C'è chi pensa
che anche girando sotto sopra l'Egitto, non verrebbe fuori granché.
L'egittologia - scienza che prese piede ufficialmente nel 1809, con la
pubblicazione Description de l'Egypte
voluta da Napoleone - ha fatto passi da gigante, e tutte le grandi scoperte sembrano
ormai appannaggio del passato (o di qualche film alla Indiana Jones). Non tutti
però sono d'accordo. Perché la tecnologia migliora e oggi sono possibili
ricerche che anche solo pochi anni fa non potevano essere affrontate. E' dunque
sulla base di questa considerazione che alcuni scienziati della facoltà di
Ingegneria del Cairo, affiancati da esperti del French HIP Institute, affermano
di avere portato a termine un grande risultato: l'individuazione di due stanze
segrete nella famosa piramide di Cheope.
E' una delle
costruzioni più note e importanti del panorama artistico egiziano e mondiale.
Detta anche Grande Piramide di Giza, risale al 2.560 a.C., e rappresenta la
tomba del faraone Khufu, appartenente alla IV dinastia, nel Regno Antico. Raggiungeva
i 146 metri e fino alla costruzione della cattedrale di Lincoln, in
Inghilterra, rappresentò l'edificio più grande del mondo. La struttura
architettonica è stata passata al vaglio dello ScanPyramids project, iniziato
lo scorso ottobre; e ora in pieno svolgimento per ciò che riguarda altre
costruzioni della piana di Giza. Si basa sull'impiego della muografia, tecnica
in grado di "leggere" il cammino dei muoni, particelle subatomiche
riconducibili ai raggi cosmici che giungono sulla Terra dallo spazio (parte
della famiglia dei leptoni, con l'elettrone e i neutrini). «Viaggiano quasi
alla velocità della luce, obbedendo a un flusso di circa 10mila metri quadrati
al minuto», dicono gli esperti dello ScanPyramids project. «Sono particelle che
possono attraversare metri e metri di pietra prima di essere assorbite». Gli
scienziati hanno evidenziato delle anomalie strutturali nei pressi di uno dei
principali corridoi interni della Grande Piramide e in corrispondenza del
crinale nord-est, a circa 105 metri dal suolo; avvalendosi non solo della ricerca
"muonica", ma anche dell'azione dei raggi infrarossi e della
modellazione in 3D.
Come si intuisce
la presenza di camere segrete? I muoni non viaggiano in modo uniforme, e sono pertanto
capaci di suggerire le differenze che caratterizzano i materiali che
attraversano; possono infatti essere assorbiti, ma anche deviati se finiscono
contro una superficie più densa e compatta. Usando questo sistema si può dunque
verificare la presenza di vani o zone nascoste che prima d'ora non erano mai
venute alla luce. Una teoria, per la verità, che ha ancora bisogno di conferme.
E non è un caso che il team abbia deciso di proseguire gli studi per un altro
anno, promettendo nuovi risultati nei primi mesi del 2017; sotto la
supervisione del Consiglio delle antichità egizie; dunque di Zahi Hawass, autarchico
boss dell'egittologia da un ventennio a questa parte.
Il suo parere è
ambiguo. Si pronuncia con riserva, dicendo che già in altri casi si erano avuti
traguardi simili, senza grandi risultati pratici. Parla, infatti, di
"anomalie", non di "cavità". «La piramide presenta al suo
interno pietre di varie dimensioni», dice Hawass, «situazione che può portare a
interpretare l'esistenza di cavità più grandi del normale».
C'è un caso
clamoroso che non ha ancora smesso di fare rumore. Lo scorso anno, infatti, l'egittologo
Nicholas Reeves affermò di avere scoperto due camere segrete adiacenti la tomba
di Tutankhamon, leggendario faraone bambino della XVIII dinastia.
