Qualche tempo fa è uscito un
articolo curioso che sottolineava l’importanza dell’ascolto della musica mentre
si è al volante. Stando, infatti, agli autori dello studio canadese citato nel
pezzo, l’azione produrrebbe una sensazione di benessere dovuta al circolo di importanti
ormoni, che contribuirebbe a far sopportare meglio lo stress dovuto al
traffico. Non è una cosa da poco, se si pensa che per molte persone, il caos
stradale, associato magari a lunghe code, porta a “scompensi” fisiologici di
tutto riguardo, che a lungo andare possono incidere sulla salute. Ora, però,
una nuova ricerca mette in guardia dall’ascolto discriminato della musica a
bordo del proprio mezzo, poiché non tutte le “colonne sonore” dei nostri viaggi
sono consone all’attività di guida. In senso generale, la tesi avanzata dallo
studio canadese è assolutamente attendibile, tuttavia esistono anche casi in
cui la musica in macchina può fare più male che bene. Tutto dipende dalle
canzoni che stiamo ascoltando. Elton John, Norah Jones o i Coldplay vanno
benissimo; ma non altrettanto band come i Black Eyed Peas o i Guns n’Roses.
Gli studiosi hanno analizzato le
risposte di quattro maschi e quattro femmine, ai quali è stato chiesto di
percorrere cinquecento miglia lungo un percorso prestabilito, normalmente
battuto dal traffico in uscita da grandi città: le prime duecentocinquanta
miglia, in silenzio, le restanti, ascoltando la musica. Durante il test, un
particolare apparecchio in grado di registrare i movimenti dei pedali e il
livello di attenzione dei conducenti, ha consentito agli scienziati di
analizzare lo stile di guida dei vari partecipanti alla prova, per capire in
che modo la musica potesse (o meno) influenzare le dinamiche di guida. Così
facendo, Simon Moore, lo psicologo a capo dell’esperimento, ha potuto
evidenziare le relazioni fra guida e tipo di musica ascoltata, verificando che,
in ogni caso, per una guida serena e tranquilla, non c’è niente di meglio che
viaggiare in silenzio.
«Si è visto che la musica più rumorosa
incide maggiormente sulla frequenza cardiaca, provocando eccitazione e
distogliendo la concentrazione dal volante, in favore delle emozioni suscitate
dalla magia delle sette note», rivela Moore. «Anche il ritmo ha la sua
importanza. È infatti emerso che quelli più veloci possono indurre le persone a
schiacciare oltremisura sull’acceleratore, spesso senza che se ne rendano
conto». Anche il genere di musica prescelto ha il suo peso. Per esempio, s’è
visto che le donne che ascoltano rap o hip-hop tendono a sviluppare una guida
più aggressiva di chi si cimenta con generi più tranquilli; analogamente i
maschi che amano la musica più “pesante”, come l’heavy metal o l’hard rock, vanno
più veloci di tutti gli altri, perdendo lucidità e concentrazione.
Moore e il suo team hanno infine
stilato una sorta di playlist ideale per chi non può fare a meno di ascoltare
musica al volante, tenendo conto del fatto che il brano migliore in assoluto è
quello che riproduce lo stesso ritmo del cuore. Il muscolo cardiaco batte 60-80
volte al minuto; così un brano musicale con un metronomo ad esso assimilabile,
si rivelerà essere la soluzione migliore per guidare con prudenza. (Lo stesso accade
quando affrontiamo una corsetta leggera per cacciare i fantasmi di una giornata
al fulmicotone: se il nostro cuore pompa a 115 battiti al secondo, converrebbe
avvalersi di canzoni con lo stesso ritmo, come “Love Magic” di John Davis).
Brani perfetti per accompagnare la guida sono, dunque, “Come Away With Me” di
Norah Jones, “Tiny Dancer” di Elton
John, “The Scientist” dei Coldplay. Meno consigliati i pezzi “duri” come
“Paradise City” dei Guns n’ Roses, “Get Rhythm” di Johnny Cash e “Hit The Road,
Jack” di Ray Charles.
(Pubblicato in un'altra versione su Lettera43)
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