martedì 31 maggio 2011

domenica 29 maggio 2011

Gli avvocati dei lupi


Negli anni Settanta il lupo era in via di estinzione: si contavano al massimo un centinaio di esemplari. Oggi, invece, stiamo assistendo, grazie a oculati criteri di conservazione e ai parchi naturali, a una seconda rinascita di questi canidi: le ultime stime parlano di un numero compreso tra 500 e mille esemplari. I lupi hanno praticamente colonizzato l’intera penisola: se ne trovano infatti in Aspromonte, lungo la catena appenninica e nelle Alpi occidentali. Tuttavia c’è chi mostra il suo disappunto, soprattutto fra gli allevatori, che si vedono annualmente privare di 2000-2500 pecore, fra le prede preferite dal lupo. Per ovviare a questa impellenza, in molti casi si ricorre al bracconaggio. Ecco perché gli studiosi dell’Università La Sapienza di Roma propongono una nuova figura “istituzionale”: l’avvocato dei lupi. Una figura, un referente, che sappia dove andare a parare ogni volta che un contadino o un ambientalista si lamenta, rendendo nota l’ennesima uccisione di un lupo. Se n'è parlato di recente a Roma nel corso dei tradizionali incontri organizzati dal Museo Civico di Zoologia. “In effetti si è persa la capacità di coesistenza con il lupo – dichiara Luigi Boitani dell’Università romana – evidentemente non bastano più le leggi nazionali e le aree protette”.

venerdì 27 maggio 2011

Il Cerchio di Annibale: intervista all'astrofisico Guido Cossard


Quarantasei massi allungati e appuntiti, disposti ellitticamente, nel cuore del Piccolo San Bernardo, in Val d'Aosta, a 2188 m di quota, illuminati da un sottile e miracoloso raggio di sole: ecco lo straordinario scenario che la sera del 21 giugno, in coincidenza con il solstizio d'estate, segnerà il passaggio dalla primavera all'estate. Parliamo del cosiddetto "Cerchio di Annibale", il più importante complesso megalitico italiano, così soprannominato in onore del famoso condottiero cartaginese che, pare, proprio dal Colle del Piccolo San Bernardo, passò per fronteggiare il nemico romano. Un appuntamento da non perdere, per tutti gli amanti dell'astronomia e dell'archeologia, ma anche per coloro che, pur non essendo degli accademici, desiderano vivere una interessante esperienza. Per l'occasione Spigolature Scientifiche ha pensato di intervistare il massimo esperto italiano in materia, il Prof. Guido Cossard, insegnante di fisica e presidente dell'Associazione ricerche e studi di Archeoastronomia valdostana.
Il cosiddetto "Cerchio di Annibale" è ufficialmente riconosciuto come il più importante complesso megalitico esistente in Italia. Oggi possiamo finalmente sapere quale è la sua età, e chi furono i suoi costruttori?
Purtroppo non abbiamo ancora effettuato uno scavo completo del sito, indispensabile per riconoscere l'età precisa del substrato cronologico su cui poggia. Alcuni archeologi ritengono che risalga all'età del ferro, altri all'età eneolitica. Data la totale mancanza di resti antropologici, dei suoi costruttori  non possiamo dire ancora nulla.
È l'eterno dilemma dei cerchi megalitici d'Europa: luoghi di culto o osservatori astronomici? Anche per il "Cerchio di Annibale", dopo venti anni di studi, le teorie si sprecano. Potrebbe aver rappresentato entrambe le cose?
Sicuramente sì: come per tutti gli altri complessi megalitici che si conoscono in Europa. In un  primo tempo il "Cerchio di Annibale" venne utilizzato come osservatorio astronomico; più tardi si trasformò in un luogo di culto, dove venivano celebrati i riti religiosi.
Nell'uno o nell'altro caso, per quanti anni è stato utilizzato? All'epoca del passaggio di Annibale era già stato abbandonato?
Chiariamo subito un fatto: né la storia, né l'archeologia, ci hanno ancora dato modo di provare che Annibale sia effettivamente passato dal Colle del Piccolo San Bernardo. Certamente attraversò le Alpi, ma sostenere che passò proprio dal cerchio megalitico è un po' azzardato. Quel che è certo è che il sito venne utilizzato per parecchi secoli, forse addirittura per un millennio. Prove a suffragio di tale ipotesi ve ne sono in abbondanza: prima fra tutte la presenza di un tempietto gallico di epoca pre-romana.
Lei e Giuliano Romano, docente di "Storia dell'Astronomia" dell'Università di Padova, siete giunti a un'interessante conclusione: il "Cerchio di Annibale", data la particolare disposizione di una roccia principale filtrata dagli ultimi raggi del sole, permetterebbe di evidenziare con esattezza il solstizio del 21 giugno, ovvero il passaggio dalla primavera all'estate. Può spiegare bene ciò che accade?
Con Giuliano Romano ci siamo occupati del fenomeno del megalitismo su scala generale. Lo studio del "Cromlech" del Piccolo San Bernardo l'ho affrontato individualmente. Il 21 giugno, giorno del solstizio d'estate, il sole tramonta dietro una sella montuosa posta vicino alla vetta del monte Lancebranlette, in direzione nord ovest: il fascio luminoso che si propaga, investe il cerchio di pietre lasciando completamente all'oscuro le aree adiacenti. 
Ci sono similitudini architettoniche evidenti tra il "Cromlech" valdostano e i megaliti bretoni, irlandesi, di Carnac e Stonehenge?
Tutte le principali strutture megalitiche d'Europa sono state concepite e dunque realizzate in modo simile. Ma affermare che il "Cerchio di Annibale" è più simile a Stonehenge, piuttosto che a Carnac, o a qualche altro esempio di megalitismo isolato nord europeo, è ridicolo. Per il momento, abbiamo appurato che esistono delle analogie tra il megalitismo valdostano e quello anatolico.
In Italia settentrionale le prime tracce di una realtà antropologico-sociale si sono avute in corrispondenza delle Culture celtiche transalpine: non spiegheremmo altrimenti la solidità gerarchica "Golasecchiana" e l'affermazione della Cultura "Lateniana" a partire da 3000 anni fa; è basandosi su questo presupposto che alcuni studiosi affermano a spada tratta che il "Cerchio di Annibale" sia di origine celtica?
In passato è stata forte la tendenza di attribuire ogni aspetto del megalitismo al popolo celtico. Ora sappiamo con certezza che non è così. I Celti, intesi come i discendenti della stirpe bellovesiana (VI secolo a.C.), quando arrivarono in Italia, trovarono il "Cerchio di Annibale" già fatto.  
Un' ultima domanda: che cosa possiamo aspettarci visitando il Colle del Piccolo San Bernardo la sera del 21 giugno (nuvole permettendo)?
Uno spettacolo insolito, con alcuni momenti di grande emozione. A disposizione del pubblico c'è una guida e la possibilità di assistere a una conferenza, a cura dell'Associazione Ricerche e Studi di Archeoastronomia Valdostana; (per informazioni 0165 258119, oppure www.archeoastronomia.net).