L'intellighenzia scientifica sobbalzò, perché poteva essere davvero stato
risolto uno dei più grandi misteri dell'archeologia: il luogo dove è sepolta
Nefertiti, bellissima sovrana, moglie di Akhenaton, il faraone che portò in
Egitto il monoteismo. «Sono sicuro al 70 percento che troveremo qualcosa»,
rivelò Reeves. Ma le cose piano piano si sgonfiarono. Fino alla seconda
conferenza annuale su Tutankhamon tenutasi a maggio di quest'anno, che ha del
tutto ridimensionato la scoperta: «Non abbiamo prove conclusive», ha rivelato
Khaled El-Enany, nuovo ministro egiziano delle Antichità, «sarà la scienza a
parlare».
Insomma, in
entrambi i casi, Cheope e Tutankhamon, sarà necessario riaggiornarsi per capire
fino a che punto la muografia sia attendibile e in che modo sarà possibile
ridare lustro ad antichi tesori sepolti. Intanto vale la pena godersi il
presente, e ricordare le sagge parole di Mehdi Tayoubi, dell'HIP Institute:
«Molti studi condotti in passato non hanno avuto successo, ma hanno senz'altro
contribuito a migliorare le nostre conoscenze sul mondo dell'antico Egitto.
Così - al di là dei risultati che perverranno - dovrebbe essere interpretato il
nostro lavoro: creare delle solidi basi per le missioni scientifiche e
archeologiche del futuro».
La
piramide più grande del mondo
Cholula,
Messico. E' qui che è stata individuata la piramide più grande del mondo.
Piccolo particolare: si trova sotto una montagna. Cinquecento metri di
larghezza, per sessanta di altezza, con scaloni enormi (un tempo erano 365,
come i giorni dell'anno). Le analisi hanno valutato un coinvolgimento di 4,5
milioni metri cubi di pietrame, contro i 2,6 della piramide egiziana. Sono in
realtà quattro costruzioni sovrapposte riconducibili alle opere dei Mixtechi,
popolo indigeno mesoamericano che prosperò fino al XV secolo; prima della
venuta dei conquistadores spagnoli. La sua costruzione risalirebbe al 300 a.C.
In cima sorge un santuario cattolico dedicato a Nuestra Senora del los
Remedios. Non esistono al momento progetti finalizzati al suo completo
recupero.
I
tesori di Olbia
Olbia, centro
sardo, non smette di stupire gli archeologi. In questi giorni, durante i lavori
per la rete del gas, sono venute alla luce cinque tombe di età romano
imperiale, risalenti al II secolo a.C.. Sono stati rinvenuti scheletri
completi, compreso quello di un bimbo, e gioielli, fra cui degli orecchini
d'oro. Gli esperti della Sopraintendenza dei beni culturali affermano che il
sito è collegato all'area di San Simplicio, dove nel 2011, in seguito agli
interventi per la realizzazione dell'Urban Center, è stato scoperto un vero
tesoro; comprendente anfore greche, arredi funerari, e tracce del tempio
dedicato alla dea Cerere. E' l'ennesima prova della stratificazione
storico-archeologica che caratterizza la cittadina sarda. Sono, infatti, state evidenziate
nel tempo molte altre tracce del passato, che rimandano ai romani, ma anche ai
fenici e ai cartaginesi, comprese mura di difesa risalenti al III secolo a.C..
Piccoli
Indiana Jones all'opera
E' questo il
succo dell'iniziativa messa in campo dal Centro di Studi Preistorici e
Archeologici di Varese, in collaborazione con il Centro Gulliver. Esperienze in
cui potranno cimentarsi i ragazzi delle scuole elementari e medie, con
laboratori come "Lo scavo archeologico", che prevede due ore di "lavoro
sul campo" sotto la supervisione di un esperto; ci sarà anche il
laboratorio di arte rupestre, per capire dal vivo come l'Homo di Cro-Magnon
dipingeva sui muri; e si potranno colorare magliette seguendo temi particolari
legati a epoche passate. L'Isolino Virginia, sede dell'iniziativa, sorge sul
Lago di Varese, ed è uno dei luoghi più noti della preistoria europea, dove
l'uomo ha prosperato per oltre 4mila anni: oltre a essere il più antico
insediamento palafitticolo dell'arco alpino, dal 27 giugno 2011 è patrimonio
mondiale dell'Unesco.