martedì 8 settembre 2009

SGUARDI BESTIALI

Occhio di falco e vista da talpa. Così siamo soliti distinguere ironicamente una persona che vede bene da un’altra che ha problemi di vista. Ma come facciamo a sapere come vedono gli animali? Innanzitutto va detto che la visione sia negli animali sia negli uomini è resa possibile da cellule particolari presenti nella retina (parte dell’occhio sensibile alla luce): i fotorecettori. Ce ne sono di due tipi: i bastoncelli e i coni. I bastoncelli consentono la visione notturna, i coni - a loro volta suddivisibili in tre sottoclassi (vista tricromatica) - la visione diurna. La vista tricromatica è una prerogativa dell’uomo e di tutti i primati. Gli uomini hanno ben sviluppati i coni (e infatti vedono molto bene di giorno), ma poco sviluppati i bastoncelli. Al contrario, molte specie faunistiche, come gli ungulati (cervi e stambecchi), sono contraddistinti soprattutto da bastoncelli (fino al 90% di tutti i fotorecettori). Hanno solo due tipi di coni (e perciò una visione detta dicromatica) e non possono distinguere il rosso dal verde, ma possiedono la capacità di vedere i raggi ultravioletti (come alcuni tipi di farfalle). Sempre fra i mammiferi, le talpe, in effetti, non vedono bene. In compenso hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato che gli permette di muoversi agevolmente nel buio delle tane in cui trascorrono gran parte del loro tempo. I cani non riconoscono facilmente i colori - confondono il rosso con l’arancione e il giallo - ma vedono disinvoltamente nella penombra e al crepuscolo. Lo stesso discorso vale per i lupi. E anche i tori non vedono bene i colori, benché si dica che odino il rosso. «Quello del toro che odia il rosso è un mito da sfatare» ci spiega Giulio Melone, zoologo dell’Università di Milano. «L’animale, in realtà, non vede i colori e durante le corride è semplicemente eccitato dal drappo sventagliato dal torero». I gatti vedono molto bene, coprendo un campo visivo di 200 gradi. Hanno difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti vicini (entro i due metri), ma non hanno rivali per ciò che riguarda gli oggetti (o le prede) lontane. Dietro la retina è presente una speciale formazione cellulare chiamata “tapetum lucidum”, che consente al micio di scrutare intorno a sé anche in condizioni di scarsissima luce. La vista eccezionale, però, è soprattutto una prerogativa di falchi e aquile, di solito contraddistinti da occhi di proporzioni enormi rispetto alla testa. Rapaci di questo tipo presentano nella parte centrale dell’occhio un’area chiamata “fovea”, dove i fotorecettori sono molto concentrati e consentono ingrandimenti 2,5 volte maggiori rispetto all’uomo. In pratica hanno occhi che funzionano come un teleobiettivo. Inoltre possiedono un buon numero di coni che gli consentono di distinguere con una certa facilità tinte e colori. Caso particolare quello del gheppio in grado di riconoscere il passaggio di un’arvicola vedendo le tracce ultraviolette provenienti dalle sue urine. «La conferma dell’ottima vista degli uccelli è data anche dalle eccezionali livree che spesso li contraddistingue» prosegue Melone. «Da un punto di vista evolutivo, se non vedessero bene i colori, non avrebbero senso certi piumaggi appariscenti».
Ottima anche la vista dei gamberetti. Questi crostacei sono in grado di discernere correttamente i 12 colori primari e, polarizzando la luce in tre modi diversi, possono concentrare la loro attenzione su più oggetti contemporaneamente. Nel mondo marino incuriosisce la vista dei pesci privi di palpebre e dotti lacrimali. Probabilmente molte specie ittiche distinguono i colori, ma su questo argomento non è ancora stata fatta chiarezza. Secondo alcuni ricercatori percepiscono il giallo, il verde, l’azzurro (colori con lunghezza d’onda inferiore ai 600 nanometri). Fra i rettili i serpenti vedono gli infrarossi tramite dei recettori termici situati sotto gli occhi, e quindi riescono a distinguere le prede a sangue caldo. I gechi, invece, grazie all’azione di particolari pupille, sono specializzati nella visione notturna. Per quanto riguarda, infine, gli insetti, gli organi fotorecettori corrispondono ai cosiddetti occhi composti o ocelli (elementi in numero variabile da uno a 20mila a seconda delle specie: più il numero è elevato e più la visione migliora). Gli occhi composti sono situati lateralmente sul capo. Fra gli insetti che vedono meglio ci sono le mosche, le libellule, le api. Le prime - pur non distinguendo chiaramente le forme - vedono un numero maggiore di immagini fisse al secondo, 200 circa contro le 18 dell’uomo. Le seconde - caratterizzate da ocelli con un diametro di 0,04 millimetri - vedono a 360 gradi (come il noto camaleonte). Le api (e i calabroni) possono distinguere abilmente i colori: uno studio effettuato da scienziati dell’University College di Londra ha messo in risalto la capacità di questi animali di riconoscere fiori illuminati da luci diverse.

(Pubblicato su Libero il 9 settembre 09)

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