanze stupefacenti, perché non si trovino impreparati di fronte al progressivo aumento di questo tipo di pazienti". Anche in Italia la cannabis sta vivendo un vero e proprio boom. Dal 2001 a oggi i fumatori di "maria" sono passati da 1 milione e 900mila a 3 milioni e 800mila. Secondo la rivista Geo l'incremento maggiore riguarda le donne di età compresa fra i 15 e i 24 anni (+9,3%). Mentre l'Istituto Superiore di Sanità all'Ipsad Italia fa sapere che 350mila individui fra i 15 e i 54 anni fanno un uso quotidiano della cannabis. Preoccupa soprattutto il consumo di cannabis skunk, varietà in grado di creare molti più problemi rispetto a quelle tradizionali: chi consuma questo tipo di droga, infatti, presenta attacchi psicotici e deliranti in una percentuale 18 volte maggiore rispetto alla norma. Secondo gli esperti del London Institute of Psychiatry il legame fra psicosi e cannabis è innegabile: "Almeno 25mila dei 250mila schizofrenici nel Regno Unito, pari a un decimo del totale, avrebbero evitato di ammalarsi se non avessero fatto uso di cannabis", dice Robin Murray, del centro inglese. La cosiddetta "Puzzola", dall'odore particolare, nasce negli anni Ottanta ibridando alcune varietà di cannabis già esistenti: la indica e la sativa. Vengono compiuti anche molti altri esperimenti con varietà provenienti dal Messico, dalla Colombia, e dall'Afghanistan. Leslie Iversen, farmacologo dell'Università di Oxford, ritiene che questa forma di cannabis sia più forte delle tradizionali del 10-12%. Il principio attivo del superspinello - il THC - arriva al 16%, contro il 3-5% della marijuana comune. Il suo effetto è dunque paragonabile a quello dell'LSD o di altri allucinogeni. Il fatto che la varietà skunk sia in costante espansione è anche provato dal fatto che rappresenta l'80% dei sequestri di droga effettuati dalla polizia.

Manifestazione pro-Cannabis
Presso il London Institute of Psychiatry sono in cura circa 200 ragazzi per dipendenza da cannabis e più della metà è trattata per psicosi, in cui allucinazioni e deliri impediscono di discernere correttamente la fantasia dalla realtà. Il consumo smodato di cannabis è peraltro alla base di gravi fatti di cronaca. Luke Mitchell è il sedicenne che nel 2003 uccide, in Scozia, la fidanzatina quattordicenne Jodi Jones, dopo averla denudata e legata: è stato condannato a 20 anni. L'accusa ha tirato in ballo due temi: la cannabis e Marilyn Manson. Manson, però, si è difeso dicendo che lui non c'entra niente con le azioni di chi ascolta i suoi pezzi, e che dunque è solo l'educazione di un genitore che incide sul futuro comportamentale di un figlio. È rimasta la cannabis che logicamente nessuno ha potuto discolpare. Analogo il caso di Lucy Braham, aggredita dal fidanzato ventitreenne William Jaggs, e finita con 66 coltellate. Responsabile? La malattia del giovane, schizofrenia, innescata presumibilmente dal consumo eccessivo di spinelli. In Italia non ci sono casi così macabri da rispolverare, tuttavia anche nel Belpaese si sono avuti sinistri legati all'uso improprio della cannabis (utilizziamo il termine 'improprio' perché ultimamente diversi studi scientifici propongono di impiegare i derivati dei cannabinoidi per curare varie malattie). L'ultimo risale a tre anni fa, quando l'autista di un pullman con una scolaresca a bordo, si ribaltò sulla bretella autostradale Casale-Santhià. All'indomani della condanna per omicidio plurimo - la vicenda costò la vita a due bambini - l'accusato rivelò di aver fumato cannabis la sera precedente. Non dovrebbe comunque stupire un fatto del genere se si considera che - secondo uno studio condotto dalla National Highway Traffics Safety Administration - basta una singola dose anche moderata di "paglia" per alterare le prestazioni alla guida di un automezzo. Con l'alcol, peraltro, le cose peggiorano ulteriormente e i riflessi vengono pesantemente compromessi. Nel 2004 David Blunkett, membro del Parlamento inglese, propose di riclassificare le droghe, passando la cannabis dalla classe B alla classe C, ossia dalle pericolose alle meno pericolose. Commise un errore, visto che nel 2008 su ordine del ministro Gordon Brown la cannabis tornò alla sua precedente posizione. Il punto è che non è facile stabilire la pesantezza e quindi la nocività di una droga. Molti esperti propongono di dimenticare la distinzione fra droghe "leggere e pesanti" e affidarsi al più attendibile "easy and not easy" (facili e non facili). Generalmente si considera la differenza fra droghe leggere e pesanti in base al livello di dipendenza e alla gravità dei danni prodotti all'organismo. Dunque lo "spinello", viene normalmente considerata una droga leggera, benché i danni prodotti al polmone siano equiparabili al fumo di 16 sigarette, e il rischio di tumore all'organo respiratorio aumenti di 500 volte rispetto ai fumatori di tabacco. Ripercussioni si hanno anche in ambito economico, tenuto conto del fatto che chi fuma marijuana perde più giorni di lavoro rispetto a chi fuma sigarette o non fuma, per via di malesseri di vario genere comprendenti tosse, catarro, malattie respiratorie acute. A scuola i ragazzi che si fanno troppi spinelli hanno un rendimento decisamente peggiore degli altri: le percentuali di giungere regolarmente al diploma sono ridimensionate per problemi riguardanti mancanza di attenzione, scarsa attività mnemonica e di apprendimento. Cosa fa la cannabis? A dosi elevate può determinare distorsioni nella percezione del tempo e dello spazio, nella percezione del corpo, allucinazioni visive e uditive e depersonalizzazione. Dosi elevate di THC abbassano momentaneamente i livelli di testosterone, tipico ormone maschile, e riduce la produzione di spermatozoi; nelle donne interferiscono con l'ovulazione. A livello cardiovascolare l'assunzione di cannabis provoca un aumento della frequenza cardiaca e un moderato incremento della pressione arteriosa; inoltre, il monossido di carbonio assunto con il fumo, impedisce il regolare transito dell'ossigeno per i vari distretti organici. Infine - come affermano gli studi inglesi - si possono avere gravi ripercussioni a livello psichico. La Commissione dei ministeri della Sanità e della Commissione del Parlamento canadese sono tutti concordi nel dire che la cannabis può far emergere problemi latenti; mentre la rivista Lancet dice che nelle persone predisposte a problemi mentali la marijuana può aumentarne l'insorgenza del 41%. D'altra parte però uno studio pubblicato dall'University of New York rivela che con la cannabis è possibile contrastare la depressione. Fisiologicamente i recettori dei cannabinoidi si trovano in corrispondenza dei gangli basali, associati al controllo dei movimenti; si trovano nel cervelletto, nell'ippocampo, e nel nucleo accumbes, considerato il centro del piacere dell'organo cerebrale. È qui che la droga concretizza la sua azione, creando un mondo illusorio, spesso però anticamera di un tunnel dal quale sarà poi sempre più difficile venir fuori.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

VERGOGNATEVI A SCRIVERE STE SCEMENZE..

Anonimo ha detto...

Depersonalizzazione? Ti fai di ecstasy?!