mercoledì 30 dicembre 2009
I segreti delle valanghe
I fatti di cronaca degli ultimi giorni portano ancora una volta gli italiani a fare i conti con un evento naturale improvviso e, purtroppo, difficilmente prevedibile: la valanga. Proprio stamane, presso la chiesa di Canazei, hanno avuto luogo i funerali dei quattro esperti del Soccorso alpino del Trentino, sepolti da una valanga nella notte fra sabato e domenica nella val Lasties, tra il Pordoi e il Sella, a 2.750 metri di quota: i soccorritori erano accorsi sul luogo della tragedia per salvare la vita a due turisti. Sei, dunque, le vittime, in totale. Una tragedia che - secondo il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso - poteva essere evitata: "Sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita perché le persone vanno a fare escursioni in modo sprovveduto e senza tenere conto degli allarmi", ha dichiarato. Ma cosa sono le valanghe dal punto di vista scientifico? E come si sviluppano? Secondo gli scienziati esistono due tipi principali di valanghe: quelle a lastroni e quelle a debole coesione. Le prime sono le più pericolose. Possono, infatti, raggiungere grandi velocità su brevi distanze, travolgendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Si originano da linee di rottura della superficie nevosa, sollecitate da nuove nevicate, esplosioni o dal passaggio di sciatori amanti del fuoripista. Nelle seconde, invece, il distacco è più puntiforme. Non si separa, quindi, una massa nevosa compatta, ma solo delle particelle di neve che, muovendosi per gravità, propagano il movimento a quelle sottostanti, innescando la slavina. Di solito questo tipo di valanga si verifica lungo pendii inclinati fra i 40 e i 60 gradi. In generale, una valanga viaggia a velocità comprese fra 30 e 100 chilometri all'ora (in casi eccezionali, però, può arrivare anche a 300 chilometri all'ora). I primi a parlare di questo fenomeno naturale furono i greci: se ne occupò il geografo Strabone poco prima della venuta di Cristo. La prima raffigurazione datata di una valanga risale, invece, al 1517. Il riferimento è a una xilografia realizzata da H. Schaufelein. Padre dello studio delle valanghe viene comunque ritenuto Jakob Scheuchzer, autore del volume "Beschreibung der Natur Geschichte des Schweizerlandes". Nell'ultimo secolo numerose valanghe hanno causato vittime e disastri, in Italia e in Europa. Nel 1904 la valanga del Beth (Val Chisone) travolse 90 minatori, uccidendone 81. Durante la guerra sul fronte Italia-Austria furono almeno 10mila le vittime di valanghe. Nel 1951 in Austria una valanga provocò 135 morti; sempre in Austria - a Blons - nel 1954 le vittime furono 380. In Italia, in tempi recenti, si ricorda la valanga del 1993, sul gruppo del Monte Bianco, costata la vita a 8 alpinisti.
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