mercoledì 25 maggio 2011

La fine di Spirit


Oggi gli scienziati della NASA tenteranno l'ultimo contatto con il robottino Spirit, spedito su Marte nel 2004. Se anche questo “messaggio” non dovesse andare a buon fine, il rover marziano verrà definitivamente abbandonato al suo destino. Negli ultimi dodici mesi gli esperti hanno invitato più di 1200 “ordini”, senza avere alcuna risposta. «Abbiamo esaurito tutte le chance che avevamo a disposizione», dice John Callas, Project Manager della missione Mars Explorer. «Anche per oggi, quindi, le probabilità di successo sono praticamente nulle». Ma ciò che ha compiuto il robottino della NASA è qualcosa di stupefacente. Nella sua storia marziana ha superato colline e avvallamenti, muovendosi in lungo e in largo per 6 anni, e inviando sulla Terra preziosissime informazioni sulla natura del pianeta rosso. Il suo eterno riposo è, dunque, una conseguenza del clima proibitivo di Marte che sopraggiunge con la stagione fredda, quando le temperature precipitano e c'è ben poco da fare per far sì che i raggi solari possano garantirgli ancora l'energia necessaria per muoversi.

venerdì 20 maggio 2011

SUONI FUTURISTI

Dalla chitarra senza corde, al “sequencer matematico”, passando per l'organo ad acqua e il piano virtuale. Sono parecchi i nuovi strumenti musicali proposti dal mercato, alcuni dei quali già sperimentati da artisti di successo. Ma la sfida non finisce qui. Il futuro potrebbe, infatti, riservare molte altre sorprese, grazie a due discipline sempre più legate alla musica: l'informatica e la fisica del suono

