mercoledì 30 aprile 2008
Insultingly Stupid Movie Physics
Con l’avvento degli effetti speciali i registi cinematografici si sono sentiti liberi di dare sfogo a tutta la loro inventiva e immaginazione. Così facendo però non si sono resi conto di commettere molto spesso degli errori grossolani, per non dire madornali, dal punto di vista fisico. Se si fa caso infatti ai tanti film in circolazione chiunque può accorgersi che le leggi fisiche non vengono quasi mai rispettate, e che quindi la maggior parte dei lungometraggi non ha nulla a che vedere con la realtà. Dell’argomento si è recentemente interessato un ingegnere statunitense con il pallino per i film, Tom Rogers. Costui ha preso in considerazione una ventina di film e li ha analizzati uno a uno, individuando tutte le cialtronerie scientifiche in essi presenti. Il libro intitolato “Insultingly Stupid Movie Physics” è già diventato un cult. Facciamo degli esempi iniziando dal famoso “King Kong”, film girato per la prima volta nel 1933 e ripreso recentemente (2005) dal regista Peter Jackson. Secondo gli specialisti la forza e la resistenza del mastodontico gorilla non sono ammissibili. Un’anatomia come quella del primate presuppone infatti un apparato scheletrico assai fragile e debole, facilmente abbattibile da chiunque. Nel film “The day after tomorrow” di Roland Emmerich (2004) si verifica un fatto alquanto improbabile: si sciolgono repentinamente i ghiacci dell’Artide e con essi si ha uno sconvolgimento immediato delle correnti oceaniche. Tutto ciò è inverosimile, poiché nessun cataclisma naturale (salvo eruzioni e terremoti) può avvenire in modo così repentino. Il famoso uomo-ragno, “Spider-man”, girato da Sam Raimi nel 2002, prende vita dopo il morso di un aracnide geneticamente modificato, e qui entra in gioco il principio di Lavoisier, secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge: l’uomo ragno non potrebbe produrre di continuo ragnatele se non perdendo progressivamente il suo volume fisico. In “Independence day”, altro film di Emmerich (1996), esplode sopra i cieli di una città un’astronave aliena di 24 chilometri di diametro. Un fatto del genere però presuppone un’esplosione pari a quella di una bomba atomica, cosa non è contemplata nel lungometraggio. Infine citiamo l’apoteosi delle sciocchezze scientifiche in campo cinematografico: il riferimento è al film “The core”, realizzato nel 2003 da Jon Amiel. In questo film il nucleo terrestre smette di ruotare e di generare un campo magnetico; il fenomeno è però inaccettabile in quanto un evento del genere scatenerebbe immediatamente cataclismi naturali di immani proporzioni, non considerati nell'opera di Amiel. In ogni caso, nei lungometraggi, non sempre le baggianate scientifiche sono così evidenti. Tante volte si nascondono dietro a ciack apparentemente normali. La cosiddetta “conservazione della quantità di moto”, per esempio, viene quasi sempre ignorata; quando una persona spara infatti, quasi mai viene spinta nella direzione opposta a quella del proiettile, come invece dovrebbe accadere. Nelle scene rallentate (tipo certe cadute nel vuoto di macchine o persone), le urla dei personaggi non rallentano insieme ai fotogrammi; secondo i fisici invece dovrebbero abbassarsi di un’ottava. Nei film ambientati nello spazio vengono spesso commessi errori relativi all’illuminazione delle navicelle spaziali: nel cosmo non c’è aria e la luce non si rifrange e dunque è inammissibile supporre di vedere interamente un veicolo spaziale; di quest’ultimo dovrebbe essere visibile solo la parte baciata dal sole. Nei film mozzafiato, infine, è facile incontrare un assassino che si nasconde nel sedile posteriore di una automobile, per poi saltare fuori all’improvviso e colpire la vittima designata alle spalle. In realtà - se si considera che lo spazio tra il sedile anteriore e quello posteriore è di circa 100x30x45 centimetri, e che una persona in media è alta 1.70 metri - un evento del genere è quantomeno improbabile per non dire impossibile.
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