lunedì 21 maggio 2012

Perchè i terremoti colpiscono anche la pianura


Il terremoto in Emilia induce a riflettere sul fatto che forse zone veramente “immuni” dai terremoti in Italia non ce ne siano. In realtà in questo punto dello Stivale sta avvenendo un fenomeno geologico ben preciso: la placca adriatica, in costante movimento, si sta spostando verso nord-est alla velocità di 4 millimetri all'anno. Secondo gli esperti la falda dell'Appennino avanza sotto la pianura padana, comprimendosi e rialzandosi lungo un fronte che ha la forma di un arco e dove si concentra la pericolosità sismica. Il sisma emiliano, in particolare, risulta localizzato lungo la ramificazione più settentrionale della faglia ferrarese, storicamente legata alla geotettonica padana. Non è un fenomeno nuovo. Lo provano eventi sismici avvenuti centinaia di anni fa. Nella stessa area infatti si sono verificati terremoti di simile entità nel 1117, nel 1570 e nel 1987. Si torna quindi a parlare dell'impossibilità di prevedere un sisma. Ma questa volta ci si è andati molto vicini. Stando infatti a uno studio condotto a Trieste, ci sarebbe dovuto essere un terremoto fra marzo e settembre 2012, nel parmense. Siamo ancora lontani da previsioni accurate e sicure ma a un buon risultato si è comunque arrivati. A ciò si è giunti valutando con attenzione le caratteristiche tettoniche del centro Italia e valutando le numerose scosse che si succedono negli anni, nella maggior parte dei casi tanto deboli da non essere percepite dalle persone, ma utili ai geologi per capire in che modo l'energia delle faglie viene sprigionata. Al momento si contato sette vittime e circa 3mila sfollati. Il comune più colpito è Sant'Agostino nel ferrarese, dove sono crollati molti capannoni e il municipio ha subito gravi danneggiamenti. La scossa più potente si è avuta nella notte del 20 maggio, raggiungendo il grado 6 della scala Richter. Ora sono in corso scosse di assestamento.

La mappa del rischio sismico: 



La scala di intesità

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