Kitara, la chitarra senza corde

Sostituire le corde, accordare, cercare plettri finiti chissà dove, verificare ossessivamente lo stato di usura dei tasti. Sono tutte azioni che chiunque strimpelli una chitarra sa bene cosa vogliono dire: una gran scocciatura. Ma fra non molto potrebbero diventare un lontano ricordo. Stando, infatti, al parere di esperti della lavorazione di strumenti musicali, le chitarre di domani, saranno molto diverse da quelle attuali: offriranno più chance di divertimento e azzereranno le noiose perdite di tempo legate alla manutenzione dello strumento. A un primo significativo risultato, in realtà, si è già giunti, con un prodotto diffuso da poco, lanciato da Misa Digital Instruments, global company australiana, con sedi sparse un po' in tutto il mondo, Europa compresa. Il riferimento è alla prima chitarra senza corde, la Kitara, basata sull'azione di un controller MIDI (acronimo di Musical Instrument Digital Interface). Con la mano sinistra si pigiano le note lungo il manico, proprio come se si stesse elaborando un accordo o un assolo su uno strumento tradizionale; con la destra, invece, si lavora su un touchscreen rettangolare, imitando un arpeggio o una pennata a seconda delle esigenze del pezzo che si sta eseguendo. Esistono due versioni: quella standard e la “Limited Edition”. Da un punto di vista estetico sono identiche, ma la seconda è realizzata con materiali più pregiati che le conferiscono maggiore resistenza e duttilità. Il loro peso si aggira intorno ai tre chilogrammi, il costo è di circa 650 euro.
Con lo stesso linguaggio MIDI prende vita The Samchillian, controller rappresentato da due serie di tasti: alla prima corrispondono le sette note del pentagramma, alla seconda operazioni algebriche. Se si suona un Do con la mano sinistra, con la destra si può calcolare di salire di due toni per ottenere un Mi e di altri due toni per arrivare al Sol#. In pratica si compiono mentalmente somme e sottrazioni, consci del fatto che fra ogni nota esiste lo spazio di un tono, tranne fra il Mi e il Fa e il Si e il Do, divisi appena da mezzo tono. Dal design avanguardistico, il prodotto è disponibile in una vasta gamma di colori. È inoltre molto comodo da maneggiare, con la sua impugnatore ergonomica, e la connettività wireless che permette il funzionamento di un piccolo visore centrale, sul quale seguire l'andamento delle operazioni matematiche e verificare l'attivazione della nota prescelta. Ai profani può sembrare assurdo uno strumento del genere, in realtà, chi lo ha già sperimentato, afferma che è molto utile per ottenere melodie e armonie assolutamente originali.
Un sequencer che permette, invece, di “toccare” i suoni con mano è il cosiddetto “beatbearing”, detto anche “sequencer con le palle”. È l'invenzione di un ricercatore di Belfast, Peter Bennett, del Sonic Arts Research Centre, presso la Queen University. Lo strumento può essere assimilato a una tavola imbandita, con recettori sviluppati su un'interfaccia leggibile da chiunque. Ci sono delle palline argentate che vanno posizionate in appositi incavi, per ottenere i suoni percussivi desiderati: cassa, rullante, charleston, campanacci... Si stabilisce una velocità in battiti per minuto (bpm) per ottenere, infine, qualunque tipo di accompagnamento. È lo stesso approccio adottato dal più famoso Tenori-On, un sequencer audio e video ideato dal performer giapponese Toshio Iwai, dipendente del Yamaha Center for Advanced Sound Technology. La sua prima presentazione risale al 2005, in occasione della conferenza Special Interest Group o Graphics and Interactive Yechniques (SIGGRAPH), che ogni anno si tiene a Los Angeles. Lo strumento, caratterizzato da una superficie quadrata trasparente, funziona tramite 256 tasti-led da cui è possibile ricavare suoni peculiari, contemporaneamente all'emissione di fasci di luce. Lo hanno già sperimentato molti musicisti dello star system fra cui Jean Michel Jarre e The Books.
Tra i nuovi strumenti musicali ci sono anche i prodotti Eigenharp, giudicati i più rivoluzionari degli ultimi sessant'anni. L'idea iniziale risale ai primi anni Novanta, il via ai lavori a una decina di anni fa. A capo dell'iniziativa c'è John Lambert, esperto di musica e software musicali, al soldo dell'Eigenlabs, compagnia con sede in Inghilterra. Tre le versioni in commercio: Alpha, Pico e Tau, tutte intorno ai 4500 euro. Sono il risultato dell'incontro fra un sintetizzatore avanzato e un beatbox. Pratici e versatili, rimandano a sonorità anni Ottanta, la forma a quella di un vecchio fagotto. Sono caratterizzati da 134 tasti, riconducibili a quelli di una tastiera, compatibili con Mac e Windows. Il lato destro permette di passare da uno strumento all'altro, quello sinistro di moderare intensità e intonazione di note e melodie. Si reggono comodamente in mano e si suonano stando seduti per calibrare meglio il peso. Su Youtube circolano numerosi video che ben rappresentano il sound ottenibile e le tecniche per suonarli con successo.
C'è poi il “Laser Virtual Piano”, una tastiera virtuale, composta a 25 tasti, proposta dalla giapponese DID. Funziona grazie a una scatoletta che, posta su un tavolo o su una superficie piana, è in grado di proiettare, tramite raggi laser, i tasti del pianoforte tradizionale. Si suona come un piano che, però, di fatto, non esiste. I suoni possono variare in base al programma selezionato, passando dal piano, all'organo, al clavicembalo.
Altrettanto avveniristico l'hidraulophone, detto anche “flauto ad acqua”. Il suo funzionamento è sbalorditivo: sfrutta il movimento dell'acqua per ottenere suoni. Con i piedi e con le mani si bloccano delle fessure poste su un tubo-tastiera, producendo note riconducibili a quelle emesse da uno strumento a fiato. Presentato per la prima volta lo scorso anno a San Francisco, è frutto dell'attività di Steve Mann, scienziato canadese, laureato al MIT di Boston. Ne esistono numerose versioni, pubbliche e “casalinghe”. Le prime, come quella presente presso il Centro Scientifico dell'Ontario, sono dotate di canne, tipo quelle degli organi suonati in chiesa; le altre sono più semplici, possono aver la forma di un grosso pesce ed essere attivate ai bordi di una vasca da bagno. L'idea non è nuovissima. Qualcosa del genere, infatti, è stato proposto sottoforma di organo idraulico da Ctesibo di Alessandria, più di duemila anni fa.
E il futuro degli strumenti musicali? Potrebbe basarsi sui progressi dell'informatica e dello studio della fisica del suono. Con l'informatica, già oggi, siamo in grado di creare melodie con semplicissimi strumenti che traducono in note input gestiti da software. Per certi versi anche un telefonino è già in grado di creare “canzoni”. ZooZBeat permette di cimentarsi con diversi strumenti agitando l'iPhone, parafrasando le operazioni di un sequencer. La scelta di strumenti è assai varia e comprende suoni di tastiera, basso e percussioni. Il tutto seguendo un tempo prestabilito. Ancora più affascinante la possibilità offerta dal mondo della fisica, che, però, per il momento, è a esclusivo appannaggio dei ricercatori. Ancora non si può palare, infatti, di veri strumenti musicali, ma di tentativi di ottenere suoni mai uditi prima, confrontandosi con applicazioni sperimentali difficili da comprendere se non si hanno delle solide basi scientifiche. A questo scopo gli studiosi impiegano i cosiddetti “sistemi dinamici caotici all'interno degli algoritmi di sintesi del suono”. Attualmente sono stati sviluppati, da scienziati dell'Università della Calabria, tre diversi oggetti musicali: il Chaotic Synth, il Timbralizer e il Chaotic Modulator. Sono tre prototipi elaborati valutando aspetti complessi della fisica del suono, inerenti proprietà standard delle onde sonore come frequenza, ampiezza e velocità.

