giovedì 16 settembre 2010

Risolto il mistero del Triangolo delle Bermuda

Si è sempre parlato di alieni o di fenomeni atmosferici inspiegabili. Ora, però, il mistero della sparizione di navi e aerei nei pressi del Triangolo delle Bermuda, potrebbe finalmente avere una spiegazione scientifica del tutto attendibile. Il fenomeno potrebbe, infatti, essere la conseguenza di particolari fughe di metano che farebbero letteralmente saltare in aria tutto ciò che si trova nei loro dintorni. Studiosi dell'Università di Monash di Melbourne hanno passato al setaccio la superficie dei mari compresi fra Bermuda, Florida e Porto Rico verificando in molti punti grosse concentrazioni del gas a base di carbonio. Quest'ultimo, in determinate circostanze, si organizzerebbe in mastodontiche bolle d'aria che esplodendo, investirebbero pescherecci, navi e qualunque altro mezzo si trovi a solcare le onde marine (permane qualche dubbio sugli aerei che volando ad alta quota non si capisce in che modo possano venire a contatto con le dinamiche fisiche che si instaurano in superficie). Alle stesse conclusioni dei ricercatori australiani è giunto Anatoli Nesterov, direttore dell'Istituto per la cryosphère de la Terre, della sezione siberiana dell'Accademia delle Scienze Russe. In realtà Nesterov fa riferimento a un generico gas idrato che - in determinate condizioni di pressione - si viene a formare dall'incontro fra l'acqua marina e il metano: nello specifico si tratterebbe di cristalli di metano “ghiacciato” circondati da gabbie di molecole d'acqua. Secondo lo scienziato russo la molla viene innescata da scosse sismiche ed eruzioni vulcaniche che provocherebbero una decomposizione di questo gas idrato, che abbassando drasticamente la densità dei mari, crea infine “voragini” richiamando a sé ogni cosa. La presenza di alte concentrazioni di gas “particolari” in corrispondenza del Triangolo delle Bermuda, è stata confermata da innumerevoli perforazioni petrolifere. Qualcosa di analogo, presumibilmente, avviene anche in altre aree del pianeta. Per esempio nel Mare del Nord e nell'Atlantico Occidentale. Nei pressi di Witches Hole, al largo della costa di Aberdeen, una missione scientifica ha da poco scoperto – sui fondali – un vascello affondato, con ogni probabilità, a causa di queste bolle di gas. Fisicamente si sarebbe venuto a creare un calo della spinta idrostatica esercitata dalle acque sulla nave, provocando l'inabissamento dell'imbarcazione. In ogni caso l'idea di forze soprannaturali o ufo che possano esercitare la loro influenza su navi e aerei è già stata smentita da tempo. Il giornalista Larry Kusche ha analizzato tutti i casi di scomparsa documentati negli anni, verificando che per ognuno è disponibile una soluzione del tutto logica e razionale. Due dati su tutti: per ogni scomparsa si era in presenza di tempo perturbato e in molti casi il riferimento era a mezzi che si trovavano a miglia di distanza dal Triangolo delle Bermuda. Tradizionalmente il famigerato Triangolo delle Bermuda comprende un'area di 2.500.000 chilometri quadrati di mare, dove si sarebbero verificati - dal 1800 in poi - numerosi sparizioni di navi e aerei. La fama del triangolo s'è sparsa anche per via di un bestseller, “Bermuda, il triangolo maledetto”, del 1974, scritto da Charles Berlitz.

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