lunedì 16 maggio 2011

Un canale di 50 km per mettere in comunicazione Europa e Asia


Un megacanale per decongestionare il Bosforo, un'opera paragonabile al canale di Suez o Panama. Verrà realizzata entro il 2023. Il collegamento consentirà la comunicazione fra il Mar di Marmara e il Mar Nero. Il progetto, denominato “Canale Istanbul”, ha un costo stimato di dieci miliardi di dollari, e permetterà una rivoluzione in ambito economico e sociale dell'area geografica che, letteralmente, divide due continenti: Europa e Asia. Portavoce dell'iniziativa il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, contro cui si scaglia l'opposizione definendola una “proposta elettoralistica a effetto”. Si prevede l'inizio dei lavori nel 2013 e dieci anni di attività cantieristica. Dopodiché avverrà il trasferimento di circa 50mila navi che ogni anno si muovono da un mare all'altro, soffocando il canale del Bosforo. La nuova struttura, mai più ampia di 150 metri, e lunga una cinquantina di chilometri, sarà molto più sicura del canale del Bosforo, caratterizzato da correnti marine che provocano spesso problemi alle navi: nel 1994 ci fu, per esempio, un incidente che causò la morte di una ventina di marinai.

sabato 14 maggio 2011

Il suono delle tre "J"

Monteleone (a destra) con un amico

Provengono da famiglie di origine napoletana e siciliana e grazie al loro ingenio rivoluzionano il mondo della liuteria americana: sono John D'Angelico, James D'Acquisto e John Monteleone. La loro produzione è oggi ambitissima soprattutto dai jazzisti. Ma le fanno la corte un po' tutti, da Paul Simon a Mark Knopfler, passando per George Benson e Steve Miller. Oggi vengono ufficialmente ricordati in una mostra aperta fino a luglio presso il Metropolitan Museum di New York.

Ai suoi clienti si presenta come una tipica macchietta italiana: con la canottiera unta, gli occhiali sulla punta del naso e un grembiule da macellaio. Tutti, però, sanno che dietro a quell'umile figura si cela uno dei più grandi liutai di tutti i tempi: John D'Angelico. Oggi le sue chitarre valgono una fortuna e qualunque chitarrista farebbe carte false per accaparrarsene una. Il motivo è presto spiegato; all'estrema originalità del design, D'Angelico affianca l'utilizzo di legni assai pregiati, in grado di conferire ai suoi prodotti un suono inimitabile: l'abete per top e catene, l'acero per fasce, fondo e manico, l'ebano per le tastiere. Lavora rigorosamente a mano, mettendo in pratica i trucchi imparati dal prozio Ciano, anche lui immigrato negli USA, da Napoli, in cerca di fortuna. Nato a New York nel 1905, nel 1923 D'Angelico si mette in proprio, prendendo come riferimento un modello preciso di chitarre: le cosiddette archtop con le buche a effe, fra le quali la famosa Gibson L5, la regina incontrastata di questo tipo di prodotti.
Fra il 1932 e il 1964, anno della sua morte, realizza 1164 chitarre, stabilendo una propria linea di modelli che ancora oggi fa scuola. Sono fondamentalmente chitarre acustiche, alle quali, dagli anni Cinquanta, vengono spesso aggiunti dei pickup per l'amplificazione. La Excel è uno dei modelli più gettonati della produzione D'Angelico. Caratterizzata da una cassa leggermente più larga della Gibson, intorno ai 43 centimetri, presenta intarsi in madreperla decorati da figure geometriche e il ponticello regolabile in ebano. Fra i suoi più celebri acquirenti c'è George Benson, gigante del jazz mondiale, che la utilizza per vari dischi negli anni Settanta. Oggi i lavori di D'Angelico possono essere visti da tutti, in occasione di una mostra intitolata “Guitar Heroes: Legendary Craftsmen from Italy to New York”, presso il Metropolitan Museum of Art di New York: la struttura, inaugurata nel 1872, ospita più di 5mila strumenti musicali provenienti da ogni angolo del pianeta, alcuni dei quali risalenti al 300 a.C.
L'appuntamento newyorkese offre, dunque, l'opportunità di soffermarsi su una realtà poco conosciuta del Novecento musicale statunitense: quella dei liutai italiani. New York, New Jersey, Long Island, Westchester County, sono i luoghi dove prendono dimora abilissimi artigiani della chitarra provenienti dal Belpaese, dando vita a una stagione produttiva di strumenti musicali irripetibile. Non è un caso: «Alla fine del Diciottesimo secolo, Napoli era diventata il principale centro italiano di strumenti a corda», racconta Jayson Kerr Dobney, curatore della mostra. «Anni dopo, molti di questi maestri liutai emigrarono in massa verso New York e negli anni a cavallo fra il 1890 e il 1920 godettero di estrema popolarità in America». La loro abilità consiste nel saper coniugare elementi della costruzione del violoni e dei mandolini con quelli della chitarra, per dare vita a strumenti con un suono più potente e originale. Fra questi non c'è solo D'Angelico, ma anche James D'Acquisto e John Monteleone, che nell'insieme vanno a costituire le cosiddette tre “J”.
D'Acquisto nasce a Brooklin nel 1935, da una famiglia di italiani originaria di Palermo. Da adolescente visita la bottega di D'Angelico e rimane stregato dai lavori del connazionale. Si propone come apprendista: a 17 anni comincia la sua esperienza lavorativa. Per dodici anni rimane al fianco del suo primo e unico datore di lavoro, in questo caso un vero e proprio maestro, dopodiché decide di continuare da solo la sua avventura di liutaio. Tenta di avviare un'attività senza fortuna a New York, ma poi si sposta a Long Island dove le cose cominciano a girare per il verso giusto. Il successo arriva a Greenport. I suoi primi lavori risentono enormemente dello stile D'Angelico, ma poi, pian piano, assumono una linea propria, gradita da sempre più chitarristi: Paul Simon, Chet Atkins, Mark Knopfler. Con Steve Miller, in particolare, stringe uno stretto rapporto di stima e amicizia. Segna la storia della produzione chitarristica degli anni Ottanta, e ancora oggi le sue chitarre sono molto ricercate. Un esempio? La Fender “D'Acquisto Elite”, un gioiello molto raro, risalente al 1984, in cui acero, abete ed ebano, concorrono per conferirle un suono inconfondibile, potente e brillante. È una delle preferite dai jazzisti di mezzo mondo.

Campagna pubblicitaria per le chitarre D'Angelico

La terza “J” è quella di John Monteleone, anche lui di New York, dove nasce nel 1947. Mamma e papà sono di origine palermitana. Il padre lavora per l'aviazione industriale: è lui ad avviarlo alla lavorazione dei primi modelli in legno, da cui prenderanno forma le sue eccezionali chitarre. Intanto impara a suonare: chitarra e violino. Parte con l'elaborazione artigianale del mandolino, forgiando strumenti mai visti sul mercato, che vengono apprezzati da tutti i più importanti musicisti statunitensi: in America il mandolino rappresenta lo strumento principe per diversi generi musicali fra cui bluegrass, country music e appalachian music. Lavora sulle forme, consentendo la produzione di oggetti musicali dai suoni innovativi. In seguito passa alle chitarre, giungendo anche in questo caso a risultati eccellenti. Nei suoi prodotti non rinuncia, peraltro, all'aspetto puramente artistico, soffermandosi perfino su tratti architettonici déco di New York, come il grattacielo Chrysler.
Il successo delle tre J non è comunque casuale, poiché l'Italia è da sempre all'avanguardia nel campo della liuteria. Gli sforzi principali sono stati compiuti durante il Rinascimento, dopodiché sono state apportate pochissime modifiche nelle tecniche necessarie alla costruzione degli strumenti musicali. La città simbolo della liuteria nazionale, contrariamente a quanto possa far sembrare l'apoteosi dei tre artisti italoamericani, è Cremona. Qui nacquero le botteghe di liuteria più importanti come quelle di Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù, i due più grandi liutai di tutti i tempi. In città è stata anche fondata nel 1980 l'ALI, Associazione Lituaria Italiana, che riunisce alcuni fra i migliori liutai e archettai professionisti e liutologi del Paese. Contendono lo scettro di Cremona altre due città europee: Granada, in Spagna e Mirecort, in Francia.

martedì 10 maggio 2011

A un passo dall'estinzione



Studiosi del WWF filmano e fotografano 12 tigri di Sumatra, dopo due mesi di appostamenti nel cuore della regione, nel punto in cui il Governo intende ricavare spazio per le piantagioni, abbattendo macchie di foresta. Nonostante i movimenti per la loro salvaguardia, si stima che siano rimaste solo 400 tigri di Sumatra allo stato selvaggio, rispetto al migliaio calcolato negli anni Settanta: l'estinzione potrebbe essere dietro l'angolo. Intanto è di questi giorni la notizia della scomparsa definitiva del coguaro, il leone di montagna, un tempo diffuso in gran parte degli Stati Uniti. «Non abbiamo più alcuna prova della sua esistenza», rivela Martin Miller, del Dipartimento Americano della Pesca e della Fauna. Più simile a un gatto, che non a un giaguaro, gli studi genetici lo assimilavano al Miracinonyx, ghepardo estinto 10mila anni fa.

giovedì 5 maggio 2011

Quasar che?


Deriva da quasi-stellar radio source. È un oggetto astronomico caratterizzato da un grande spostamento verso il rosso (redshift) del suo spettro e da una notevole luminosità. I quasar sono oggetti molto distanti in grado di emettere molta più energia delle normali galassie, sottoforma di onde radio, raggi X e raggi gamma. Per dare un'idea della potenza di un quasar, basti pensare che uno di media intensità, con la sua energia, potrebbe disintegrare la Terra pur trovandosi a molti anni luce di distanza: un quasar sprigiona in un secondo l'energia che una stella come il Sole emette in 100mila anni. I primi studi risalgono agli anni '50. All'inizio gli astronomi li scambiarono per buchi bianchi o corpi composti da antimateria. 3C 273 è uno dei quasar a noi più vicini: espelle un getto di gas ad alta velocità che si protende nel cosmo per 150mila anni luce e risulta più luminoso di 1000 galassie contenenti 100 miliardi di stelle ciascuna. Data l'eccezionale distanza che ci separa da essi, al telescopio appaiono come dei puntini luminosi di aspetto stellare. In realtà presentano caratteristiche nettamente differenti dagli astri tradizionali, per via delle cosiddette “righe spettrali”, che come s'è detto sono notevolmente spostate verso il rosso. Ma cosa consente ai quasar di produrre energia? A questa domanda non è ancora possibile rispondere esaustivamente, ma di certo non si può far riferimento alle tradizionali reazioni nucleari che avvengono a livello stellare. La teoria più accreditata parla della presenza di buchi neri, in grado di produrre radiazioni con una potenza enorme. In ogni caso lo studio dei quasar ci aiuta a comprendere meglio l'origine dell'universo: trovandosi a 13 miliardi di anni da noi, ci offrono, infatti, un'immagine primordiale del cosmo, scaturita subito dopo il Big Bang. È anche per questo che vari autori parlano dei quasar come dell'“infanzia” delle galassie.

mercoledì 4 maggio 2011

SESSO PER PIACERE


La prima volta che degli esseri viventi hanno fatto sesso per piacere, e non necessariamente a scopo riproduttivo? È accaduto 380milioni di anni fa. Protagonisti dei pesci oggi estinti chiamati placodermi. La conferma arriva da un team di ricercatori australiani che ha portato alla luce un fossile di grande valore: sono i resti di un pesce che muore poco prima di partorire. Secondo gli scienziati è questa la prova di una fecondazione interna, vivipara, differente da quella in cui la femmina depone le uova che, in seguito, il maschio feconda "dall'esterno". In pratica è questa la prova della prima copulazione, ovvero della prima fecondazione "interna", biologicamente e fisiologicamente legata al piacere sessuale. Il resto fossile trovato corrisponde al più vecchio vertebrato femmina mai scoperto, rivela la rivista Nature, ed è di gran lunga il più vecchio animale 'viviparo'. Il pesce - vissuto nei mari del Devoniano - è stato portato alla luce dal professor John Long del Museum Victoria di Melbourne: mostra le ossa di un minuto pesciolino ancora attaccate al cordone ombelicale della madre che, probabilmente, è stata uccisa poco prima di dare alla luce 3 o 4 piccoli. La scoperta è stata fatta presso le formazioni rocciose della città di Fitzroy Crossing, nell'Australia occidentale. La nuova specie è stata battezzata col nome Materpiscis attenboroughi, 'Attenborough's mother-fish', in onore di Sir David, studioso noto per le sue ricerche in campo paleontologico.


Sesso in pillole

1.Il consumo calorico medio durante l'atto sessuale è di circa 10/15 Kcal al minuto
2.Il primo rapporto sessuale avviene di solito fra i quindici e i sedici anni
3.Durante l'eiaculazione il seme raggiunge una velocità di 45km/h
4.La lunghezza media del pene di un uomo varia tra i 12,7 cm e i 15,6 cm. (Il pene di una balena azzurra raggiunge i 3,6 metri)
5.L'uomo ha in media 11 erezioni al giorno e 9 la notte
6.Gli spermatozoi necessari per raddoppiare la popolazione mondiale entrerebbero nella circonferenza di un'aspirina. Gli ovuli necessari per raddoppiare la popolazione mondiale entrerebbero in un uovo di gallina
7.Secondo un'indagine condotta dalla Società Europea di Contraccezione su 12mila donne europee fra i 15 e i 49 anni, il 59 percento delle italiane ha più di un rapporto sessuale a settimana: la media più alta del Vecchio Continente
8.Meno di due minuti è il tempo medio di un rapporto sessuale per gli uomini che soffrono di eiaculazione precoce
9.Secondo alcuni ricercatori texani ci sono almeno 237 buone ragioni per fare sesso
10.L'eiaculazione precoce è la più comune disfunzione sessuale dell'uomo e affligge più del 20 percento della popolazione maschile nel mondo
11.Uno studio condotto nel 2005 dalla psicologa Norman Brown della University of Alberta riporta che gli uomini hanno in media, nella vita, rapporti con 31 partner, le donne con 9   
12.Un uomo, nella vita, eiacula approssimativamente 7200 volte
13.Durante l'orgasmo il cuore arriva a 140 battiti al minuto
14.Nell'antica Roma l'adulterio era punito con l'amputazione di una narice
15.Fino al 1884 una donna in Inghilterra poteva essere arrestata se negava un rapporto sessuale al marito
16.Si dice che il faraone Ramses II ebbe 160 figli
17.Esperti riunitesi a Berlino per il congresso annuale della Società europea di urologia dicono che sono 7 milioni gli italiani con problemi sessuali, e 20mila i maschi che vorrebbero un pene più lungo
18.Il sesso orale (cunnilingus) è illegale nei seguenti stati: Arizona, Florida, Minnesota, Lousiana, Carolina del Nord e del Sud, Utah e Virginia. In compenso, negli Usa, secondo Tim Harford del Financial Times, la percentuale di maschi interessati dalla pratica è aumentata, negli ultimi anni (soprattutto per paura dell'Aids), dal 50 percento al 75/80 percento, mentre quella di ragazze è salita dal 25 percento al 75/80 percento
19.Secondo alcuni studiosi chi fa l'amore tutti i giorni vive 8 anni di più  
20.I Boscimani si differenziano dalle altre etnie africane per la conformazione anatomica del loro pene, che invece di essere lungo e cadente, caratteristica comune alle popolazioni africane, è corto e piccolo
21.Per parecchi anni l'unica posizione accettata dalla chiesa è stata quella del missionario (contro le 64 del kamasutra) 
22.Nell'antica Babilonia, il codice di Hammurabi puniva la donna vittima di violenza. Se una donna sposata veniva violentata veniva considerato adulterio, lei e l'uomo colpevole di violenza venivano uccisi

martedì 3 maggio 2011

La legge del dottor Hansen


James Hansen è professore di Scienze della Terra e dell’ambiente presso la Columbia University di New York e direttore del Goddard Institute for Space Studies della NASA. Autore di oltre 150 pubblicazioni scientifiche, si è distinto per aver partecipato a numerose iniziative davanti al Congresso degli Stati Uniti in qualità di esperto sui cambiamenti climatici.

Febbraio 09, manifestazione ambientalista Washington
È UNO DEI PIÙ IMPORTANTI CLIMATOLOGI DEL MONDO. COME CONCILIA LA SUA PRESENZA QUI CON IL SUO RUOLO DI SCIENZIATO?
Vorrei che le persone capissero qual è il rapporto fra scienza e politica. Qualcuno deve pur farlo.

Gennaio 11, pontiniaecologia.blogspot.com
LA TEMPERATURA MEDIA DEL 2010 È STATA DI 14,65 GRADI, 0,74°C IN PIÙ RISPETTO ALLA MEDIA OTTENUTA FRA IL 1951 E IL 1980 E SI STA ATTUALMENTE INNALZANDO A UNA VELOCITÀ DI CIRCA UN QUINTO DI GRADO CENTIGRADO OGNI DIECI ANNI.
Se le condizioni attuali continueranno a rimanere tali, ossia se non si diminuirà l'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera, il 2010 conserverà per ben poco tempo il record acquisito.

Dicembre 09, blogs.chron.com
QUAL È IL MESSAGGIO PIÙ IMPORTANTE CHE HA VOLUTO TRASMETTERE NEL LIBRO “TEMPESTE”?
Voglio far capire che i veri responsabili dell'effetto serra sono i nostri governi. Con ciò è da essi che devono partire iniziative concrete a favore della salvaguardia dell'ambiente. Tutto ciò che s'è fatto fino a oggi (compresi i raduni come quello di Copenaghen) sono del tutto inefficaci.
OBAMA PROPONE LA RIDUZIONE DEL 17% DEI LIVELLI DI EMISSIONE DI CO2 ENTRO IL 2020.
Obama è una persona intelligente, ma ragiona avanzando ipotesi di compromesso fra poteri forti e le reali necessità del pianeta. È un comportamento analogo a quello tenuto da Abramo Lincoln nei confronti della schiavitù o di Winston Churchill per ciò che riguarda il nazismo. Qui non si può dire “riduciamo il numero degli schiavi del 50%” o cose del genere.
ASPETTATIVE?
È molto difficile per noi essere umani giocare a fare Dio. La natura è estremamente complessa. Quel che noi abbiamo il dovere di ottenere è un pianeta uguale a quello che abbiamo ereditato dai nostri genitori.

Dicembre 10, climamonitor.it
AVANTI DI QUESTO PASSO BRUCEREMO TUTTI I COMBUSTIBILI FOSSILI CHE ABBIAMO A DISPOSIZIONE. POI COSA ACCADRÀ?
Le calotte glaciali si fonderanno completamente, con un innalzamento finale del livello del mare di 75 metri.
QUANTO TEMPO CI VORRÀ?
Gran parte di questo processo si svolgerà nell’arco di qualche secolo.

Dicembre 10, Greenews.info
NEL SUO LIBRO PARLA DI “RESISTENZA CIVILE”. COSA DEVE FARE UN CITTADINO PER CONTRIBUIRE A RISOLVERE IL PROBLEMA DEL CLIMA?
Ci sono le azioni individuali, ma queste hanno un risultato solo se rientrano nel contesto di una politica globale. Se gli individui riducono il loro consumo di combustibili fossili, l’effetto è di ridurre la domanda, che fa abbassare i prezzi, e qualcun altro consumerà il loro carburante.
SENZA UNA POLITICA GLOBALE NON SI PUÒ RISOLVERE IL PROBLEMA.
Infatti le emissioni stanno aumentando globalmente ogni anno. Come parte della policy, certo, le azioni individuali sono importanti. Ma occorre fare pressioni sui governi, che attualmente non fanno niente di consistente per il clima. Altrimenti i nostri nipoti si troveranno a vivere in un mondo completamente diverso da quello di oggi.